Szerző: Lia Dátum: Tárgy: [Cm-milano] PROGETTO GINA BIANCHI GALEOTTI
Sessantesimo Anniversario della Liberazione
PROGETTO GINA BIANCHI GALEOTTI: LA RESISTENZA FEMMINILE A MILANO
a cura di Renato Sarti / Teatro della Cooperativa
I momenti alti delle celebrazioni a volte non danno il giusto risalto
a una quotidianità dai valori estremamente significativi, ai più
sconosciuta. All'interno della grande pagina della Resistenza le
donne ebbero un ruolo importante, che la storiografia e i momenti
ufficiali molto spesso hanno ignorato. Non è un caso che la maggior
parte dei libri su questo argomento continuano ad essere scritti da
uomini, riproponendo così - anche all'interno di un dibattito che
nasce su presupposti di emancipazione, parità e uguaglianza - una
delle forme di discriminazione più odiose, antiche e difficili da
sradicare: quella nei confronti delle donne.
Anche la figura di Gina Galeotti Bianchi, una delle personalità di
spicco della Resistenza milanese, autentica eroina, ha subito la
stessa identica e odiosa discriminazione. Catturata e più volte
torturata a San Vittore, Gina Bianchi Galeotti fu colpita al ventre da
una raffica di mitra nazisti il 24 aprile 1945, il giorno precedente
alla Liberazione. Lia, questo il suo nome di battaglia, era incinta di
otto mesi. Una delle sue ultime frasi fu: "Quando nascerà il
bambino non ci sarà più il fascismo!". Lia era una delle
figure di primo piano del Gruppo di Difesa della Donna, che vantava a
Milano 40.000 aderenti e 3.000 attiviste: assisteva i militari
abbandonati da un esercito allo sbando; assisteva economicamente le
famiglie in cui il marito, il padre, era nei lager o in carcere; era
parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato
cittadino C.L.N.; compiva manifestazioni e comizi improvvisati nei
mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in
operazioni delicate; stampava Noi Donne, un giornale clandestino
precursore del movimento femminista e partecipava alla pubblicazione
di altri fogli clandestini. Inoltre, e soprattutto, sulle spalle delle
donne ricadeva gran parte della realtà quotidiana, fatta di bambini
e anziani da accudire nel freddo, nella fame, e nelle malattie. Un
lavoro forse meno rischioso dei partigiani che operavano sui vari
fronti, ma altrettanto continuo e gravoso.
PROGETTO
In occasione del Sessantesimo della Liberazione e della morte di Gina
Bianchi Galeotti, nella speranza che venga dedicata a lei la via o la
piazza - come ha deliberato il Comune di Milano più di un anno fa -
il Teatro della Cooperativa propone di dedicare a lei, e alle donne
che parteciparono alla Resistenza, la giornata del 24 aprile 2005.
L'idea è quella di celebrare, a sessant'anni dalla morte e della
Liberazione della città di Milano, una figura emblematica e
rappresentantiva di quell'universo femminile che tanto ha fatto per la
libertà del nostro Paese. In particolare, la proposta è quella
di realizzare un evento coordinato - che si svolga in tempi e luoghi
diversi - durante tutta la giornata del 24 aprile prossimo,
coinvolgendo così molteplici realtà e quartieri: performances
teatrali, iniziative di carattere musicale, proiezioni di video sul
tema (con il coinvolgimento degli Istituti Storici, A.N.P.I.,
A.N.E.D., ma anche Arci, Associazioni e gruppi giovanili),
testimonianze dirette e interventi istituzionali.
Inoltre, durante la Lotta di Liberazione innumerevoli sono gli episodi
in cui compare la bicicletta come mezzo di locomozione delle
partigiane e dei partigiani: quando fu uccisa, Gina Bianchi si stava
recando a Niguarda - insieme a Stellina Vecchio - in bicicletta; in
bicicletta le staffette portavano messaggi, volantini, ordini
militari; in bicicletta molte volte si scappava dopo le imboscate
contro fascisti e nazisti, evitando gli arresti; Laura Polizzi, nome
di battaglia Mirka, lascia Reggio per sfuggire ai nazisti che la
stanno braccando, e in due giorni "pedalando di buona lena"
arriva a Milano; Silvana Gorgioni imputa la sua gravidanza settimina
al suo continuo pedalare da un'azione all'altra. La Bianchi ne faceva
un uso continuo nella sua opera di assistenza. È per questi motivi
che la bicicletta è stata scelta come elemento simbolo di tutti gli
eventi che ruoteranno intorno a questa iniziativa. La bicicletta
sarà l'elemento di raccordo tra un appuntamento e l'altro: un
serpentone umano che vedrà coinvolte, insieme ai singoli cittadini
e alle associazioni che vi parteciperanno, le più importanti
associazioni ciclistiche cittadine, accompagnate dal ritmo di bande
musicali.
In particolare, gli appuntamenti si susseguiranno nei diversi luoghi
della città, e non solo, dove Gina Bianchi visse e operò durante
la sua militanza. Il corteo di biciclette seguirà un percorso che
toccherà quindi diversi luoghi dove avverranno i vari interventi,
preceduti da interventi musicali della banda che lo accompagnerà
nel tragitto:
* i cortili e i dintorni delle case in cui ha abitato:
in via Bartolini 49 (dove vi è una targa a lei dedicata)
e via de Castillia, con la possibilità di utilizzare i balconi delle
case per interventi teatrali;
* il carcere San Vittore dove fu arrestata e torturata:
si prevede il passaggio in bicicletta del corteo
e la possibilità di una lettura scenica tratta
dallo spettacolo Nome di battaglia Lia di Renato Sarti
all'interno del braccio femminile;
* il cortile dell'Ospedale Maggiore di Niguarda in cui i
partigiani alla fine della guerra piantarono un ulivo in
segno di ringraziamento a tutte le suore e le infermiere che
durante la Resistenza li avevano aiutati a fuggire (Gina
bianchi si recava in quell'ospedale a ritirare dei pasti
preparati appositamente dalle suore, da portare alle famiglie
in difficoltà): si prevede una performance teatrale
attorno all'ulivo, interventi istituzionali e la deposizione
di una targa commemorativa alla base dell'ulivo;
il cortile di via Graziano Imperatore davanti al quale fu uccisa,
dove si prevede il congiungimento con un'altra iniziativa
organizzata dalle Associazioni Buzz 2001, StreetLife,
Ciclofficina, Arci Unza ed altri;
* la sala del Teatro della Cooperativa; era lì che il 24
aprile 1945 si sarebbe dovuta incontrare con le compagne di
Niguarda per l'insurrezione: in particolare si vorrebbe -
proprio nella giornata del 24 aprile - rinominare la sala
del Teatro e dedicarla a "Gina Galeotti Bianchi", con
interventi artistici, musicali e dei rappresentanti della
Società Edificatrice Niguarda;
la via (o la piazza) che a lei verrà dedicata,
se i tempi comunali lo permetteranno;
* infine, si vorrebbe organizzare, nel corso della serata, un
concerto all'aperto, in uno spazio da concordare;
Inoltre, si cercherà di coinvolgere anche altri Comuni della
Provincia e della Regione: in primo luogo, il comune di Suzzara dove
nacque; ma anche quello di Melzo, in cui aveva sede la stamperia
clandestina dove si stampava l'Unità, alla quale lei collaborava in
qualità di redattrice.