Quaranta giovani scatenati e percussionisti organizzano teatro di strada.
Frac arancio, balle e politica il carnevale dei Malamurga.
Il gruppo sarà a San Lorenzo il 5 febbraio, il 6 al Pigneto e il 12 festa al 
centro ex Snia.
Articolo di MARCO OCCHIPINTI.
Sempre più spesso per le strade di Roma capita di incontrare 40 giovani 
scatenati, vestiti con frac di raso arancio e blu, indossato alla rovescia, 
e con il volto truccato. Ballano i ritmi sfrenati prodotti da circa una 
decina di percussionisti, che li anticipano nella marcia, in una coreografia 
organizzata.
Ecco a voi la «Malamurga», collettivo di danza popolare, ovvero quando la 
protesta e la politica si fanno ballo e teatro di strada. La murga è allo 
stesso tempo energia, ritmo, ironia e ribellione.
Insomma carnevale, inteso come momento di critica e beffa del potere. La 
murga romana non manca mai alle grandi manifestazioni del movimento no 
global, ma appare spesso anche in altre occasioni per le strade delle 
borgate romane. Per esempio nel quartiere di San Lorenzo lo scorso giungo 
per il raduno internazionale delle bande di strada.
O a capodanno sotto le mura del carcere a Rebibbia, per fare de gli auguri 
del tutto speciali ai detenuti. O ancora la domenica mattina per iniziative 
e laboratori con i bambini. O infine per i tanto attesi carnevali popolari 
di quartiere. Quest'anno la Malamurga sarà a San Lorenzo il 5 febbraio, il 6 
al Pigneto, il 13 a Poggio Mirteto, 1'8 e il 12 infine, grande festa al 
centro sociale ex Snia, la «casa» dei murgheri. Qui si ritrovano ogni lunedì 
e giovedì alle 20 per gli allenamenti, aperti a chiunque voglia partecipare 
a questa esperienza di danza e teatro, nata oltre oceano secoli fa.
«I ritmi prodotti da percussioni e fischietti infatti - racconta Ilaria 
Fasola di Terni, 25 anni, una delle veterane-sono quelli della «murga 
portena», musica popolare argentina della tradizione del carnevale in 
America Latina già nelle prime sfilate a metà del 1800, e nata ancor prima 
negli ambienti degli schiavi di origine africana. Il trucco e la «levita», 
cioè la divisa in raso del murghero, derivano dalla legenda che vuole gli 
schiavi prendersi beffe dei loro padroni, indossando i loro frack al 
contrario e truccandosi il volto». E uno dei passi tipici della murga 
infatti è quello del «borracho», cioè dell'ubriaco, in cui le braccia si 
muovono a scatti esplosivi, che disegnano movimenti nell'aria e il bacino e 
le gambe sembrano schizzare via dal suolo. Poi di solito all'improvviso la 
sfilata si ferma e i giovani cantano rivolti al pubblico canzoni a contenuto 
politico da loro composte. L'effetto sulla gente, specialmente sui più 
piccoli, ricorda quello ipnotico del pifferaio magico, che con un motivo 
seducente rapì i bambini della città di Hamelin.
I passanti si fermano a guardare ed ascoltare: è l'effetto cercato dalla 
murga per cui è importante instaurare un rapporto con la gente per strada: 
«l'idea è quella di comunicare e trasmettere emozioni - spiega Marco Simone, 
22 anni, romano, studente e nel tempo libero «director» dei ballerini della 
murga - alle persone che incontriamo, in maniera diversa e più efficace di 
come succede nelle tradizionali manifestazioni. Noi crediamo sia più utile 
esprimere le nostre idee non con slogan e striscioni, ma con tutta l'energia 
che abbiamo in corpo, la musica e i testi delle nostre canzoni».
Tratto da "Roma - Cronaca" de "la Repubblica" del 29 Gennaio 2005, pag. 
VIII.
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