[Lecce-sf] Sulle vie dell'utopia

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Aihe: [Lecce-sf] Sulle vie dell'utopia
Inoltro la straordinaria lettera che Nichi Vendola ha scritto in memoria
di Don Tonino Bello e che fu pubblicata su Mosaico di Pace di aprile 2003
(pdf in allegato).
Sarà il caso di stamparla e farla circolare, soprattutto tra coloro che
considerano ancora Fitto il presunto "candidato cattolico" e Nichi il
pericoloso estremista. Sarà il caso di pubblicarla anche sui nostri siti.
Se avrete un quarto d'ora per leggerla, ne assaporerete la bellezza e la
forza e capirete cosa intendo.
Alessandro


Sulle vie dell'utopia
Forse l'antica sentinella può finalmente risponderci che la notte sta per
finire.
di Niki Vendola

Caro don Tonino,
in tutta sincerità non ho ancora fatto pace con la tua morte: non solo
perché la tua assenza brucia (e talvolta non riesco quasi a perdonarti per
quel salto senza rete che ti ha proiettato oltre l?orizzonte del nostro
sguardo). Ma perché dopo è stato davvero il finimondo.
Come se, calato il sipario della tua esperienza terrena, la storia umana si
fosse avvitata in una spirale nichilista e buia. Come se, a noi
sopravvissuti, fosse comminata la pena dell?esilio da noi stessi, dai nostri
bisogni di verità e di amore. È stato molto più di una solitudine e di uno
smarrimento. Tu eri volato, con le tue ali sfibrate dalle metastasi, nel
cielo della ?ulteriorità? (ti rubo una parola che mi hai sussurrato l?ultima
volta).

Noi invece di colpo eravamo scivolati giù nei dirupi del ?pensiero unico?,
in uno spazio interdetto alla profezia e alla carità, in un alfabeto
capovolto e levantino, in un universo di piccole patrie isteriche e
minacciose, dove anche lo spirito santo veniva arruolato come un gendarme
atlantico o un controllore orwelliano al servizio del New West.
Era come tornare nel cono d?ombra delle catacombe. Tu trasmutato in un?icona
rischiosamente consolante, noi pronti per i leoni del Colosseo globale,
della fiction seriale e della mass-mediocrità.
Sono passati come un lampo tutti questi anni e ancora sento il vento tiepido
di quel pomeriggio di aprile, sulla spianata in fronte al mare azzurro di
Molfetta, nella mestizia popolare di quella lunga, lenta, indicibile
cerimonia dell?addio. Dieci anni fa. Oppure ieri. O forse è ora.
Lo so, caro vescovo, tu intercettasti tra i primi il vento cattivo che
soffiava a Occidente. Sulla sequela di Cristo ci indicasti la Via Crucis che
portava a Bagdad e a Sarajevo, osando immaginare e poi incarnando ? in
quella ?festa di dolore? che ti fece solcare la terra ghiacciata e
incandescente di Bosnia ? una traccia di ?Onu dei poveri?: che ancora oggi è
per noi una pietra angolare.

Ci raccontasti il malessere partendo dal benessere e dalle sue arti marziali
e dai suoi valori misurati in Borsa: non basta ?consolare gli afflitti?,
bisogna ?affliggere i consolati?, così ci provocavi. E le tue non erano
capriole semantiche o giochi di enigmistica. Sull?asse della tua
indignazione girava un intero mappamondo a forma di Golgota: e in ogni
povero cristo (disoccupato o immigrato, tossico o carcerato) tu vedevi la
?regalità? del dio vivente e ci ammonivi ad accogliere e a donare. Amore,
voce del verbo morire: non stavi alludendo a una spiritualità masochista, ma
alla sfida permanente della conversione: che è schiudersi agli altri,
scacciare i fantasmi della paura delle diversità, conoscere e scambiare e
contaminarsi e donare. Fuoriuscire dal recinto del privilegio e dell?
egoismo, recidere il filo spinato del pregiudizio nutrito di petrodollari,
detronizzare la dinastia planetaria del profitto. Cambiare registro,
cambiare
pelle al presente, farsi costruttori di strade e pontili piuttosto che di
muraglie e di barriere architettoniche. Con-dividere: farsi compagni del
mondo, farsi prossimo, coniugare i verbi della conoscenza e della tenerezza
per chi normalmente inchiodiamo al legno delle nostre fobie e delle nostre
pigrizie.

Lo so, don Tonino, persino l?immagine teologica della Trinità ? fusione
perfetta di tre entità distinte ? era perte l?icona di quella splendida
?visione? che hai colto nella più bella delle tue espressioni: convivialità
delle differenze. Come un infinito abbraccio dei popoli e delle persone,
delle fedi e delle culture. Questa, sui sentieri accidentati di Isaia, è la
filigrana della pace che cerchiamo. Sarà necessario, ovviamente, mutare le
nostre spade in aratri e le nostre lance in falci. E cioè cambiare in radice
modello di sviluppo e forma del potere: liberando la storia umana dalla sua
ipoteca di oppressionee di violenza, sradicando dalle nostre lingue ogni
codice di guerra, svuotandoci dell?odio che si è lungamente sedimentato nei
nostri consessi civili e nei nostri cuori.

Carissimo amico perduto e ritrovato ogni giorno, tu ci lasciasti in dono un
seme di passione (che è voce del verbo patire). Fummo confitti (non
sconfitti) dai chiodi del conformismo e della omologazione. Eppure
continuammo a coltivare quella charitas sine modo che ci sfida e ci
interpella, quei ?pensieri lunghi? che quasi ci sospendono tra cielo e
terra. Continuammo, seguendo la tua ombra buona, a costruire piste di
?utopia?: ecco, utopia è la parola che adoperano, con intenzioni di
scherno, i trafficanti di realismo, i farisei dei nostri giorni, i burocrati
dei silenti genocidi mercantili.
Ma a dispetto di tutte le realpolitik, di tutti i governi e di tutte le
cancellerie che ci dettano la lentezza delle loro tregue e la fretta delle
loro guerre, ora, gridiamolo don Tonino, ora è il tempo dell?utopia!
Perché avevi ragione tu: non andiamo verso la fine, ma verso un nuovo
inizio. E io volevo dire al mio pastore, mentre lo penso con nostalgia, che
quel suo seme, dopo un inverno fin troppo lungo, ha cominciato a
germogliare.

Le oscure catacombe hanno figliato moltitudini di battezzati alla pace. È
vero: rombano già i motori della macchina holliwoodiana della ?guerra
infinita?. Ma ancora più forte si sente, a ogni latitudine del mappamondo,
il suono di una nuova coscienza. Forse l?antica sentinella può finalmente
risponderci che la notte non è più tanto lunga, che sta per finire. E così
sia.

http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_1526.html

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