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Il Programma (II parte)





dal programma elettorale di Rifondazione Comunista per le elezioni regionali
www.rifondazionetoscana.it - www.lucaciabatti.it



AMBIENTE: “ Acqua, Aria, Terra, Fuoco”


Una politica dei diritti per i beni comuni naturali

I processi economici della globalizzazione hanno creato maggiori disuguaglianze e povertà, distruzione accelerata di risorse naturali, pressione insostenibile sull’ambiente, aumento dell’inquinamento locale e globale. La crescente omogeneità dei processi produttivi e dei modelli di consumo sta provocando la scomparsa di culture e saperi locali, con la conseguente distruzione del paesaggio, delle colture, delle tradizioni locali. Occorre una politica che sappia garantire il diritto all’ambiente, come diritto universale ai beni comuni naturali per tutte le donne e gli uomini viventi, e che permetta la riproducibilità di questi beni per le generazioni future.
Anche la Toscana, che si colloca nella parte arricchita del mondo, presenta tutte le contraddizioni connesse al proprio inserimento nel mercato globale, con una impronta ecologica molto elevata ed un aggravamento crescente di tutti i problemi ambientali. La “nave” regione toscana, per riprendere una famosa immagine alla base del concetto di sviluppo sostenibile, ha ormai raggiunto un carico eccessivo, tale da rendere critiche le possibilità di equilibrio e di navigazione. Occorre fermarsi e fare pulizia, recuperare, scegliere e mettere in ordine le cose utili ed essenziali, avviare nuovi stili di vita e nuove economie basate sul consumo sobrio delle risorse idriche ed energetiche, sul rispetto dell’aria, della terra, della biodiversità. Con l’obiettivo di diminuire il carico della nave, per ricondurre l’impronta ecologica a livelli compatibili con l’ambiente e con le possibilità di sviluppo anche dei paesi impoveriti.


"Acqua"
Contro il processo di privatizzazione dell’acqua
In Toscana il processo di privatizzazione è tra i più compiuti rispetto all’Italia: la logica del profitto ha portato a consistenti aumenti delle tariffe, ad un peggioramento della qualità dell’acqua erogata, all’esclusione delle fasce sociali più deboli da un diritto garantito.
In Toscana l’acqua è di fatto un bene esclusivamente economico, una merce. Tutti i piani d’ambito si basano sull’aumento dei prelievi di acqua dolce e sull’aumento delle vendite, nonostante l’assenza di crescita demografica. I cicli industriale, agricolo-industriale e commerciale, che rappresentano circa l’80% dei consumi effettivi, continuano ad essere fortemente idrovori e, agevolati da irrisori canoni di concessione, a non praticare interventi di risparmio idrico. Il risultato di questo modello di sviluppo è l’abbassamento di tutte le falde acquifere ed il loro progressivo inquinamento sia da nitrati sia per salinizzazione, la diminuzione della portata e l’inquinamento dei fiumi, la subsidenza di molti territori.
Siamo contrari a una politica aziendalista del bene comune acqua, che conduce a una dipendenza delle comunità locali rispetto alle logiche economiche del mercato ed alla tendenza verso i mega impianti. Ne è un esempio la proposta di un nuovo depuratore a Santa Croce sull’Arno, che prevede interventi pesantissimi sui territori, con la distruzione di 24 piccoli depuratori, per permettere di far fronte all’uso sconsiderato dell’acqua da parte dell’industria conciaria.

Per la proprietà, produzione e gestione pubblica dell’acqua. In Toscana è stata lanciata una campagna per la ripubblicizzazione dell’acqua con una proposta di legge di iniziativa popolare. Facciamo nostra questa proposta e aderiamo agli obiettivi che essa si prefigge, in particolare:

rimodulazione della tariffa: per garantire da un lato il diritto all’acqua e dall’altro incentivare il risparmio idrico e penalizzare gli sprechi
dimezzamento dei prelievi di acqua dolce per consumi non idro-potabili entro il 2012
vincolo di mandato ai sindaci su piani d’ambito, tariffe, piani industriali che devono essere sottoposti all’approvazione dei Consigli Comunali
E’ necessario avviare concrete politiche di incentivazione del risparmio idrico anche per le attività produttive. Risulta non più rinviabile una politica di radicale revisione dei canoni di concessione per i grandi prelievi idrici industriali ed agricoli, attualmente vergognosamente bassi e con valore meramente ricognitivo, valorizzando le nuove competenze delle province in materia e vincolando i nuovi introiti a politiche per il risparmio idrico, per il disinquinamento e il riutilizzo delle acque.
Molti dei fiumi e dei bacini idrici toscani sono inquinati da decenni di attività produttive che hanno utilizzato i corsi d’acqua come discarica. A partire dal progetto pilota sul Fiume Cecina, parte di un più ampio progetto europeo, è necessario ampliare le attività di intervento a tutto l’ambito regionale, ai corsi d’acqua grandi e piccoli, con opere di controllo e di bonifica dei territori, per evitare che possano ripetersi episodi come quello del Merse.
Per una efficace e diffusa attività di intervento e controllo dell’inquinamento, è necessario rinnovare e potenziare l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale Toscana (ARPAT), come agenzia pubblica al servizio dei cittadini per la difesa dei beni comuni naturali, valorizzandone la trasparenza interna ed i terminali provinciali, che devono essere maggiormente radicati sul territorio e legati ai cittadini attraverso rinnovati momenti partecipativi.


"Aria"
Interventi strutturali contro l’inquinamento atmosferico.
L’inquinamento atmosferico sta aumentando ed è diffuso in maniera omogenea su gran parte dei territori regionali. Non sono sufficienti le sole politiche di emergenza, frammentarie e spesso inefficaci, che si limitano a impedire l’avvicinamento delle auto ai centri urbani. La diffusione omogenea dell’inquinamento nei centri grandi e piccoli, all’interno dei centri storici e nelle aree periferiche, richiede politiche strutturali che affrontino realmente le cause all’origine della cattiva qualità della nostra aria: un diverso sistema di mobilità urbana e territoriale, un più naturale e più efficiente funzionamento dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento dei luoghi di vita e di lavoro, un risanamento della microindustria diffusa attraverso sistemi produttivi con minor consumo di materiali e di energia, un sistema di governo dei rifiuti che rinunci alla pratica inquinante dell’incenerimento.

Riorganizzazione della circolazione delle merci.
Occorre privilegiare il trasporto ferroviario e marittimo invece di rincorrere lo sviluppo di nuove arterie stradali, riducendo in tal modo il numero dei veicoli su strada e incentivando in maniera decisa l’acquisto di mezzi ecologici per il sistema commerciale distributivo grande e piccolo. Siamo quindi favorevoli alla trasformazione della SS1 Aurelia in tipologia autostradale sul tracciato attuale, con alcune puntuali varianti, secondo il progetto definitivo presentato da ANAS nel luglio 2001, mentre siamo nettamente contrari alla proposta di un nuovo tracciato autostradale lungo la costa o in alternativa sulla collina. E’ necessario inoltre pensare a cicli produttivi “corti” che permettano un nuovo rapporto tra città e mondo rurale per quanto concerne produzione, commercializzazione e consumo delle produzioni agricole, e valorizzino al tempo stesso le culture e le colture produttive locali.

Mobilità pubblica negli spazi e nei tempi della vita quotidiana.
Le nostre città ed i nostri territori sono ormai organizzati su una mobilità quotidiana ed obbligatoria. Per questo la mobilità diventa oggi un diritto che deve essere garantito in forme compatibili con l’ambiente, l’aria che respiriamo e la qualità della nostra vita quotidiana. E’ necessario investire prioritariamente in interventi di:

mobilità pubblica e alternativa che permettano una decrescita del numero di automobili e del trasporto automobilistico privato. I prossimi anni devono vedere un’accelerazione del trasporto ferroviario regionale che, per capillarità del suo sviluppo, deve diventare l’arteria portante di un sistema metropolitano moderno, capace di offrire ai cittadini alta qualità del servizio, frequenza delle corse, certezza dei tempi di percorrenza, economicità dei costi
interconnessione trasporto pubblico e parcheggi scambiatori. Questo obiettivo richiede investimenti per una politica su vasta scala di parcheggi scambiatori allo scopo di privilegiare la mobilità elementare per tutti i centri abitati.


"Terra"
Tutela del patrimonio agricolo e della biodiversità.
Decenni di politiche liberiste hanno favorito l’abbandono delle campagne, disconoscendo economicamente e socialmente le funzioni di sorveglianza, manutenzione, gestione del territorio, tutela della biodiversità agricola che solo le aziende contadine possono svolgere. Senza le donne e gli uomini delle imprese agricole, senza il loro lavoro quotidiano, non c’è presidio del territorio e si lascia campo aperto alla cementificazione ed ai disastri ambientali. E’ necessario valorizzare il patrimonio agricolo, le produzioni tipiche e la tutela della biodiversità agricola, incompatibili con l’omologazione colturale e culturale rappresentata dagli OGM.
L’essenza del cibo globale è quella degli involucri di plastica, di processi produttivi complessi ed artificiosi, di prodotti spazzatura trasportati per migliaia di chilometri. Un modello che oggi mostra tutto il suo fallimento sia nel nord che nel sud del mondo, con grave danno per i lavoratori, i produttori agricoli, i cittadini consumatori, ed anche per i piccoli risparmiatori, come dimostrano gli esempi Cirio e Parmalat. La risposta di qualità, di garanzie economiche, sociali e ambientali resta soltanto quella della “sovranità alimentare” e del “ciclo corto”, le uniche che riescano a coniugare qualità, efficacia ed equità nei rapporti tra produttori e consumatori. Il punto di forza dell’idea di sovranità alimentare risiede nel controllo decentrato delle politiche della produzione e della distribuzione, capace di garantire a tutti e ovunque l’accesso al cibo con le soluzioni più giuste in base alle necessità proprie, alle diverse realtà, e alle culture del sud del mondo. Questo obiettivo si può raggiungere con il ciclo corto della produzione, che elimina la molteplicità dei passaggi dalla produzione al consumatore e mantiene la possibilità dell’esistenza dell’azienda contadina, della valorizzazione del territorio e del lavoro agricolo. Serve una grande alleanza tra contadini, cittadini consumatori, istituzioni, organizzazioni di massa per creare luoghi non solo di commercio diretto tra contadini e acquirenti, ma come elemento di socializzazione e recupero di saperi e sapori popolari che nessuna catena della grande distribuzione può garantire.

E’ necessario che la Regione Toscana assuma impegni concreti per :

tutelare il lavoro contadino come elemento prioritario di custodia del patrimonio collettivo. L'accesso alla terra da parte dei contadini e di soggetti che praticano economie di utilità sociale e forme di cura del territorio è oggi ostacolato dalle politiche di alienazione e di vendita delle terre pubbliche portate avanti dalla Regione Toscana, e da una situazione giuridico-normativa che continua a favorire la proprietà e la rendita attraverso la pratica degli sfratti
contrastare i processi di vendita e di privatizzazione in atto delle terre demaniali e pubbliche, come di quelle gravate da usi civici, chiedendo con forza la sospensione degli sfratti da proprietà private e decidendo la sospensione degli sfratti dalle proprietà pubbliche. Rivendichiamo l'uso sociale delle terre ad uso civico, valorizzando i beni comuni naturali e il rilancio di processi di difesa e di rinascita delle zone rurali.
sostenere le produzioni contadine legate al territorio con processi produttivi certi, con disciplinari severi sotto il profilo ambientale e sociale, organizzando una rete diffusa di mercati locali.
La nuova legge di Governo del territorio della Regione Toscana (L.R.1/2005) può essere utilizzata per sostenere questi impegni, valorizzando gli “statuti dei luoghi” in funzione della riappropriazione delle specificità territoriali per uno sviluppo autosostenibile, basato sull’utilizzo sobrio delle risorse locali e sul rispetto dell’ambiente.

“Governo” dei rifiuti urbani.
Sosteniamo la necessità di passare da una semplice politica di “gestione”, che accetta come naturale la realtà del mercato così come ci viene imposto dai processi economici della globalizzazione, ad una politica di “governo” dei rifiuti urbani, che si proponga una decrescita della quantità di rifiuti, un loro riuso, riciclaggio, recupero, costruendo un diverso rapporto con i processi produttivi e con i sistemi di consumo.
La Regione Toscana ha approvato un patto di gestione dei rifiuti che, senza alcun momento partecipativo da parte dei cittadini, privilegia e finanzia la realizzazione di numerosi inceneritori, prevedendo di mantenere le raccolte differenziate entro percentuali molto ridotte. Noi sosteniamo che devono essere perseguite prospettive diverse ed alternative, basate su reali incentivi alla riduzione dei rifiuti e sul potenziamento delle raccolte differenziate, valorizzando le politiche di riuso e riciclaggio..La soluzione degli inceneritori porta a non toccare i modelli di consumo esasperato che producono “rifiuti” inutili e superflui (i confezionamenti ad esempio), e non risolve neanche il problema delle discariche, perché il 30% dei rifiuti bruciati diventa un concentrato inquinante di polveri da smaltire.

Siamo tra i promotori dell’appello “Rifiuti Zero al 2020”: questo significa rafforzare da subito le raccolte differenziate e incentivare politiche di riduzione. E’ un obiettivo possibile (molte altre grandi città lo hanno fatto), economicamente vantaggioso per i cittadini, utile per l’ambiente e la salute, necessario sotto il profilo etico per stabilire un nuovo rapporto equo e solidale con il sud del mondo. E’ inoltre necessaria una moratoria degli impianti di incenerimento in Toscana, a partire da quello previsto per l’area metropolitana fiorentina, che permetta di valutare e realizzare concrete soluzioni alternative.
Alle politiche di potenziamento e sostegno della raccolta differenziata (a partire dal porta a porta) devono essere affiancate politiche severe per la chiusura dei cicli produttivi da parte delle attività industriali e commerciali (oggi invece furbescamente contraddette dalla pratica di “assimilazione” dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani) e politiche di incentivazione presso scuole, design, artigianato ecc. per la progettazione di manufatti realizzati con materiali recuperati.

Garantire il diritto alla casa.
Rendita fondiaria, mercato speculativo, precarietà lavorativa e sfratti negano il diritto primario alla casa. E’ necessario assumere la casa nella priorità dell’agenda politica con un piano di interventi ordinari e straordinari. Al primo punto indichiamo il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica. Non è più accettabile il taglio dei finanziamenti da parte dello Stato se questo nei fatti diventa la copertura per la Regione per non finanziare autonomamente questo settore. Con la riforma del titolo V, l’edilizia residenziale è ormai di competenza regionale. E’ necessaria una campagna straordinaria di finanziamenti statali e regionali.
Anche in questo settore le politiche di privatizzazione e aziendalizzazione sono andate avanti. Le incertezze della legge regionale hanno consentito la generale trasformazione delle tradizionali aziende e consorzi pubblici in società per azioni.

Una nuova politica regionale per la casa deve prevedere impegni concreti per:

La difesa e il miglioramento della legge regionale n° 96 del dic. 1996, l’unico modo per garantire il canone sociale e per rimettere in discussione la scelta di privatizzare il patrimonio pubblico
Un piano straordinario di investimenti vincolato all’aumento di patrimonio pubblico per soddisfare il fabbisogno sociale abitativo
Un piano di interventi per “comune garante e comproprietario per l’acquisto della prima casa” da parte delle giovani coppie e nuclei familiari sotto procedimento di sfratto per rispondere ai bisogni delle fasce sociali più deboli
Il recupero e autorecupero del patrimonio pubblico La Regione deve impegnare finanziamenti pubblici per il recupero di edifici, complessi e comparti di proprietà pubblica fatiscenti, al fine di agevolare il recupero edilizio e urbanistico attraverso l’autocostruzione d’intesa con soggetti singoli, nuclei, cooperative
Il sostegno all’affitto. Mantenere e aumentare l’attuale finanziamento regionale alle famiglie che corrispondono un canone nel mercato privato superiore alle proprie possibilità economiche, impegnarsi nella conferenza stato-regione per l’abolizione del canone libero nella legge nazionale n° 34198.


"Fuoco"
Ecoefficienza coniugata con equità.
La logica che domina gli interventi regionali in materia energetica, riaffermata nella recente legge regionale sull’energia, è quella della “ecoefficienza”: produrre consumando meno materiali e meno energia. Ma se l’ecoefficienza non è connessa ad un diverso modello di attività economiche e di consumi, si traduce di fatto in un aumento della crescita quantitativa ed in consumi energetici crescenti. Le previsioni di nuovi impianti di produzione elettrica e di trasformazione di quelli esistenti porteranno infatti nei prossimi anni ad un aumento della produzione elettrica in Toscana molto superiore ai fabbisogni regionali. A questa crescita dovrebbero far fronte due progetti di impianti tra Livorno e Pisa per l’approvvigionamento di gas tramite navi metaniere. Noi siamo contrari ad ambedue questi progetti non soltanto per motivi ambientali e per problemi di sicurezza, ma anche per un problema “etico”: facendo interamente nostro lo spirito di San Rossore, affermiamo che la loro realizzazione, in un mercato globale non regolato, aggrava i rapporti di dipendenza e l’impoverimento dei paesi del sud del mondo.

Nelle attuali politiche energetiche regionali, fonti rinnovabili e risparmio energetico non diventano prioritari, ma rimangono sullo sfondo, o come fiori all’occhiello che non modificano il modello energetico esistente. Occorre invece affermare anche localmente un nuovo modello di processi produttivi e di rapporti economici e sociali che possa garantire ad ogni essere umano delle generazioni presenti e future il diritto alla luce e all’energia. Nel quadro delle politiche europee e nazionali, poiché la Regione possiede attualmente le necessarie autonomie d’intervento, si deve operare innanzitutto per il seguente obiettivo:

soddisfazione delle esigenze energetiche della vita civile ed economica della Regione, secondo criteri compatibili con la sostenibilità dello sviluppo, con le esigenze di tutela dell’ambiente e della salute, con un rapporto di equità e cooperazione verso i paesi produttori del sud del mondo.
Un nuovo ruolo del pubblico nel governo dell’energia.
E’ necessario recuperare un ruolo nuovo del pubblico e della programmazione pubblica in campo energetico, anche in presenza del sistema nazionale orientato alle logiche liberiste, proprio rilanciando la promozione e l’incentivazione prioritaria del risparmio energetico (cominciando in particolare da “tutti” gli edifici pubblici ) e delle fonti rinnovabili (cooperazione tra enti pubblici, ruolo delle agenzie energetiche provinciali e locali, cittadini consumatori-produttori). Occorre incentivare non solo il consumo energetico critico, ma anche la produzione energetica critica.

Sono necessari quattro obiettivi di consapevolezza e di intervento:

Le risorse naturali sono limitate.
L’impatto ambientale e climatico dell’inquinamento è ormai vicino ad un punto di non ritorno, e Kyoto non è più sufficiente. Occorre porsi obiettivi molto più avanzati: almeno una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% entro il 2020 rispetto al 1990.
Il quadro globale, con l’iniquità e l’insostenibilità sociale ed ecologica richiede di adottare e realizzare anche localmente elementi di equità e solidarietà e non solo di ecoefficienza.
Necessità di realizzare politiche locali di autosostenibilità, attraverso l’uso razionale e partecipato delle risorse locali, mettendo al primo posto il risparmio energetico ed un diverso modo di consumare, le energie rinnovabili ed un diverso modo di produrre.

www.leggepopolareacqua.org
www.forumambientalista.it/toscana.htm




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