Pisanu: "I nuovi Cpt: accoglieranno i clandestini e valuteranno le richieste d'asilo" di Andrea Gagliardi
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I Centri di permanenza temporanea cambieranno natura. Non saranno più solo luoghi di trattenimento degli immigrati clandestini in attesa di espulsione. Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, nel corso di un incontro con il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. "I Cpt - ha spiegato Pisanu - diverranno anche sedi per le commissioni chiamate a esaminare le richieste di espulsione dal territorio nazionale e per quelle che dovranno esaminare le domande di asilo. Diventeranno cioè luoghi dove si svolgeranno tutte le pratiche previste dalle norme nazionali ed internazionali per gestire il fenomeno dell'immigrazione clandestina". Il regolamento attuativo della legge Bossi-Fini in materia di asilo non è ancora stato applicato (la nuova procedura entrerà in vigore il 21 aprile) e già si intravedono all'orizzonte, insomma, centri polifunzionali nei quali trattenere chiunque si trovi sul territorio italiano come "irregolare". Richiedenti asilo compresi.
Un ibrido non previsto
Le associazioni impegnate sul campo in favore dei rifugiati non nascondo il loro disappunto. "Si tratta di affermazioni che ci stupiscono molto - afferma Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) - perché la Bossi-Fini e il suo regolamento attuativo tengono ben distinti i Cpt e i Centri di identificazione (Cdi) ed escludo perciò che le commissioni territoriali per l'esame delle richieste d'asilo possano operare all'interno dei Centri di permanenza temporanea. Si tratterebbe di una commistione impropria tra due istituzioni con natura giuridica diversa".
In realtà, quella che il ministro ventila non sarebbe una novità assoluta. Il centro di identificazione (Cdi) per richiedenti asilo di Borgo Mezzanone (Foggia) ha già funzionato saltuariamente come Cpt quando le altre strutture erano al completo. Potrebbe funzionare in maniera "mista" anche il Cpt di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), la cui aperura è prevista tra qualche mese. Il Cdi di Roma verrà costruito nella stessa area dove sorge il Cpt di Ponte Galeria. Ma è l'intero sistema che sembra avviato ad assumere una natura ibrida.
Immigrati irregolari in un unico calderone
"Le dichiarazioni di Pisanu sono sconcertanti - attacca Gianfranco Schiavone, vicepresidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) - non si possono confondere due tipologie diverse: i centri per l'esecuzione delle espulsioni dei clandestini e i centri per la protezione delle persone che hanno presentato domanda di asilo. Se si pensa di far convivere dentro la stessa struttura Cpt e Cdi, è chiaro che non ci si potrà aspettare un grande differenza nel trattamento delle persone". Il rischio insomma è quello di megastrutture, nelle quali le nuove commissioni territoriali per l'esame delle domande di asilo, istituite dai decreti attuativi della legge Bossi-Fini, saranno chiamate a svolgere un ruolo improprio. "Dire come fa il ministro Pisanu che i cpt ospiteranno le commissioni territoriali - prosegue Schiavone - significa stravolgere la natura di queste ultime la cui sede di lavoro dovrebbe essere, semmai, la Prefettura. Temo uno svilimento delle procedure di asilo e una commistione di funzioni".
Le critiche della Caritas
Le trasformazioni annunciate da Pisanu non piacciono neppure alla Caritas. "Non mi meraviglia la piega che stanno prendendo gli eventi - sostiene Le Quyen Ngo Dinh, responsabile dell'area immigrati della Caritas diocesana di Roma - dopo che i regolamenti attuativi della Bossi-Fini hanno stabilito la natura sostanzialmente chiusa dei centri di identificazione, con autorizzazioni limitate all'uscita. Quella preannunciata dal governo è una novità molto negativa perché acuisce nell'opinione pubblica e nelle forze dell'ordine l'equiparazione tra immigrato irregolare e clandestino. E invece c'è chi arriva in Italia senza documenti in regola perché fugge da guerre e persecuzioni". L'ubicazione dei centri di identificazione nelle vicinanze o negli stessi locali dei Cpt finisce solo per creare confusione. "Si tratta di una misura vessatoria - aggiunge Ngo Dinh - nei confronti dei richiedenti asilo, che saranno trattenuti in un'area militarizzata circondata con filo spinato. Bisognerebbe invece pensare ai centri di identificazione come a delle strutture aperte dove ospitare le persone per tutto il periodo necessario all'esame della loro domanda di asilo".
Il no della chiesa di base
Si schiera con fermezza anche la chiesa di base. Giorgio Poletti, missionario comboniano, parroco degli immigrati di Castel Volturno (Caserta), tra i promotori di una lettera aperta ai vescovi in favore della chiusura dei Cpt, non ha dubbi: "Le dichiarazioni di Pisanu mi sembrano indicare un peggioramento della situazione. I nomi possono cambiare ma la sostanza resta immutata. I Cpt continuano a essere dei centri di segregazione inaccessibili. E' una situazione intollerabile". Per questo padre Poletti rilancia la mobilitazione. E annuncia per dopodomani una conferenza stampa presso la sala stampa di Montecitorio insieme agli altri parroci firmatari della lettera indirizzata alle gerarchie ecclesiastiche. "Quella dei Cpt è una questione molto delicata - spiega Poletti - vogliamo tenere alta l'attenzione e far crescere le adesioni alla nostra battaglia". (21 marzo 2005 - ore 18.38)
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