«Senza cibo per l'amnistia»
Intervista a Oreste Scalzone, in sciopero della fame dall'8 aprile.
Rifiutato dall'ospedale perché rischia la vita, pesa ormai 45 chili,
protesta contro «i tossicomani della pena» Pisanu, Castelli e Violante.
Appello al movimento
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Oreste Scalzone è in sciopero della fame dalla mattina dell'8 aprile. E'
stato ricoverato all'ospedale Saint-Antoine, ma i medici l'hanno dimesso
perché non intendono prendersi la responsabilità della vita di qualcuno
che vuole continuare il digiuno, malgrado pesi ormai solo più 45 chili,
affetto com'è da un'epatite già trasformata in fibrosi. Per i medici 42
chili è il limite, due settimane il massimo che Oreste può tenere. E le
due settimane scadono il prossimo venerdì.
Perché hai deciso questo sciopero?
A me è sembrato che, con l'iniziativa di Pannella, si fosse aperta una
finestra di opportunità. Pannella lo conosco da sempre, su molte
questioni siamo agli antipodi. Il problema non è però Pannella o non
Pannella. Ho trovato la sua iniziativa estremamente felice sul piano
dello spettacolo, certo, ma anche su quello simbolico. Da un mese c'è
una specie di buriana su un fatto ordinario di applicazione della
prescrizione di legge a tre persone condannate a suo tempo per omicidio
colposo, parlo di Primavalle. Se n'è fatto uno psicodramma nazionale. La
parola stessa prescrizione è stata demonizzata, come le parole amnistia
o indulto sono diventate parole criminali, mentre sono inscritte nella
Costituzione, nel diritto. L'impunità è diventato uno scandalo più
grande del male. Le parti civili vengono violentate, come se non si
potesse elaborare un lutto se non si ha avuto giustizia. Non do giudizi
di valore su gente che vive questo, ma sulla manipolazione di cui mi
sembrano vittime. Non hanno fatto una legge sul risarcimento delle
vittime, ma le strumentalizzano. Pisanu, Castelli, Violante spingono a
diventare tossicomani della pena.
Quale riflessione ti spinge a chiedere l'amnistia?
Ho una posizione di abolizionismo rispetto al carcere. Non è un'utopia
ma, come ha scritto Foucault, un'idea direttrice. C'è dell'assurdo nella
società di oggi, la tossicomania penale viene utilizzata come regolatore
sociale. Questa idea viene dall'alto, come si vede in Usa o in Cina, ma
poi finisce per contagiare tutti, l'unica proposta è l'ipertrofia della
voglia di vendetta. Un vittimismo che vuole trovare una giustizia
appropriata.
A chi ti rivolgi prima di tutto Allo stato o al movimento?
Mi chiedo: come mai questo silenzio tra di noi ? Come se Pannella
fosse un Re Mida al contrario. Tutti zitti. Credo che, se in seguito a
questa azione si riesce a ottenere un'amnistia anche solo di un anno, a
sdoganare la parola, mi va bene. Toccherebbe, tra l'altro, oltre a molti
disgraziati, anche 4 mila ragazzi dei movimenti di questi anni che hanno
accumulato 17 mila processi. Toglierebbe questa cappa dal movimento
sociale. Aprirebbe la possibilità di uscire dal silenzio sull'amnistia
politica, che un paese "normale"a vrebbe già fatto da tempo. Mentre
adesso, come con Battisti, viene raschiato il fondo del barile 25 anni
dopo, persone che lo stesso diritto riconosce che sono diventate
un'altra persona. Per questo mi ero offerto di andare al posto di
Battisti, non per fare il bello, ma come un'offerta di capro espiatorio
simbolico. Mi dicono in molti: il clima è terribile. Io rispondo:
proviamo a vedere cosa si può fare. Non rivendico nulla dallo stato, non
attuo un ricatto. Ma una forma di rapporto dialettico con i compagni.
Voglio che si apra una discussione su due punti: se passa la proposta
Pannella, dopo bisognerà aprire il problema della soluzione politica per
la generazione degli anni `70, quindi perché non lanciare un referendum
abrogativo delle legge speciale del `92, che fissa il quorum per
l'indulto e l'amnistia ai due terzi? Un'iniziativa per ripescare il
progetto di indulto, votato nel `97 dalla Commissione giustizia della
camera, su iniziativa di Pisapia e Cento, che riequilibrerebbe il
super-sanzionamento dopo la fine dell'emergenza. Proponeva 21 anni al
posto dell'ergastolo e un dimezzamento delle pene. Per il momento i soli
a reagire sono stati i Cobas. Ho scritto una lettera, senza arroganza,
ai personaggi pubblici che hanno contato per me, a cominciare da Ingrao,
Tronti, anche Rossana Rossanda, chiedendo se vogliono dire una parola su
questo tema. Ho sospeso l'invio di 48 ore, a causa dello sciopero della
fame dei sans papiers all'Unesco, che dura da un mese, e per l'incendio
che fatto morire venti persone in un meublé di immigrati.
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