Polizia del seme e contadini hacker
La "polizia del seme" combatte gli agricoltori che
mettono da parte i semi di un raccolto per l'annata
successiva, accusandoli di pirateria tecnologica. I
nuovi eroi della libertà digitale devono cambiare
tattica e seguire il percorso del free software, a
partire dai consumatori.
[ZEUS News -
www.zeusnews.it - Editoriale, 16-01-2005]
Aggiornato il 17 gennaio 2005
Sono dei semplici agricoltori, ed eseguono da anni le
stesse pratiche di buona coltura tramandate loro dai
padri e dai padri dei loro padri. Solo che, ora,
queste pratiche violano i contratti sottoscritti con
il loro fornitore di sementi. Quindi, sono trascinati
di fronte ad un giudice che li sbatte in galera ed
impone loro di pagare centinaia di migliaia di dollari
per la loro presunta pirateria tecnologica.
Il loro delitto? Mettere da parte i semi di un
raccolto per la risemina della stagione seguente, una
pratica agricola antichissima. "Mio padre metteva da
parte i semi raccolti. Io metto da parte i semi
raccolti" ha detto Homan McFarling, 62 anni,
coltivatore di soia, famoso per essere stato portato
in tribunale dalla Monsanto.
Mettere da parte i semi, modificati geneticamente
dalla Monsanto per resistere agli insetticidi e ai
diserbanti, viola le norme dei contratti della
multinazionale con i contadini. Come vedete, la guerra
della proprietà intellettuale si combatte anche
lontano dall'industria del software e
dell'intrattenimento (musica, film e videogiochi).
Dal 1997, la Monsanto ha intentato cause simili 90
volte negli USA contro 147 contadini e 39 società,
secondo una relazione di giovedì scorso del Center for
Food Safety, organizzazione che da anni lotta contro
gli la diffusione degli organismi geneticamente
modificati (OGM).
Un anno fa, in Tennessee, in un caso simile, il
contadino Kem Ralph è stato condannato a otto mesi di
prigione per aver nascosto un carico di semi di cotone
per un amico, ed aver mentito su di esso. Il caso di
Ralph è accreditato come la prima condanna penale in
seguito alla campagna repressiva della Monsanto.
Ralph, per la cronaca, è stato anche condannato a
pagare alla Monsanto più un milione e mezzo di
dollari.
La Monsanto ed i suoi pochi concorrenti hanno coperto
il territorio nordamericano con le loro coltivazioni
OGM. Assieme alle colture vengono stipulati ferrei
contratti, immaginiamo proposti agli agricoltori in
maniera non troppo amichevole. Circa 80 milioni di
ettari in tutto il mondo sono stati coltivati a OGM
l'anno scorso, con un aumento del 20 % rispetto al
2003.
Circa l'85 % della soia raccolta negli USA è
geneticamente modificata per resistere al Roundup,
l'erbicida della Monsanto, un fatto che facilita le
pratiche di coltura estensiva, e quindi ne abbatte i
costi, ma non tiene conto della presenza di residui
nel raccolto.
Come da noi, gli agricoltori non hanno dismestichezza
con contratti e avvocati, così non sono informati dei
loro obblighi. La Monsanto, dal canto suo, ha creato
una sorta di polizia del seme, una task force di
detective, spioni e delatori su tutto il territorio
USA, per investigare sulle violazioni dei propri
contratti, rovinando rapporti di affari, vicinato ed
amicizia anche nelle città più piccole.
La pratica è assolutamente la stessa utilizzata dai
signori del copyright in alti campi: non si rivolge
contro chi eventualmente commercia queste sementi, ma
contro chi le utilizza, instillando nelle comunità
agricole paura, incertezza e dubbio. Vi ricorda
qualcosa?
Le motivazioni della società sono le solite: la
tecnologia costa e chi viola le regole danneggia i
contadini diligenti, che si assumono in toto l'onere
dei brevetti. "Chi vuole mettere da parte le sementi
per l'anno successivo, deve usare la vecchia
tecnologia" sostiene il presidente dell'American
Soybean Association.
Ma è proprio così facile tornare alla vecchia
tecnologia? Pare proprio di no. Pressioni economiche,
scarsa disponibilità e costi di sementi, pesticidi e
diserbi, trasformano la vita del coltivatore
indipendente in un calvario. Come se non bastasse, la
Monsanto è decisa a perseguire non solo chi ha usato
le sue sementi in maniera tradizionale, ma anche chi è
stato accidentalmente contaminato dagli OGM (e quindi
ha prodotto alimenti trangenici inconsapevolmente).
Il caso del contadino canadese Percy Schmeiser è
emblematico: non ha mai piantato colza resistente al
Roundup nella sua fattoria, ma le sue piante sono
state impollinate dai campi circostanti, coltivati a
colza transgenica. È stato condannato ad un
risarcimento alla Monsanto, anche se non ha mai usato
il diserbante Roundup, e quindi non ha tratto alcun
beneficio dalla colza modificata.
La battaglia dei contadini prosegue, ma contro la
legge non ci sono santi. "È triste. Sono disilluso,"
dice Rodney Nelson, un altro contadino portato in
tribunale dalla Monsanto, "È una battaglia
dannatamente in salita che non penso potremo vincere."
Nelson ha ragione: la disobbedienza civile non ha
possibilità quando si accetta preventivamente il
modello economico e tecnologico del nemico. Rubare la
tecnologia Monsanto per produrre soia OGM a sbafo
assomiglia tanto alla pratica del p2p dei ragazzi di
Urbani: è sterile e senza futuro.
Continueremo a difendere i contadini accusati
ingiustamente, ma questa non è la tattica vincente.
Come al solito, la via per l'altro mondo possibile è
simile a quella del free software.
Il contadino hacker coltivi derrate non OGM. Solo in
questo modo ha qualche possibilità di liberarsi della
schiavitù delle multinazionali, che impongono i propri
rimedi chimici e biotecnologici, quasi sempre ad alto
impatto ambientale. Ma, soprattutto, Monsanto e simili
impongono il loro modo di fare agricoltura: piani di
concimazione, metodi per il controllo delle infestanti
e delle pesti.
L'ingegneria genetica non è pericolosa per
l'ecosistema direttamente, ma per l'attentato alla
bio-diversità che essa favorisce. Parafrasando,
potremmo dire che non sono le scoperte della Monsanto
ad essere pericolose, ma la diffusione della Monsanto
stessa (e della sua politica commerciale). Anche
questo, vi ricorda qualcosa?
Da parte sua, l'hackumer (il consumatore hacker) deve
sostenere la scelta della coltura non OGM. In questo
modo tutela la salute propria e quella dei propri
figli (a nessuno piace mangiare la soia condita col
Roundup), ma anche la qualità e la diversità dei
prodotti. Ma soprattutto, è bene ricordare che la
terribile battaglia della proprietà intellettuale si
combatte anche con una scelta di alimentazione e stile
di vita ecosostenibile.
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=3729
http://www.biodiversita.info/modules/about/
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