[LeMacerie] comunicato del "Comitato cittadino contro il car…

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Autor: mickscopa
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Temat: [LeMacerie] comunicato del "Comitato cittadino contro il carcere e la repressione sociale di Viterbo"

Avverto subito che questo è un intervento d'analisi della situazione
mondiale in rapporto alla volontà ed esigenza degli anarchici e dei
rivoluzionari di FARE LA RIVOLUZIONE. L'argomento è di quelli, se uno non
c'ha voglia di mettere a frutto il cervello o se qualcuno vuole a tutti i
costi viversi l'anarchismo come "un gioco e stop!", sicuramente definirà
"pesante", "ponderoso", "una rottura di coglioni che ti fai 2 palle a
mongolfiera".
Chi ritiene di voler essere Anarchico e che serva, all'uopo, usare il
cervello, leggerà questo intervento che, del resto, non è mio ma dei
compagni, in gran parte anarchci, del Comitato Viterbese. Ricordo che lì,
in quella landa disgraziata, ci sono oltre 40 compagni con l'accusa
pesantissima di "ass. sovversiva", un'accusa che, se condannati, porterà a
ognuno di loro o a chi ci capita sotto, dagli 8 anni di galera in su,
circa. Si tratta dell'inchiesta "Cervantes", tenuta dal giudice boia,
notissimo comminatore di decine d'anni di galera al Processo Marini, il
giudice Ionta.
8 anni di galera NON SONO UN GIOCO, GIUSTO? non è un caso che rischino
tanto, è dovuto alla loro azione materiale sul loro territorio, azione
concreta.

Chi riterrà di voler giocare all'Anarchico non leggerà questo intervento
che ripeto, NON VIENE DA ME, ma dai compagni di Viterbo(sfortunatamente,
per come la vedo io, ci saranno "anarchici" che giocano e continuano a
definirsi anarchici, il fatto è che son convinto di non dover proprio
sacrificare niente di me facendo l'Anarchico, per me non è un sacrificio ma
non è neppure un gioco. Contro al gioco non ho niente e ci son momenti in
cui ci si diverte davvero a far l'anarchco e non scherzo. ma in altri
momenti NON ci si diverte affatto, quando si finisce in carcere, per
esempio. In realtà se voglio giocare, gioco a Flipper sul mio PC. Ma sono
anarchico per stravolgere il mondo che mi fa troppo cagare e se arrivano
momenti divertenti in ciò che faccio, che ben vengano: ho già sperimentato
che pure i momenti divertenti possono venire a fare l'Anarchico, anzi:
vengono di sicuro. ma il tutto non è un "gioco", è la REALTA' SECCA. MA NON
è AFFATTO SEMPRE COSI').

Qualcuno son convinto che lo leggerà e questo mi basta.

Michele
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UNA SOLA SCINTILLA PUO’ INCENDIARE LA PRATERIA

Noi partiamo dalla convinzione che il dovere di un rivoluzionario sia fare
la rivoluzione. Questa non è un’astrazione. Significa che i rivoluzionari
si assumono un profondo impegno nei confronti del futuro dell’umanità,
liberata dal giogo del Capitale e del Lavoro; significa che applicano le
loro conoscenze ed esperienze per comprendere la situazione storicamente
data e determinata; significa organizzarsi nella classe organizzata,
“costruire” ed essere presenti nelle situazioni di lotta.
Questo vuol dire che gli scontri, i rischi, un duro lavoro e le avversità
diventano pratica quotidiana di vita, che la sola certezza è il continuo
cambiamento, la sola possibilità vittoria o morte.
Il movimento rivoluzionario ha un bisogno urgente di un’analisi concreta
delle condizioni specifiche del nostro tempo e luogo; ha bisogno di una
strategia; ha bisogno di una teoria-prassi, di un programma per guidare la
lotta, dare coerenza e direzione al conflitto con il Capitale e lo Stato;
ha bisogno di uomini e donne che criticheranno e trasformeranno questi
contenuti in pratica di vita.
Oggi l’unificazione e il consolidamento di forze anticapitaliste,
antiistituzionali e antimperialiste intorno ad un programma rivoluzionario
è una necessità strategica urgente e pressante.
Oggi, oltre l’apparente unilateralismo e predominio USA, il Capitale
mondiale si trova a vivere una situazione di crisi sistemica; una crisi per
l’egemonia planetaria.
Dalla nascita del Capitalismo, con analogie e differenze, si sono succedute
due crisi sistemiche di transizione: dall’egemonia olandese a quella
britannica nel diciottesimo secolo, dall’egemonia britannica a quella
statunitense tra diciannovesimo e ventesimo secolo.
Ogni nuovo ordine mondiale ha portato, e porta, una rottura nei precedenti
modelli sociali di accumulazione e governo, un periodo di caos sistemico,
più o meno catastrofico dipendendo dalla potenza in declino, e infine
l’emergere di un sistema-Stato in grado di imporre il proprio dominio a
livello globale.
Resta però da vedere se oggi lo scontro per l’egemonia mondiale non porti
piuttosto alla fine della civiltà occidentale, se la caduta del dollaro non
prefiguri, anziché un ricambio e linfa e sangue al Capitale, la sola
rivoluzione possibile: la rivoluzione proletaria, che libera la specie umana.
Grande è il disordine sotto il cielo, perciò la situazione potrebbe essere
eccellente.
Agli USA si contrappongono UE e Cina, sotto di loro si agitano potenze
decadute e sub-potenze regionali in cerca del loro posto al sole ( Russia,
Giappone, i tigrotti asiatici, India, Brasile, Iran, la cosiddetta “finanza
islamica” che ha in Al Qaeda la sua punta di lancia). In questo clima di
conflitti economico-commerciali, di alleanze manifeste e di accordi
segreti, in pratica di guerra strisciante di tutti contro tutti un punto è
comune a ogni blocco imperialistico e a ogni Stato: la necessità della pace
sociale.
Questo è altresì il punto che interessa ai rivoluzionari, naturalmente per
rompere la pace sociale.
L’ordinato svolgersi dello sfruttamento capitalistico viene assicurato
dallo Stato mediante consenso, controllo sociale e repressione; la
tranquilla continuità, l’alternarsi o il predominio di una di queste misure
dipende dal grado di insubordinazione dei proletari, dalla minaccia che
viene portata al cardine di questa società: la proprietà privata.
Questa è la democrazia, la forma moderna del dominio borghese, e se
attraverso la sbirraglia all’uopo preposta ci rivolge le sue moleste
attenzioni non c’è di certo da stupirsene.
Queste attenzioni non sono dovute alla consistenza (poca) del movimento
rivoluzionario, alla sua capacità (minima) di attacco al sistema, ma –come
si dice in pubblicità- poiché prevenire è meglio che curare, si tratta
appunto di azioni preventive; oggi realmente una piccola miccia può
scatenare un susseguirsi di esplosioni.
Quando, come ci raccontano i mass-media, un onesto pensionato, una
rispettabile massaia, un cittadino perbene varca la soglia del furto per
rubare cibo in un supermercato qualcosa si è rotto nei meccanismi che
producono consenso all’esistente.
Quando si verificano insorgenze proletarie in tempi e in luoghi diversi, da
Termini Imprese, a Melfi, a Terni, a Scanzano, ad Acerra, agli
autoferrotranviari (solo per fare un parzialissimo elenco) qualcosa si è
inceppato negli ingranaggi che regolano la schiavitù del salario.
Certo, l’alimento trafugato non diventa cosciente delegittimazione della
proprietà privata.
Certo, le varie insorgenze isolate e frammentate, ricondotte all’alveo
delle compatibilità istituzionali dai sindacati e dai partiti sinistrorsi,
si attestano, nel migliore dei casi, nella resistenza in trincee in cui non
c’è nulla da difendere, lungi dal passare all’attacco di Stato e Capitale.
Ma è proprio qui che si misura il deficit drammatico tra situazione
oggettivamente possibile di incendio grandioso e distruttore della società
borghese e inadeguatezza organizzativa e soggettiva dei rivoluzionari.
E’ proprio qui, con la costruzione- affatto volontaristica- di un progetto,
programma, che porti all’unità d’azione delle forze anticapitaliste e
antimperialiste e sappia unificare e sappia unificare i proletari nella
prospettiva di un assalto definitivo all’ordine borghese, che si gioca la
partita fondamentale per chi, come noi, pretende di essere rivoluzionario.
Hic Rodus, hic salta.

CONTRO IL CAPITALE CONTRO OGNI STATO PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE.

ONORE A TUTTI I COMPAGNI CADUTI COMBATTENDO
CONTRO LO STATO E IL CAPITALE.

Comitato cittadino contro il carcere e la repressione sociale di Viterbo

Viterbo, 22/03/05



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