Si e' celebrata da pochi giorni la Giornata della Memoria
e fra meno di tre mesi ricorre
il sessantesimo anniversario della Liberazione.
In Friuli queste scadenze assumono accenti particolari,
non solo per l'intensita' e la qualita' dell'esperienza partigiana,
che coinvolse combattenti di molti paesi europei,
in un confronto durissimo di cui recano testimonianza
le mura del campo di sterminio nazista della Risiera di San Sabba,
ma anche perche' questa regione fu la base operativa
da cui venne lanciata una delle piu' criminali operazioni
messe in atto dal regime fascista: l'aggressione alla Jugoslavia,
l'annessione al Regno d'Italia della ''provincia di Lubiana''
e di altre regioni del paese,
il tentato genocidio culturale delle genti slovene.
In Jugoslavia, i fascisti e l'esercito italiano si resero responsabili
di massacri e stragi analoghi a quelli che sarebbero stati perpetrati
in territorio italiano, un paio d'anni dopo,
da Reder e Kesserling - con il concorso, come sempre,
dei ''ragazzi di Salo' '' di turno.
A due passi dal Friuli migliaia di persone vennero trucidate
nel tentativo di ''italianizzare'' a forza la Slovenia.
Decine di migliaia furono i deportati: donne, vecchi, bambini;
la loro unica colpa, non essere ''italiani''
e non avere intenzione di diventarlo.
Molti di loro persero la vita nei lager costruiti dal fascismo
in Slovenia e in Dalmazia, in Friuli e in altre parti d'Italia.
Uno di questi lager sorgeva nella CASERMA di BORGO PIAVE
(attuale caserma Sbaiz), nei pressi del paese di Visco,
che si trova fra Palmanova e GRADISCA D'ISONZO, a sud di Udine.
Per una singolare ''coincidenza'' oggi, nei medesimi luoghi,
proprio mentre le autorita' sono impegnate a celebrare
dagli schermi televisivi la liberazione di Auschwitz,
in un'altra caserma, del tutto simile a quella di Borgo Piave,
si lavora alacremente (e in gran segreto) per dare gli ultimi ritocchi
alle strutture di un NUOVO CAMPO DI CONCENTRAMENTO,
destinato ad altri ''non italiani''.
E' il ''CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA'' che sta per aprire i battenti
nel complesso dell'ex CASERMA UGO POLONIO di GRADISCA D'ISONZO,
a un tiro di schioppo dal punto in cui sorgeva il lager di Visco.
Vi verranno rinchiusi ogni anno migliaia di ''clandestini'',
persone che non hanno commesso alcun reato.
L'accusa nei loro confronti e' non avere un passaporto dell'Unione Europea
e averne osato violare le frontiere - per sfuggire alla guerra
e alla fame, per garantire in qualche modo la sopravvivenza
a se' e ai propri familiari.
Alcuni saranno imprigionati perche' sono stati licenziati
e non sono riusciti a rimediare tempestivamente un nuovo
''contratto di soggiorno'' - e forse non e' un caso
che il Centro di Permanenza Temporanea sorga a ridosso
dei Cantieri di Monfalcone, in un'area caratterizzata
da una densissima concentrazione di lavoratori immigrati.
Altri invece finiranno nel lager di Gradisca perche',
essendo nati e cresciuti in Italia,
parlando la nostra lingua e avendo frequentato le nostre scuole,
hanno genitori stranieri - una circostanza sufficiente
ad azzerare ogni diritto civile.
Alla luce di quanto precede, vi propongo l'appello promosso
da un insieme di realta' che sono impegnate
nella costruzione di una grande MANIFESTAZIONE
a GRADISCA D'ISONZO sabato 26 febbraio (ore 14)
per impedire l'apertura del nuovo lager
e innescare una battaglia di civilta' che sappia
scongiurare un'ulteriore gravissima lacerazione
del tessuto democratico di questo paese.
Vi invito a sottoscriverlo e diffonderlo,
comunicando le adesioni al seguente indirizzo:
"Genni Fabrizio - Tenda per la Pace - Monfalcone" <genni.fabrizio@???>
Un caro saluto
Roberto Pignoni
-------------- parte successiva --------------
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