[Cm-roma] Risposte lampo

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Camilo, mi consenta, da tabagista incallito qual sono, che io dissenta!
E poi io gli avrei risposto ai tipi: "No, la maghina nun cell'ho, me dispiace pe voi che c'avete da tribolacce co quelle trappole! Da bbravi su, cercate almeno de nun esse 'nvidiosi!".
Mepe me c'hanno costretto..., volevo stammene bbono bono...!

INCOLLAGGIO PER CICLISTI TABAGISTI:

"Vivere tranquillo, virtuoso, nella propria casa, avendo ben ragione?
Tanto vale bere veleno" (Charles Cros)
"La vita uccide" (John Giorno)
Alla fine di ottobre dell'anno scorso l'Ospedale Civile di Sesto San
Giovanni ha presentato, in occasione di un convegno a Parma organizzato
dall'Università e dai Ministeri dell'Ambiente e delle Attività
Produttive, uno studio, basato sui dai relativi alle concentrazioni di
benzene pubblicati dal Ministero dell'Ambiente sul suo sito internet, che
dimostra come farsi una passeggiata di tre ore a Milano corrisponda a
fumare ben 15 sigarette (come a Palermo e Trieste), mentre a Napoli se ne
'fumano' 9-11, a Firenze, Genova, Torino e Verona 7-8, "solo" 5-6 fumate
a Roma, Catania, Foggia e Livorno ed infine Bari, Bologna, Brescia,
Parma, Taranto, Padova e Venezia soltanto 4-5.

Questi dati rappresentano una novità solo per gli ingenui. I chimici
definiscono l'aria delle città "Un fumo di sigaretta, sia pure molto
diluito", perché la maggior parte delle sostanze che la sporcano sono le
stesse sprigionate dal tabacco che brucia. Uno studio condotto a Roma,
tra il gennaio '95 e l'ottobre '97 aveva già mostrato che i ricoveri in
ospedale per malattie respiratorie e cardiovascolari aumentano nei giorni
con i livelli
d'inquinamento più alti, e in quelli immediatamente successivi. La fascia
d'età più colpita era quella tra i 15 e 64 anni nei giorni con le più
elevate concentrazioni di benzene, mentre se l'inquinante era l'ozono,
invece, a finire in ospedale erano soprattutto i bambini. Nel 2000 due
studi epidemiologici, condotti a Taiwan e in Germania e pubblicati
sull'European Respiratory Journal avevano rilevato che asma, riniti
allergiche, tosse secca e dispnea sono causati dall'inquinamento
atmosferico e non solo acuiti dai fumi cittadini. In particolare, i
medici tedeschi avevano studiato i dati sulla salute di bambini tra 5 e
11 anni in relazione alla vicinanza con 1.800 tratti stradali percorsi da
almeno 4mila vetture al giorno. Quindi, attraverso il sistema satellitare
Gps, è stata calcolata la distanza delle abitazione dei bambini e quindi
la loro esposizione agli agenti inquinanti (benzene, diossido di azoto,
polveri). Anche in questo caso è stato verificato che quelli del campione
a soli 50 metri da strade altamente trafficate (oltre 33 mila vetture al
giorno), hanno il doppio delle probabilità di soffrire d'asma rispetto
alla popolazione generale. Niente di nuovo sotto il sole, visto che
secondo la stessa Commissione Ambiente dell'Unione Europea chi vive in
città è costretto a respirare un'aria da 10 a 100 volte più inquinata di
quella in campagna. In questa speciale classifica del peggio, all'Italia,
peraltro, non poteva che spettare la maglia nera: tra tutte le città
dell'Unione europea, le nostre sono state quelle in cui il "livello di
attenzione" (ma sarebbe onesto chiamarlo "di allarme") è stato superato
più spesso.

A qualche mese di distanza dalle rilevazioni dello studio effettuato
dall'ospedale lombardo, a parte qualche blocco parziale della
circolazione, non è stato fatto nulla per ridurre l'inquinamento urbano.
In compenso, il Belpaese s'è dotato di una delle leggi antisigarette più
severe del mondo. Dal 10 gennaio 2005 il divieto di fumo che fino ad ora
aveva riguardato gli uffici pubblici e gli ospedali è stato esteso a
tutti i locali pubblici e privati aperti al pubblico, compresi bar,
ristoranti, discoteche, circoli ricreativi, laboratori artigianali (???),
etc. La nuova legge prevede, tra l'altro, multe salate per i
trasgressori, dai 25 ai 250 euro (ulteriormente inasprite del 10% dalla
Finanziaria 2005) e l'importo della sanzione raddoppia in presenza di
donne in gravidanza o di bambini sotto i dodici anni. Inoltre sono anche
previste sanzioni da 200 a 2.000 euro per chi deve far rispettare il
divieto e non compie il proprio lavoro ed i gestori di bar, ristoranti e
discoteche etc. rischiano anche la chiusura del locale da parte del
questore fino a 3 mesi.

Le uniche eccezioni saranno i locali privati non aperti a utenti, mentre
i bar e i ristoranti che vorranno accogliere ancora i fumatori, dovranno
avere zone riservate per il fumo con impianti di aerazione e ricambio
d'aria, separate dal resto del locale. Con queste norme l'Italia
conquista il primato di paese occidentale con la più severe normative
antitabacco. Perfino negli ultraproibizionisti Stati Uniti nelle
discoteche è permesso fumare e solo in Italia sui treni non esistono più
le carrozze separate per i fumatori, mentre rimane un mistero se il
divieto assoluto di fumare verrà applicato anche alle carceri e alle
caserme. Secondo Solzenicyn, uno dei rari tratti d'umanità di Stalin,
gran fumatore di pipa, era di consentire il fumo nei gulag, ma
evidentemente i governanti italiani vogliono superare in crudeltà anche
il Piccolo Padre e le norme antifumo per ora non vengono applicate sui
detenuti solo grazie al buon senso degli agenti di custodia e dei
direttori delle prigioni che si stanno appellando alla possibilità di
applicare meno rigidamente i regolamenti.

Le campagne contro il fumo hanno una storia che vale la pena di essere
raccontata.

Uno dei primi crociati antitabacco fu Giacomo I Stuart, sovrano
d'Inghilterra, che nel febbraio 1604 pubblicò in forma anonima, ma con le
insegne reali sul frontespizio, la sua "Invettiva contro il tabacco". Le
argomentazioni del monarca contro l'odorosa pianta appena arrivata
dall'America (la sua diffusione era iniziata solo nel 1560 in Francia)
erano in realtà più che altro un po' razziste, fumare per lui era
"imitare questi indiani bestiali (...) rifiuti del mondo ed esclusi dal
Patto con Dio", ma il libello prendeva le mosse dalla sicuramente
sgradevole esperienza di trovarsi a tavola in mezzo a fumatori con la
pessima abitudine di "soffiare il fumo addosso agli altri, in modo che
fumo immondo e cattivo odore vadano qua e là sui piatti e infettino
l'aria quando, molto spesso, persone che detestano il tabacco stanno
mangiando". Il pamphlet del primo sovrano della casa regnante più odiata
dagli inglesi (che da lì a qualche decennio avrebbero tagliato la testa
al successore Carlo I) non ebbe molto successo, ma si può ben considerare
l'antesignano delle campagne antitabacco che non avrebbero smesso di
tormentare gli adepti della nicotina per i quattro secoli a venire.

La storia moderna delle campagne antitabacco inizia tuttavia negli Anni
Trenta nella Germania nazista ed è stata raccontata dallo storico Robert
Proctor, autore dell' interessantissimo "La guerra di Hitler contro il
cancro", pubblicato alcuni anni fa. Al motto "Il tuo corpo appartiene al
Führer", il Terzo Reich si rivelò all'avanguardia in quelle politiche
salutiste ed ecologiche - dalla messa al bando delle sostanze inquinanti
fino alla martellante campagna contro il fumo - che oggi rappresentano il
fiore all'occhiello delle politiche sanitarie delle cosiddette democrazie
occidentali. Sin dal suo avvento, "il nazismo", scrive Proctor, "fu visto
come una fonte di rigenerazione della sanità pubblica". I nazisti
applicarono le norme e le ricerche più avanzate della loro epoca per
curare le malattie relative all'ambiente, quelle professionali, e quelle
derivanti dallo stile di vita. Il cancro fu dichiarato "Il primo nemico
dello stato." La politica nazista favoriva i cibi naturali e si opponeva
ai grassi, agli zuccheri, all'alcol e alla vita sedentaria. Il
preesistente movimento moderato contro l'uso di alcol e tabacco divenne
più attivo sotto i nazisti, che s'impegnarono nel creare ciò che Proctor
definisce "una sicura utopia sanitaria".

In particolare, furono virulente proprio le campagne contro il tabacco.
Il tabacco fu attaccato poiché "reliquia di uno stile di vita liberale" e
fu definito una "masturbazione polmonare". "Gli attivisti antifumo
sottolineavano che i tre principali leader fascisti d'Europa - Hitler,
Mussolini e Franco - erano tutti non fumatori". Nella Germania nazista
alcuni ricercatori di medicina, con forti connessioni al nazismo, furono
i primi a stabilire una relazione statistica tra il fumo e il tumore ai
polmoni. Mezzo secolo prima che l'Environmental Protection Agency
parlasse di "fumo ambientale del tabacco", l'attivista anti-tabacco Dr.
Fritz Lickint coniò il termine "fumo passivo". I nazisti istituirono
severi controlli anti-fumo, incluse restrizioni sulla pubblicità e
divieti in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli
ospedali e in seguito anche su tutti i treni ed autobus nelle città. In
alcune località divenne illegale per le donne acquistare sigarette. "La
donna tedesca non fuma", proclamava uno slogan nazista.

Le campagne salutiste del regime nazista conquistarono l'ammirazione di
numerosi corrispondenti di giornali stranieri, in particolare americani
che mettevano in risalto che "la Germania nazista aveva la più aggressiva
campagna contro il fumo e la più sofisticata epidemiologia antitabacco
del mondo". Queste campagne furono poi importate negli Stati Uniti da
fondazioni filonaziste come la Pioneer Foundation, ma a partire dagli
anni Cinquanta sono diventate progressivamente uno degli assi portanti
delle campagne per la salute pubblica prima negli USA e poi nei paesi
dell'Europa Occidentale.

Il fatto che siano stati proprio i nazi a lanciare le campagne antifumo
non stupisce più di tanto. Se è piuttosto ovvio aspettarsi che i fumatori
rispettino i non fumatori e che questi possano pretendere di avere degli
spazi separati, l'intromissione dello Stato nelle scelte degli individui
è giustificabile solo a partire da una dottrina totalitaria. Come dice lo
storico francese Pierre Lemieux, "il fascismo si basa sulla sottomissione
dell'individuo alla comunità. (...) Lo stato fascista ha bisogno di
'prezioso materiale umano? - o, come diremmo oggi, di sane 'risorse
umane'". Gli slogan nazisti erano più espliciti di quelli usati dai
nostri crociati odierni: "Il tuo corpo appartiene alla nazione!" "É tuo
dovere essere sano!", "Il cibo non è una questione privata!" L'Economato
Nazionale Nazista anticipò gli odierni fascisti della salute delineando
anche i cosiddetti "costi sociali" del fumo. Non c'è nessun buon motivo
per cui lo Stato dovrebbe difendere i propri cittadini da sé stessi. Le
politiche igieniste consentono allo Stato di focalizzare l'attenzione
sulle scelte individuali piuttosto che sulla devastazione ambientale e
diffondono intolleranza sociale, mostrando nei fumatori il nemico della
salute pubblica piuttosto che in un sistema che martoria il pianeta con
la sua economia di morte. Soprattutto, nascondono un'utopia di sani e
belli che assomiglia tremendamente alla pura razza ariana di biondi con
gli occhi azzurri. È possibile che il fumo uccida (come ripetono
incessantemente i messaggi terroristici obbligatori su tutti i pacchetti
di sigarette), ma in ogni caso le sue vittime sono volontarie, a
differenza di quelli che muoiono in guerra o sul lavoro o per una delle
tante malattie causate dall'inquinamento.

robertino


Da Umanità Nova, numero 3 del 30 gennaio 2005, Anno 85
http://www.ecn.org/uenne





>A ME PERSONALMENTE MI OFFENDE UNA PERSONA CHE NON HA VOGLIA DI USARE IL
>CERVELLO, O SE PROPIO SI VUOLE CHE PREFERISCE VENGA USATO DA ALTRI, E CHE
>PER QUESTO MOTIVO IO DEVO RISCHIARE DI PRENDERMI UN CANCRO AI POLMONI,
>OLTRE ALLA MUTILAZIONE DEGLI ARTI INFERIORI. NON A CASO HANNO FATTO LA
>LEGGE SUL FUMO PASSIVO, QUELLO CHE RESPIRO IO è FUMO PASSIVO, è
>UN'ATTENTATO ALLA MIA CONDIZIONE FISICA...
>VI ASPETTO TUTTI A CARNEVALE              JUAN CAMILO ZULUAGA

>
>> Non pensi possa essere offensivo? Una qualunque persona dovrebbe ritenersi >
>stupida solo perché non condivide la tua scelta?
>> ----- Original Message -----
>> From: "Marco Pierfranceschi" <marcopie@???>
>> To: <cm-roma@???>
>> Sent: Friday, February 04, 2005 8:12 PM
>> Subject: [Cm-roma] Risposte lampo
>>
>>
>> Mepesaerculo wrote:
>> > bastava che frenassi, mi girassi e dicessi: \"lo vuoi proprio
>>> sapere? te lo spiego. ho la patente, potevo avere la macchina e non
>>> l\'ho voluta. perch? non c\'ho voglia di farmi due ore di traffico
>>> tutti i giorni, non ho voglia di essere io quello stesso traffico di
>>> cui mi lamento, non ho voglia di far dipendere la mia giornata da una
>>> macchina scureggiona e da una fila di deficienti che hanno avuto la
>>> mia stessa idea alla mia stessa ora. non ho voglia di usare il
>>> petrolio. ho voglia di muovere il culo, anche se pesa.\"
>>
>> Troppo lungo... Bisogna essere diretti ed efficaci:
>> Io proporrei: "la macchina ce l'ho, ma non voglio usarla... più o meno
>> quello che fate voi col vostro cervello!"
>>
>> Ciao
>>
>> --
>> Marco Pierfranceschi
>> ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
>> http://www.ruotalibera.org
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>> "Il (nostro) scopo è reinventare la vita
>> in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
>>       (Luigi Pintor)

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>> in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste."
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