-----Messaggio originale-----
Da: Luigi Pirelli [
mailto:l.pirelli@acsys.it] 
Inviato: martedì 8 febbraio 2005 15.45
A: glt-nonviolenza@???;
glt-impronta@???; res@???
Cc: Paolo Bellino
Oggetto: [glt-impronta] il testo su Bici e Decrescita - di Paolo bellino
Ecco l'articolo di Paolo (un po diversO0 apparso lo scorso sabato su
Alias de 
"Il Manifesto".
Fra poco il PDF dell'articolo lo troverete sul sito:
http://www.movimentofisso.it/
per contatti c on l'autore scrivere a: Paolo.Bellino@???
Ciao a tutti,
Luis
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Lo strumento della decrescita economica
"Decostruire" una bicicletta, scoprire il movimento semplice e  felice, 
ripensare la società
di Paolo Bellino
Una bici. La più semplice possibile, tanto semplice da essere quasi
inesistente: 
un sottile fil di ferro sapientemente angolato, con due strisce sottili
di gomma 
a separare il mezzo dal terreno, un manubrio nudo, senza leve dei freni
o 
cambio, manubrio che in qualche caso può essere un pezzo di tubo.
Corona, 
catena, pignone: il meccanismo di trasmissione dell'energia muscolare,
agito da 
pedivelle.
Da qualche mese esiste in Italia un gruppo di persone che sta
concentrando le 
sue energie su questo semplice, ovvio -ma dimenticato- metodo di
propulsione, 
applicando prima inconsapevolmente e poi sempre più consapevolmente i
criteri 
della decrescita economica allo spostamento personale. Scoprendo che la
ricerca 
della semplicità provoca nuove ed intense sensazioni, non solo per la
ricerca in 
sè ma anche per i contenuti dei risultati: le biciclette che il gruppo
sta 
costruendosi sono mezzi incredibilmente precisi, scattanti, netti nelle 
risposte, indocili solo se non gli si presta attenzione e immediatamente
reattivi quando la concentrazione riprende il sopravvento. Mezzi leggeri
come 
piume vista l'incredibile assenza di pezzi:ad esempio non ci sono i
freni. Il gruppo é sparso tra varie zone della penisola, principalmente
Milano e Roma, 
e si chiama Chaingang Rotafixa S.p.A, una denominazione "sociale"
ironica: la 
S.p.A é intesa realmente come società per azioni, vale a dire persone
che si 
uniscono per agire. E' in parte un'evoluzione della Critical Mass
italiana, 
nasce da una costola del movimento che spontaneamente si riunisce una
volta al 
mese per dimostrare che spostarsi in bicicletta é possibile, e 
contemporaneamente riappropriarsi delle strade, invase da pletoriche e
mortali 
vetture.
La direzione del gruppo é quella di esplorare tutti gli aspetti di un
mezzo 
caduto nel dimenticatorio quasi un secolo fa: la bicicletta a ruota
fissa. 
Questo "velocipede" ha una caratteristica fondamentale: il pignone 
(l'ingranaggio posteriore, per chi avesse scordato la sua prima
bicicletta) non 
gira liberamente sul suo asse ma é avvitato al mozzo posteriore. Questo
vuol 
dire che quando la ruota gira, girano anche le pedivelle: da quando si
sale in 
sella a quando si scende non si smette di pedalare. Per capire meglio:
se si 
pedala all'indietro, si va all'indietro.
L'effetto principale di questo meccanismo é la possibilità di modulare 
l'avanzamento e il rallentamento con la sola forza delle gambe: da qui
l'assenza 
di freni, il primo pezzo inutile ad essere individuato ed immediatamente
tolto. Un effetto inaspettato é invece l'intenso piacere di una pedalata
su questo 
assurdo destriero: dolce, continua, sinuosa, qualcuno sostiene sensuale.
Ci si 
muove come felini, senza strappi o pause o asincronie. Si diventa un
tutto unico 
con il mezzo che moltiplica la propria forza fisica, senz'altro consumo
se non 
le proprie calorie. Nessun altro mezzo dà una così profonda sensazione
di 
benessere in corso di movimento. Centrati e concentrati, prestando la
massima 
attenzione all'ambiente circostante e agli altri utenti della strada.
L'andare senza freni costringe ad una concentrazione totale e alla sua
prima 
conseguenza, in termini di circolazione stradale: attenzione e rispetto
per gli 
altri.
Questo tipo di mezzi, volendo, potrebbe essere definito come l'esatto
opposto 
dei tanto chiacchierati Suv - sport utility vehicle-, che ben
rappresentano 
l'imbarbarimento della strada e il disprezzo per chi la usa: vetture 
gigantesche, ingombranti, spesso inutili, sempre minacciose. Pletoriche,
appunto: un manifesto del consumismo.
Così come la bici a ruota fissa rappresenta invece la bandiera della
decrescita 
economica, la teoria nata dalle geniali intuizioni  -geniali quanto
allora 
ignorate- dell'economista di origine rumena Nicholas Georgescu-Roegen,
che nel 
suo The Entropy Law and the Economic Process dimostrò l'impossibiltà di
una 
crescita economica indefinita, diventando -forse al di là delle sue
aspettative- 
il padre della bioeconomia, allora ignorata e oggi rafforzata dal
contributo di 
pensatori come Serge Latouche e Ivan Illich, per non citare il sempre
più 
compianto Alexander Langer. Applicando le leggi fisiche della
termodinamica ai 
meccanismi teorici dell'economia, Georgescu-Roegen dimostrò
matematicamente la 
follia del perseguimento di una crescita economica basata sull'aumento
costante 
della produzione e del consumo. Naturalmente restò inascoltato dal gotha
dell'economia, incapace di un mea culpa oggi sempre più inevitabile. Un
primo corollario di questa teoria prevede che non basta il rallentamento
della crescita economica o addirittura il raggiungimento della "crescita
zero", 
nè tantomeno il perseguimento della crescita "sostenibile", vista come
una 
gentile e ingenua chimera. No: bisogna raggiungere una crescita
negativa, avere 
un pil negativo (sotto zero), cambiando tutto l'impianto non solo della 
struttura economica che l'Occidente ha così ben incarnato ma l'intero
stile di 
vita di ciascuno e quindi delle popolazioni.
Obiettivo indubbiamente gigantesco. Secondo una minoranza di economisti
e 
sociologi, tuttavia, inevitabile. La chiave di volta per riuscirci é la 
(ri)scoperta di un mondo relazionale antico, quello della convivialità e
quindi 
della semplicità: di scambi, di spostamenti, concetti, parole,
relazioni, 
azioni. In due parole: vita semplice.
Gli adepti della bicicletta decostruita (é questo che fanno, in realtà:
vanno 
alla ricerca del pezzo superfluo e lo eliminano) hanno scoperto
l'incredibile 
efficacia di questo obiettivo-pratica, tanto da pensare di mettere a
punto un 
"pacchetto informativo" sulle loro ricerche e iniziare una specie di
"road show" 
dimostrativo nei centri del sapere e dello scambio: università,
associazioni, 
centri di cultura ambientale ed economica. Il progetto é in fase di
sviluppo. La 
ricerca della decostruzione, nel frattempo, continua: finora i mezzi più
essenziali costruiti dal gruppo hanno visto l'eliminazione del manubrio
da 
bicicletta, sostituito da un tubo di misura adeguata (costo inferiore, e
con 
l'utilizzo di materiali come l'ottone o il legno un'estetica migliorata)
e 
l'eliminazione della ghiera che tiene fermo il pignone in sede,
utilizzando una 
tecnica già certificata in pista da grandi campioni delle corse in
velodromo. La fase invece già rodata e finemente messa a punto é il
coinvolgimento di altri 
attori del "ciclismo critico" nella decostruzione del mezzo: nei punti
di 
riunione delle esperienze di ciclismo urbano (centri sociali,
ciclofficine 
popolari) un numero sempre crescente di persone sta  provando la
bicicletta a 
ruota fissa e ne scoprono, dopo aver espresso dubbi e timori,
l'incredibile 
piacevolezza ed efficacia meccanica. Efficacia messa alla prova anche in
brevi 
gare di velocità urbana, a Roma e Milano, chiamate Velocity: anche
questa 
un'evoluzione dell'esperienza di Critical Mass, le velocity sono
riunioni 
spontanee di ciclisti, all'alba di una domenica qualsiasi, per correre
lungo una 
trentina di chilometri in ambito urbano, con dei punti di passaggio
obbligatori 
e ostacoli urbanistici come parchi, marciapiedi, sottopassi, gallerie e 
quant'altro possa essere utilizzato per raggiungere il vero risultato
(la 
classifica non conta): la riscoperta della propria città, la sua
bellezza 
all'alba, la gioia della corsa insieme ad un gruppo di amici. Il tutto
nella più 
rigorosa "clandestinità": le convocazioni alle velocity vengono fatte
via 
internet, e raggiungono chiunque ne abbia sentito parlare e abbia
manifestato 
l'intenzione di essere avvisato almeno un mese prima della data
prevista. Chaingang si é imbattuta nella "convivialità felice" per una
via insospettabile 
e apparentemente fortuita, e si appresta a condividere con altri questa
modalità 
di sottrarre per -contemporaneamente- aumentare l'intensità della
propria 
esistenza. Esattamente l'obiettivo della decrescita economica, insieme
alla 
marcia indietro necessaria per evitare lo sradicamento di una vita umana
degna 
del pianeta.
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