Szerző: xawcos@tin.it Dátum: Tárgy: [Consumo critico - Milano Social Forum] Punto di non ritorno
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Abbracci, Stefano
Punto di non ritorno
Uno studio ammonisce: contenere i gas serra entro 10 anni, sennò sarà difficile
correre ai ripari. Oltre ai tagli virtuali, indispensabile puntare sulle
rinnovabili
Il riscaldamento climatico globale sta procedendo e mancano circa 10 anni
al momento in cui, se le emissioni continueranno a crescere oltre misura,
si raggiungerà il punto di non ritorno, oltrepassato il quale sarà molto
difficile, se non impossibile, controllare gli effetti del riscaldamento
climatico globale.
Lo afferma il nuovo studio "Meeting the Climate Challenge" che sarà presentato
domani a Londra e che è stato condotto congiuntamente da una task force
internazionale formata da tre Istituti di ricerca sulle politiche internazionali
per il clima: uno britannico (Institute for Public Policy Research), uno
americano (Centre for American Progress) e infine uno australiano (The Australia
Institute).
Le conclusioni sono basate sull'andamento della crescita delle concentrazioni
di gas serra. Lo studio si riferisce in particolare ai livelli dell?anidride
carbonica, che aumenta ogni anno al ritmo di 2 ppm (parti per milione) e
che ha raggiunto nel 2004 il livello record di 379 ppm. Secondo la proiezione
dei ricercatori fra 10 anni si raggiungerà il valore di circa 400 ppm di
concentrazione in atmosfera.
Un valore che rappresenta il limite (secondo gli scenari IPCC, il panel
Onu che studia i cambiamenti climatici) entro cui l?aumento del riscaldamento
climatico globale si manterrà (entro il 2100) e si stabilizzerà (dopo il
2100) al di sotto di 2°C .
Una crescita di temperatura media globale minore di 2°C porterebbe infatti
a conseguenze che ancora possono essere affrontate con adeguate azioni di
prevenzione delle conseguenze negative dei cambiamenti del clima (cioè ridurre
la vulnerabilità ambientale, territoriale e socio-economica) e con adeguate
misure di adattamento ai cambiamenti climatici.
Il messaggio di questo studio è soprattutto rivolto al primo ministro britannico
Tony Blair che quest'anno presiede sia il G8 (dal 1 gennaio scorso), sia
l?Unione Europea (a partire dal 1 luglio 2005).
I ricercatori chiedono in sostanza che il G8 promuova azioni efficaci contro
i cambiamenti del clima. Bisogna poi convincere assolutamente i partner
del club dei grandi come gli Usa, ma anche paesi dalla crescita impetuosa
come India e Cina, e i Paesi europei, a mettere a punto opportuni piani
di azione operativi che vadano al di là del Protocollo di Kyoto.
I ricercatori definiscono un esempio da imitare lo schema per il commercio
delle emissioni varato dall?Unione europea ma ritengono indispensabile che
i grandi del G8 raggiungano entro il 2025 il 25% di energia prodotta da
fonti rinnovabili.
I dettagli operativi del progetto sono consultabili sul sito dell?Ippr (Institute
for public policy research).