[Cerchio] Fw: [Geopolitica] BUSH HA ORDINATO L'ATTACCO CONTR…

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Autor: clochard
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Asunto: [Cerchio] Fw: [Geopolitica] BUSH HA ORDINATO L'ATTACCO CONTRO SGRENA E CALIPARI

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From: "fr_abbe" <fr_abbe@???>
To: <Lista_di_Geopolitica@???>
Sent: Sunday, March 13, 2005 2:47 PM
Subject: [Geopolitica] BUSH HA ORDINATO L'ATTACCO CONTRO SGRENA E CALIPARI




BUSH HA ORDINATO L'ATTACCO CONTRO SGRENA E CALIPARI
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?
name=News&file=article&sid=746

    Nicola Calipari ha già superato di più di 200 metri il perimetro
di sicurezza attorno all'aeroporto di Bagdad, quando riceve chiamata
sul suo cellulare. "Sì?" risponde, e si rende conto immediatamente
che è una trappola (1). E mentre il vice-capo Calipari impreca e si
getta su Giuliana Sgrena per proteggerla, i sicari di Langley sparano
più di 300 proiettili contro l'auto degli italiani.
DI JOE VIALLS


Se l'amministrazione americana vuole dimostrare di non avere ordinato
alla CIA di tendere un'imboscata e uccidere brutalmente Nicola
Calipari, all'interno della zona di sicurezza dell'aeroporto di
Bagdad, tutto quello che deve fare è consegnare l'auto crivellata di
proiettili alle autorità italiane, perché facciano su di essa
approfondite indagini scientifiche. Negli ultimi anni innumerevoli
programmi televisivi ci hanno spiegato, con tediosa monotonia, che
gli esperti della scientifica potranno confrontare gli schizzi di
sangue della orribile ferita alla testa di Calipari con i campioni di
riferimento presenti in Italia. E potranno confrontare il sangue sul
sedile dell'auto con quello sugli abiti della giornalista ferita,
attualmente in ospedale. Potrebbero gli americani ingannare gli
italiani, sostituendo gli interni dell'auto con altri dello stesso
tipo, però con meno buchi di pallottola? A dispetto di New York, la
cosa non funzionerebbe. Particelle del sangue di Calipari,
vaporizzato dai proiettili ad alta velocità, sono penetrate in ogni
angolo e fessura del veicolo, il che renderebbe palese, per gli
esperti italiani, ogni manomissione dell'auto.







"Ritengo assurdo insinuare che nostri uomini e donne in uniforme
abbiano preso deliberatamente di mira civili innocenti. E'
semplicemente assurdo," ha detto Scott McClellan, portavoce della
Casa Bianca.
E' stata la necessità primaria di nascondere le prove, maledettamente
evidenti, di un attacco massiccio e premeditato, che ha dettato la
scelta finale del luogo dell'assassinio: ben all'interno del
perimetro difensivo americano, pesantemente fortificato, intorno
all'aeroporto di Bagdad, cioè fuori della portata delle fotocamere
della Guardia Repubblicana e dell'Esercito Mehdi, ormai
collettivamente conosciuti come "La Resistenza". Tutti i posti di
blocco americani all'aeroporto di Bagdad sono disposti all'esterno,
sulla strada di accesso, dove vengono spesso fotografati da soldati e
agenti della Guardia Repubblicana, il che conferma indirettamente ciò
che i media italiani dicono, che l'auto di Calpari e Sgrena "aveva
già attraversato tutti i posti di blocco, quando è stata attaccata
senza preavviso". Se il veicolo italiano fosse stato attaccato presso
uno di questi posti di blocco esterni, la Guardia Repubblicana (che
aveva predetto con precisione che gli americani avrebbero cercato di
uccidere Sgrena e Calipari) a quest'ora avrebbe già diffuso immagini
dell'auto crivellata, tramite al-Jazeera, Uruknet e altri canali.

Purtroppo la Guardia Repubblicana non è stata in grado di farlo,
dando così agli esperti di propaganda di New York il tempo di sviare
l'attenzione del pubblico verso qualcosa di più appetibile (e
attendibile), sotto le spoglie dell'"incidente". Fintan Dunne,
curatore di BreakForNews.com, riferisce:
"Nei blog di destra circola una foto che si pretende mostri l'auto in
cui Giuliana Sgrena è stata ferita e Nicola Lipari colpito a morte.
La foto viene usata per creditare il resoconto della Sgrena sulla
sparatoria. In essa si vede una Sedan a quattro porte con soltanto il
finestrino dalla parte del guidatore in frantumi, e nessun foro di
proiettile sulla carrozzeria. Questo confuta la "pioggia di
proiettili" descritta da Sgrena ed altri, e propaganda la tesi
dell'esercito USA, che si sia trattato solo di una "disgrazia"."







La macchina di Sgrena? No. E' di un'iracheno qualsiasi.
Tagliando corto, c'è il 100% di probabilità che l'amministrazione
americana non consegnerà mai il veicolo coinvolto nell'attacco, né
agli esperti italiani né ad altri, perché l'automobile in questione è
già stata carbonizzata, passata e ripassata sotto un bulldozer, per
eliminare anche la più piccola prova. Tutto questo col tacito
consenso del Primo Ministro italiano (e ragazza pon pon degli
americani) Silvio Berlusconi. Caso chiuso.

Per comprendere le ragioni per le quali politici in Italia e in
America desiderassero che proprio questi agenti dei servizi segreti,
proprio questa giornalista, fossero uccisi, bisogna capire che in
Iraq esistono due tipi ben distinti di "ostaggi". La stragrande
maggioranza dei sequestri è opera della CIA e del Mossad, che
provvedono a mettere in circolazione materiale video contenente
sadismo e atrocità, attribuendoli ai "Malvagi Terroristi Islamici".
La più famosa di queste messe in scena è probabilmente quella degli
agenti del Mossad (naturalmente sotto le spoglie di musulmani)
che "decapitano" Nicholas Berg, un prigioniero inoffensivo che non
era stato condannato a morte da nessun tribunale. Ora, anche se
noi "giudeo-cristiani" occidentali uccidiamo arbitrariamente gente
inoffensiva e incolpevole, ubbidendo al nostro governo e senza temere
alcuna conseguenza (ad esempio a Panama, in Colombia, Serbia,
Palestina, Iraq eccetera), le cose sono molto diverse per chi vive
sotto una pur essenziale Legge Islamica di un paese laico come
l'Iraq. Se un gruppo di musulmani fosse davvero responsabile della
morte di Berg, i suoi membri sarebbero stati sottoposti a una caccia
spietata, catturati, imprigionati, e infine legalmente condannati a
morte dalle loro stesse autorità. La resistenza irachena non opera
alcuna presa di ostaggi, sebbene talvolta sia costretta dalle
circostanze a catturare prigionieri per un periodo limitato, di
solito per coprire il ripiegamento delle sue forze da una zona di
combattimento. Il caso più noto è probabilmente quello di Thomas
Hamill, un camionista quarantatreenne del Mississippi. Secondo quanto
egli stesso racconta, i suoi catturatori della Guardia Repubblicana
gli fasciarono il braccio rotto, e non lo torturarono, né
minacciarono in alcun modo. Condivise con loro le stesse magre
razioni, finché non gli fu permesso di "fuggire" nella generica
direzione di un convoglio americano. La Guardia Repubblicana combatte
per la sopravvivenza della sovranità del proprio paese, e non ha né
tempo né cibo da sprecare per intrattenere ospiti americani. Tutto
questo potrà suonare nuovo per molti lettori, ma non lo è affatto per
la Central Intelligence Agency o per il Mossad. Infatti le due
agenzie controllano tutti i sequestri di propaganda (2), e sapendo
molto bene che gli iracheni non prendono affatto ostaggi,
il "rapimento" di Giuliana Sgrena le ha fatte precipitare nel panico.
Chiaramente né la CIA né il Mossad l'avevano in loro custodia, eppure
eccola lì in televisione, che invoca il ritiro delle truppe italiane
dall'Iraq.


<

L'assassinio propagandistico di Nicholas Berg a Bagdad, da parte del
Mossad.
E' abbastanza ovvio che l'alleato italiano sapesse come funzionano i
sequestri di propaganda di CIA e Mossad, tanto da aver partecipato
attivamente alla disinformazione americana in almeno due occasioni.
La prima fu la liberazione congiunta di Simona Pari e Simona
Torretta, le due operatrici di una ONG rapite dal Mossad nel
settembre 2004, mentre la seconda riguardò quattro addetti alla
sicurezza sequestrati dalla CIA. Strilli e fracasso per pompare
psicologicamente il mito dei "Malvagi Terroristi". Ma il "rapimento"
di Giuliana Sgrena è stato completamente diverso. Non c'è voluto
molto perché gli americani fiutassero il pesante coinvolgimento dei
servizi segreti italiani nella faccenda, il che introduceva un terzo
incomodo nella pratica dei sequestri propaganda, senza che fosse
consultato l'alleato americano. Una cosa davvero di cattivo auspicio,
dato che l'ultima volta in cui le comunicazioni tra "alleati" si
interruppero (in una missione all'estero), fu quando l'America invase
la Somalia, e tutti sappiamo cosa è successo in seguito alle truppe
americane.

Riacquistando lucidità, gli americani si sono resi conto che i
servizi italiani avevano operato perché il poco brutale "rapimento"
di Giuliana Sgrena fosse realizzato da nientemeno che la Guardia
Repubblicana, che le stava riempiendo la testa, il taccuino e la
fotocamera con prove schiaccianti dei crimini di guerra americani in
Iraq (specialmente a Falluja), mentre Nicola Calipari lavorava dietro
le quinte. E' estremamente improbabile che Sgrena conoscesse la vera
identità dei suoi "rapitori", ma deve aver capito che la stavano
usando come un canale affidabile verso il mondo esterno.

Agli occhi degli americani Nicola Calipari non solo era una spia e un
traditore, ma sembrava avesse reclutato una delle più pericolose
giornaliste d'Europa. Sebbene il Primo Ministro Silvio Berlusconi sia
personalmente proprietario del più grande impero mediatico italiano,
certamente non possiede o controlla il quotidiano comunista Il
Manifesto, per il quale lavora Giuliana Sgrena. Non c'è dubbio che
Giuliana Sgrena stesse cinicamente usando Nicola Calipari, così come
lui usava cinicamente la giornalista, in quello che si potrebbe
descrivere come un matrimonio di convenienza, dove ognuno rammenta il
vecchio adagio: "Il nemico del mio nemico è mio amico." Giuliana si
trovava in Iraq essenzialmente come rappresentante di quel novanta
per cento di italiani che per ragioni umanitarie vorrebbe il ritiro
dei loro tremila soldati, mentre Nicola era lì come rappresentante di
potenti "vecchi europei" e di altri burocrati che ugualmente
desiderano il ritorno a casa di quelle truppe, anche se per ragioni
un po' diverse. Visto che entrambe le parti mirano allo stesso
risultato, non c'è da stupirsi che si fosse formata tra Calipari e
Sgrena una "micro-coalizione".



Molti servizi segreti europei hanno all'interno forti correnti che
spingono per il ritiro immediato delle loro truppe dall'Iraq, e la
stessa cosa vale per l'Italia. Quindi Nicola Calipari, vicedirettore
delle operazioni antimafia dei servizi segreti italiani, prima della
sua morte dirigeva una delle più potenti parti in causa. Su di lui
gravava il compito di riportare 3000 soldati sani e salvi alle loro
famiglie, contro gli espliciti ordini del "democraticamente eletto" e
ras dei media Silvio Berlusconi. Da parte di Calipari, mettere
Giuliana Sgrena nelle mani della Guardia Repubblicana era l'unica
azione abbastanza efficace da mandare di nuovo in piazza gli italiani
a chiedere il ritorno dei loro soldati. Nicola Calipari sapeva
benissimo che i servizi segreti italiani non avrebbero mai potuto
chiedere pubblicamente il ritiro delle truppe, perché il comune
cittadino italiano avrebbe fiutato un inganno, malgrado non ce ne
fossero.

Per Giuliana Sgrena le cose erano completamente diverse. Era ben
conosciuta, rispettata e godeva di indiscussa credibilità,
specialmente dopo essere tornata in patria a riferire i terribili
particolari dei crimini di guerra americani contro donne e bambini
dello stato sovrano iracheno. C'erano le crudeli bombe a grappolo,
che avevano devastato interi villaggi; i bombardieri AC130 (3) che
facevano piovere morte attraverso le finestre delle case, soldati
sghignazzanti che irrompono in abitazioni private per perquisire o
mitragliarne gli occupanti. Tutto questo, e anche peggio, nel sacro
nome della "democrazia" in stile newyorkese.

Ancora una volta, spinti dall'efficace quadro dipinto da Giuliana
Sgrena, italiani furiosi avrebbero invaso le strade di Roma,
pretendendo dal lacché di New York, Silvio Berlusconi, di riportare a
casa i soldati, e questa volta Berlusconi avrebbe potuto essere
costretto ad accontentarli. Quella di Nicola Calipari era stata una
scelta ispirata, ma l'informazione è filtrata fino a Bush e
Berlusconi. I due attempati criminali di guerra decisero che l'unico
modo di rimediare a quel casino sarebbe stato di uccidere sia Sgrena
sia Calipari, prima che potessero lasciare l'Iraq.

Non è che George W. Bush abbia firmato qualcosa come un "ordine di
uccidere", è ovvio: ha solo dovuto telefonare a Langley, in Virginia,
dove di assassini a buon mercato ce n'è in quantità, e loro sanno
esattamente cosa fare, e come farla. Difatti la soluzione venne quasi
da sé.

Nicola Calipari avrebbe potuto occuparsi da solo del prelevamento di
Giuliana Sgrena da una casa sicura della Guardia Repubblicana, poco a
ovest della "zona verde" di Bagdad, ma sarebbe rimasto esposto nel
transito per l'aeroporto, controllato dagli americani, dovendo
raggiungere l'elicottero italiano che li aspettava. Era quella la
finestra a disposizione, e la CIA riunì con celerità un'unità di
eliminazione.






Per più di nove mesi, la strada che va dalla Zona Verde all'aeroporto
di Bagdad è stata la più pericolosa dell'Iraq, completamente off-
limits per qualsiasi veicolo della coalizione, inclusi i mezzi
corazzati. Il fatto che fosse permesso a Nicola Calipari e Giuliana
Sgrena di percorrerla indisturbati in un'automobile scarsamente
blindata, dimostra che erano sotto la diretta protezione della
Guardia Repubblicana, cioè sotto la protezione dei rappresentanti
militari del legittimo governo iracheno.
Secondo le sue stesse dichiarazioni, Giuliana Sgrena ha potuto
verificare personalmente che i suoi ospiti erano della Guardia
Repubblicana, piuttosto che "terroristi" o "insorti", anche se al
momento potrebbe non essersi resa conto delle implicazioni delle sue
parole, arrivando in Italia ferita e confusa. Il quotidiano italiano
La Stampa ha riferito domenica che Sgrena ribadiva di essere stata
rilasciata volontariamente dai suoi rapitori. "Non mi hanno mai
maltrattato, ma vorrei che le cose fossero andate meglio l'altra
notte [all'aeroporto]", ha detto l'esausta giornalista ai colleghi
del quotidiano di sinistra Il Manifesto che l'hanno riabbracciata
sull'aereo. La dichiarazione più importante è quella secondo cui
Giuliana "era stata avvertita dai suoi sequestratori che gli
americani non volevano che lei lasciasse l'Iraq." A parte gli stessi
americani, gli unici in Iraq ad avere la possibilità di intercettare
frammenti di trasmissione sui piani per ucciderla sarebbero stati
membri della Guardia Repubblicana, attraverso i loro contatti col
servizio di intercettazione del russo GRU (4). Ora come ora, solo i
russi riescono a craccare i codici degli americani.

Malgrado il clamore attorno al suo rientro in Italia, Giuliana Sgrena
non è ancora fuori pericolo. Uno dei media di proprietà del Primo
Ministro italiano la mette giù così: "Un membro del governo italiano
ha consigliato alla Sgrena, che scrive per un giornale comunista
costantemente contrario alla politica statunitense in Iraq, di essere
prudente nelle sue dichiarazioni sull'accaduto, e ha detto che la
sparatoria non avrebbe influenzato il sostegno dell'Italia
all'amministrazione Bush." Tutto ciò è formalmente ineccepibile, ma
la fonte giornalistica ha discretamente dimenticato di citare il nome
del "membro del governo" che ha dato l'avvertimento a Sgrena, il che,
se ci si pensa, è un'omissione alquanto strana. Anzi, perché farla,
questa omissione?

Forse l'omissione è giustificata dal fatto che il membro del governo
coinvolto era lo stesso Primo Ministro Silvio Berlusconi, che è anche
proprietario della fonte giornalistica, e ne controlla sia il lavoro
sia i contributi. Berlusconi è un bullo prepotente che non ha tempo
da perdere con un giornalismo veritiero, e i suoi dipendenti hanno
imparato alla svelta che il loro compito è di diffondere solo le
notizie che lui gli dice di diffondere.

Chiedersi come mai George W. Bush si sentisse autorizzato a ordinare
l'uccisione di Nicola Calipari e Giuliana Sgrena sarebbe del tutto
inutile. Durante i suoi mattutini incontri di preghiera alla Casa
Bianca, George accenna spesso al fatto che il suo Dio Talmudico lo ha
autorizzato a uccidere chiunque gli pare, quando gli pare, in una
progressiva "santa crociata" per portare la "democrazia" (cioè
l'egemonia e lo schiavismo di Wall Street) agli "autocratici"
e "dittatoriali" popoli del medioriente.






I dittatori fascisti come Silvio Berlusconi (foto in alto) non hanno
l'abitudine di precipitarsi all'interno di un aereo per dare il
bentornato a una giornalista comunista. E' a questo punto che
l'inviato di Wall Steet Berlusconi ha brutalmente suggerito che la
reporter del Manifesto avrebbe fatto neglio a tacere, o altrimenti...
Ferita gravemente a spalla e polmone, Giuliana Sgrena deve aver
trovato l'incontro senza dubbio minaccioso. Poi, a riprova del fatto
che Sgrena era prigioniera nel suo stesso paese...
Secondo qualsiasi plausibile criterio psicologico, George W. Bush è
matto come un cavallo, il triste risultato di una fondamentale
debolezza intellettiva, dell'inabilità a volare coi jet della Guardia
nazionale, dell'eiaculazione precoce e di una strisciante ma
inarrestabile megalomania. E' circondato da adulanti giullari come
quella "mente brillante" (secondo il New York Times) di Condoleeza
Rice, che con la sua criminale incompetenza, mentre era Consigliere
per la Sicurezza Nazionale, ha messo l'economia americana in
ginocchio. Quante di queste "menti brillanti" si può ancora
permettere l'America?

Anche se politici europei come Blair e Berlusconi sono sfegatati
ammiratori di George e della sua "illuminazione religiosa", sono
sempre di più gli accorti burocrati europei che la pensano
diversamente. I loro funzionari di intelligence, in particolare,
hanno assistito all'irriferibile livello delle atrocità americane in
Iraq, il che li ha portati a preoccuparsi sempre di più della
sicurezza a lungo termine in Europa e in Medioriente. Per gli europei
i crimini di guerra non sono una novità, ne hanno commesso a migliaia
durante la loro epoca coloniale, ma qui il poblema è di scala. Fare a
pezzi qualche centinaio di indigeni malmostosi era già grave, ma non
al livello del massacro di più di 45.000 donne e bambini iracheni con
ordigni a frammentazione costruiti allo scopo, o del radere al suolo
l'intera Città delle Moschee (Falluja) con l'uso di ogni arma pesante
conosciuta. Beppe Stalin ne sarebbe compiaciuto, ma i servizi segreti
europei non ridono.

Forse ci vorrà ancora molto tempo, ma le istituzioni europee alla
fine capiranno quello che i russi sapevano prima che l'America
cominciasse la sua "crociata" in Kuwait: L'Iraq era l'esca appetitosa
di una gigantesca trappola tesa alla totale distruzione dell'America
e dello stato ebraico, e l'unica speranza per il futuro sia
dell'Europa sia del Medioriente è un dialogo diretto tra istituzioni
europee e il legittimo governo dell'Iraq, rappresentato in questo
caso dai comandanti della Guardia Repubblicana.

Su questo verteva la missione di Nicola Calipari. Prima ristabilire
contatti ed effettive relazioni con la Guardia Repubblicana, poi
trovare il modo di riportare le truppe italiane a casa, rendendo
intollerabile la pressione popolare su Berlusconi. E' triste dirlo
dopo la sua morte, ma la missione di Calipari si può a ragione
definire un successo. E non era nemmeno l'unico emissario europeo ad
aver parlato con la Guardia Repubblicana. Entro la metà del 2005 non
ci sarà più un europeo in Iraq, e gli unici abbastanza stupidi da
mandare altra carne da cannone a morire per l'America, saranno i
tardi e ossequiosi politici di Canberra.

Gli europei hanno solo agito in tempo. George il crociato ormai batte
in testa, ordinando scriteriatamente alla Siria di ritirare le truppe
dal Libano, sostenuto solo da un migliaio di manifestanti cristiano-
maroniti a Beirut, ognuno dei quali compensato con 50 dollari al
giorno dal terrorizzato stato ebraico, per fare pseudo-dimostrazioni
in favore della "democrazia". Ma poi George sorvola del tutto sulla
controdimostrazione di 250.000 libanesi, riunitisi gratis, che gli
dicono no, usando espressioni inequivoche tipo "Vaff..." e "Resta
fuori dal nostro paese".






Il crociato George allo specchio, che fa' pratica di dito puntato
Meglio lasciare perdere e tornarsene a casa, George! Il tentativo
fatto da Wall Steet di invadere, occupare e controllare i paesi
produttori di petrolio del Medioriente è fallito, e non ci saranno
mai eleganti piccoli insediamenti ebraici sparsi sulle colline da
Gaza fino ad Abadan.

Quando il tempo sarà compiuto, il maglio siriano-libanese percuoterà
l'illegale stato ebraico, distruggendolo completamente. Una benvenuta
cortina di pace si stenderà su Europa e Medioriente per più di un
secolo, con il ricordo della crudele America ridotto a un sogno
spiacevole, che sbiadisce fino a scomparire.

Joe Vialls
articolo orginale: http://www.vialls.com/italy/sgrena.html
Traduzione per www.Comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO

note del traduttore: (1) Nel testo si parla di positive ident trap:
una positive ident (identificazione positiva, o conferma di
identificazione) si ha, ad esempio, quando si riesce ad attribuire
un'impronta digitale di ignoti a un individuo con nome e cognome.
Nelle situazioni come quella irachena, invece, l'espressione si
riferisce all'acquisizione di dati sulla natura e identità di un
possibile obbiettivo (in questo caso un veicolo e i suoi occupanti),
cioè se sia o meno una minaccia concreta. Vialls sostiene che nel
caso di Calipari la chiamata sul cellulare sia stata un caso di
positive ident trap (identificare con lo scopo di attaccare, cioè):
lo avrebbero chiamato non per assicurarsi che l'auto non fosse una
minaccia, ma per assicurarsi che avesse a bordo lui e la giornalista
italiana, proprio perché avevano intenzione di ucciderli.

(2) Vialls li definisce sequestri false flag, espressione che si usa
quando il membro di una gang urbana indossa i colori di un'altra
gang, per attribuirle, falsamente, un'azione.

Un filmato a infrarossi girato da un C130, che mostra due di queste
azioni di distruzione, si può scaricare all'indirizzo:
http://www.luogocomune.net/lc/modules/news/article.php?storyid=530

(4) Glavnoye Razvedyvatelnoye Upravlenie: sono i servizi segreti
militari russi. Notizie: http://www.fas.org/irp/world/russia/gru/ -