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Auteur: l.marinelli@rdbcub.it
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Sujet: [Incontrotempo] nella "civile" emilia romagna un altro lavoratore è stato sacrificato sull'altare del libero mercato


NELLA "CIVILE" EMILIA ROMAGNA UN ALTRO LAVORATORE E' STATO SACRIFICATO SULL'ALTARE DEL LIBERO MERCATO

Massimo Venturoli, 46 anni, celibe, di Castenaso in provincia di Bologna è morto poco dopo le 7 del mattino del 4 aprile 2005, schiacciato da un carello elevatore che si è ribaltato al Centro Stampa Poligrafici Editoriale del gruppo Monrif di Via Mattei, azienda che ha la sede nello stabilimento del Resto del Carlino. Nello stesso giorno un manovale di origine rumena è morto in un cantiere, a Roma, ed un altro è rimasto gravemente ferito.

Massimo Venturoli era dipendente di una ditta esterna, la Puligest, una delle tante ditte di servizi, che ha in appalto alcuni lavori all'interno del Centro Stampa.

Ennesimo incidente mortale in Emilia Romagna - la "civile" Emilia Romagna - Regione che ha uno dei tassi più alti in Italia per quanto riguarda morti ed infortuni gravi sui luoghi di lavoro.

Massimo Venturoli è l'ennesimo lavoratore (in Italia migliaia di morti ogni anno, e decine di migliaia i feriti) sacrificato sull'altare del libero mercato e del profitto a tutti i costi, in un momento in cui Confindustria e Governo, con il "Testo unico sulla sicurezza dei lavoratori" vogliono ulteriormente smantellare le normative per la tutela della salute dei lavoratori.

Massimo faceva parte - come noi che scriviamo questo comunicato - di quelle centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici impegnati negli appalti di Enti Pubblici e Industrie Private: lavoratori e lavoratrici delle pulizie, facchini, magazzinieri, mulettisti, autisti, manovali soci di cooperative etc che ogni giorno sono stritolati da un sistema di lavoro - voluto da Industrie, imprenditori, Centrali Cooperative, con la collaborazione dei sindacati concertativi - fatto di appalti al ribasso, di massimi profitti, di orari di lavoro disumani, di velocità esasperata dei ritmi di esecuzione del lavoro, di precarietà e salari da fame (sembra che Massimo stesse facendo un doppio turno di lavoro per coprire mancanza di personale necessario, tra cui un collega assente per un precedente infortunio).

Quest'ultima ennesima agghiacciante morte sul lavoro serva da monito a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Ora è necessario più che mai lottare per tutelare la nostra dignità di lavoratori, la nostra salute, la nostra vita.


Bologna, 5 aprile 2005

p. RdB/CUB Servizi
A. Rambaldi

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