dal messaggero
UNANIMITA IN CAMPIDOGLIO
Giocare in strada? Non è più vietato
Vittoria del Consiglio dei bambini: cambia il regolamento di polizia urbana
«Scusate il disturbo, stiamo giocando per voi». E quanto è scritto nei
volantini distribuiti ieri agli automobilisti fermi ai semafori. I bambini
romani infatti hanno vinto la loro battaglia: giocare per strada a Roma non
è più vietato. I 42 piccoli rappresentanti del Consiglio dei bambini hanno
ottenuto la modifica dell'articolo 6 del regolamento di polizia urbana che
vietava «qualunque gioco sul suolo pubblico».
Per festeggiare la loro vittoria e informare tutti i cittadini che d'ora in
poi i bambini della capitale potranno giocare negli spazi pubblici, i
consiglieri si sono riuniti in piazza Ungheria, con volantini e perfino
webcam per intervistare i passanti, nel giorno della seduta del loro
consiglio.
«I bambini non sono una proprietà privata, ma una parte della comunità che
non li deve escludere dagli spazi condivisi» ha detto l'assessore comunale
all'Infanzia, Pamela Pantano, anche lei nella piazza centrale
trafficatissima. «Per ottenere il nuovo articolo 6 - ha aggiunto - siamo
dovuti passare in giunta e poi in consiglio comunale e alla fine la
modifica è stata approvata all'unanimità. Questo è un segno di condivisione
dell'attenzione verso i bambini, al quale deve seguire l'adeguamento delle
strutture della città che se verrà ridisegnata per i bambini migliorerà
anche per gli adulti». Per i bambini - ha concluso l'assessore - il Comune
ha promosso anche l'iniziativa pedibus che permette loro di coprire a
piedi il percorso casa-scuola accompagnati da adulti.
Ad accompagnare i bambini in piazza Ungheria anche lo psicologo del Cnr
Francesco Tonucci coordinatore del consiglio dei bambini il quale ha
spiegato che, per ottenere il nuovo articolo 6 «ci si è appellati
all'articolo 31 della convezione dell'Onu sui diritti del bambino». La
battaglia era cominciata un anno fa quando un bimbo di 10 anni Federico,
tra i membri del Consiglio, aveva rivolto la seguente richiesta al sindaco:
«Chiediamo a questa città il diritto di uscire di casa». In seguito i
piccoli hanno cominciato la loro lotta per il diritto al gioco su due
fronti: lo spazio, cioè le aree della città, e il tempo, chiedendo meno
compiti nei fine settimana e durante le vacanze.
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