[NuovoLaboratorio] G8, le torture in tribunale "Comportament…

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lavoro repubblica

Scatta oggi l´udienza preliminare per 47 persone accusate delle violenze in
caserma
G8, le torture in tribunale "Comportamenti inumani"
Agenti, guardie e medici, l´ora della verità


Nel mirino non solo le responsabilità penali ma anche quelle morali di chi
gestì l´ordine pubblico
Si prospetta una nuova maratona: due udienze settimanali per mesi, ma si
partirà subito con un rinvio
MASSIMO CALANDRI



CHISSA´ se stamani accadrà come l´altra volta, quando gli imputati a passo
svelto superarono il «filtro» all´ingresso del tribunale, e le vittime
furono invece sottoposte ad interminabili perquisizioni. Sei mesi dopo
tocca ad un´altra udienza preliminare del G8: un appuntamento con la storia
e la democrazia, così maltrattata in quei giorni del luglio 2001. Come è
successo per il procedimento penale sul sanguinario assalto alla scuola
Diaz, ancora una volta le forze dell´ordine si ritrovano dalla parte che
istituzionalmente non gli compete. Ma l´amara esperienza di quattro anni fa
ci ha purtroppo insegnato che non è sempre così facile riconoscere in
anticipo chi sta con il diritto e le sue regole: sulla strada, in un
«centro di temporanea detenzione» o all´entrata di un palazzo di giustizia.
Si discute in aula della terza grande inchiesta sui disordini legati al
vertice internazionale: per le violenze dei manifestanti è in corso il
processo, per l´assalto all´istituto di via Cesare Battisti si comincia ad
aprile, oggi è il turno delle violenze e dei soprusi nella caserma di
Bolzaneto. Il gup Maurizio De Matteis dovrà rispondere alla richiesta di
rinvio a giudizio nei confronti di 47 persone (carabinieri, poliziotti,
guardie carcerarie e 5 medici) presentata dalla Procura genovese. Si
prospetta una maratona di udienze - tutti i giovedì e sabato della
settimana, il calendario è aggiornato fino al 9 aprile - e già questa
mattina è probabile un primo slittamento, perché molte vittime si
costituiranno parte civile e gli avvocati degli indagati chiederanno un po´
di tempo per leggersi le carte. Ma quale sia la risposta finale del
giudice, che i 47 siano tutti o meno processati, l´invito è a riflettere su
di una serie di impressionanti elementi che i pm Patrizia Petruzziello e
Vittorio Ranieri Miniati portano in dote, e che costituiranno l´ossatura di
una clamorosa memoria illustrativa che sarà consegnata nel mese di febbraio.
Il procuratore capo Francesco Lalla, commentando nel maggio passato la
chiusura delle indagini preliminari, arrivò a superare lo stesso concetto
di «tortura» evocato dai suoi pubblici ministeri, denunciando il «sadismo»
di individui che «hanno commesso certe cose per il solo gusto di infliggere
sofferenza». Termine forte e forse frutto di una genuina emozione nel fare
il punto sulle testimonianze e le prove raccolte da Petruzziello e Ranieri
Miniati. E´ possibile che oggi in Procura prevalga una maggiore prudenza,
parlando di «sadismo» e «tortura». Una prudenza che tuttavia prelude ad un
atteggiamento ancora più netto nel riaffermare: le responsabilità penali di
chi - a diverso titolo - si occupò dei 255 fermati che in tre giorni
transitarono per la caserma di Bolzaneto; le responsabilità morali di chi -
dai vertici di questura e prefettura fino all´allora ministro dell´Interno,
Claudio Scajola - aveva il compito di gestire l´ordine pubblico durante il
G8. Perché, al di là dei comportamenti dolosi e colposi di chi è chiamato a
rispondere in giudizio, l´inferno si scatenò concentrando nella stessa
struttura i fermati e quelli che li avevano ammanettati, ammucchiando
no-global e poliziotti reduci dal servizio d´ordine. Invece di separare
agenti e guardie carcerarie, li si mischiò generando uno ?spirito
emulativo´ che risulterà determinante in senso negativo.
Nella memoria dell´accusa il sostantivo «lager» comparirebbe più volte,
pronunciato da alcune vittime e mai dai pm: che però disegnano senza
incertezze il profilo di un campo di concentramento. Con gli arrivi di
gruppo dei detenuti. Le lunghe attese. Le code interminabili. Le minacce.
Gli insulti. Con una sorta di «comitato di accoglienza» che prendeva a
calci, pugni e sputi i fermati, fatti passare per una sorta di corridoio
umano. Le mani in alto contro il muro. Le gambe divaricate. Senza mangiare,
per ore e giornate intere. Senza bere. Senza poter comunicare con un
avvocato. Senza che le famiglie di appartenenza fossero avvertite. Senza
poter andare in bagno. Costretti a sporcarsi, impossibilitati a pulirsi.
Poi accompagnati in bagno, la porta sempre aperta. Ragazze obbligate a
spogliarsi davanti ai poliziotti. Intimidite, molestate sessualmente. Il
taglio dei capelli. ?Scalpi´ mostrati come trofei. Il furto di piccoli
oggetti, un ?sacco´ che aveva lo scopo di umiliare ulteriormente. La fine
della legalità e della giustizia, insomma. Chiamatelo lager, chiamatelo
campo di concentramento, chiamatelo come volete: per ognuno degli episodi
verificatisi, in altri contesti sono state aperte inchieste davanti alla
Corte europea dei diritti dell´uomo. Qui gli episodi hanno tutti un solo
scenario, che li contiene e li esalta. E se a qualcuno non piacciono i
termini «sadismo» e «tortura», ci si può limitare a quelli ufficialmente
trascritti: a Bolzaneto ci fu una «sostanziale compromissione dei diritti
umani fondamentali» delle vittime, costrette a subire «comportamenti
inumani e degradanti».


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"Eppure il vento soffia ancora...."

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Vogliamo aiutare le vittime della violenza delle forze dell'ordine a Genova
(luglio 2001).
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