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著者: cicloveeg@interfree.it
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題目: [Cm-roma] OT:I nuovi accordi petroliferi sanciscono lo sdoganamento della Libia

Libia - 31.1.2005
La fine del cammino
I nuovi accordi petroliferi sanciscono lo sdoganamento della Libia

Il 29 gennaio è finito ufficialmente il cammino di Muammar Gheddafi verso il paradiso. Non quello religioso, ma quello politico-economico, quello che si ottiene se un Paese non è uno “stato canaglia” e che pare si ottenga più in fretta se, quello stesso Paese, possiede ricchi giacimenti di petrolio.
Abdullah el-Badri, presidente della National Oil, l'azienda di Stato che gestisce il greggio libico, ha annunciato l'esito del bando internazionale per la concessione di 15 blocchi di esplorazione nel deserto della Libia. Le compagnie che se lo sono aggiudicato sono la Occidental Petroleum Corporation, la Amerada Hess Corp e la Chevron Texaco.
La gara era aperta ad aziende straniere e il loro ingresso negli affari del petrolio a Tripoli segna la fine di un epoca e di un cammino: quello intrapreso nel 2003 da Gheddafi.

Il Libro Verde. Il mondo scopre l'esistenza del colonnello dell'esercito libico Muammar Gheddafi il 1 settembre 1969 quando appare in ogni televisione del mondo questo slanciato arabo con un mare di riccioli al vento e i suoi inseparabili occhiali da sole. In Libia quell'uomo aveva guidato il rovesciamento di una monarchia lontana dalla gente. Le sue idee sorprendono per originalità e ambizione. Nel suo Libro Verde, Gheddafi spiega ai libici e al mondo che esiste una Terza Teoria Universale, oltre il capitalismo aggressivo e il comunismo ateo, il socialismo-islamico. Non sono troppi i proseliti che la rivoluzione libica trova nel mondo, ma Gheddafi si muove con astuzia e faccia tosta, restando aperto a tutte le soluzioni. Un giorno è molto arabo, un altro è soprattutto africano. Un giorno guarda a Mosca, quello dopo a Pechino. Un giorno sogna una Libia moderna e all'avanguardia, il giorno dopo si proclama custode della sacra dottrina dell'Islam contro la corruzione occidentale. Le mille giravolte sembrano premiarne il pragmatismo e il petrolio ne soddisfa le ambizioni. Fino a quando alla Casa Bianca non arriva Ronald Reagan. Per l'ex attore di Hollywood, Gheddafi non è nulla più di un “cane pazzo”.

Bombe preventive. La Libia può vantare il poco invidiabile record di essere stato il primo vero “stato canaglia” individuato dagli Stati Uniti. La politica estera degli Usa negli anni Ottanta era quasi totalmente centrata su Gheddafi. Le battaglie aeree nei cieli del Mediterraneo tra i caccia della NATO e quelli libici di fabbricazione sovietica erano all'ordine del giorno e le navi da guerra Usa pascolavano nel Golfo della Sirte davanti alla Libia. Non si sa ancora se ne hanno fatto le spese gli 81 passeggeri del volo precipitato misteriosamente a Ustica nel 1980. Alla fine Reagan, che della diplomazia non sapeva che farsene, ordinò massicci bombardamenti mirati alle presunte abitazioni del leader libico. Gheddafi riuscì a salvarsi, la sua piccola figlia di 4 anni no. La vendetta non tardò ad arrivare e fu drammatica: il 21 dicembre 1988 il volo 103 della PanAm Francoforte-New York riprende il volo dopo lo scalo a Londra. Sul cielo di Lockerbie, in Scozia, l'aereo esplode a causa di una bomba nascosta in una valigia. Muoiono 270 persone. Le inchieste portano a ritenere responsabili dell'accaduto due agenti dei servizi segreti libici. Gheddafi nega e si rifiuta di consegnarli e il Consiglio delle Nazioni Unite impone dure sanzioni alla Libia. La guida della rivoluzione islamico-socialista, soprattutto dopo la caduta del Muro, è solo.

Il lungo cammino. Sono anni duri per la Libia. Il tenore di vita della popolazione si abbassa pericolosamente e l'isolamento internazionale rende poco produttive le risorse petrolifere. Nel 1970 la Libia produceva 3,3 milioni di barili di greggio al giorno. Adesso ne produce 1,6 milioni, meno della Nigeria che ha giacimenti molto meno ricchi. Le infrastrutture sono fatiscenti e, non riuscendo neanche a sfuttare il petrolio che ha già, la Libia non può investire nella ricera di nuovi pozzi. Sembrerebbe l'autunno di un dittatore e del suo regime, ma non per Gheddafi. Il suo petrolio è male utilizzato, ma resta una cambiale in bianco. E saranno gli Stati Uniti a incassarla, come sempre affamati di petrolio. I problemi degli Usa potevano essere risolti dall'Arabia Saudita, ma ha deluso gli amici a Washington. Potevano essere risolti dall'Iraq, ma le ricchezze della Mesopotamia non sono ancora disponibili e ci vorrà tempo per piegare l'opposizione armata nel Paese. Gheddafi ha capito che era il suo momento. Oggi le aziende americane metteranno le mani sul petrolio libico e il cammino per lo sdoganamento di Gheddafi e del suo regime è finito. Il leader libico ha investito molto in questo processo, accettando di pagare quasi 3 miliardi di dollari di risarcimento alle famiglie che hanno perso i loro cari a Lockerbie. Ma cosa volete che siano di fronte alla possibilità di passare dallo status di “cane pazzo”a quello di grande statista? Il piacere di essere ricevuto in ogni stanza che conta, magari accampandosi come ha fatto a Bruxelles, non ha prezzo. Del rispetto dei diritti umani nel Paese non si hanno notizie, ma evidentemente ci sono altre priorità. Come sanno bene a Ustica.
Christian Elia
(http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=1181)




cicloveeg
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