:: Pride ::
IL MENSILE GAY ITALIANO Numero 68 - Febbraio 2005
Cosa bolle in Vendola di Gianni Rossi Barilli
Nichi Vendola, gay e comunista dichiarato da sempre, sarà il candidato ufficiale
del centrosinistra per le elezioni regionali in Puglia. Lo hanno stabilito,
a furor di popolo e con un esito sorprendente, le prime elezioni primarie
della storia politica italiana.
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A volte le sorprese accadono. Quello che tutti danno per scontato che non
possa succedere, semplicemente succede. E si scopre poi magari che non era
neppure così difficile come si pensava. Vale per il coming out con la mamma,
così come per le presunte verità
assiomatiche della politica, puntualmente certificate da sondaggi che, per
non sbagliare, danno sempre il risultato che ci si attende. In barba a pronostici
di questo genere, Nichi Vendola ha vinto le primarie del centrosinistra
per le elezioni regionali in Puglia, conquistando sul campo con oltre 40.000
voti di preferenza il ruolo di sfidante
ufficiale di Raffaele Fitto, presidente in carica riproposto dalla coalizione
di centrodestra.
Nichi il coming out con la mamma, e con il resto del mondo, l?aveva fatto
già da un bel pezzo. Più di vent?anni fa, ai tempi dello ?strappo? tra il
partito comunista italiano di Enrico Berlinguer e la casa madre sovietica.
Il Pci guardava a occidente con il resto dell?Europa, mentre la Russia rimaneva
isolata nel suo socialismo sempre più surreale.
La diversità di posizioni venne marcata anche dal gentile dissenso del giovane
Nichi Vendola, componente di una delegazione a Mosca della Fgci (la federazione
italiana dei giovani comunisti), dalle posizioni ufficiali del partito comunista
sovietico in tema di omosessualità.
Un articolo dell??Espresso?, firmato da Gad Lerner, pubblicizzò le rimostranze
di Vendola, che si dichiarava senza problemi comunista e omosessuale, alla
faccia del perbenismo staliniano dei compagni ospitanti, ancora convinti
in pieni anni ottanta che l?omosessualità fosse un vizio borghese.
Grazie a questo lancio, Nichi diventò per un certo periodo ?il? gay della
Fgci e scelse di andare a fare il servizio civile all?Arci Gay, che proprio
allora stava nascendo come rete nazionale.
La militanza omosessuale faceva parte, del resto, del suo bagaglio di formazione,
dal momento che appena ventenne compare discinto in una foto di gruppo,
pubblicata su ?Lambda?, del primo esperimento di campeggio gay organizzato
in Grecia nel 1978. Un vero cimelio storico dell?iconografia del movimento.
Una degli elementi sorprendenti di questa singolare vicenda è che Nichi
Vendola è rimasto comunista e gay per tutto il corso degli ultimi tempestosi
vent?anni.
Qualcuno nel movimento gli rimprovera di avere tirato un po? i remi in barca
rispetto alla militanza omosessuale dopo la sua elezione in parlamento,
ben quattro legislature fa. Ed è assolutamente vero che Vendola, dopo essere
stato eletto deputato, ha dichiarato di non avere intenzione di fare il
lobbista gay di professione.
La militanza gay a tempo pieno, d?altro canto, non può essere un obbligo.
Vendola ha preferito dedicarsi professionalmente a problemi come la lotta
alla mafia, ma non per questo ha mai rinnegato il suo passato di militante
gay. Nel corso della sua ormai lunga carriera
parlamentare ha promosso, o appoggiato, buona parte dei progetti di legge
sulle coppie di fatto o sulla lotta alle discriminazioni che si sono accumulati
inutilmente, ha marciato con noi ai gay pride, ha partecipato spesso e volentieri
alle iniziative organizzate in ogni dove dai circoli glbt e si è sentito
pure dare del frocio, in aula, dai fascisti come Storace, che adesso si
scoprono ?politicamente corretti?.
Non è insomma uno che ha rinnegato il proprio passato, come illustrano anche
scelte politiche in definitiva originali. Buona parte degli allora giovani
dirigenti del Pci della stessa età di Nichi Vendola sono oggi maturi dirigente
dei Ds, ma ci sono pure quelli finiti in Forza
Italia, o quelli riconvertiti al mercato e agli stipendi di fascia top.
Lui invece è transitato dal Pci a Rifondazione comunista, confermando questa
appartenenza anche nel difficile passaggio che nel ?98 costò a Romano Prodi
la presidenza del consiglio e a Rifondazione la scissione, con l?uscita
di Cossutta e la nascita dei Comunisti italiani.
Eppure l?immagine di Vendola non è, come potrebbe apparire da questa sommaria
descrizione, quella di un?ortodossa vestale del socialismo che fu. La coerenza
politica, in questo caso, riguarda stranamente la realtà dei fatti, che
la politica usa di rado come punto di riferimento. Nichi Vendola è un uomo
politico che ha scelto di continuare a impegnarsi nei fatti, contro quelle
che anche da giovane identificava come ingiustizie. Si tratti della mafia,
dei pregiudizi verso i gay o del taglio dei servizi sociali che la destra
?moderna?
cerca di smerciare come un miglioramento della qualità della vita.
Senza specificare di chi.
Proprio per questo Nichi Vendola può essere l?uomo giusto per combattere
una chiara e appassionante battaglia elettorale in Puglia, alle prossime
elezioni regionali. Perché è uno che (fino a prova contraria) crede davvero
che il potere serva per cambiare le cose e
che l?alternativa al governo e alla propaganda della destra la immagina
proprio nei fatti.
Come una sanità pubblica migliore ai cittadini, anziché privatizzarla per
abbassare le tasse.
O riconoscere e tutelare le famiglie ?alternative?, anziché solo quelle
benedette dalla chiesa.
O promuovere uno sviluppo economico consapevole dell?uso delle risorse,
anziché saccheggiare il territorio in attesa del prossimo condono e/o calamità
naturale.
A testimoniare che non si tratta solo di chiacchiere Vendola chiama in causa
la propria storia politica: ?Nel Sud e in Puglia non c?è una sola vicenda
di protagonismo comunitario e popolare degli ultimi trent?anni alla quale
io non abbia partecipato?.
Vendola, dicevano i sostenitori della sua candidatura in Puglia, è uno che
può parlare alla gente con le battaglie che l?hanno fatto conoscere, e con
un progetto politico alternativo ?a pelle? alla destra berlusconiana. Contro
di lui militavano però i perennemente fragili
equilibri interni al centrosinistra, sostenuti da ?assennati? sondaggi di
opinione che proclamavano la vittoria certa del berlusconiano Fitto nel
caso in cui il centrosinistra avesse scelto Vendola come proprio candidato.
Troppo comunista e troppo gay per essere credibile, in un sistema paralizzato
dal dogma per cui le elezioni si vincono sempre e solo al centro, ovvero
restando sintonizzati su Raiuno e Canale 5.
Rifondazione comunista, d?altra parte, non poteva accettare l?esclusione
di un proprio ottimo candidato in base a pregiudiziali di principio. è qui
che entra in scena il fatale strumento di democrazia che ha scompaginato
le previsioni e prodotto l?inaspettato successo di Vendola: le elezioni
primarie. Appena importate dall?America e ancora
imballate, sono state sperimentate con esito sorprendente in Puglia.
Essendo una novità assoluta, hanno finito per assomigliare di più alla disfida
di Barletta che a una normale routine democratica. E il loro esito, di conseguenza,
ha potuto essere ultracaricato di significati, fino a diventare ?un fatto
politico enorme?, secondo il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti.
La valutazione delle reali dimensioni politiche dell?evento sarà più saggio
rimandarla a dopo le elezioni vere. Resta comunque il fatto che nelle prime
primarie della storia italiana le previsioni delle vigilia sono andate a
farsi benedire, e i desideri della base hanno rivelato di
essere ben diversi da quelli coltivati dai vertici dei maggiori partiti
del centrosinistra. Ovvero Margherita e Ds, che nella disfida pugliese avevano
contato di riuscire vincitori, portando a casa l?investitura di Francesco
Boccia, assessore comunale a Bari e giovane economista della Margherita,
ad antagonista ufficiale di Fitto.
Le primarie dovevano essere un torneo cavalleresco senza sorprese, come
quelle repliche cartonate che rispolverano tradizioni mai esistite a beneficio
dei turisti. Servivano a dimostrare che i rapporti di forza interni all?alleanza
sono quelli che sono, offrendo a Bertinotti un elegante modo di suicidare
la propria ipotesi politica. E invece gli
ottantamila e qualcosa elettori che hanno preso sul serio la competizione
hanno scritto una storia diversa. Nichi Vendola ha ottenuto il 51% delle
preferenze e Boccia solo il 49, con meno di duemila voti di scarto. Che
possono sembrare pochi, ma se si pensa al netto svantaggio con cui sulla
carta partiva Vendola non lo sono per niente.
Ha contato molto, dicono le analisi post voto, l?orientamento di una base
Ds decisamente più a sinistra dei suoi vertici. Questo episodio pugliese,
indubbiamente, può essere visto come un altro capitolo dell?ormai lunga
battaglia che si sta consumando nei Ds tra un apparato sempre più conquistato
da una visione ?di centro? e una base qualificata (vedi girotondi) che tenta,
finora senza grande successo, di riportare la barra a sinistra, attraverso
il richiamo ai valori di giustizia che non possono non essere il riferimento
di tale politica. Ma in Puglia la qualità della posta in gioco è per una
volta davvero stimolante.
Lo scherzetto che giocare con le primarie ha fatto al centrosinistra apre
una porta che i moderati di opposizione cercano con tutte le forze di tenere
chiusa. Offre la possibilità di mettere alla prova di fronte agli elettori
le reali chances di un progetto politico che osa
dichiararsi alternativo, anziché limitarsi a chiedere voti cercando di assomigliare
di più agli avversari. è questa la partita che si giocherà in Puglia, e
che la stessa maggioranza del centrosinistra sta cominciando a combattere
contro se stessa, quando avverte che gli umori
delle ?elite? politiche che si sono prese la briga di votare per le primarie
sono ben diversi da quelli del popolo bue. Non è così, di sicuro, che si
riuscirà a battere la destra.
Ora che, più o meno obtorto collo, tutti hanno accettato il risultato del
?giudizio di dio? democratico, è lecito domandarsi se le primarie, in Italia,
non siano già sul punto di diventare una curiosità archeologica. Per quanto
riguarda Vendola, però, è lecito aspettarsi
che tutti nel centrosinistra facciano il proprio dovere sostenendolo e credendo
nelle sue possibilità di successo. Tenendo presente che una sconfitta sarebbe
un risultato tombale per qualunque sinistra futura.
Sfida nella sfida, c?è il fatto che Vendola è un omosessuale militante arrivato
a un traguardo di alta responsabilità politica sfatando, almeno fino a questo
punto, il luogo comune per cui il semplice fatto che uno dica di essere
gay lo rende elettoralmente ?non credibile?, quando se ci si pensa un momento
dovrebbe accadere esattamente l?opposto. è uno che può dire, come il sindaco
di Parigi Delanoe, ?sono gay e non importa?.
E che comunque ha sempre detto, come il sindaco di Berlino Wowereit, ?sono
gay e va bene così?.
Una vittoria a Bari significherebbe che va davvero molto bene.
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