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Oggetto: [NuovoLaboratorio] La sinistra può evitare le imboscate mediatiche
L'INFORMAZIONE MANIPOLATA

La sinistra può evitare le imboscate mediatiche

di GIULIETTO CHIESA
Il manifesto, 6 febbraio 2005


E' già stato scritto ieri, da Tariq Ali, su queste colonne, ma sarà
utile ripeterlo. Non sappiamo chi ha rapito Giuliana Sgrena e quindi
non possiamo escludere nessuna ipotesi: da quella di ricatto per soldi,
fino a quella di una provocazione di qualche servizio segreto. Chi ha
rapito Giuliana - se non lo sa ancora - saprà presto che il manifesto e
la sua giornalista erano e sono per il ritiro delle truppe straniere
dall'Iraq. Se l'ha rapita proprio per questo motivo, il discorso cambia
di 180 gradi. Il tempismo è comunque altamente significativo. Siamo
colpiti mentre infuria uno tsunami propagandistico progettato per
demolire le ultime resistenze alla guerra, al quale partecipano
praticamente tutti i media principali e tutte le televisioni. Per
questo pongo alcune domande. Chi ha detto a Fassino che sono andati a
votare 8 milioni diiracheni? Da dove viene questa cifra? Nemmeno la
Commissione elettorale, autoqualificatasi «indipendente» pur essendo
stata compilata da Allawi e dai consiglieri Usa, ha finora fornito
cifre precise. Inoltre: chi esulta per le elezioni irachene? Sono Bush,
Blair e Berlusconi. Quelli che hanno fatto o appoggiato la guerra.

E allora - terza domanda - contro chi «resisterebbero» («sono loro i
veri resistenti», ha detto Fassino) i presunti 8 milioni di iracheni?
Immagino s'intenda che resistono contro quelli che sono contrari
all'occupazione straniera, catalogati come ostili alla democrazia,
terroristi, amici e sodali di Saddam e pacifisti vari ed eventuali.
Cioè resisterebbero anche contro di noi, che la guerra l'abbiamo
osteggiata, e che non crediamo sia possibile esportare la democrazia.
Mentre loro la democrazia sulla punta del cannone la desideravano
spasmodicamente.

E' una interpretazione forzata? Niente affatto. E' stato lo stesso
Fassino, in un generoso slancio autocritico, e critico verso il
movimento pacifista, a chiedersi: «Ma cosa abbiamo fatto noi per far
cadere Saddam?» E dunque bravi coloro che, avendo le armi, le hanno
impiegate «per far cadere Saddam Hussein» e per portare la democrazia
in Iraq. Ecco, esplicitando i passaggi mancanti del ragionamento, come
è passata la linea dell'Imperatore, accolta da un coro vasto e rumoroso
di consensi mediatici di centro e di destra. E fosse Fassino l'unico,
potremmo anche fermarci qui.

Il fatto è che su queste elezioni irachene si è potuto misurare il
guasto di tutti i pensieri deboli che albergano nella sinistra italiana
e nello stesso movimento pacifista. L'insieme, appare assai simile a
un'armata Brancaleone senza guida, e senza una vera comprensione
dell'offensiva cui è sottoposto e alla quale rischia di soccombere.

E si spiega. Non è stato casuale, o una dimenticanza banale, il fatto
che nella due giorni di metà gennaio, in cui si doveva discutere di una
contro offensiva della sinistra più a sinistra, non si sia trovato il
tempo di dedicare una parola al tema cruciale dell'informazione.

Così, come stupirsi se anche la sinistra più a sinistra cade nelle
imboscate mediatiche dell'avversario? Il 30 gennaio era stato
predisposto con largo anticipo. Le previsioni di voto erano state rese
note da sondaggi organizzati dagli occupanti: davano il 72-75% dei
votanti.

Sull'altro versante si assisteva alla ritirata degli osservatori
internazionali: né l'Onu, né l'Osce, né l'Unione Europea avrebbero
mandato qualcuno a controllare, a causa dell'«assenza delle condizioni
minime di sicurezza». Proclamavano, loro, implicitamente, l'invalidità
preventiva del voto. Non se n'è accorto quasi nessuno, abbiamo taciuto.
Mentre si sarebbe potuto denunciare la montatura mediatica in
allestimento.

Nello stesso tempo però la comunità internazionale lasciava libero
campo agli aggressori e ai loro quisling locali, per manipolare a
piacimento l'intera operazione. Il movimento pacifista e l'intera
sinistra sono rimasti immobili di fronte a questi preparativi. E sono
stati travolti, appunto dallo tsunami mediatico che la Grande Fabbrica
dei Sogni e della Menzogna aveva predisposto, usando cinicamente le
legittime aspirazioni dei curdi e degli sciiti.

E quando arriva l'onda non c'è più riparo. Chi ha il coraggio e la
forza di resistere all'intimidazione del rumore di fondo che tutto
oscura? Così passano le idee dell'avversario, che controlla tutti i
grandi canali dell'informazione.

La sproporzione delle forze è tremenda. Questo va a nostra scusante,
anche se diventa sempre meno scusabile che la sinistra più a sinistra
non provi neppure o organizzarsi per resistere econtinui a lasciare che
i suoi capi vadano nel salotto dell'Insetto, comparse gratuite nello
spettacolo del potere.

Ma almeno si vorrebbe che certe voci del movimento contro la guerra non
assomigliassero anch'esse a balbettii di scusa, ad accenni fumosi di
autocritiche imbelli. Si doveva dire, tutti insieme e a testa alta, che
da un tritacarne che ha prodotto migliaia di morti civili innocenti non
può nascere nessuna democrazia.

Che la guerra irachena rimane illegale come lo fu all'inizio. Che le
menzogne che prepararono la guerra non sono state magicamente
trasformate in verità dal voto di una parte degli iracheni.


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Notiziario del Circolo PRC "25 Aprile" Parigi

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Ugo Beiso