[Cerchio] Usa: "Agenti davvero speciali"

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Author: leonid ilijc brezhnev
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Subject: [Cerchio] Usa: "Agenti davvero speciali"
Usa: "Agenti davvero speciali"            
di  Bianca Cerri
24 Jan 2005    
A parte gli atletici Starsky ed Hutch ed il bizzarro e scalognato Colombo, 
che circolano su bagnarole a motore, siamo abituati a vedere i poliziotti 
americani girare su lunghe auto bianche, che farebbero crepare d’invidia i 
colleghi europei. Amorevoli con bambini e vecchietti e corteggiati da donne 
statuarie. Insomma l’immagine stessa della professionalità e della 
dedizione assolute. E’ davvero un peccato che i rapporti che ci giungono 
dall’America contraddicano il mito di una polizia dall’agire cristallino e 
dall’etica ineccepibile.


Lasciamo parlare i numeri: negli ultimi 15 anni, circa 2000 persone mai
entrate nel mondo del cosiddetto malaffare sono state uccise a sangue
freddo dagli agenti, ma il particolare che dovrebbe far riflettere è che
quasi un quinto di questi omicidi siano avvenuti dopo l’11 settembre, data
che sembrava aver unito un paese sconvolto e che ha invece fatto da
trampolino ad una guerra e ad una rinnovata spavalderia delle forze
dell’ordine.

Fra l’altro, all’ondata di brutalità iniziata dopo l’attacco alle Torri
Gemelle non sono estranei gli stessi aspetti razzistici presenti da sempre
nell’applicazione della giustizia. I due partiti politici più grandi,
Democratico e Repubblicano, hanno certamente contribuito a creare
l’atmosfera adatta ad incentivare la persecuzione nei confronti delle
minoranze etniche e basta aprire un qualsiasi giornale in un giorno
qualsiasi dell’anno per rendersi conto di come gli agenti abbiano preso la
cosa alla lettera.

Un poliziotto ha crivellato di proiettili il commesso James Quarks che,
sentendo avvicinarsi le sirene della polizia, si era affacciato un attimo
sulla porta del negozio con in mano il taglierino con cui stava sballando
delle merci. L’agente, scambiato il taglierino per un coltello, ha sparato
senza neppure accertarsi della natura dell’oggetto.

Ma la cronaca conta centinaia di episodi del genere, tanto che, il 22
ottobre di ogni anno, viene organizzata la Marcia di Protesta contro la
brutalità della Polizia alla quale partecipa gente proveniente da tutta
l’America.

Nel novembre del 2004, sulla Martin Luther King Drive, a Saint Louis, una
volante ha mandato tre ragazzi di colore a schiantarsi addosso ad un palo
con una manovra azzardata oltre che volontaria. Nessuno dei tre si è
salvato. Ma episodi più recenti dimostrano che ormai la polizia non prende
più di mira solo i giovani. Kathy Rojas ha denunciato un agente che ha
punito il suo bambino di sei anni con una scarica elettrica e il preside di
una scuola si è rivolto alle autorità per denunciare il comportamento di
una pattuglia giunta nella sua scuola in seguito ad una segnalazione che
aveva ammanettato i 15 allievi neri davanti ai compagni bianchi senza che
avessero commesso alcuna infrazione.

Courtney Williams, 15 anni, che indossava un giubbotto sotto al quale aveva
allacciato un marsupio è stato assassinato da un agente convinto che quello
“strano rigonfiamento” fosse causato da una pistola. Solo al momento della
rimozione del corpo si è scoperto che il ragazzo portava un marsupio
allacciato in vita.

I genitori di Eli Escobar, 14 anni, studente di Houston, hanno denunciato
la polizia per l’omicidio volontario del loro figlio, avvenuto per mano di
un agente fuori dalla scuola dove il ragazzo stava litigando con alcuni
compagni. Scoperto ad attraversare in un tratto di strada vietato ai
pedoni, Don Pennington Jr., 15 anni, è stato assalito da un branco di cani
inferociti aizzati contro di lui dalla polizia e Nathaniel Jones, afflitto
da una grave forma di obesità, è morto soffocato dopo essere stato
ammanettato e lasciato a pancia in giù sull’asfalto.

Valerie Lemme, sindaco di Chicago, dove è avvenuto il fatto, Valerie
Lemmie, respinge con fermezza assoluta l’accusa di omicidio per le guardie
municipali. Esiste tuttavia un filmato dove si vedono chiaramente gli
agenti mentre attaccano l’uomo per poi costringerlo con il viso a terra, da
dove è stato poi rimosso cadavere.

A Blue Island, il sindaco nega invece che l’amministrazione abbia
minimizzato l’episodio costato la vita ad Antonio Manrique, un uomo di 75
anni di origine ispanica morto per le feroci percosse degli agenti. La
comunità latina è scesa in piazza per protestare e molti hanno pianto la
scomparsa di Manrique nel suo quartiere, dove l’anziano era molto
benvoluto. L’uomo era in compagnia della figlia quando due poliziotti in
borghese lo avevano assalito scambiandolo per un altro. Si era sentito male
per le percosse ed era morto per arresto cardiaco due giorni dopo.

Quattro anni fa, all’afro americano Riky Camat, disoccupato era sembrato di
toccare il cielo con un dito per aver vinto una lotteria miliardaria. Oggi
giace sottoterra perché la fortuna, dopo averlo premiato, lo ha punito
facendogli incontrare un poliziotto che lo ucciso mentre cercava di
separare due uomini che si stavano azzuffando fuori da un bar. Il fratello
di Camat ha denunciato gli agenti.

Se la polizia ha sempre potuto servirsi si metodi drastici con le minoranze
il motivo è probabilmente che la criminalizzazione delle razze affonda
radici profondissime nella storia degli Stati Uniti. In “The Betrayal of
the Negro”, Rayford Logan afferma che sin dall’arrivo dei primi schiavi, i
bianchi decisero che la democrazia sarebbe rimasta un loro privilegio. I
cittadini di colore acquisirono così uno status di seconda classe. Per
paura di alienarsi la clientela bianca, medici, dentisti e persino
impresari di pompe funebri si mostravano riluttanti a prestare la loro
opera a favore di un nero.

La segregazione razziale, nelle intenzioni della popolazione di ceppo
ariano, doveva evidentemente proseguire oltre la vita perché bianchi e neri
non potevano essere seppelliti assieme e nemmeno ai pazzi nei manicomi era
consentito mescolarsi. Anche dopo la fine della schiavitù, gli afro
americani hanno dovuto affrontare una lunga erta per ottenere i diritti
civili.

La grande migrazione terrorizzò l’America bianca, che, per sbarrare la via
verso l’uguaglianza agli “afrikaner”, elaborò nuovi stereotipi per
ridicolizzarli. Libri, films e prodotti commerciali hanno ribadito
l’immagine del buon “Tom boy” e della protettiva “mamie” pronti a
sacrificarsi per il padrone bianco. La nuova repressione ebbe inizio quando
i neri decisero di uscire da quel cliché e fu allora che persino i
sacerdoti cominciarono ad usare il dispregiativo “nigger” per indicare una
persona di colore.

Nei luna parks comparvero sagome con le sembianze afro da abbattere con le
classiche pallette e, in qualche caso, il pettegolezzo bastava a far
impiccare un nero. Non ci furono molti riguardi neppure per le donne: chi
non accettava più di essere “mamie” veniva relegata al ruolo di puttana
perché una prostituta nera serviva ad aggiungere quel tocco di neo-realismo
per il quale i registi andavano pazzi.

Fino a quando le attrici di colore non vollero più stare al gioco perché,
come diceva D.H. Lawrence, “chi perde il contatto con il proprio sé e con
la propria sensibilità, conoscerà soltanto il vecchio orrore del guscio che
imprigiona l’umanità”.