[Incontrotempo] volantini per 29.01.05

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Autore: mauro
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Oggetto: [Incontrotempo] volantini per 29.01.05
Vi invio di seguito il testo di due volantini per sabato 29.01: il secondo era stato fatto prima della morte del mitragliere italiano, così nel secondo abbiamo voluto dare un taglio + "attuale" .

Ricordo che la riunione del Laboratorio di resistenza alla guerra è per MARTEDI 25 alla palazzina SNIA alle 18,00.


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RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE IN IRAQ


La morte del soldato italiano nel corso di un'azione militare a Nassirya è solo l'ultima delle conseguenze dell'occupazione dell'Iraq a cui partecipa direttamente il nostro Governo per lo scopo riconfermato "candidamente" da Berlusconi: la missione ".ci dà peso e prestigio rilevanti nel mondo ed è un vantaggio per le nostre imprese".



Il potenziamento dell'arsenale militare inviato in Iraq, il decreto di rinnovo della missione, l'equiparazione del codice delle cosiddette "missioni di pace" al codice militare di guerra, ribadiscono quanto già noto: in Iraq si va per controllare il territorio militarmente e permettere la "rapina democratica" del Paese.



Le elezioni farsa preparate con rastrellamenti e riservate ai partiti sponsorizzati dall'alleanza occupante sono una foglia di fico sempre più invisibile che non può coprire i 100.000 morti, le torture, le vessazioni subite da un'intera popolazione, costretta a condizioni di vita sempre più inumane.



Nonostante il tentativo di dividere gli iracheni tra confessioni religiose, operato con la sponsorizzazione dei partiti sciiti; nonostante la propaganda che dipinge le tinte fosche del terrorismo mentre imbianca le imprese di Abu Grhaib; l'alleanza degli occupanti non può più nascondere quanto il proprio operato sia avversato da una resistenza armata e civile che coinvolge una grande parte della popolazione.



NON INTENDIAMO PAGARE PIU' NESSUNA VITA UMANA, NESSUN PREZZO PER QUESTA GUERRA!



NO ALLA MISSIONE MILITARE IN IRAQ, NO AL TAGLIO DELLE SPESE SOCIALI IN FAVORE DELLE MISSIONI MILITARI.



Questa missione è il tassello di quella guerra globale che già annuncia interventi in Iran e Siria. E' il prototipo di un intero sistema che vede al suo vertice gli interessi finanziari e militari di un gruppo ristretto di potenti e stati. Il suo modello esterno è quello iracheno; quello interno: il taglio dei servizi sociali, la precarizzazione del lavoro e la criminalizzazione di ogni opposizione.



All'indomani delle lacrime di coccodrillo per lo Tsunami, subito accompagnate dalla mobilitazione di portaerei a conforto degli appetiti per la ricostruzione degli stessi protagonisti della guerra infinita, siamo di fronte ad un nuovo passo che occorre contrastare, riattivando le risorse e la mobilitazione del movimento contro la guerra e di tutta l'opposizione sociale alla politica del nostro Governo di Guerra.



SABATO 29 GENNAIO

MANIFESTAZIONE

DAL MINISTERO DELLA DIFESA A QUELLO DEL TESORO

CON CONCENTRAMENTO ALLE ORE 16,OO IN PIAZZA...





LABORATORIO DI RESISTENZA ALLA GUERRA




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MAREMOTO E GUERRA
CATASTROFI E POVERTÀ GLOBALI.

Non esistono catastrofi "naturali" se per catastrofe si intende una gigantesca perdita di vite umane: infatti, anche grandi rivolgimenti della natura possono essere limitati, nei danni che producono, dalle politiche di sicurezza e prevenzione. E queste politiche vengono adottate con largo impiego di finanze nei paesi ricchi dell'Occidente, mentre sono assenti nei paesi poveri del Terzo Mondo, dove le risorse non bastano neanche per la sopravvivenza, a causa della necessità di ripagare il debito estero. Ogni anno, secondo un rapporto dell'ONU, le catastrofi colpiscono circa 211 milioni di persone: ma i due terzi di queste vivono nei paesi del Sud, dove la povertà amplifica enormemente i danni e i rischi di morte per carestie e malattie conseguenti ai terremoti, maremoti e alluvioni.

Tra i paesi che si affacciano nell'Oceano Indiano cinque assommano un debito estero che supera i 300 miliardi di dollari (es. Indonesia 132 miliardi, India 100) e il rimborso di tale debito implica cifre gigantesche: più di 32 miliardi di dollari l'anno. Appare dunque irrisoria la cifra di 3 miliardi di dollari come somma di aiuti pubblici e privati promessi ai paesi colpiti dallo tsunami: di cento volte più piccola della somma che i paesi colpiti sono obbligati a restituire. Tanto più appare feroce e ingiusta la decisione degli Stati Uniti, dell'Europa e degli altri paesi ricchi di non voler cancellare il debito di questi paesi che si finge di voler aiutare. Il maremoto ha travolto le coste di otto paesi asiatici (più cinque paesi africani). Ma laddove l'onda ha trovato davanti a sé le foreste di mangrovie o le spiagge e le terre non urbanizzate, i danni sono stati molto limitati. Laddove l'occidente opulento ha stimolato la cementificazione degli alberghi e dei villaggi turistici, abbattendo i boschi o insediando le fabbriche delocalizzate o le basi militari, oppure laddove le élites locali hanno condotto una urbanizzazione selvaggia, i danni sono stati assai maggiori con perdite di centinaia di migliaia di vite umane. Il binomio povertà-sviluppo capitalistico, asservito alle leggi della finanza internazionale, hanno costituito il cocktail micidiale che ha amplificato la catastrofe.

SISTEMA DI GUERRA E SISTEMA DI AIUTI

E' inaccettabile che la comunità internazionale spenda 956 miliardi di dollari per le spese militari, cioè per approntare strumenti di morte e distruzione, e non sia in grado di offrire a tutti i paesi del mondo un sistema di allarme per i maremoti che prevenga le catastrofi e difenda le vite umane. Se i nostri governanti fossero altrettanto generosi nell'aiutare le persone quanto lo sono nell'apprestare strumenti per ucciderle, nessuno soffrirebbe più la fame e la sete. Perciò denunciamo qui le responsabilità degli USA e dei suoi alleati di fronte al governo del mondo e delle sue catastrofi, a cui si deve aggiungere la gravissima colpa di non aver lanciato l'allarme ai governi dei paesi dell'Oceano Indiano (in particolare India e Sri Lanka), subito dopo aver registrato il terremoto presso il centro NOAA delle Hawai ed avendo previsto con alcune ore di anticipo l'arrivo dello tsunami. La colpa è aggravata dal fatto - come ha dichiarato il tribunale di Ramsey Clark - che la base militare Usa dell'isola Diego Garcia nell'Oceano Indiano è stata evacuata e sono stati salvati i militari. Molte migliaia di vite di civili avrebbero potuto salvarsi se si fosse dato avviso di scappare sulle montagne. In realtà tutta la gestione della catastrofe, è completamente inserita nel sistema di guerra globale. Recentemente l'UE ha bocciato la proposta di destinare lo 0,7% del PIL nazionale alla cooperazione con il sud del mondo, mentre la Banca Europea degli Investimenti ha offerto un prestito fino a un miliardo di dollari ma ai tassi di interesse di mercato !!! Insomma la cosiddetta politica di aiuti dell'occidente è finalizzata al controllo finanziario di quei paesi: ad essa, non a caso, si accompagna l'arrivo dei marines in Indonesia, celebrato da una schifosa propaganda mediatica che esalta i mezzi militari (gli elicotteri che buttano le casse di cibo dall'alto, senza avvicinarsi ai poveri malati e diseredati, così come in Iraq e in altre parti del mondo buttano dall'alto le bombe e i missili). La militarizzazione degli aiuti d'emergenza tenta di strumentalizzare la disperazione di massa per ricostruire ideologicamente l'immagine dell'esercito più potente del mondo che porta solidarietà in Asia come porta la democrazia in Iraq!!

Inoltre, inviare i marines e fingere di aiutare con elemosine di Stato (in Iraq in un giorno la macchina da guerra USA assorbe quanto l'ammontare dei primi aiuti americani per lo tsunami) proprio l'Indonesia, tradisce altri sporchi interessi degli USA che sono quelli di un tentativo di penetrazione neocoloniale nel sud-est asiatico in funzione anticinese, con l'inserimento di multinazionali per la ricostruzione, di basi militari USA e di nuove trivelle per il petrolio indonesiano, tutto ancora da estrarre e da conquistare.

Diciamo basta a queste mistificazioni, basta alla gestione militarizzata degli aiuti e agli interessi delle multinazionali e dei governi occidentali.

E' POSSIBILE CONTRASTARE LA POLITICA DI AGGRESSIONE CHE SI NASCONDE DIETRO LA POLITICA UMANITARIA DEI NOSTRI GOVERNI
con aiuti concreti:

-           per la ricostruzione dei paesi colpiti è battendosi per la cancellazione del debito estero di quei paesi come parte della lotta per la cancellazione generale del debito dei paesi poveri a livello globale;


-           per il diritto di asilo offerto ai profughi di questa catastrofe naturale - richiesto dalle comunità dei migranti in Italia - come parte della battaglia contro il moderno schiavismo a cui sono sottoposti i lavoratori immigrati da leggi come la Bossi Fini;


-           fornendo direttamente nelle mani delle comunità locali le somme raccolte (visto che degli aiuti gestiti dai governi pochi giungono effettivamente a destinazione, in passato circa il 7%). Attraverso: Via Campesina, organizzazione internazionale che in Sri Lanka ed Indonesia ha alcune associazioni affiliate di pescatori e di contadini e che ha lanciato un appello a questo scopo; oppure attraverso sottoscrizioni dirette che gli immigrati e le loro associazioni stanno organizzando in questi giorni.


CONTRO LE SPESE MILITARI IN ITALIA E IL RINNOVO TRUPPE
Il governo italiano, che ha tagliato i fondi alla cooperazione allo sviluppo, che ha destinato agli aiuti per il sud-est asiatico cifre ridicole, è lo stesso che acquista sommergibili da guerra a 300 milioni di dollari ciascuno, compra nuove portaerei da guerra come la Cavour e indirizza la FINMECCANICA verso la produzione da guerra sempre più spinta, come dimostrano i cacciabombardieri atomici Eurofighter. Questo governo ha rinnovato con decreto, fino a giugno 2005, la missione militare italiana in Iraq, finora costata più di 600 milioni di euro. Quante risorse per uccidere e opprimere un popolo, mentre si tagliano le spese sociali in tutti i settori e si negano case e redditi ai precari e agli immigrati !

-           Per protestare contro il governo di guerra e le sue scelte di rinnovare la partecipazione diretta alla guerra in Iraq, coperta e legittimata dalle elezioni-farsa del 30 gennaio - svolte senza alcuna parvenza di legalità in un paese oppresso dalla occupazione militare.


-           Per protestare contro le scelte di morte e distruzione che hanno prodotto il massacro di Falluja e più di centomila morti in Iraq


-           Per fermare le spese di guerra e tutti gli tsunami militari prodotti dai signori della guerra


Ti invitiamo a partecipare alla catena umana di protesta che si svolgerà,      sabato 29 ge ore 16, presso il Ministero della Difesa e fino al Ministero del Tesoro


Roma, 18 gennaio 2005

LABORATORIO DI RESISTENZA ALLA GUERRA


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