[NuovoLaboratorio] Bolzaneto: pronta la memoria per la compr…

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Auteur: antonio bruno
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Sujet: [NuovoLaboratorio] Bolzaneto: pronta la memoria per la compromissione dei diritti umani
lavoro repubblica


Il documento dell´accusa sulle violenze in caserma durante il G8 sarà
consegnato giovedì all´udienza preliminare
Bolzaneto, pronta la "memoria"
"Una sostanziale compromissione dei diritti umani fondamentali"
"Una sostanziale compromissione dei diritti umani fondamentali"
Bolzaneto, pronta la "memoria"


Più di settecento pagine messe insieme dai pm Petruzziello e Ranieri Miniati
MASSIMO CALANDRI



L´INQUIETANTE immagine sul frontespizio è quanto mai emblematica di una
delle pagine più brutte della recente storia della democrazia in Italia. Un
lungo interminabile corridoio sul quale a sinistra e destra s´affacciano
tante stanze, illuminate da una luce fredda. Una fotografia che rimanda un
senso di vuoto, di solitudine. Di paura. «Alessandro Perugini più 46»: è
questo il titolo, cui seguono settecento e passa pagine suddivise in cinque
capitoli. E´ la tanto attesa memoria della Procura di Genova sui soprusi e
le violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del luglio
2001. Per tre giorni e tre notti il «centro di temporanea detenzione»
accolse 255 no-global - compresi i ragazzi ospiti della Diaz - fermati da
carabinieri e polizia nel corso degli scontri legati al vertice
internazionale. Furono picchiati, umiliati, torturati: divennero fantocci
senza nome e dignità nelle mani di uomini e donne che per qualche
misterioso motivo _ motivo che nessuno ha mai voluto analizzare, perché
all´interno delle forze dell´ordine si è innescato un pericoloso meccanismo
di rimozione - si trasformarono in persecutori, gettandosi alle spalle anni
di onorato servizio. Il corridoio immortalato nel frontespizio è appunto
uno di quelli della caserma di Bolzaneto, e la memoria è dei pm Patrizia
Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati, che in questo fine settimana
chiudono le ultime pagine - dedicate alle considerazioni giuridiche sui
reati presi in considerazione - di un documento che sarà consegnato nel
corso dell´udienza preliminare di giovedì prossimo.
Nei cinque capitoli - suddivisi per: organizzazione della
struttura-Bolzaneto, denunce, descrizione dei fatti, singole attribuzioni,
considerazioni giuridiche - i pm si soffermano sulle responsabilità penali
ma anche su quelle morali di chi - dai vertici di questura e prefettura
fino all´allora ministro dell´Interno, Claudio Scajola - aveva il compito
di gestire l´ordine pubblico durante il G8. Nella memoria dell´accusa il
sostantivo «lager» comparirebbe più volte, pronunciato da alcune vittime e
mai dai pm: che però disegnano senza incertezze il profilo di un campo di
concentramento. Con gli arrivi di gruppo dei detenuti. Le lunghe attese. Le
code interminabili. Le minacce. Gli insulti. Con una sorta di «comitato di
accoglienza» che prendeva a calci, pugni e sputi i fermati. Le gambe
divaricate. Senza mangiare, per ore e giornate intere. Senza bere. Senza
poter comunicare con un avvocato. Senza che le famiglie di appartenenza
fossero avvertite. Senza poter andare in bagno. Costretti a sporcarsi,
impossibilitati a pulirsi. Poi accompagnati in bagno, la porta sempre
aperta. Ragazze obbligate a spogliarsi davanti ai poliziotti. Intimidite,
molestate sessualmente. Il taglio dei capelli. ?Scalpi´ mostrati come
trofei. La fine della legalità e della giustizia, insomma. Chiamatelo
lager, chiamatelo campo di concentramento, chiamatelo come volete: per
ognuno degli episodi verificatisi, in altri contesti sono state aperte
inchieste davanti alla Corte europea dei diritti dell´uomo. Qui gli episodi
hanno tutti un solo scenario, che li contiene e li esalta. E se a qualcuno
non piacciono i termini «sadismo» e «tortura», ci si può limitare a quelli
ufficialmente trascritti: a Bolzaneto ci fu una «sostanziale compromissione
dei diritti umani fondamentali» delle vittime, costrette a subire
«comportamenti inumani e degradanti».
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"Eppure il vento soffia ancora...."

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antonio bruno FORUM AMBIENTALISTA MOVIMENTO ROSSO VERDE 339 3442011
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Vogliamo aiutare le vittime della violenza delle forze dell'ordine a Genova
(luglio 2001).
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