Migranti, il Parlamento europeo dice di no alle espulsioni di massa
No alle espulsioni di massa degli immigrati. Anche se con un solo voto di vantaggio (51 sì e 50 no) il parlamento europeo ha approvato la risoluzione comune presentata da Socialisti europei, Liberali, Verdi e Sinistra Europea, che invita l'Italia e «tutti gli stati membri ad astenersi dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di ?migranti irregolari?». «Il Parlamento europeo - si legge nel primo paragrafo della risoluzione - esprime seria preoccupazione per il fatto che, nonostante le assicurazioni della Commissione, il rimpatrio di immigrati da Lampedusa alla Libia non sia stato condotto in conformità alla normativa europea e al diritto internazionale, poiché l'Italia viola ripetutamente il principio di non respingimento, pratica espulsioni di massa e assoggetta gli immigrati in cerca di asilo ad trattamento inumano e degradante».
Il no del Parlamento alle espulsioni riapre dunque il ?caso? Lampedusa. A metà marzo le autorità italiane avevano rimpatriato centinaia di clandestini giunti in quei giorni sulle coste siciliane. Una pratica che, secondo diverse associazioni che tutelano i diritti dei rifugiati, era palesemente in violazione del diritto internazionale. E mentre Amnesty International aveva parlato di una vera e propria "deportazione", l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e la Commissione europea aveva incaricato il proprio Commissario alla Giustizia Franco Frattini di contattare il ministro dell'Interno italiano Pisanu per chiedere spiegazioni. Il 7 aprile poi la terza sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, dopo il reclamo presentato da un gruppo di migranti espulsi, aveva formalmente chiesto all'Italia di fornire spiegazioni.
«Da Strasburgo un'ottima notizia ? è il commento delle senatrici Tana de Zulueta (Verdi) e Maria Chiara Acciarini (Ds) che hanno visitato più volte il centro di prima accoglienza di Lampedusa e sono tra le promotrici della battaglia che ha portato al ricorso alla Corte Europea - Adesso il Governo non ha più alibi: non devono più partire charter verso la Libia».
A Bruxelles per una riunione dei ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Ue, il vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, si dimostra imbarazzato per la risoluzione dell'europarlamento. L'ex responsabile della Farnesina si limita a dire: «Abbiamo chiesto elementi al governo italiano, il quale ci ha dato le prime risposte relative all'esame delle domande d'asilo. Ci ha spiegato che si tratta di domande esaminate non in modo collettivo ma individuale. Ci sono ovviamente informazioni dettagliate che il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, mi invierà e che ovviamente esaminerò con attenzione». Anche dalle autorità libiche Frattini assicura di avere avuto garanzie che i migranti partiti da Paesi in conflitto non saranno rimpatriati. «Ci hanno fatto esempi concreti: il primo è stato quello del Darfur, da dove in molti sono arrivati in
Libia e ci hanno assicurato che non sono stati rimpatriati». Secondo Frattini, Consiglio e Commissione «concordano sulla
necessità di coinvolgere la Libia in una prospettiva di partenariato con l'Europa... di incoraggiarla a aderire al processo di Barcellona». Nel rapporto esaminato in Consiglio si sottolinea che «vi sono delle regole alle quali l'Europa non può venire meno e sono la protezione delle persone e della dignità umana». L'ex ministro degli Esteri ha quindi preannunciato la presentazione di un progetto regionale pilota per i Paesi del Maghreb, con particolare attenzione alla Libia, proprio in materia d'immigrazione.
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