[Badgirlz-list] queerforpeace:presentazione video a verona

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Aihe: [Badgirlz-list] queerforpeace:presentazione video a verona
queerforpeace] presentazione video a verona


http://www.circolopink.it/queer_peace.htm

Queerforpeace è un progetto di rete del Forum GLBTQ
per affrontare la
liberazione di gay, lesbiche e trans, palestinesi e
israeliani,
dall’oppressione militare ed eteropatriarcale, secondo
lo slogan ‘Make
love
your only occupation’’.
Il piano dell’agire adottato è quello in cui sin
incontrano le lotte di
liberazione di tutti gli oppressi (oltre a gay,
lesbiche e trans,
donne,
migranti, senza terra, prostitute, precari…), poiché
la libera
espressione
delle sessualità è centrale ad ogni forma di critica.

L’idea al centro di queerforpeace è quella di
declinare un contributo
gay,
lesbico e trans al percorso di liberazione del popolo
palestinese.
Infatti,
Queerforpeace lavora alla costruzione di una
prospettiva di pace e
amore
queer, non eterocentrica, nella convinzione che solo
l’emancipazione da
tutte
le oppressioni, a partire da quelle che affliggono
l’individuo,
permetta di
annullare la retorica mortifera della guerra.
Si può forse costruire pace laddove gay, lesbiche e
trans, sono
marginalizzati
e discriminati, come in Israele oppure mortificati e
ricattabili come
nei
territori dell’Autorità palestinese?
In territorio dello stato di Israele, l’omofobia e il
machismo di una
società
interamente militarizzata uniti alla spiccata
intolleranza delle
componenti
più integraliste dei movimenti religiosi fanno da
sfondo alla forzata
invisibilità di gay e lesbiche, con l’unica eccezione
della
secolarizzata Telaviv.



Va da sé che gay e lesbiche palestinesi, ben lontani
dall’anonimato
della
metropoli vivono in condizioni che vanno
dall’invisibilità alla paura
costante, anche a causa dell’immobilità sociale
imposta
dall’occupazione
militare. Dove le condizioni sono peggiori è la
striscia di Gaza,
isolata e
inaccessibile.
Invece, al di là di Dana International, cantante
transgender di
Telaviv, non
si può dire che l’esperienza trans abbia visibilità né
a Gerusalemme né
a
Ramallah.
Nel giugno del 2003 la rete queerforpeace è partita
per Israele e i
territori
palestinesi. Là ha potuto confrontarsi sia con
esponenti della società
civile
palestinese attivi nel movimento di liberazione che
con le realtà
israeliane
impegnate sul campo dei diritti e delle sessualità.

Ne ha ricavato numerose opportunità di confronto, in
quanto
l’accoglienza per
tutte le componenti di queerforpeace (transgender e
travestite in
borghese
incluse), è stata, in misura prevalente, buona.
Il processo di rielaborazione dell’esperienza fatta
nel 2003 ha portato
anche
ad un documento video: ‘Queerforpeace: appunti dai
confini’.

Tale video, curato da antagonismogay per conto
dell’intera rete, è al
momento
in corso di presentazione in tutte le città italiane
dove opera la rete
queerforpeace, anche come momento di comunicazione
rispetto alle
attività
previste nel 2005.Queerforpeace è un tentativo
riuscito di pratica di
lavoro
orizzontale che valorizza le differenze e i soggetti
minoritari; le
esperienze
dell’agire localmente, dei servizi alla comunità o
delle lotte per
cittadinanza e i diritti, si sono infatti aperte, con
Queerforpeace, ad
una
prospettiva di azione sul piano delle contraddizioni
globali del
neoliberismo.
Dal queer si è preso un modello di identità
molteplice, che taglia i
piani
della sessualità, etnicità, religione, classe…per
sperimentarne le
potenzialità di sovversione politica. Questo ha
significato scardinare
il
paradigma dello scontro di civiltà sul quale la
retorica della lotta al
terrorismo fonda le sua oppressione neocoloniale.

Rispetto alle cosiddette minoranze, tale paradigma si
manifesta come
incitamento alla difesa dei valori occidentali, da un
ipotetico
soggetto
‘altro’ barbaro e fondamentalista islamico.
Tanto che Israele si pone autoproclamandosi avamposto
della civiltà e
della
democrazia occidentale e schiaccia tutto il movimento
di liberazione
palestinese nella categoria del terrorismo.
In realtà la missione e gli incontri avuti hanno reso
un quadro molto
più
complesso sia della realtà palestinese che di quella
israeliana. Lo
stato di
occupazione si rivela matrice di una militarizzazione
della società
civile
israeliana e di una sua chiusura identitaria e fobica
rispetto alle
differenze
(omofobica, transfobica, maschilista ecc).
Non a caso quindi, nel confronto con le realtà GLBT
israeliane non
sempre
abbiamo trovato il coraggio e la consapevolezza di
contrapporsi
all’occupazione, anche se alcune componenti radicali
come le Black
Laundry
uniscono a questa analisi anche pratiche di netta
denuncia.

Nei territori palestinesi lo stato di segregazione
impedisce ogni forma
di
divenire sociale, economico e culturale della società,
che rimane
ancorata al
familismo più tradizionale. Tuttavia, negli incontri
avuti con alcune
componenti del movimento di liberazione palestinese
(Moustafà Bargouti,
Hanan
Ashrawi) abbiamo riscontrato buone aperture rispetto
ai temi della
sessualità
e una disponibilità al confronto. Altri esponenti
invece (Michael
Terazi)
hanno mostrato posizioni più attendiste e sfumate,
dettate dalla paura
di
esporsi al dibattito pubblico in contrasto con quei
valori tradizionali
considerati predominanti nella società.
Sono spesso le attiviste donne, lesbiche, gay
palestinesi ad
incoraggiarci nel
percorso intrapreso da Queerforpeace, riportandoci
un’esigenza diffusa
di
parlare di sé e della sessualità.
Tale esigenza non può attendere tempi migliori per il
popolo
palestinese, ma
deve procedere di pari passo con la lotta di
liberazione.

La rete queerforpeace è attiva anche sul piano
quotidiano dell’agire
locale.
Ad esempio si è occupata, qui in Italia, del caso
concreto di un
ragazzo gay
palestinese alle prese con i dispositivi di
marginalizzazione di
Shengen e
della Bossi-Fini
Inoltre, nell’immediato futuro Queerforpeace vuole
impostare una
partecipazione quanto più possibile ampia, forte e
critica ad una
missione che
partirà per Gerusalemme e i Territori nei giorni in
cui verrà
organizzato un
World Pride a Gerusalemme (18-25 agosto 2005).

Di tutto questo si parlerà nel dialogo a margine della
proiezione del
video
Queerforpeace: appunti dai confini, SABATO 19 FEBBRAIO
al csoa La
Chimica
Verona, con attivist* del progetto Queerforpeace e dei
promotori
veronesi
della manifestazione nazionale del 26 febbraio ‘Ogni
cittadinanza è
possibile’.

per info:
www.movimentomosessualesardo.org/queerforpeace/index.php




        
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