da carta
Pubblichiamo il testo della Risoluzione approvata il 14 aprile dal Parlamento europeo sui fatti di Lampedusa dello scorso marzo: una dura condanna contro le espulsioni collettive dei migranti. Anche l'Acnur nei giorni scorsi aveva accusato il governo italiano. Un successo per gli antirazzisti e per i diritti dei migranti [leggi il documento]
Proposta di risoluzione comune
presentata a norma dell'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento da
- Pasqualina Napoletano, Martine Roure, Giovanni Claudio Fava, a nome del gruppo PSE
- Lapo Pistelli, Sarah Ludford, Alexander Nuno Alvaro, a nome del gruppo ALDE
- Monica Frassoni, Hélène Flautre, a nome del gruppo Verts/ALE
- Giusto Catania, Fausto Bertinotti, Marco Rizzo, Roberto Musacchio, Umberto Guidoni, Luisa Morgantini, Vittorio Emanuele Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
- Verts/ALE (B6-0251/2005)
- ALDE (B6-0254/2005)
- GUE/NGL (B6-0262/2005)
- PSE (B6-0263/2005)
su Lampedusa
Risoluzione del Parlamento europeo su Lampedusa
Il Parlamento europeo,
- vista la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e, in particolare, il suo articolo 14,
- vista la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati e, in particolare, il suo articolo 33, paragrafo 1, che esige un esame adeguato di ciascun caso individuale e vieta l'espulsione (refoulement),
- vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in particolare il suo protocollo IV, articolo 4, in base al quale "le espulsioni collettive di stranieri sono vietate",
- visti la dichiarazione e il programma di lavoro del 28 novembre 1995, adottati dalla conferenza di Barcellona, per quanto concerne la promozione e la difesa dei diritti fondamentali nella regione mediterranea,
- vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e, in particolare, il suo articolo 18 relativo al diritto d'asilo,
- visti l'articolo 6 del trattato sull'Unione europea e l'articolo 63 del trattato che istituisce la Comunità europea,
- viste le sue interrogazioni scritte E-2616/04 e E-0545/05,
- visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che Lampedusa, piccola isola di circa 20 km2 situata nel canale di Sicilia, con una popolazione di 5.500 abitanti, ha evidenti limiti di capacità per quanto riguarda la possibilità di accogliere e ospitare i numerosi immigranti e richiedenti asilo che, regolarmente, sbarcano sulle sue coste, spesso in condizioni disperate,
B. considerando con preoccupazione le espulsioni collettive di immigranti effettuate dalle autorità italiane tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005 dall'isola italiana di Lampedusa verso la Libia,
C. considerando che l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha denunciato l'espulsione di 180 persone lo scorso 17 marzo e dichiarato che "non è affatto chiaro se l'Italia abbia preso le precauzioni necessarie per assicurarsi che non stia rimandando veri rifugiati in Libia, che non può essere considerato esattamente un paese sicuro per il diritto d'asilo"; considerando che l'UNHCR ha espresso il proprio rammarico per la mancanza di trasparenza da parte delle autorità sia italiane che libiche,
D. considerando con preoccupazione che le autorità italiane hanno negato all'UNHCR l'accesso al centro rifugiati di Lampedusa lo scorso 15 marzo mentre, secondo l'UNHCR, avrebbero autorizzato l'accesso di funzionari libici,
E. considerando con grande preoccupazione la situazione di centinaia di richiedenti asilo rinviati in Libia, visto che tale paese non è firmatario della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non dispone di un regime di asilo, non offre garanzie efficaci di tutela dei diritti dei rifugiati e pratica arresti, detenzioni ed espulsioni arbitrari; considerando inoltre che le persone espulse sono generalmente ammanettate e ignorano il luogo cui sono destinate,
F. considerando con preoccupazione il trattamento e le condizioni di vita deplorevoli delle persone detenute nei campi libici, nonché i recenti rimpatri di massa di stranieri dalla Libia verso i loro paesi d'origine in condizioni che non assicuravano la dignità né la sopravvivenza; preoccupato inoltre dalle informazioni provenienti da fonti libiche secondo le quali a seguito di tali espulsioni si sarebbero verificati 106 decessi,
G. considerando l'accordo bilaterale tra l'Italia e la Libia, il cui contenuto è ancora segreto, che sembra affidi alle autorità libiche la sorveglianza dei flussi migratori e impegni la Libia a riammettere le spersone espulse dall'Italia,
H. considerando l'assenza in Italia di una legislazione in materia di diritto di asilo,
I. considerando la richiesta presentata all'Italia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, il 6 aprile 2005, di trasmettere informazioni sulla situazione a Lampedusa, a seguito del reclamo n. 11593/05 presentato da un gruppo di migranti espulsi,
1. invita le autorità italiane e tutti gli Stati membri ad astenersi dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di "migranti irregolari" verso la Libia o altri paesi e ad assicurare l'esame individuale delle domande di asilo nonché il rispetto del principio di non espulsione;
2. ritiene che le espulsioni collettive di migranti verso la Libia da parte delle autorità italiane, compresa quella del 17 marzo 2005, costituiscano una violazione del principio di non espulsione e che le autorità italiane siano venute meno ai loro obblighi internazionali omettendo di assicurarsi che la vita delle persone espulse non fosse minacciata nel loro paese di origine;
3. invita le autorità italiane a garantire all'UNHCR libero accesso al centro rifugiati di Lampedusa e alle persone ivi detenute, che potrebbero avere bisogno di una protezione internazionale;
4. invita la Commissione europea, guardiana dei trattati, a vegliare sul rispetto del diritto d'asilo nell'Unione europea a norma degli articoli 6 del trattato sull'Unione europea e 63 del trattato che istituisce la Comunità europea, a far cessare le espulsioni collettive e ad esigere che l'Italia e gli altri Stati membri rispettino gli obblighi loro derivanti dal diritto dell'Unione;
5. ricorda la necessità di una politica comunitaria di immigrazione e asilo basata sull'apertura di canali di immigrazione legale e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti fondamentali degli immigrati e dei richiedenti asilo in tutta l'Unione europea, come stabilito dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 e confermato dal programma dell'Aia;
6. ribadisce le sue profonde riserve per quanto riguarda l'approccio del "minimo denominatore comune" del progetto di direttiva del Consiglio sulle procedure di asilo ed invita gli Stati membri ad assicurare il tempestivo recepimento della direttiva sull'attribuzione della qualifica di rifugiato (2004/83/CE);
7. invita la Commissione a svolgere un dialogo trasparente in materia, rendendo pubblici tra l'altro i risultati della sua missione tecnica in Libia del novembre-dicembre 2004 sull'immigrazione clandestina;
8. chiede alla Libia di permettere l'accesso di osservatori internazionali, di porre fine alle espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti, di ratificare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e di riconoscere il mandato dell'UNHCR; chiede che sia reso pubblico ogni accordo di riammissione concluso con la Libia;
9. chiede l'invio di una delegazione composta da membri delle commissioni competenti al centro rifugiati di Lampedusa e in Libia, per poter valutare la portata del problema e verificare la legittimità dell'operato delle autorità italiane e libiche;
10. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al governo della Libia, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e all'UNHCR.
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