Ricevo ed inoltro
Elisabetta
Toc toc, permesso... ciao a tutti,
Non vorrei disturbare, qui cerchero' di scrivere delle nostre esperienze
quest'anno in Palestina, un progetto di presenza, testimonianza, di scambio.
Quest'anno siamo di nuovo in due teatranti presenti nella Westbank,
Cisgiordania, associati ai Berretti Bianchi, corpi civili di pace.
Chi volesse sapere di piu' sul progetto lo puo' trovare sul sito dei
berretti:
www.berrettibianchi.org
Comunque eccoci qua, siamo arrivati senza problemi nella zona di Bethlehem,
dove ci concentriamo per le prossime due settimane.
Viviamo nell'ostello di un centro culturale/giovanile (IBDAA) all'interno
del campo profughi di Deheisheh e siamo venuti qui per lavorare con e per i
bambini.
Con i nostri interlocutori INAD Teatro e IBDAA siamo riusciti di organizzare
un programma fitto di spettacoli e workshop nelle scuole, asili e nei centri
giovanili della zona. avremo almeno due o tre spettacoli al giorno, e
abbiamo gia' iniziato a lavorare l'altro ieri. Come programma staremo qui
fino al 5 aprile e dopo ci sposteremo nella Westbank per un altra settimana.
Come introduzione dovrei parlare molto per creare almeno una vaga
impressione della situazione qui.
Cerchero' di essere breve, caso mai non esitate a risponderci e a fare delle
domande.
Dehesheih e' un campo che risale alla guerra del '48 e si estende su un'area
di un chilometro quadrato, ci vivono circa 20.000 persone e la meta' saranno
bambini.
Nel suo interno si trovano almeno una ventina di organizzazioni, che
collaborano e che si aiutano a vicenda. IBDAA e' una di quelle e ci aiuta
con i contatti nella zona. L'altro nostro contatto e l'INAD teatro, che ci
porta piu' nelle istituzioni d'infanzia come asili, scuole, orfanotrofi,
ospedali.
La zona di Bethlehem (120.000 abitanti) e' ormai circondata da tempo e non
ci sono piu' movimenti di merci e persone in maniera libera: una semplice
constatazione, che per noi non significa molto, ma per chi vive qui comporta
delle conseguenze notevoli, sopratutto come vivere, lavorare, guadagnare e
trovare una prospettiva per se', per i figli. Insomma, non c'e' nessun tipo
di circolazione libera.
Chi vive qui non puo' uscire senza permesso di Israele, ne' verso Israele,
ne' verso la Westbank, ne' verso altri paesi arabi. Chi viene da fuori sono
volontari come noi, gente delle chiese o lavoratori delle varie ONG. Sara'
ancora peggio fra breve, quando il muro sara' completato: 8 m di altezza di
cemento che circonda la zona, che diventa una prigione a cielo aperto. Si,
ci saranno delle porte, aperte 3 volte al giorno: alle 7, alle 12 e alle 7
di sera: se non ce la fai aspetti la prossima apertura. Chi puo' se ne va,
chi non puo' diventa depresso, stressato, non riesce a portare avanti nessun
tipo di progetto personale. C'e' chi non vuole andarsene, un bel po' di
gente che resiste, che lavora per aprire delle prospettive.
So che si rischia di diventare banali quando si cerca di mettere in poche
parole una situazione talmente complessa.
Non si puo' ignorare che la gente in Israele ora sia piu' tranquilla, visto
che non ci sono piu' tanti attentati, sono contento per loro. comunque non
posso neanche ignorare chi e' l'oppressore e chi e' l'oppresso in questo
caso, e che la gente in Israele, cioe' la stragrande maggioranza, non sa, e
non vuole sapere, o pensa che va bene cosi', e quindi sicuramente non fara'
niente per cambiare le cose.
La comunita' internazionale non applichera' sanzioni per forzare Israele ad
abbattere il muro, per esempio, e quello che rimane sono le iniziative
piccole, della societa' civile che possono essere solo iniziative piccole e
non cambieranno un gran che, pero' possono essere un elemento vitale nella
sopravvivenza della popolazione qui.. spiragli di luce.. insomma il nostro
intervento va visto sotto questi aspetti.
La direttrice del primo asilo alla mia domanda come andava, mi rispondeva
con lacrime negli occhi, bene,
dormiamo, mangiamo, non c'e' molto da fare. Tanti bambini sono diventati
molto aggressivi, agitati e mostrano segni di inquietudine. Diceva che tante
famiglie vivono molto stress a casa, perche' l'uomo non porta a casa
abbastanza per vivere, e non sa come fare, la moglie neanche sa come fare e
quindi la tensione si riversa sui bambini che si sfogano tra di loro, nell'
asilo hanno grossi problemi ad accogliere e a dare sostegno comunque a
questa situazione, che secondo lei sta peggiorando notevolmente,
ultimamente.
Il nostro intervento da clown trova il suo posto in questa situazione
difficile. Facciamo uno spettacolo che dura 40 min, pero' posso assicurarvi
che siamo abbastanza ridicoli e riusciamo a farli ridere con le nostre
scemenze.
Sono contento che siamo venuti qui, per quanto piccolo possa essere il
nostro intervento.. spiragli di luce..
Andreas e Stefano
Berretti Bianchi onlus
Corpi Civili di Pace
per contatti:
tel.: 00972 528 662760