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Szerző: deb
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Tárgy: [NuovoLaboratorio] Il Governo all'assalto della campagna Banche Armate


Italia: il Governo all'assalto di "Banche armate"

da Unimondo.org
lunedì, 11 aprile, 2005

«Si profila da parte del Governo un vero e proprio attacco alla Campagna di
pressione alle "banche armate"» - cosi Giorgio Beretta, uno degli esponenti
della Campagna, commenta la nota della recente Relazione ministeriale
sull'export di armi. Per superare il problema degli istituti bancari
nazionali di essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", "il
Ministero dell'Economia e delle Finanze ha prospettato una possibile
soluzione che sarà quanto prima esaminata a livello interministeriale" -
riporta la Relazione. «Quale sia questa "soluzione" non è dato di sapere -
aggiunge Beretta - ma dal tono del discorso della Relazione e dalle recenti
lamentele del comparto armiero c'è da scommettere che non sarà nella
direzione della trasparenza. Il comparto industriale-militare lamenta
"notevoli difficoltà operative" con gli istituti bancari nazionali, ma le
banche italiane assumono tuttora la quasi totalità delle operazioni, come
dimostrano i dati della stessa Relazione» - conclude Beretta.

Una nota della Relazione a pag. 18/19 concerne, infatti, direttamente la
Campagna di pressione alle banche armate. La Relazione segnala, infatti, tra
le problematiche di "alta rilevanza" trattate a livello interministeriale
"quella relativa all'atteggiamento assunto da buona parte degli istituti
bancari nazionali" nell'ambito della loro politica di "responsabilità
sociale d'impresa". "Tali istituti, - prosegue la Relazione - pur di non
essere catalogati fra le cosiddette "banche armate", hanno deciso di non
effettuare più, o quantomeno, limitare significativamente le operazioni
bancarie connesse con l'importazione o l'esportazione di materiali
d'armamento". Ciò avrebbe comportato per l'industria "notevoli difficoltà
operative, tanto da costringerle ad operare con banche non residenti in
Italia, con la conseguenza - continua la Relazione - di rendere più gravoso
e a volte impossibile il controllo finanziario" delle operazioni normate
dalla 185/90. Pertanto "il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha
recentemente prospettato una possibile soluzione che sarà quanto prima
esaminata a livello interministeriale" - conclude la Relazione.

«C'era da aspettarselo - riprende Beretta. Dopo le lamentele del comparto
armiero registrate nell'articolo di Gianni Dragoni dal titolo "La difesa
disarmata delle banche" apparso lo scorso 5 marzo su "Il Sole 24 ore"
(riportato qui sotto) non poteva essere altrimenti».
      Commento di don Sacco all'articolo del Sole 24 Ore
L'offensiva è capitanata da due personaggi di primo piano: Pier Francesco
Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, e da Piero Gussalli Beretta.
Entrambi lamentano di essere costretti a rivolgersi a gruppi bancari
stranieri. «Una gran balla!» - sbotta Beretta (che ovviamente con l'omonimo
di Gardone Valtrompia non ha legami di parentela). «Basta guardare i dati
della Relazione di quest'anno. Oltre all'incremento notevole delle
transazioni bancarie, che nel 2004 hanno raggiunto la nuova cifra record di
1.317 di euro - due banche italiane da sole ricoprono, infatti, quasi il 60%
delle autorizzazioni: si tratta di Banca di Roma (che si aggiudica
autorizzazioni per un valore complessivo di oltre 395 milioni di euro) e
Gruppo bancario San Paolo Imi (autorizzazioni per oltre 366 milioni di
euro). Banche che sono seguite da altri istituti di credito italiani tra cui
Banca Popolare Antoniana Veneta (121 milioni per uno share del 9%) e Banca
Nazionale del Lavoro (71 milioni, cioè oltre il 5% del totale). Solo una
banca straniera, la Calyon Corporate and Investment Bank, con 120 milioni di
euro di autorizzazioni (9% del totale) si aggiudica qualcosa di simile ai
maggiori gruppi italiani; ma non va dimenticato che questa banca, nata dalla
fusione di due gruppi (Crédit Lyonnais e Crédit Agricole Indosuez), è da
tempo l'istituto di riferimento di diversi Paesi arabi. E la somma delle
operazioni autorizzate a istituti di credito stranieri non supera il 14%,
una percentuale al ribasso rispetto ad alcuni anni fa. In definitiva, le
banche italiane rappresentano tuttora l'intermediario privilegiato per
l'industria armiera italiana» - conclude Beretta.


Lanciata nel 2000 su iniziativa di tre riviste del mondo pacifista (Mosaico
di pace, Nigrizia e Missione Oggi), la Campagna di pressione alle "banche
armate" ha inteso fin dal suo inizio perseguire un duplice scopo: da un lato
favorire un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di appoggio
delle banche al commercio delle armi, dall'altro fornire informazioni per un
ripensamento dei criteri di gestione dei propri risparmi. Grazie alla
pressione di cittadini e associazioni, in questi cinque anni il gruppo
Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca
Popolare di Bergamo-Credito Varesino e recentemente Banca Intesa hanno
dichiarato di voler cessare, totalmente o in gran parte, la fornitura dei
propri servizi al commercio di armi italiane. La Relazione 2005 registra un
ulteriore e positivo passo di Unicredit (solo l'1,5% delle autorizzazioni
quest'anno), l'uscita ormai definitiva di MPS e la bassissima quota di nuove
autorizzazioni di Banca Intesa (1,7%).

Preoccupa, invece, una "new-entry": la Banca Popolare di Milano che si
aggiudica 22 commesse per oltre 53 milioni di importi autorizzati, più del
4% del totale. Banca Popolare di Milano è uno dei "sostenitori storici" di
Banca Popolare Etica, di cui da anni distribuisce i prodotti. Cosa succede?


Tabelle della relazione 2005
> http://unimondo.oneworld.net/filemanager/download/412/RelArmi2004Tab.pdf


Commento di Don Sacco all¹articolo del Sole-24 ore
http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_10485.html
Tratto da: unimondo.oneworld.net

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