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COMUNICATO STAMPA
L'UNIVERSITA' PROTESTA, E IL MINISTRO RINUNCIA AL CONVEGNO

Stamattina, mercoledi 16 marzo, la ministra Letizia Moratti era
invitata ad un convegno sulla mobilità europea dei ricercatori al
Consiglio Nazionale delle Ricerche. La provocazione era evidente: la
"mobilità internazionale dei ricercatori", che potrebbe essere una
risorsa da valorizzare, in Italia si traduce nella ben più concreta
"fuga dei cervelli", ovvero la ricerca all'estero di condizioni di
studio e di lavoro migliori che in Italia. La realtà del fenomeno è
confermata dall'assenza di ricercatori stranieri nei nostri
laboratori. E la riforma della ricerca, il DDL Moratti, che prevede di
eliminare la figura del ricercatore e precarizzare ulteriormente il
lavoro scientifico, aggraverà ulteriormente questa situazione.

Alla provocazione di un ministro ormai screditato presso l'intera
comunità scientifica, ricercatori e studenti hanno risposto con un
presidio di fronte al CNR di p.le Aldo Moro, a sua volta protetto
dalle forze dell'ordine. Come in altri appuntamenti, forze politiche e
sindacali erano assenti. Si tratta di una delle tante iniziative di
protesta spontanea che scuotono le università in questi giorni: solo
ieri i collettivi studenteschi avevano "assediato" il Consiglio di
Amministrazione della Sapienza, per protestare contro gli aumenti
delle tasse di iscrizione all'università recentemente introdotti dal
rettorato.

La manifestazione di oggi ha raggiunto i suoi obiettivi: il ministro
Moratti ha preferito disertare il convegno pur di non affrontare
l'ennesima contestazione: il convegno era già stato rimandato il 12
gennaio proprio per evitare "brutte figure" al ministro. Dopo qualche
momento di tensione con le forze dell'ordine, i manifestanti hanno
ottenuto che una delegazione di studenti e ricercatori intervenisse al
convegno: sono loro i primi a subire le condizioni di studio e lavoro
nelle università che costringono i ricercatori ad una "mobilità"
obbligata e gli studenti ad una "flessibilità totale" che inizia sin
dalla loro formazione.

L'intervento della delegazione ha evidenziato la contraddizione tra le
strategie di integrazione europea della ricerca e le politiche del
governo Berlusconi sul piano nazionale, che mettono i ricercatori e le
ricercatrici in condizioni ben peggiori di quelle dei colleghi
europei. Senza il ritiro del DDL Moratti e le dimissioni del ministro,
la ricerca e l'università italiana sono destinate a diventare un peso
morto nel panorama culturale europeo.

Studenti e ricercatori precari




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