[Incontrotempo] da oreste

Delete this message

Reply to this message
Autore: Marina
Data:  
Oggetto: [Incontrotempo] da oreste


Giovedì 7 aprile 2005, ore 12 : all' ESPACE LOUISE MICHEL, 42 bis rue
des Cascades, Paris XX [M° Pyrenées, Jourdain, Menilmontant], incontro
(con invito alla stampa ad esser presente e disponibilità a rispondere
alle sue domande), spiegazione e inizio da parte di Oreste Scalzone di uno

SCIOPERO DELLA FAME PER L'AMNISTIA

A partire da domani, giovedì 7 aprile, mi aggiungerò con uno sciopero
della fame allo sciopero della fame e della sete iniziato da Marco
Pannella per mettere i membri del Parlamento della Repubblica italiana
di fronte all'imperativo di onorare il debito che avevano contratto con
Karol Woitila sommergendolo di applausi quando si era recato in visita a
palazzo di Montecitorio e aveva reclamato un'amnistia.

Voglio spiegare subito la natura, i caratteri e anche i limiti
"obiettivi" di questa mia adesione, soprattutto per evitare
strumentalizzazioni (le quali cominciano di solito con la strumentale
accusa di "strumentalità").
Ho detto "mi aggiungo", e non "aderisco", o "partecipo", per rispettare
le diversità reciproche, ed a reciproca garanzia, nella "pari dignità"
di soggetti diversi (anche nel "peso specifico" e nella vertiginosa
sproporzione delle possibilità d'incidenza pratica sul corso delle
cose). E soprattutto, per non rischiare di interferire rischiando ? dati
"i tempi e gli uomini" .... ? di 'tirare verso il basso' la sua battaglia.

    L'azione diretta  «nonviolenta»  ­ cioé violenta contro sé e non contro
la persona altrui ­ ci  sembra ( il plurale non è né, ovviamente,
'majestatis', né 'modestiæ' :  semplicemente, è estraneo alla mia
mentalità ogni compiacimento per 'la solitudine delle vette
dell'incompreso', e voglio ben pensare che ­ a dispetto di tanto
silenzio e chiacchiera che elude il problema con alibi "meteorologici"
sul 'clima sfavorevole' che, invece di indurre a raddoppiare gli sforzi,
imporrebbe un "basso profilo" che sconfina con l'acquiescenza e il
pericolo d'ignavia ­ esistano persone, 'cerchie' gruppi, correnti che
pensino, ognuno a suo modo, le stesse cose ; e dunque ­ senza voler
"rappresentare" alcuno, rifuggo dal 'ghetto' della prima persona
singolare) ?? ci sembra, dicevamo, il minimo al disotto del quale non si
può andare, senza un sacrificio ben maggiore.


    Ci divide da Pannella la sua accettazione della legalità, dello Stato,
dunque «detentore del monopolio della violenza legittima», della
democrazia rappresentativa come orizzonte, della merce e della logica
del rapporto di capitale che arriva a pervadere la vita stessa.  Ma
questo è risaputo e banale. E vogliamo dire subito, poichè abbiamo già
sentito qualche avvisaglia di mugugni da "pulpiti" assolutamente ­ e per
motivi incontrovertibili ­non legittimati a sollevar scandalo, che non
abbiamo ragione alcuna, né complessi, né soggezioni, per sopportare
prevaricazioni men-che-infime, argomenti surrettizî, capziosi che
denotano una mentalità faziosa (a corrente alternata per ragioni di
strumentalità) : mentalità faziosa quanto può esserlo quella di chi,
non combattendo alcuna battaglia, non mettendosi mai in gioco (a
cominciare dal senso del "mettersi in gioco" di cui Pannella è
un'incarnazione), deve supplire, deve 'compensare' con sicumèra
sprezzante, malanimo, risentimenti, stigmatizzazioni, condanne  'ad
personam'...
    Mi spiego :  la 'diversità' anche radicale con i Radicali non impedisce
ad altri,   di aderire ad altre loro battaglie,  quale quella sul
referendum prossimo venturo sulla legge sulla fecondazione assistita (
intendo riferirmi a quanti e quante, nello spazio, nei territorî che si
usa chiamare 'movimenti',  da Pannella sono divisi da motivi   che per
me sono infinitamente non solo più 'epifenomenici' e futili che il
'nodo' del capitale e dello Stato, ma che ­ sempre, beninteso, dal
'nostro' punto di vista non meriterebbero questo esserne divisi :
"cose", questioni, quali per esempio il giudizio sul panorama di "riti &
miti" novecenteschi,  «socialismi reali»,  ragioni
geo-strategico-politiche ideologizzate e surrettiziamente eticizzate, o
corollarî divenuti diversivi e "ideologie di sostituzione", quali
terzomondismi, etno-tradizionalismi, nazional-statalismi, e così via....
; 'cose', che al sottoscritto, a 'nojaltri',  sono ? a torto o a
ragione, non è qui il luogo di argomentarlo ? estranei quanto ci è
d'altro canto estraneo il risvolto 'tecno-libertin/libera/libertarian'
che c'è dentro il fronte del "Sì" referendario,  nel quale invece molti
di questi 'altri'  spesso autocontraddittoriamente, si ritrovano).


    Per tornare al punto. La mia iniziativa vuol'essere 'complementare', e
in qualche modo inscritta con la sua specificità nel "campo di
battaglia" perimetrato dall'iniziativa di Marco.
    In quanto anti-statali, anti-economico-politici,  libertari,
"comu'autonomi".... diciamo per semplicità : un pò 'neo-comunardi' , noi
non riusciamo a credere alla nonviolenza assoluta. Parafrasando
espressioni in uso in altri contesti, ne capiamo la forza, la radicale
dissimmetria, la fondazione etica certo dis-omologica, ma non pensiamo
di poterla agitare come un'ombra, una sorta di 'super-Io', una
"filosofia della Storia" sulle immense moltitudini umane.
    Siamo però convinti che ­ soprattutto noi...'noi', con la
responsabilità di tutto il nostro 'vissuto', abbiamo di fronte la
'chance' e in un certo senso la responsabilità di affermare, intanto, un
'radicale abolizionismo penale' : cominciando col praticare
unilateralmente, 'motu proprio',  l'abbandono ?? nel senso proprio
dell'oblìo, della dose di "amnesia" che si mescola a quella altrettanto
necessaria di 'memoria' perché, singolarmente, in gruppo, si possa
continuare/riprendere sempre a vivere ??, un abbandono "amnistiale" di
ogni passione, proposito, enunciato, da 'messa in debito, in colpa' , di
ogni postura da 'esecutori di giustizia', in conto proprio e/o in
rappresentanza, in nome e per conto d'altri. [.....]


    Siamo  persuasi che lo sciopero della fame possa essere una forma di
lotta adeguata allo scopo di richiamare l¹attenzione su alcune questioni
che ora sentiamo come decisive. Per dirlo in breve: il giustizialismo e
il penalismo dilaganti, ovvero la trasformazione dell¹ emergenza in
norma, dell' eccezione in regola.
Di una majeusi che ha estratto col forcipe una sorta di "ossessione
tossicòmane della pena", al punto che tutti i circoli si chiudono e
diventano viziosi... l' «impunità » fa più scandalo che il male
stesso.... la punizione infinita diventa orizzonte e 'fine'...
l'avocazione del 'farsi giustizia' in un soggetto "terzo" si conclude
nel fatto che questo soggetto si legittima come camera di registrazione
e braccio secolare di questo spasmodico bisogno senza fondo di
risarcimento punitivo, che condanna ­ tanto per cominciarer ­ chi entra
in questa spirale ad un 'manque', uno spasmo, uno stato carenziale, di
frustrazione mortificante mortifera. [...]


Se il mio sciopero prendesse come controparte il livello
politico-istituzionale, di Stato, non avrebbe "forza di pressione"
(diciamo pure, ricatto, in senso buono). La risposta sarebbe quella che
tanti anni fa Leo Valiani ? riferendosi alla vicenda di Bobby Sand ed a
un contemporaneo sciopero di Marco Pannella ? sintetizzò citando, come
antesignano della Tatcher, quel primo ministro inglese che
("eroicamente", secundum Valiani), rispose al sindaco di Cork che si
stava lasciando morirte per ottenere quell' «Home rule» che solo pochi
mesi dopo fu conquistato dagli irlandesi del sud, « Cederei volentieri,
se fossi un monarca assoluto ; ma ...una democrazia non può cedere al
ricatto di un solo »....

    Ora, io non sono 'voglioso di martirio inutile' (men che mai quando ho
proposto, 'cadendo nel vuoto', di portarmi come "capro espiatorio"
simbolico da offrire in pasto al 'male di vivere' che è stato
"politicantescamente" ingigantito, in luogo di altre vite minacciate ;
men che mai quando ­assai probabilmente ­se le cose  continuano così lo
farò, un giorno o l'altro prima dell'ottobre 2006, cioé della
«prescrizione» della mia pena) ; e dunque mi propongo obiettivi in
qualche modo "fattibili".


    Marco Pannella parla ai suoi 'pari' (del "cielo della Politica" ?
compresi i più distanti, estranei e ostili a lui) ; io mi rivolgo, come
controparte, ai miei.


Il mio ciopero della fame prende come controparte/interlocutore non 'la
Politica', bensì ' i movimenti', il "movimento dei movimenti", le
'compagnerìe', tanti e tante con cui sono stato o sono legato comunque,
non foss'altro che da omonimie... o da 'fraterna rissa'. A loro chiedo
di uscire dall'ambiguità e dal silenzio sulle suddette questioni e di
prendere una posizione chiara nel merito delle proposte di intervento
seguenti:
* un'iniziativa di solidarietà con lo sciopero e l'obiettivo di Marco
Pannella
* iniziative che si inseriscano, armonizzando specificità, autonomie e
comunanza, nella breccia che il 'sasso' di Pannella non può non aprire
(e, qui, in proposito, soprattutto chi parla, vuoi di «Società dello
Spettacolo», «Spettacolo sociale», e simili ; vuoi di «capitalismo
cognitivo», o simili, non pensi di venirsene fuori dicendo che tutto ciò
è....«sovrastrutturale» ...! ...)
Più in particolare, proponendo come eventuale "articolazione", tenendo
'in riserva', quanto segue (o altro migliore o consimile) :
*una pressione per l'immediato ristabilimento delle forme di
"attenuazione" nell'esecuzione della pena, previste ? pur nella
costitutiva ambiguità di qualsivoglia forma e legge di "regolazione"
sociale ? dalla legge penitenziaria detta 'riforma-Gozzini', oggi di
fatto svuotata e congelata (come ci mostra la vicenda in corso di Paolo
Persichetti)
* il 'lancio' e la partecipazione all'organizzazione di una campagna per
indire un referendum abrogativo della legge speciale del 92 che richiede
il quorum dei 2/3, ovvero la «maggioranza qualificata», in materia di
amnistia e indulto;
* una campagna per promuovere una legge di iniziativa popolare che
riproponga il progetto d'indulto del '97.

A questo scopo chiedo al movimento di intervenire su questi temi,
generali e particolari, nella maniera più decisa possibile, e propongo
perciò innanzitutto l'idea di una manifestazione in appoggio agli
scioperi della fame.

Continuerò lo sciopero della fame finché non mi siano giunte delle
risposte chiare (risposte alla serie di domante, esposte in modo
formale, che diffonderò domani) e pubbliche : cioé quantomeno
indirizzate alla "cassetta delle lettere" del mio «Black-Blog» [
http://orestescalzone.over-blog.com/ ]o all' E-mail : oreste@???

grazie dell'attenzione, saluti!