Szerző: norma Dátum: Tárgy: [NuovoLaboratorio] centocinquantanovesima ora in silenzio per la pace
Rete controg8
Per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 30 marzo dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova
si terrà la centocinquantanovesima ora in silenzio per la pace.
Al posto del comunicato che distribuiamo settimanalmente condivideremo con i
passanti di Piazza De Ferrari il testo che segue, proposto dell'
organizzazione non governativa "UN PONTE PER ", che svolge interventi
umanitari in Kosovo, in Kurdistan ed in Iraq
"Sono passati ormai 6 anni dalla prima 'Guerra Umanitaria' , inaugurata
dalla Nato contro i paesi dell'ormai, ex-Jugoslavia. Eppure non un dubbio
sulla giustezza di quell'intervento è ancora arrivato a scuotere le
coscienze macchiate di sangue di chi, anche nel nostro paese, ha appoggiato
l'inutile guerra. Decine di migliaia di rifugiati di tutte le etnie
continuano a vivere ogni giorno sulla loro pelle le conseguenze della
guerra, ma le uniche parole che arrivano in questi giorni dalle forze
politiche sono tese alla riaffermazione della giustezza degli interventi
armati. Quasi a voler di nuovo mostrare all'eterno alleato statunitense,il
loro volto più affidabile.
Noi abbiamo però conosciuto la tragedia degli sfollati dal Kosovo, persone a
cui ancora viene negato un futuro, conosciamo i centri di accoglienza
temporanea ormai diventati definitivi, la tragedia delle popolazioni senza
alcun diritto, senza neanche la garanzia di poter tornare un giorno a vivere
nella propria terra.
Così come conosciamo la disperazione dei familiari delle migliaia di persone
scomparse, a 'processo di democratizzazione' già avvenuto, per mano
dell'UCK. Una banda armata presentata come 'esercito di liberazione' e poi
riciclata nelle forze di polizia del 'Kosovo liberato'. Un Kosovo che oggi
rappresenta la più grande base Nato d'Europa, crocevia di traffici illeciti
di cui nessuno però parla.
A sei anni dalla prime 'bombe umanitarie', il nostro impegno resta sempre
quello di testimoniare una situazione drammatica mai risolta.
Invitiamo le forze politiche a partecipare alle nostre missioni, ad
incontrare le famiglie costrette a far affidamento soltanto sulla nostra
capacità di sensibilizzazione, a parlare con le donne che cercano di
sopravvivere provando a vendere, grazie al nostro aiuto, i loro ricami, o a
visitare negli ospedali i bambini vittime delle leucemie causate dall'uranio
impoverito; bambini che non riusciranno mai ad essere salvati da medici che
non hanno a disposizione nessuno strumento adatto. Sono sofferenze che
conosciamo e non dimentichiamo; a 6 anni dalle prime 'bombe umanitarie'
continuiamo a rinnovare il nostro impegno di denuncia e testimonianza."