La prima prigione privata sarà inaugurata a Castelfranco Emilia il prossimo
21
marzo alla presenza del vicepremier Gianfranco Fini. Dure le critiche delle
associazioni, ma anche dei Verdi e di Rifondazione
La privatizzazione della pena passa per San Patrignano. Tra meno di un mese
sarà inaugurato il nuovo carcere speciale per tossicodipendenti. «E' un
fiore
all'occhiello, un modello da seguire. Non capisco le polemiche. La
collaborazione con i privati, con le associazioni di volontari che si
occupano
di tossicodipendenza, dura da molto tempo e non è certo una novità». Questo
il
commento del ministro della Giustizia Roberto Castelli, espresso ieri, in
merito alle polemiche sorte intorno alla nuova struttura di Castelfranco
Emilia.
APPELLO AGLI OPERATORI DEL PRIVATO SOCIALE E DELLA COOPERAZIONE
firma anche tu su:
http://www.fuoriluogo.it/highlights/carceri_appello.html
A UN NUOVO CIRCUITO PENITENZIARIO PER I CONSUMATORI DI DROGHE ALLE OFFERTE
DI
GESTIONE DI NUOVE CARCERI PER PERSONE TOSSICODIPENDENTI ALLA TRASFORMAZIONE
DELLE COMUNITA' TERAPEUTICHE IN ISTITUZIONI TOTALI PER TERAPIE COATTE ALLO
SMATELLAMENTO DI UN SISTEMA PUBBLICO DI GARANZIE PER I CITTADINI CONSUMATORI
JUST SAY NO!!
DICIAMO NO!!
I propositi e le direttive del governo in tema di droghe e dipendenze danno
linfa alla penalizzazione del consumo e pongono una nuova enfasi sul valore
del
carcere per i consumatori, come forma di "coazione alla terapia"
Il binomio repressione-cura è alla base di questa politica.
Per attuarla servono più carceri, e più carceri "specializzate" per
tossicodipendenti: Non solo: servono nuove strutture residenziali improntate
al
contenimento, al controllo, alla detenzione "a scopo terapeutico".
Sono circa 15 le strutture penitenziarie che il governo ha individuato a
questo
scopo, e per due di esse già si tratta la gestione: Castelfranco Emilia e
Legnano.
Questa gestione è stata offerta a strutture del privato sociale che operano
in
campo terapeutico.
Come operatori del pubblico e del privato sociale, come consumatori, come
cittadini e associazioni chiediamo a tutti gli operatori, le cooperative e
le
associazioni di NON PRESTARSI A QUESTA DRAMMATICA OPERAZIONE DI REPRESSIONE,
CRIMINALIZZAZIONE, AMPLIFICAZIONE DEL DANNO E DELLA SOFFERENZA!
PERCHE' NO:
Più codice penale, più carcere, più criminalizzazione significano, come
abbiamo
visto in passato, più morti, più malattie, più emarginazione: sappiamo quali
sono i costi umani individuali e sociali del sommerso e della clandestinità.
NON POSSIAMO - NOI CHE CURIAMO E CI PRENDIAMO CURA - ESSERE COMPLICI NELLA
PRODUZIONE DI MAGGIORE SOFFERENZA
Come terapeuti e educatori sappiamo che solo il libero patto tra persona
dipendente e operatore garantisce percorsi terapeutici positivi. La coazione
non ha mai prodotto salute, mentre ha minato l'esercizio di diritti
fondamentali!
LA COAZIONE NON E' ACCETTABILE DALLA NOSTRA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
Il carcere non cura: sono ormai numerose le ricerche europee - pubblicate
anche
dal Emcdda - che testimoniano come i percorsi di astinenza attivati dietro
le
sbarre non reggono all'incontro con la libertà
COME OPERATORI ABBIAMO IL DOVERE DI VERIFICARE E VALUTARE L'EFFICACIA E LA
QUALITA' DEI PERCORSI TERAPEUTICI. IN "SCIENZA E COSCIENZA" NON POSSIAMO
AFFERMARE CHE IL CARCERE CURA
Il privato sociale ha una lunga tradizione di umanizzazione dei servizi, di
difesa dei diritti dei più deboli: gestire luoghi di detenzione - carceri o
comunità coatte - è una contraddizione insanabile. Non è credibile "gestire
umanamente" una istituzione totale.
COME OPERATORI DOBBIAMO SAPER DIRE DI NO, DOBBIAMO PORCI LIMITI ETICI NON
NEGOZIABILI
Il carcere privatizzato è una realtà in alcuni paesi come USA e Gran
Bretagna:
le aziende che li gestiscono sono quotate in borsa, il giro d'affari è
sostanzioso, la qualità della vita dei detenuti è ulteriormente degradata,
come
le garanzie per il rispetto dei loro diritti. E le celle sono sempre piene:
più
se ne costruiscono, più si riempiono. Più si spende in carceri e meno si
spende
in welfare.
IL PRIVATO SOCIALE NON DEVE CADERE NELLA TRAPPOLA DEL BUSINESS!
NON DEVE ESSERE COMPLICE DI NUOVI INVESTIMENTI DELLE RISORSE PUBBLICHE IN
REPRESSIONE E DETENZIONE
Per difendere la nostra identità culturale e sociale
Per rispettare la nostra etica professionale
Per scegliere sulla base di una serietà etica oltre che scientifica
Per coltivare l'alleanza con i nostri utenti e per promuovere i loro diritti
di
cittadini
JUST SAY NO!!
A nuove carceri per i tossicodipendenti
Alla gestione privata delle carceri
A ulteriori penalizzazioni di nuovi e vecchi consumi
Alla trasformazione delle comunità terapeutiche in istituzioni totali della
coazione
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