[Lecce-sf] Fw: [aa-info] "Clamoroso" Elezioni in Iraq

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Szerző: Rosario Gallipoli
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [aa-info] "Clamoroso" Elezioni in Iraq

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> From: "red_link" <red_link@???>
> To: <red_link@???>
> Sent: Wednesday, February 02, 2005 11:07 AM
> Subject: [aa-info] "Clamoroso" Elezioni in Iraq
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> "CLAMOROSO AL CIBALI": IN IRAQ HA VOTATO MENO DEL 30% DEI COSIDDETTI

AVENTI
> DIRITTO AL VOTO!!!
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>
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>
>      Si da orami per certo, da parte di tutti gli schieramenti, che la
> stragrande maggioranza del popolo irakeno è andata a votare. Anche

giornali
> come il Manifesto e Liberazione lo danno per certo, quindi è da qui che
> bisognerebbe ripartire. A tal punto, non ci sarà da meravigliarsi che

anche
> i militanti della sinistra antagonista, sia pure sconcertati, daranno per
> certo quanto sopra, e che sostenere una percentuale -poniamo del 30%- di
> votanti è pura follia, prevenzione ideologica, desiderio che vuole
> inventarsi la realtà. Pura follia nonostante il clamoroso precedente
> mediatico sulle armi di distruzione di massa.e sul popolo che rovesciava

le
> statue di Saddam acclamando i "liberatori".
>
>      Il ritornello sarà sempre il solito, per dare un minimo di

credibilità
> alla tesi di chi non vorrà credere al 30% dei votanti: è vero che gli Usa
> hanno sempre costruito gigantesche bugie e le hanno fatto credere in un
> primo momento, è vero che poi ci siamo sempre dovuto ricredere, ma "questa
> volta" "purtroppo" dicono la verità."anche se leggermente esagerata". Le
> parole chiavi sono "questa volta" e "purtroppo". Fate mente locale per un
> attimo e vi accorgerete che sempre di fronte alle goebbelsiate degli Usa,

i
> San Pietro della sinistra hanno sempre utilizzate quelle parole chiavi:
> "questa volta", "purtroppo"..siamo costretti a crederci.
>
>       Questa volta però è stata aggiunta una raffinatezza per occultare in
> un primo tempo lo scopo dell'operazione (utilizzare l'evento del voto
> "maggioritario" per moderare ancora di più la propria politica): si fa

finta
> comunque di criticare il fatto che le elezioni siano state tenute nel bel
> mezzo di un'occupazione militare. Il lettore di sinistra è invitato a
> guardare il dito: le elezioni non sono state democratiche, non risolvono

il
> problema, tutte le organizzazioni in lizza elettorale vogliono il ritiro
> delle truppe. E a non badare troppo ALLA LUNA, cioè al desiderio del vero
> incasso anche da parte di una certa sinistra: comunque il popolo iracheno
> sarebbe andato in maggioranza a votare e quindi non approverebbe la
> resistenza armata.
>
>       Perché si tratta del vero incasso e perché si tratta di un

artefatto?
> Come tutti i lettori attenti hanno potuto constatare, Liberazione e gran
> parte del Manifesto non hanno mai criticato in radice le elezioni in Iraq;
> Liberazione non ha mai criticato il sedicente partito comunista che era
> presente nel governo fantoccio Allawi e che si è presentato alle elezioni.
> Per questi giornali il loro desiderio di una resistenza minoritaria
> (reazionaria a straniera) era realtà. Esattamente come lo era il

sondaggio
> pre-elettorale di Bush secondo cui"il 72% degli iracheni vuole votare":
> fateci caso, prima ancora che si arrivasse a mezzogiorno del 31 gennaio,
> tutti i massa media (con Al Jazeera opportunamente occultata) hanno
> dichiarato trionfalmente che il 72% degli iracheni era andato a votare.
>
>        Più ampiamente, vi chiediamo di notare che tutti gli schieramenti
> hanno annunciato a chiusura delle urne quanto avevano già desiderato nei
> giorni precedenti le elezioni. 72% per i bushisti, un po' meno per la
> sinistra moderata, un po' meno ancora per la sinistra critica: tutti hanno
> visto trionfare il popolo contro la resistenza armata  esattamente -e con

le
> diverse percentuali- come avevano "previsto". Quasi magico!
>
>       Noi invece avevamo previsto che perfino il buon Stefano Chiarini del
> Manifesto sarebbe stato quasi silenziato per la ghiotta occasione. La

svolta
> era di un'enorme importanza e con un sistema a rete "dialettica" doveva
> coinvolgere anche i più critici.
>
>       Sospettiamo che anche noi siamo motivati da reazioni "ideologiche".
> Tuttavia, vorremmo far valere per l'occasione anche un po' di buon senso a
> commento di quel poco che il grande circo mediatico ha voluto farci

vedere.
>
>       Intanto, nessuna televisione critica è stata tollerata durante le
> riprese dell'avvenimento. Non si insisterà mai abbastanza nel far notare

la
> coincidenza di un Al Jazeera oscurata prima delle elezioni. Non è solo un
> "problemino" di democrazia, come cercava di minimizzare Gad Lerner e c..

Una
> decisione del genere può solo far pensare che le riprese delle "libere" tv
> siano state effettuate prima del 31 gennaio e magari anche in un paese
> diverso dall'Iraq. Ammetterete che le riprese a Hollywood sono perfino più
> realistiche della realtà. Dateci un buon motivo per escludere la messa in
> scena.
>
>      In secondo luogo, nessun osservatore internazionale è stato ammesso
> durante le operazioni. Neanche questo è un altro dettaglio su cui
> rapidamente sorvolare, per passare alla "vera sostanza", se pensate che

per
> le lezioni in Ucraina e in Palestina erano presenti centinaia di
> osservatori. Se si arriva a fare una scelta così grave (nessun
> osservatore!!!), vuol dire una sola cosa: si vogliono favorire non solo
> brogli (come è noto, i brogli si possono fare anche in presenza di
> osservatori "neutrali"), ma per consentire ogni sorta di esagerazione,
> perfino per far girare a C. B. De Mille la traversata del Mar Rosso che

apre
> le sue acque ai figli del Signore.
>
>      Infine, vogliamo attirare l'attenzione su quel poco che abbiamo

visto.
> In un servizio su canale 5 (peraltro oggi uno dei peggiori canali), veniva
> mostrata una Bagdad che a mezzogiorno del 31 gennaio era quasi deserta o
> attraversata da sparuti passanti che andavano a votare. Uno di questi
> ampiamente ripreso diceva che stata andando a votare, anzi che era felice

di
> farlo, e aveva già il dito macchiato di inchiostro: chi ha potuto

registrare
> la trasmissione è pregato di verificare. Le riprese davanti a qualche

seggio
> mostravano sì delle code, ma facendo chiaramente capire che esse erano
> dovute agli esagerati intoppi burocratici. Verso la fine del servizio,
> venivano intervistati due giornalisti: uno del Giornale e l'altro
> dell'Avvenire. Il primo, sovrapponendo la sua enfatica voce alla evidente
> realtà delle strade quasi deserte, annunciava trionfalmente a mezzogiorno
> che la stragrande maggioranza degli iracheni era andata votare; il secondo
> faceva constatare con rammarico che la gente vista ai seggi era davvero
> molto poca e che quindi bisognava sperare nelle ore successive.
>
>       A questo punto veniamo al buon senso. Come grandi esperti -quali

siamo
> tutti- di elezioni, noi sappiamo che, quando raggiungiamo le percentuali

di
> votanti fantasticate dai mass media per l'Iraq, in un paese come l'Italia

si
> vede davvero tanta gente ai seggi elettorali e se ne vede tanta sebbene le
> operazioni di identificazione siano abbastanza rapide. Inoltre, a tale
> risultato concorre il fatto che le operazioni di voto si svolgono anche
> nella mezza giornata del lunedì. Infine, quando in Italia si raggiunge una
> certa percentuale di votanti, le votazioni si sono svolte omogeneamente su
> tutto il territorio nazionale. Immaginate se in Italia non andassero a
> votare tutti i "padani" di Bossi e venissero pure meno importanti città

come
> Firenze o Taranto e tanti altri piccoli centri. Molto presumibilmente, già
> questo ultimo dato porterebbe la percentuale dei votanti al di sotto del
> 50%. Se poi si considera che comunque anche in una città come Bagdad (e

non
> crediamo che Capuozzo ci abbia mostrato quella sunnita) di gente che si
> recava al voto ne appariva davvero poca, e che il tutto si è svolto in un
> solo giorno in un clima militarizzato, ci sembra molto plausibile ritenere
> che al voto si è recato il 30% (forse anche meno) degli iracheni. Ma tutti
> parlano quanto meno del doppio. Tutti chi e su quali basi? Noi non

sappiamo
> assolutamente niente di niente, nada de nada, rien de rien, absolutely
> nothing, di quanti effettivamente siano stati i votanti Gli unici dati
> vengono ammanniti dall'apparato del governo fantoccio, senza che nessuno
> (ripetiamo nessuno) abbia (avuto) la possibilità di verificarne almeno la
> verosimiglianza. A ciò si aggiunge una martellante campagna goebbelsiana

di
> giubilo, che tenta di azzerare qualsiasi dubbio: abbiamo vinto, la gente
> balla (tre persone con il mitra in mano) per la felicità, abbiamo

sconfitto
> la resistenza, abbiamo vinto, abbiamo vinto, abbiamo vinto; lo dice anche
> Chirac (che ha avuto il permesso di andare ad invadere Haiti insieme agli
> americani, di restare in Sierra Leone e in Ruanda), lo dice anche Putin e
> poi lo conferma anche Berlusconi. Abbiamo vinto, si vede per televisione,

è
> scritto nero su bianco sui giornali, lo dicono anche i partiti di

sinistra.
> Dunque, è vero. Quindi, come minimo, non può essere falso.
>
>      Torniamo però al nostro buon senso. I votanti all'estero sono stati

il
> 66%. Diamo per verissimo: una volta tanto, ci vogliamo fidare. Il trucco

sta
> in quella piccola e neutrale aggiunta: "dei registrati al voto". Cosa
> significa? I registrati al voto, pur essendo liberi di registrarsi non
> essendo terrorizzati dalla resistenza e comunque dal clima insicuro nelle
> strade, oscillavano dal 10% al 20%. Tradotto per intero, all'estero è

andato
> a votare mediamente il 10% degli iracheni aventi diritto al voto. Ora due
> più due fa quattro, e speriamo che non ci rompa l'anima qualche
> filosofastro: per quale motivo all'estero è andato a votare il 10% degli
> iracheni e in Iraq è andato a votare dal 50% al (a secondo dei desideri)

il
> 72% degli iracheni?
>
>       Morale della favola: il nostro dato, secondo cui è andato a votare

il
> 30% degli iracheni, è esagerato per eccesso. Non potendo vedere "le

carte",
> è il più plausibile di tutti! Lo opporremo a tutti quelli che nelle

prossime
> assemblee, fingendo di essere critici, comunque vorrebbero farci credere

che
> la maggioranza degli iracheni sarebbe ostile alla resistenza armata e
> favorevole ad una soluzione negoziata.magari con l'ausilio dei faccendieri
> dell'Onu
>
>
>
> Red Link
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