[Lecce-sf] rivoluzione dolce? la puglia e' pronta!

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Che la coltre di nubi e la cappa di depressione che ha coperto a lungo i cieli della Puglia si rompa al primo sole di questa pIl primo atto di Nichi Vendola presidente della Regione Puglia?
Vorrei proclamare la Puglia come territorio demilitarizzato. Vorrei trovare subito gli strumenti per aprire il grande capitolo che ci fu annunciato da don Tonino Bello, con la sua profezia di una Puglia "arca di pace". Vorrei trasformare questa profezia in una politica.

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La "rivoluzione dolce" del poeta comunista
Pubblicato da : Antonella

11 gennaio 2005 - Ore: 8.54.
La "rivoluzione dolce" del poeta comunista


La sua storia comincia quarantasette anni fa. L'anno è il 1958. Inizia a Terlizzi, dove Nichi Vendola è nato.
Laureato in filosofia, giornalista, vicepresidente della Commissione Antimafia di cui oggi - con Berlusconi al governo - è semplice componente, il comunista Nichi Vendola è anche un poeta. Nel 2003 la sua più recente raccolta di poesie, "Ultimo mare". In Puglia, una giuria composta da intellettuali di destra lo ha premiato per la bellezza dei versi con cui racconta le cose che ama, dedicando parole come queste al suo "Sud": "A morsi di pane e di pesca/sul fortino di rose e terriccio/ noi lanciammo un'esile esca/al fischio di nuovi mattini... /Fu un secolo avvolto nel telo/ di troppe partenze spartite partite/sparite/ e ritorni penitenze astinenze dal sogno...". La stessa raccolta di poesie, è stata elogiata in una lusinghiera recensione pubblicata sul giornale "Il Secolo d'Italia", organo ufficiale di Alleanza Nazionale.
Nel Pci prima, col Prc successivamente, è stato eletto in Parlamento nel 1992 nelle fila di Rifondazione Comunista. Ha al suo attivo 7 proposte di legge e 200 interrogazioni.
Ora si appresta alla sfida forse più importante e sicuramente più difficile per lui, la candidatura alla presidenza della Regione Puglia. Saranno gli elettori del centrosinistra a decidere chi, tra il poeta comunista e Francesco Boccia, sfiderà l'attuale governatore Raffaele Fitto alle elezioni regionali di aprile. Sia Boccia che Vendola promettono reciproca collaborazione anche dopo l'esito delle primarie. Boccia ha dalla sua il sostegno della maggior parte delle forze politiche "uliviste", Ds e Margherita su tutte. Vendola, però, è più conosciuto e radicato sul territorio, in forza di un'attività politica trentennale in Puglia e non solo.
Luceraweb lo ha incontrato a Foggia, intervistandolo a pochi giorni dal 16 gennaio, data in cui si terranno le primarie. Lui non si è sottratto ad alcuna domanda, riservando alla città di Lucera parole d'affetto e ammirazione.

Un governatore comunista e omosessuale dichiarato. La Puglia è pronta?
Questa regione è molto più aperta al cambiamento di quanto si possa pensare. A Bari, la destra ha avuto un atteggiamento chiuso, ostile e scandalizzato verso il gay pride e i cittadini hanno punito questo atteggiamento. Il nostro territorio è radicalmente mutato negli ultimi anni. Da una parte c'è la distruzione delle reti sociali. Con la sanità di Fitto, che ha portato i cittadini a sentirsi come fuscelli al vento nell'eventualità della malattia e nella difficoltà della cura. Da un'altra, anche in reazione a questo stato di cose, c'è una Puglia migliore, fatta di cittadini che vedono sempre più minacciati i propri diritti e si mobilitano per difenderli, anche con forme inedite di lotta; ci sono un ceto medio, una borghesia intellettuale e un'ampia fascia di emarginati e precari che reclamano un'alternativa radicale e non estremista, io voglio rappresentare questa Puglia e il suo desiderio di cambiamento.

Perché gli elettori del centrosinistra dovrebbero preferirla a Boccia?
Ho grande stima di Francesco Boccia, economista e tecnico molto preparato. Siamo differenti perché diverse sono le nostre storie. Boccia, per certi versi, è un candidato più rassicurante per una parte del centrosinistra. Io, invece, sono l'espressione di un impegno e un radicamento trentennale in questa e per questa regione. Un'alternativa più radicale al modo di fare politica appartenente alla destra.

Nichi Vendola, componente della Commissione Antimafia, si è sempre impegnato sui temi della legalità e della lotta alla criminalità organizzata. Nel suo programma, che parte giocano prevenzione e repressione dei fenomeni malavitosi?
L'antidoto alla corruzione è il sistema dei controlli democratici e, in questa regione, c'è una carenza paurosa di un sistema di controlli democratici. Per quanto riguarda i fenomeni di criminalità organizzata, noi dobbiamo guardali soprattutto come fenomeni legati a un processo di modernizzazione drogata, a un'idea malata dello sviluppo economico. Io penso che la repressione sia un'opera la cui competenza è nelle mani della magistratura e delle forze dell'ordine, mentre la politica ha come propria competenza specifica il campo largo della prevenzione. Vorrei che la Puglia fosse il laboratorio di una grande "antimafia sociale". Antimafia sociale significa: riconversione delle città, recupero delle periferie, lotta contro la ghettizzazione. Lotta perfino contro quella che è una periferia mentale e culturale, che mette sulla strada pezzi di mondo giovanile, il più disagiato. Noi dobbiamo costruire delle agenzie che possano offrire percorsi di professionalizzazione e speranze di lavoro per i giovani che vengono dai territori più a rischio. E dovremmo fare come ha fatto la Campania, istituendo per legge un salario sociale per i giovani disoccupati. Perché la mafia, da un lato, si nutre di questa modernizzazione drogata, dall'altro vive reclutando in questo immenso bacino che è il mondo del precariato soprattutto giovanile. Noi dobbiamo spezzare la fatalità e il cerchio vizioso del precariato.

Fitto mostra la propria politica per la sanità come un fiore all'occhiello. In cosa sbaglia e quali sono le sue proposte per migliorare i livelli di assistenza sanitaria in Puglia?
Raffaele Fitto ha immaginato la sanità come un supermercato, riorganizzandola secondo le logiche di un supermercato. Ha pensato che tutto ciò che è eccellenza, nella sanità pubblica, dovesse essere o smantellato o ridotto a piccole vetrine pubblicitarie, delegando al circuito privato una parte rilevante dell'offerta sanitaria. E ha fatto tutto questo con un metodo che è quello del più violento autoritarismo e della truffa legislativa, poiché Fitto ha varato un piano di riordino ospedaliero senza averne i poteri, con i poteri della Giunta, saltando invece una norma di legge che impone che il piano di riordino sia assunto con i poteri del Consiglio. Ha fatto molti imbrogli, tanti e documentati imbrogli. Ma contano il metodo e la sostanza. Io credo che la sostanza a cui voglio giungere, scrivendo una nuova politica sanitaria per la Regione Puglia, sia fatta da un metodo, che è quello di far scrivere ai soggetti, all'utenza dell'offerta sanitaria, ai cittadini, ai malati e agli operatori sanitari, le linee guida di una nuova politica sanitaria. Noi abbiamo bisogno di mettere al centro l'articolazione dei bisogni di salute dei cittadini, potendoli guardare nelle fasce anagrafiche e in quelle sociali, guardando che cosa è la patologia nel mondo degli anziani, nel mondo dei bambini, avendo attenzione per le patologie professionali e quelle legate ai fattori stabilmente inquinanti delle nostre città. Un grande disegno che diventi un processo partecipativo. Ecco, questa è una politica sanitaria che può rappresentare una rottura radicale, io dico una "rivoluzione dolce", rispetto al modello di Fitto.

Le province pugliesi, secondo le ricerche di Censis - Italia Oggi e Sole 24 ore, sono agli ultimi posti per qualità della vita. Eppure la Puglia ha risorse, dinamicità e potenzialità che tutti riconoscono essere straordinarie. Quali sono le cause che ostacolano lo sviluppo in questa regione?
La causa principale è una carenza di progettazione, anzi, l'inesistenza di una politica della programmazione dello sviluppo. L'idea che lo sviluppo sia legato, in sostanza, allo spontaneo dinamismo del mercato e che la mano pubblica non debba avere un ruolo nel disegnare le direttrici fondamentali dello sviluppo economico è sbagliata. Non sto parlando dell'ingerenza del pubblico negli affari privati di un'azienda, sto dicendo che questo territorio deve avere da parte del pubblico un'indicazione di prospettiva. Dal mio punto di vista, questo significa scegliere prioritariamente la filiera agro alimentare, decidere di corredarla di un serio sistema di infrastrutture. Bisogna favorire la cooperazione e la nascita di consorzi, sostenere una commercializzazione adeguata alle sfide della globalizzazione, vivere l'agricoltura come agri- CULTURA, dentro un processo di valorizzazione dei territori, del paesaggio e dell'ambiente. E, di conseguenza, favorire una politica del turismo di qualità e che non sia l'alibi per colate di cemento sulle nostre coste. Insomma, credo che l'elemento ostativo principale, per la crescita dello sviluppo, sia la miopia di una classe dirigente che si affida soprattutto ai segmenti speculativi e più famelici dell'imprenditoria d'assalto.

La provincia di Foggia, rispetto a quella barese e al Salento, risulta come la più povera della Puglia. In che modo si può realizzare un modello di sviluppo che trasformi in ricchezza le peculiarità geografiche, culturali e paesaggistiche della Capitanata, "regione nella regione"?
La prima cosa da fare per rispondere al "che fare?" è quella di sapere. Bisogna conoscere. Noi siamo in un territorio che ha vissuto una trasformazione particolarmente virulenta della sua morfologia sociale. Basti immaginare una delle città emblematiche di questo territorio, la capitale del bracciantato meridionale che è Cerignola, e come una forma di violenta terziarizzazione di quella città abbia snaturato la possibilità della città di sapere cosa è diventata, qual è la sua propensione, la sua vocazione. Noi abbiamo avuto, in tutta quest'area, forme particolarmente selvagge di una modernità priva di qualità, che improvvisamente spogliava le comunità del loro racconto, della loro capacità di auto-identificarsi. Sono città "orfane di racconto". Che si sono trovate, improvvisamente, dalla epopea delle bandiere rosse e del ritratto di Di Vittorio a convivere con veri e propri clan mafiosi. Città passate da una coesione sociale particolarmente rigida alla penetrazione della droga in qualunque angolo. Una mutazione, perfino antropologica, molto rapida, non governata e abbandonata alla spontaneità di fenomeni spesso sconosciuti. Da questo punto di vista la politica, nel suo complesso, è stata inadeguata a cogliere queste modificazioni e a saper offrire una classe dirigente che fosse soprattutto luogo della ricostruzione di uno spirito pubblico e di una forma condivisa di incivilimento. Si consideri che cosa è stato il governo locale nelle mani della destra di questa provincia. E quanto questi governi locali abbiano contribuito a snaturare ulteriormente le forme di appartenenza comunitaria. Basti immaginare che cosa ha rappresentato Agostinacchio nella città di Foggia. Cosa ha rappresentato l'epopea di Tatarella nella città di Cerignola. Cosa è stato il centrodestra sul Gargano. Mentre noi dovevamo guardare all'insieme di questo territorio, porci delle domande. C'è un futuro per i piccoli comuni? E il futuro dov'è, se non nella costruzione di una rete della democrazia che investa nei piccoli comuni, rendendoli attrattivi piuttosto che espulsivi, come sono oggi soprattutto per le giovani generazioni. E poi, la crescita disordinata di un'immensa periferia che si può vedere nelle medie e grandi città del foggiano, a cominciare dal capoluogo. Io penso che il centrosinistra debba ripensare, complessivamente e dentro il modello di un nuovo sviluppo, al tema dell'edilizia. Bisogna chiudere la partita orrenda della cementificazioni, in cui sono affogate San Giovanni Rotondo e Foggia. Chiuderla offrendo un percorso di riconversione del ciclo dell'edilizia, puntando sul recupero del patrimonio abitativo esistente, sulla riqualificazione urbana.

Questa intervista sarà letta soprattutto dagli utenti di Luceraweb, portale internet di Lucera. Quale rapporto ha con la nostra città?
Il mio rapporto con Lucera è un rapporto di affetto, ma anche di ammirazione per la bellezza della città. E' un rapporto di ammirazione anche per la cucina di Lucera e ancora di affetto per la gente, sempre molto cordiale. E' anche un rapporto politico, legato alle vicissitudini di quella comunità, e talvolta mirato alla denuncia dei pericoli che anche lì correva la città a causa della formazione di microcosmi mafiosi.

Il primo atto di Nichi Vendola presidente della Regione Puglia.
Vorrei proclamare la Puglia come territorio demilitarizzato. Vorrei trovare subito gli strumenti per aprire il grande capitolo che ci fu annunciato da don Tonino Bello, con la sua profezia di una Puglia "arca di pace". Vorrei trasformare questa profezia in una politica.

Francesco Quitadamo




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From: Silverio Tomeo
To: social forum
Sent: Tuesday, April 05, 2005 7:20 AM
Subject: [Lecce-sf] un augurio


Che la coltre di nubi e la cappa di depressione che ha coperto a lungo i cieli della Puglia si rompa al primo sole di questa primavera. La Puglia migliore che si è messa in piedi e che ha vinto nel quadro di una straordinaria riscossa nel sud e in Italia contro una destra populista, autoritaria, affarista, che deprime lo spirito pubblico e la democrazia, denega i diritti, devasta il sociale, mortifica la cultura, ora deve continuare una marcia di partecipazione, vigilanza, capacità di ascolto. Auguri a Nichi, auguri alle migliaia di volontarie e volontari, alle associazioni e movimenti che lo hanno creduto possibile, auguri al risveglio della gente di Puglia. A volte è più difficile gestire una vittoria che vincere, affrontiamo allora con spirito critico, partecipativo, democratico, la nuova prospettiva, l'approdo, la nuova situazione, che riguarda i nostri sogni, le nostre vite, la nostra dignità, le nostre intelligenze. Non disperdiamo la straordinaria coesione di questi mesi, lo spirito collettivo, il pragmatismo democratico, il diritto di cittadinanza all'utopia.



Silverio Tomeo



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