[NuovoLaboratorio] Chirac chiede il ritiro della Bolkestein

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Autor: antonio bruno
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Assumpte: [NuovoLaboratorio] Chirac chiede il ritiro della Bolkestein
dal manifesto

Chirac deciso: «Azzerare la direttiva Bolkenstein»
Ue, cresce il dissenso intorno al provvedimento che liberalizza lavoro e
servizi pubblici. Barroso possibilista
ALBERTO D'ARGENZIO
BRUXELLES
Qualcosa finalmente si muove intorno alla direttiva Bolkestein, quella
pensata ed approvata dall'ex Commissione Prodi per liberalizzare i servizi
in tutta l'Unione europea. Da Parigi Jacques Chirac entra nel dibattito
rilanciando con forza l'idea, già avanzata da sindacati e società civile,
di «azzerare» la Bolkestein; da Bruxelles José Manuel Durao Barroso
risponde all'invito aprendo la porta di una discussione e modifica della
normativa europea ma non è certo disposto a lasciarla da parte. «La
Commissione ritiene essenziale - dice Barroso - una direttiva sui servizi
per rilanciare l'economia europea, ma adesso così com'è va incontro a molte
difficoltà, soprattutto in Francia, quindi ora avvieremo un dibattito con
il Consiglio e il Parlamento europeo per trovare una soluzione nei tempi
più rapidi». Barroso parla di modifiche, ma non indica quali, se la cava
con un «non voglio entrare nei dettagli». Attualmente la Bolkestein, dal
nome dell'ex commissario olandese al mercato interno, si trova in
discussione all'Eurocamera e tra i 25 l'obiettivo è quello di approvarla
entro l'anno, ma adesso - sottolinea Frattini - alla fretta si va
sostituendo la prudenza dettata dalle obiezioni e preoccupazioni che si
vanno sollevando. Il «principio del paese di origine» è il punto più
controverso della norma: dice infatti che un prestatore di servizi sarà
soggetto alla legislazione del paese in cui risiede legalmente e non più a
quella del paese in cui presta il servizio, in pratica un invito bello e
buono a quel dumping sociale di cui parla Chirac.

A suonare l'allarme è stato ieri Chirac, preoccupato anche della triste
fama che la direttiva si è creata oltralpe e degli effetti che questa può
avere sul referendum sulla Costituzione europea. Il presidente,
partecipando a una riunione dell'esecutivo, ha messo l'accento
«sull'esigenza della Francia in materia di servizi, come in tutti i settori
della costruzione europea, di non perdere di vista l'obiettivo di elevare
il livello delle garanzie offerte ai lavoratori e ai consumatori nel quadro
di una graduale armonizzazione delle regole europee». «Ciò implica -
continua il resoconto del portavoce del governo - il rifiuto di ogni
dumping fiscale, sociale o regolamentare», un passo che «giustifica la
posizione molto ferma della Francia che, riguardo questa bozza preparata
dall'ex Commissione europea, ne vuole l'azzeramento».

Sulle pagine di Le Figaro, il ministro per gli Affari europei Claudie
Haignerè rincara la dose: «così come è concepita oggi, la direttiva non è
accettabile». La stessa cosa dicevano dal Parlamento europeo i comunisti ed
i socialisti mentre per la prima volta anche la Ces, Confederazione europea
dei sindacati, ha alzato la voce sul tema.

Barroso e la sua Commissione sentono l'aria che tira e propongono, nel
giorno del rilancio della Strategia di Lisbona (un rilancio che dimentica
l'occupazione per puntare su crescita, sviluppo e competitività), un
approccio più riflessivo per la Bolkestein. Bruxelles indica infatti due
vie di modifica promettendo di concentrarsi sul «principio del paese di
origine e sulle potenziali ricadute su alcuni settori». Del primo si è già
detto, sul secondo sono a rischio i servizi pubblici e quelli di interesse
generale. Qui Barroso fa l'equilibrista: promette di mantenerne la
specificità e poi ammette che «i servizi pubblici non sono incompatibili
con la liberalizzazione». Di fatto il portoghese sembra voler la moglie
ubriaca e la botte piena: «così manteniamo lo spirito della direttiva, la
liberalizzazione dei servizi è infatti fondamentale per il rilancio
dell'Unione, ma vogliamo anche tener conto delle preoccupazioni» emerse.

Questa frenata istituzionale rilancia con forza la necessità di una
mobilitazione decisa contro la direttiva. L'appuntamento è per la triplice
manifestazione del 19 marzo a Bruxelles, a tre giorni dal vertice tutto
economico dei capi di stato e di governo della Ue.
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"Eppure il vento soffia ancora...."

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