[NuovoLaboratorio] voltri, rilancio pwer il "dentino"

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Author: Andrea Agostini
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Subject: [NuovoLaboratorio] voltri, rilancio pwer il "dentino"
da repubblica.it
domenica 6 marzo 2005

Sarà lungo 150 metri, verrà realizzato su palafitte e servirà esclusivamente
al traffico ferroviario

Voltri, Novi rilancia il "dentino" "Quel binario sul mare ci salverà"

"Ne ho già parlato con i comitati. L´opera servirà solo a spostare merce sui
treni"
"E´ vero, i soldi pubblici sono finiti, ma ce ne sono in giro tanti privati,
attiriamoli qui"
MASSIMO MINELLA

Risorge il "dentino" di Voltri, pietra dello scandalo e oggetto di
inenarrabili battaglie alla metà degli anni Novanta e oggi candidato a
diventare il fulcro di un piano ferroviario che punta a ridurre il numero
dei camion in entrata e in uscita dal terminal. «Ai comitati ne ho già
parlato - svela il presidente dell´authority genovese Giovanni Novi,
chiudendo il convegno "La città e il porto, il progetto Piano e altre
proposte" organizzato dal Rotary International al Ducale - A loro ho
spiegato che si tratta di un´opera fondamentale per aumentare il traffico
via treno di Voltri». Non un molo riservato all´accosto di navi, ma un
"binario" che dal sesto modulo si allunga per 150 metri a esclusivo uso dei
treni che arrivano alle spalle della grande banchina. «Sarà un´opera
leggerissima, costruita su palafitte, con un costo contenuto, fondamentale
per togliere un grande numero di mezzi pesanti dalla strada» precisa Novi
che giura di aver trovato la massima disponibilità a Ponente. «Lì ho sempre
parlato con franchezza, assicurando fin dall´inizio che il porto non
crescerà più, né a levante né a Ponente, ma solo nel mare e oltre gli
Appennini. E a Voltri la mia intenzione è quella di cambiare le percentuali
di trasporto dei container, puntando fortemente sul treno». Eccola, allora,
l´idea che potrebbe mettere tutti d´accordo e che parte proprio da quel
lontano punto di massimo attrito, quando il "dentino" portava in piazza la
città contro i piani di invasione del porto. «I numeri non sbagliano -
spiega Novi - Ogni giorno da Voltri entrano ed escono millecinquecento mezzi
pesanti e a questi, sulle strade e autostrade genovesi, si aggiungono quelli
di Sampierdarena. Per quanto possiamo reggere?» Da qui, l´esigenza di
potenziare la modalità ferroviaria, facendo proseguire per altri
centocinquanta metri, appunto sopra il "dentino", il fascio di binari che
ora si ferma a ridosso del quinto modulo.
E proprio l´esigenza di togliere container dalla strada è alla base di
un´altra iniziativa che Novi annuncia sempre nello stesso convegno, davanti
a una platea di rotariani e di rappresentanti dell´economia, della politica
e della società civile, accorsi per assistere al serrato confronto
sull´Affresco di Renzo Piano. «E´ diventato operativo un comitato fra
l´authority e le Fs che ha l´obiettivo di riattivare tutte le linee
ferroviarie esistenti dentro al porto - dice - Noi abbiamo due linee, una
del 1855 e una del 1892. Dobbiamo rimettere tutto quanto l´impianto in
condizione di funzionare. I nostri otto treni al giorno di oggi dovranno
diventare 130». Novi allarga poi il discorso alla grande sfida
dell´Affresco, entrando nel merito dei singoli progetti e finendo poi per
concentrarsi sull´idea più affascinante, ma di più difficile realizzazione:
il trasferimento dell´aeroporto al di là della diga. «Non è possibile
trasformare semplicemente l´attuale pista in banchina e realizzare al di
fuori della diga il nuovo aeroporto - spiega - I fondali hanno pochissimo
pescaggio e dragando a fondo crollerebbe tutto. Per cui stiamo pensando di
arrivare a tombare il canale di calma fra l´aeroporto e la diga, facendo una
grande banchina portuale, e poi di realizzare una nuova diga oltre la quale
si può costruire l´aeroporto. Ma sappiamo che in quel punto il pescaggio e
di 25-30 metri e i costi per realizzare l´opera aumentano». Inevitabile,
quindi, la riflessione sui costi, proprio quando un nuovo allarme sui tagli
del governo mette a rischio grandi e piccole opere. «E´ vero, i soldi
pubblici sono finiti o comunque sono sempre meno - dice Novi - Ma dobbiamo
avere la capacità di attrarre investimenti privati».