[Lecce-sf] governatori di Bari e giardinieri di Turi

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Autore: Gaetano Bucci
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Oggetto: [Lecce-sf] governatori di Bari e giardinieri di Turi
Primavera 1929: al terzo anno di reclusione il prigioniero filosofo -come Rosa Luxemburg- cura amorevolmente nel cortile del carcere la crescita di alcune piantine, i cui semi gli sono stati donati da Tania gentile in una delle sue prime visite a Turi.

"Allora Antonio mi chiese con insistenza una rosa rampicante, obiettai che non credevo opportuno che si facesse un pergolato in carcere, non dovendo volere goderlo. E Antonio rispose che sapeva invece di dovere stabilire lentamente la sua esistenza per lunghi anni a Turi, quindi poteva bene desiderare di avere un rosaio che avrebbero fatto salire lungo il muro, sino alle celle".

Luglio 1929: dopo un inizio precario e contrastato, la rosa prende vita.

"Sai, la rosa si è completamente ravvivata. Dal 3 giugno al 15, di colpo, ha cominciato a metter occhi e poi foglie, finchè si è completamente rifatta verde: adesso ha dei rametti lunghi già 15 centimetri (.....) Il ciclo delle stagioni, legato ai solstizi e agli equinozi, lo sento come carne della mia carne: la rosa è viva e fiorita certamente, perché il caldo prepara il gelo e sotto la neve palpitano già le prime violette, ecc. ecc.; insomma il tempo mi appare come una cosa corpulenta da quando lo spazio non esiste più per me" ( LC 270).

La rosa è un richiamo della vita e insieme una metafora del mondo grande e terribile per Gramsci. Egli stava subendo in modo del tutto particolare l'inesorabilità del tempo, gli effetti del divenire e del dileguare delle cose. Non è solo il ciclo delle stagioni ad essere "carne della sua carne": lo è anche la storia drammatica degli umani vissuta come natura, come corpo, come parte di sé e di cui è egli stesso è parte.
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