Ciao a tutti
Un po' di info e di riflessioni sugli eventi hack.it.art dei giorni
5-6/8 febbraio.
Prima di tutto, vorrei dire che personalmente mi sono molto divertita ed
e' stato un momento importante di incontro. Del resto, per me e'
interessante organizzare un certo tipo di eventi sia per le tematiche
che trattano, ma anche, e soprattutto, perche' sono una piattaforma di
networking. Sono venute molte persone dall'italia che non vedevo da
tempo o che avevo sentito solo via mail e credo che lo scambio ci sia
stato non solo durante i momenti piu' "ufficializzati" (workshop e
panel), ma anche in situazioni informali tipo a cena o nei momenti di
relax. Tra l'altro, approfittando dell'ondata transmediale si sono
trovate a condividere la tematica dell'hacktivism (italiano e non)
persone della net culture internazionale, che e' stato molto bello avere
con noi...
Gli eventi sono iniziati il pomeriggio del 5 febbraio con il workshop
sulle telestreet, a cura di Agnese Trocchi di Candida TV, Federico
Bucalossi della Minimal TV e Alexandra Weltz, che ha organizzato con me
hack.it.art. Nonostante l'improbabile cielo azzurro berlinese di sabato
pomeriggio il workshop e' stato partecipato e c'era una ventina di
persone, che per laboratori di questo tipo sono piu' che ok. All'inizio
Agnese e Federico hanno fatto una panoramica della scena Telestreet
italiana parlando sia di TV di strada che di TV via cavo come
Minimal TV. Sono stati mostrati materiali video e attrezzature (come
mixer, etc.) necessarie per montare un piccolo set televisivo
indipendente. Durante il corso del workshop e' intervenuto Fabrizio
Manizza di Disco Volante TV per portare direttamente la loro esperienza,
parlando della censura a cui sono andati incontro, del processo legale e
della normativa italiana nell'area televisiva.
Al tutto sono seguite diverse domande e credo che per un pubblico
tedesco-internazionale sia risultato alquanto interessante, soprattutto
perche' e' proprio il caso di dire che la nostra situazione italiana e'
alquanto anomala e paradossale a livello di comunicazione mediatica e di
monopoli vari...
Il giorno dopo Alex e Federico hanno continuato il workshop,
concludendolo in mattinata e approfondendo alcune tematiche discusse
precedentemente con i coraggiosi che si sono svegliati di domenica
mattina per venire al bethanien nel silenzio di una berlino post-sbronza
:-)))
Nel pomeriggio, alle 16 e' iniziato il panel "hacking the
body"/Cyberfeminism moderato dalla sottoscritta e diviso in diverse
parti. Nel primo minipanel, dopo una mia introduzione sul tema del panel
e sul concetto di cyberfeminism (ibrido e nomade) sono intervenute
Cornelia Sollfrank da Amburgo e Agnese Trocchi/Candida TV. Quello che ho
detto durante l'introduzione e' stata la spiegazione del perche'
chiamare il panel hacking the body, parlando delle interconnessioni fra
il concetto di hacktivism e quello di cyberfeminism e della natura
imprevedibile di quest'ultimo...infatti da un movimento spontaneo nella
rete piano piano il tema del panel e' stato trasformato in
"cyberfeminism". Per esempio, nel booklet di Transmediale, il titolo del
panel era riportato come "Cyberfeminism" e non come "Hacking the body".
Insomma, il topic della giornata si e' trasformato da solo evolvendo
spontaneamente come un virus...Cio' secondo me ha testimoniato non solo
la natura imprevedibile e contaminante del termine "cyberfeminism", ma
anche un'esigenza crescente che si respira in rete per questo topic, che
dopo piu' di 10 anni sembra essere piu' oggetto di libri che di reali
discrosi faccia a faccia (che invece si dimostrano quanto mai
necessari). Interesse per l'argomento che si e' dimostrato anche nella
partecipazione fisica all'interno del Kunstraum Bethanien, in cui c'era
un pubblico molto numeroso e composto soprattutto da donne. Ho scoperto
poi che c'erano sia membri di Old Boys Network, che di Face mailing list
e altri attenti personaggi come per esempio Nathalie Magnan, teorica dei
media e cyberfemminista francese, moderatrice di Nettime.fr e
traduttrice del libro storico della Haraway. Devo dire che gli
interventi di Cornelia e Agnese sono stati molto interessanti e io
stessa ho imparato un sacco di cose che non sapevo, sulla storia del
movimento cyberfemminista, sulle diverse rotture che l'hanno
caratterizzato, sulle connessioni fra questo e il fare hacking, che
l'attivita' di agnese e cornelia esemplificano completamente. Cornelia
ha mostrato il sito di OBN e un video in cui diverse donne, durante uno
degli eventi Cyberfeminist International, davano il loro parere sulla
questione. Ne sono uscite fuori diverse e molteplici visioni del
cyberfemminismo, che ne testimoniano la forza e la debolezza allo stesso
tempo. Ho trovato poi molto interessante la critica di Cornelia sul
concetto di hacking the body, che ha proposto di spostare l'attenzione
verso qualcosa di piu' innovativo della corporeita', concetto che il
primo femminismo ha sempre associato all'essere donna e che viene sempre
utilizzato per legittimare l'attivita' femminile in rete. Riflessione
che mi trova d'accordo e che andrebbe sviluppata...Dopo il primo
minipanel, e' stato il momento della performance di Dahlia Schweitzer,
popstar americana ora a Berlino, che ha letto un testo di presentazione
del video "Bio Doll's Baby" di Franca Fromenti, con l'interazione del
virus synusi@ di Casaluce-Geiger. Come sempre Dahlia e' stata bella e
elegante, e secondo me era una perfetta Bio Doll truccata e vestita
Missoni con la supervisione di Franca che ha contaminato un famoso brand
con un immaginario futuristico-sensoriale-sensuale.
Nel secondo minipanel sono invece intervenute Diana McCarty di Berlino e
Betty del Sexyshock di Bologna e credo che averle allo stesso tavolo sia
stata una interessante combinazione perche' ambedue hanno portato la
loro esperienza all'interno di comunita' attiviste-digitali e la loro
visione dell'hacking e del gender. Come saprete, Diana e' una delle
moderatirci di Face, la mailing list internazionale delle donne ed e'
stata una delle fondatrici di Nettime, e al momento sta organizzando una
nuova serie di conferenze a Budapest di nome Metaforum, che nel 94-96
sono state storiche per la nascita della cultura digitale
internazionale. Il sexyshock immagino lo conosciate, e' il primo
sexyshop autogestito (da donne) in italia e ha sede a bologna. Betty ha
parlato delle connessioni con l'action pink, gli hackmeeting, portando
una visione indipendente e ironica della pornografia che credo sia un
tema molto promettente - e forte - al momento. Per quanto mi riguarda,
spero che questo panel sul cyberfemminismo porti un po' di linfa vitale
all'argomento e sarei contentissima se ne seguissero altri, dato che i
punti interrogativi e le tematiche aperte sono stati molti...per esempio
una persona come Diana non si riconosce come cyberfemminista, ognuno
sembra portare all'argomento una visione personale e credo che queso sia
veramente un nodo strategico da sciogliere (o da laciare legato, non so...)
Il martedi' 8 febbraio, dalle 19.00, c'e' stato il panel "Hacktivism:
Was Tun/Che fare" e anche li' c'e' stata grossa partecipazione, fino
alle 22 quando alla fine la gente era esausta! La cosa che mi piace
molto di berlino - ma credo che sia comunque una caratteristica normale
all'estero - e' che la gente fa un sacco di domande e dimostra viva
curiosita' verso la nostra situazione politica e culturale, che e'
totalmente diversa dal resto degli altri paesi (forse la Spagna si
avvicina al nostro ocncetto di hacktivism...per esempio l'attivita' di
Nodo 50 si avvicina molto a cio' che facciamo).
Anche in questo caso, la serata e' stata divisa in 2 minipanel: nel
primo hanno partecipato Sebastian Luetgert di Textz.com e Tommaso Tozzi,
aiutato nella traduzione inglese da Marzia Belvisi, che tra l'altro ha
scritto un bell'articolo su hack.it.art su Artfacts.net:
http://www.artfacts.net/index.php/pageType/newsInfo/newsID/2258/lang/1
Il moderatore e' stato Alessandro Ludovico di Neural.it.
Marzia ha iniziato leggendo un lungo testo scritto da Tommaso sulle
connessioni fra hacktivism e arte (che magari mettera' in rete) e da li'
si e' creato il dibattito con Sebastian, che ha portato una provocante
visione di hacktivismo come passisivm (?) che secondo me e' stato utile
per cercare di focalizzare cosa e' l'hacktivism e soprattutto che senso
ha questo termine in italia. Argomento che e' stato poi approfondito e
reso un po' piu' pratico da Asbesto del Freaknet e da Susanne Schmidt,
che hanno portato la loro visione "pratica" e smanettona della faccenda.
Si e' parlato delle differenze fra hacktivism in italia e in germania,
di cio' che sta avvenendo in USA e per esempio si e' contestualizzato un
hackmeeting mettendolo in relazione con i Camp del CCC. Si e' parlato
delle connessioni fra hacktivism e art e perche' l'arte c'entra con
l'hacking e dell'idea politica dell'hackeraggio che in italia e' una
componente irrinunciabile. A mio parere ho trovato tutto interessante,
anche se credo che sia parlato poco del futuro dell'hacktivism e dei
problemi dell'hacktivism attuale che si interfaccia con guerre di
brevetti, lotte di copyright e avanzamento di colossi commerciali.
Comunque e' chiaro che in un panel di 3 ore e' ben difficile arrivare a
conclusioni e forse e' meglio lasciare la tematica aperta per dare
ulteriori stimoli...e credo che di stimoli ce ne siano stati molti.
Insomma, questo e' un po' quello che e' successo...
Personalmente, spero che hack.it.art, che comunque durera' fino al 27
febbraio come exhibition, sia stata una buona occasione di confronto e
riflessione e di condivisione, e che sia stato stimolo per chi c'era e
per chi non e' potuto venire...
saluti
tbazz
--
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/c_"/ T_Bazz
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