[Cerchio] Torino: Olimpiadi, Tav, Inceneritore? NO grazie!

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Autore: Federazione Anarchica Torinese
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Oggetto: [Cerchio] Torino: Olimpiadi, Tav, Inceneritore? NO grazie!
Torino: Olimpiadi, Tav, Inceneritore? NO grazie!

Venerdì 28 gennaio alle 21,15 - corso Palermo 46 serata contro tutte le nocività

Sarà presente Alfonso Nicolazzi di Carrara, che ci porterà l'esperienza di chi una lotta - senza deleghe e senza partiti - l'ha vinta. Una lotta contro un gigante della chimica, la Farmoplant, che è stata infine chiusa grazie all'azione diretta e all'autorganizzazione.

Sarà un'occasione per parlare di raccolta differenziata, rifiuti zero, diossina, amianto ma anche di alternative, alternative non solo tecniche ma anche politiche e sociali, perché la lotta contro i mostri del Gerbido e della Val Susa è anche lotta per un modello sociale centrato sulla libertà e la solidarietà e non sul profitto e la competizione. Un modello che mira al benessere di tutti.
Sarà anche un'occasione per fare il punto sulle lotte in corso contro la TAV, l'inceneritore, le Olimpiadi e per promuovere nuove iniziative. Rispediamo a lor signori il "pacco" che ci stanno preparando!

Federazione Anarchica Torinese - FAI
Mail: fat@???; tel. 011 857850; 338 6594361


Al Gerbido è in partenza l'inceneritore, in Val Susa si accingono a fare i carotaggi per la TAV - il treno ad Alta Velocità - mentre la devastazione olimpionica fa passi da gigante. Destra e sinistra sono d'accordo: la Torino del dopo Fiat affida il suo futuro alle grandi opere. Opere destinate a distruggere l'ambiente e la salute di tutti, lasciandosi alle spalle solo macerie. La città dell'auto è ormai al tramonto, ma non il clima mefitico che gli scarichi delle automobili ci impongono. Vogliono edificare la città della Neve in una metropoli dove non nevica quasi più: un modello di sviluppo dissennato viene sostituito da uno ancor più folle. A caccia di profitti facili sulla pelle di tutti. Intanto dai cantieri delle Olimpiadi esce amianto e uranio e si moltiplicano gli incidenti sul lavoro.
L'Alta Velocità che già sta devastando ampi territori delle penisola (si pensi al Mugello dove ha prosciugato le falde acquifere) si prepara a sbarcare in Val di Susa, un territorio già attraversato da due strade nazionali, da una mostruosa autostrada e da una linea ferroviaria internazionale. Un treno a trecento chilometri l'ora che renderà invivibile la Val Susa mentre i pendolari muoiono nelle linee a binario unico abbandonate all'incuria perché poco redditizie.
L'inceneritore, sbandierato come soluzione alla cosiddetta "emergenza rifiuti" non servirà che agli interessi della piccola lobby che da quest'affare trarrà grandi profitti mentre ai cittadini non resterà che l'inquinamento da diossina e veleni vari assortiti che bruceranno assieme ai rifiuti anche la salute di tutti.
In nome del profitto ci rubano la vita e la salute. I servizi pubblici sono ridotti a meri affari privati.
Ma non tutti ci stanno. C'è chi si oppone alle devastazione del proprio territorio e delle proprie vite. Sono gli abitanti della val Susa e quelli della zona Ovest, sono quelli di Orbassano e delle zone investite dal nuovo "termovalorizzatore", il mostro spara diossina che vogliono imporci. Ma sono anche tutti coloro che in questa "civiltà" dell'immondizia non ci vogliono vivere.
Raccolta differenziata, cancellazione di imballi inutili e difficili da smaltire, riduzione dei consumi sono solo alcune delle semplici soluzioni, immediatamente possibili che mandano in fumo tutta la retorica degli inceneritoristi.
Potenziamento del trasporto pubblico su base locale, consumo di prodotti del proprio territorio, adozione di sistemi di approvvigionamento energetico puliti sono le risposte di chi pensa alla vita delle persone e non al guadagno di padroni e amministratori.
Godimento dell'ambiente naturale in sintonia con i suoi equilibri e rifiuto dei grandi scatoloni quali le Olimpiadi, che per un gioco di pochi giorni e miliardi di sponsor cancellano le valli, disboscano, e fanno il deserto è una ricchezza che non ha prezzo e che ci stanno portando via. Quando lo spettacolo sarà finito, quando le luci si spegneranno non resteranno che le macerie.
Le soluzioni sono a portata di mano. Ma le mani occorre allungarle in prima persona, mettendosi in gioco, perché le lotte di Scanzano e di Acerra dimostrano chiaramente che solo l'azione diretta, il rifiuto della delega e della mediazione istituzionale pagano.

Nei prossimi mesi tutti i partiti cercheranno il nostro consenso, cercando di blandirci con la favola dello sviluppo, una favola macabra che ben sappiamo cosa significhi. A Torino, come già è accaduto in Val Susa, occorre avere le idee chiare, rifiutare una scelta che decide solo chi lucrerà sulla nostra pelle nei prossimi anni, scegliere il rifiuto della politica di palazzo, praticando quella orizzontale, diretta, sui nostri territori.
L'opposizione sta crescendo. Anche a Torino.