[NuovoLaboratorio] inizia processo Diaz

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Autore: brunoa01@aleph.it
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Oggetto: [NuovoLaboratorio] inizia processo Diaz
lavoro repubblica
IL PROCESSO DEL G8
Inizia stamattina un procedimento "scomodo": previsti due anni e mezzo di durata, l´ombra della prescrizione
Diaz, la polizia sotto processo
Ventotto tra funzionari e agenti sul banco degli imputati

Il massacro e l´arresto di 93 no global, le prove manipolate al centro del dibattito
Molte radio e tv estere presenti, ma si rischia un immediato rinvio al prossimo mese
MASSIMO CALANDRI


ALLE ore nove di stamani comincia quello che con ogni probabilità è il processo più scomodo della cronaca giudiziaria genovese. Più scomodo ed ingombrante, considerando la posta in palio. Sul banco degli imputati - al quinto piano del tribunale - compariranno noti e potenti investigatori italiani, uomini ai vertici del Ministero dell´Interno eppure coinvolti con altri funzionari ed agenti in una delle peggiori pagine della storia della polizia moderna: il sanguinario ed immotivato assalto alla scuola Diaz durante il G8, il massacro e l´arresto di 93 no-global innocenti, la cinica manipolazione delle prove, la disattenzione, l´amnesia o peggio il rifiuto di assumersi le proprie responsabilità, peccato questo ancor più grave in quanto commesso da individui cui tutti affidiamo la nostra sicurezza. Ci sono voluti quasi quattro anni per arrivare al processo, ma l´amara conseguenza è che l´udienza di oggi potrebbe chiudersi a tempo di record e con un rinvio. Alla metà del mese di maggio, se tutto va bene. Una falsa partenza che allunga ulteriormente i tempi del procedimento - la cui durata non sarà inferiore ai due anni e mezzo - accorciando di conseguenza quelli della prescrizione, mentre il decreto salva-Previti allunga la sua ombra sinistra.
Che il processo per la scuola Diaz sia sgradevole per troppe persone, che dia fastidio e finisca anche inconsapevolmente d´essere rimosso, lo dimostra il fatto che - a differenza degli altri dibattimenti in corso per le vicende legate al vertice del luglio 2001 - all´appuntamento sembra essere arrivati in una atmosfera di ingenua incoscienza. La collocazione del pubblico dibattimento - nelle scomode aule dell´Assise - pare preludere ad un processo quasi in sordina. I media locali tutto sommato snobbano l´avvenimento, che pure è in un certo qual modo epocale non fosse altro perché sotto accusa sono finiti i super-poliziotti italiani: se ne sono accorti invece i mezzi di informazioni del resto d´Europa, se è vero che l´inglese Bbc ed altre televisioni e radio straniere hanno chiesto di poter seguire le udienze. E poi c´è il problema del collegio giudicante. Il presidente della terza sezione, Bernardo Di Mattei, è stato nominato procuratore di Imperia e a giugno saluterà i colleghi genovesi. Così come il giudice a latere, Vincenzo Pupa, che andrà in pensione. Insomma, ci vogliono nuovi giudici: è per questo - salvo che Di Mattei stamani voglia comunque prendere atto delle scontate eccezioni delle parti, e decidere nei prossimi appuntamenti già fissati - che si rischia subito un arrivederci al mese prossimo.
In ballo non ci sono ipotesi ardite ma reati concreti ed acclarati. In aula si chiarirà chi dei 28 imputati ha ragione: chi sostiene che fu tutta opera di alcune ‘mele marce´, chi denuncia che tutti sapevano tutto. L´accusa è sostenuta dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, che indagano da quella notte del 21 luglio 2001 e come archeologi un giorno dopo l´altro hanno scoperto un piccolo clamoroso reperto, ripulendo la tessera per ricomporre un mosaico quanto mai complicato. Trecento testimoni, duecento udienze previste. Lesioni aggravate in concorso, calunnia, falso, abuso d´ufficio: queste le imputazioni. Fu un´operazione illegale dall´inizio alla fine, nella convinzione - sbagliata - di avere scoperto il «covo» del Black bloc. Manipolarono la realtà, falsificando i verbali, le prove e trincerandosi poi dietro i «non so», «non c´ero», «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Tra gli imputati, Giuseppe Gratteri e Gilberto Caldarozzi, ora ai vertici dell´Antiterrorismo. Giovanni Luperi, che dirige la task force europea sull´eversione islamica. Investigatori stimatissimi, fiore all´occhiello della nostra intelligence. Ma che «devono aver mentito», sostiene la Procura: «Si trattò di una consapevole e deliberata azione che, avendo di mira un apparente obiettivo di giustizia, non ha esitato a percorrere ogni mezzo per raggiungere lo scopo sostanziale. Dimenticando che la giustizia è risultato che può seguire soltanto l´osservanza di regole». Ed è in nome di questa osservanza che si apre stamani il processo più scomodo.







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