[movimenti.bicocca] newsletter da Vittorio Agnoletto

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Aihe: [movimenti.bicocca] newsletter da Vittorio Agnoletto
<http://www.FaiLaCosaGiusta> FaiLaCosaGiusta News

numero 1 - gennaio 2005
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Foglio di informazione elettronico di Vittorio Agnoletto   -
Europarlamentare del gruppo GUE/NGL
Su Internet:  www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/>      E-Mail:
failacosagiusta@??? 
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Inizia con questo numero la spedizione elettronica del FaiLaCosaGiusta
News. Un modo, che speriamo discreto, per tenervi aggiornati sui fatti e
misfatti di Vittorio in quel di Strasburgo e Bruxelles.


Sommario


INTRO - “Perché una Newsletter?” di Vittorio Agnoletto


ATTIVITÀ PARLAMENTARI – Interventi in aula e dichiarazioni:
1)       20 luglio 2004: Lettera a Josep Borrell sull’anniversario del
G8 di Genova
2)       16 settembre 2004: Risoluzione del PE sulla situazione in Iraq
3)       16 novembre 2004: Risoluzione del PE sulla V relazione annuale
del consiglio riguardante l’applicazione del codice di condotta
dell'Unione europea per le esportazioni di armi 
4)       2 dicembre 2004: Risoluzione del PE sulla Giornata mondiale di
lotta contro l’AIDS
5)       13 dicembre 2004: Risoluzione del PE sui progressi compiuti
dalla Turchia in vista dell’adesione 
6)     15 dicembre 2004: Raccomandazione del PE sulla Strategia europea
in materia di lotta alla droga 
7)     12 gennaio 2005: Risoluzione del PE sulla tragedia dello Tsunami


ATTIVITÀ PARLAMENTARI – Documenti, mozioni e risoluzioni approvate:
1)       Testo completo della risoluzione del PE su Giornata mondiale di
lotta contro l’AIDS :
http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?PUBREF=-//EP//TEXT+TA+20041202+I
TEMS+DOC+XML+V0//IT
<http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?PUBREF=-//EP//TEXT+TA+20041202+
ITEMS+DOC+XML+V0//IT&LEVEL=3&NAV=X> &LEVEL=3&NAV=X 
2)     Testo completo della risoluzione del PE su Strategia europea in
materia di lotta alla droga, periodo 2005-2012:
http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?L=IT
<http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?L=IT&OBJID=92828&MODE=SIP&NAV=X
&LSTDOC=N&LEVEL=2> &OBJID=92828&MODE=SIP&NAV=X&LSTDOC=N&LEVEL=2 
3)       Testo completo della risoluzione del PE sulla V relazione
annuale del Consiglio sul codice di condotta della UE per le
esportazioni di armi: http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?L=IT
<http://www2.europarl.eu.int/omk/sipade2?L=IT&OBJID=91397&MODE=SIP&NAV=X
&LSTDOC=N&LEVEL=2> &OBJID=91397&MODE=SIP&NAV=X&LSTDOC=N&LEVEL=2 


APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI:
1)       G8: sul rinvio a giudizio dei poliziotti per l’assalto alla
Diaz
2)       Verso Sinistra: sugli incontri del 15 e 16 gennaio a Roma
3)       Tsunami: il punto sugli aiuti alle popolazioni colpite dal
maremoto


INIZIATIVE E APPUNTAMENTI:
1)       18 gennaio 2005: audizione farmaci alla Commissione INTA
http://www.europarl.eu.int/hearings/default_en.htm 
2)       18-22 gennaio 2005: IV Forum Sociale Panamazzonico
http://www.ivforumpan.com.br <http://www.ivforumpan.com.br/>  
3)       26-31 gennaio 2005: V Forum Sociale Mondiale
http://www.forumsocialmundial.org.br
<http://www.forumsocialmundial.org.br/>  
4)       10-16 aprile 2005: Global Week of Action – Settimana di
mobilitazione mondiale in occasione del vertice WTO/OMC di Hong Kong del
dicembre 2005
 <http://www.april2005.org/> http://www.april2005.org ,
http://www.beati.org/wto/home.htm
5)       16-21 aprile 2005: 9° sessione Assemblea ACP-UE a Bamako (Mali)
http://www.europarl.eu.int/intcoop/acp/10_01/default_en.htm 


ALTRE INFORMAZIONI:
1)       Gli incarichi di Vittorio al Parlamento Europeo
2)       La squadra dei collaboratori
3)       Elenco degli ultimi articoli pubblicati



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“Perché una Newsletter” di Vittorio Agnoletto
L'impatto con il Parlamento Europeo ha suscitato in me sensazioni
fortemente contrastanti.
La prima impressione è stata quella di essere improvvisamente giunto al
centro del mondo. Nell’arco di una giornata di lavoro arrivavo a fissare
fino a dieci incontri con interlocutori provenienti da ogni angolo del
villaggio globale, che mi proponevano il sostegno alle cause più
disparate, da quelle più ciniche a quelle più nobili. Ricordo ancora con
stupore la prontezza con la quale una grande azienda elettrica, mentre
ancora vagavo tra i corridoi di Bruxelles in cerca dell’ufficio
assegnatomi, mi invitava alla mia prima cena di rappresentanza “per
avviare uno scambio di vedute sull’andamento del settore” e come, con la
medesima prontezza, l’invito (peraltro già rifiutato) veniva ritirato
una volta appurata l’erroneità dell’informazione che mi dava come nuovo
membro della commissione industria. Oppure quando a Strasburgo, di prima
mattina, non più tardi delle 9:00, mi fecero visita quattro
rappresentanti di una nota casa farmaceutica che volevano convincermi a
sostenere il prolungamento di cinque anni del brevetto sui farmaci ad
uso pediatrico: quando gli manifestai il mio stupore per una simile
richiesta, rivolta a chi da anni si batte per l'accesso universale ai
medicinali, con grande candore mi spiegarono che stavano solo svolgendo
il loro compito di lobbisti, cercando di contattare il maggior numero
possibile dei componenti della commissione commercio estero.
Per fortuna non sono solo i potenti a cercare l’appoggio dei
parlamentari europei. In questi primi mesi di legislatura ho per esempio
avuto modo di confrontarmi con i rappresentanti del popolo curdo, e fra
questi Leyla Zana (ex deputata al Parlamento turco, condannata a dieci
anni di reclusione anche per aver pronunciato un discorso pubblico nella
sua lingua madre, vincitrice del premio Sakharov del Parlamento Europeo
nel 1995, di recente scarcerata in attesa di nuovo processo), cittadini
iracheni che denunciavano la scomparsa dei loro famigliari, i portavoce
dei maggiori gruppi iraniani d'opposizione che chiedevano solidarietà
contro il regime teocratico e una lunga serie di referenti delle
maggiori ONG italiane e internazionali, associazioni per la difesa dei
diritti umani, dell’ambiente, per la promozione del commercio equo e
solidale, della finanza etica, ecc…
Al senso di onnipotenza che mi aveva pervaso nelle prime settimane, ha
fatto seguito nei mesi successivi un'impressione di assoluta impotenza:
i meccanismi di funzionamento del Parlamento sono estremamente complessi
e macchinosi ma , cosa ancor più grave, la maggior parte delle
risoluzioni votate in aula acquisiscono valore di mera raccomandazione
per la Commissione Europea e non comportano alcuna ricaduta immediata
sui cittadini europei. A questo si aggiungeva l’altrettanto scoraggiante
constatazione di come il dibattito europeo, l'agenda politica italiana
e, di rimando, i mass media italiani procedessero in direzioni
assolutamente divergenti. Ricordo come fosse ieri la delusione che
provai quando una volta, rientrando in Italia dopo una interessantissima
sessione di lavoro sui rapporti commerciali tra Unione Europea e
Mercosur (durante la quale avevo agito in stretto contatto con il
movimento brasiliano dei Sem Terra), scoprì che le prime pagine dei
giornali erano occupate dall’ “importantissimo” dibattito su quale nome
dare all'opposizione di centro-sinistra: GAD o Alleanza! Oppure, per
fare un altro esempio, forse meno eclatante ma certo non meno
significativo, quando tutte le problematicità emerse in occasione delle
audizioni ai nuovi membri della Commissione Barroso fossero
semplicemente ridotte alla promozione o bocciatura del ministro italiano
Buttiglione.
A completare l’appesantimento del mio stato di salute psicologica,
c’erano poi le battute dei compagni e degli amici del tipo: "Ora che ti
abbiamo mandato a Bruxelles, sei completamente scomparso, non stai
facendo più nulla".
Superato questo smarrimento iniziale, credo di cominciare solo ora ad
orientarmi e a ritrovare un giusto equilibrio di prospettive. Come ho
imparato in diciotto anni di professione medica, tra onnipotenza e
impotenza c'è di mezzo la realtà.
Molte sono infatti le cose che si possono fare dallo scranno di
europarlamentare, ma è necessario lavorare sui tempi lunghi e avere la
costanza di seguire l’evolversi dei diversi dossier. Ad esempio, se è
vero come è vero che le due risoluzioni votate lo scorso dicembre su
“AIDS e accesso alle terapie” e “Nuova strategia europea sulle
tossicodipendenze” non hanno un valore immediatamente cogente né per
l'Unione, né per i singoli Governi, è altrettanto vero che esse non
possono essere ignorate e che per il mondo associativo vengono a
costituire un fondamentale riferimento politico per le battaglie
condotte a livello europeo e/o nazionale (pensiamo in Italia
all'opposizione al disegno di legge Fini sulle droghe).
In altre circostanze, il voto espresso dal Parlamento Europeo acquisisce
un valore vincolante per l’azione di governo esercitata della
Commissione e dal Consiglio. L’inserimento della tutela dei diritti del
popolo curdo nella dichiarazione di assenso all’avvio dei negoziati
della Turchia con la UE, ha rappresentato da questo punto di vista una
grande vittoria democratica. Una vittoria a cui il gruppo GUE ha
contribuito anche grazie alla missione svoltasi poche settimane prima
nel Kurdistan turco dove ho personalmente avuto modo di instaurare
contatti privilegiati con gruppi e associazioni di difesa dei diritti
umani, turche e curde, che consentiranno di monitorare mese dopo mese
lo sviluppo della situazione e di premere per il mantenimento di questi
temi al centro del confronto tra Bruxelles e Ankara.
Le missioni costituiscono indubbiamente un capitolo importante
dell'attività di un parlamentare, in particolare se impegnato nella
commissione affari esteri; ed infatti la possibilità di essere presente
a Caracas durante il refendum confermativo sul presidente Chavez
dell’agosto scorso, piuttosto che ad Hanoi in occasione dell’ ASEAN
People 5, il meeting della società civile eurasiatica che precede di un
mese il vertice ufficiale del capi di stato della UE e del sud-est
asiatico, mi ha fornito molteplici occasioni di incontro con
associazioni, movimenti sociali e personalità varie con le quali
continuare a tessere le trame di quella rete globale che s'identifica
con i forum di Porto Alegre e Mumbay.
Credo che questo sia anche un modo per rendere il mio mandato di
parlamentare utile all'insieme del movimento. Ad esempio proprio in
Vietnam mi sono confrontato con i movimenti indonesiani che protestavano
contro la richiesta avanzata dalla Commissione europea a Giakarta, di
liberalizzare i propri sistemi sanitari in ambito GATS, ossia di
renderne possibile la totale privatizzazione.
Attraverso simili contatti diretti mi è inoltre fornita la possibilità
di intervenire con cognizione di causa sia nel dibattito parlamentare
europeo che nell'agenda politica in Italia. A questo riguardo, seppur
non vi è dubbio che l'attività di europarlamentare, se svolta con
serietà, costituisce un vero e proprio lavoro, che occupa la gran parte
del tempo e che allontana dalla quotidianità nazionale, ritengo che tale
attività possa costituire un reale investimento sul futuro collettivo.
Basta lanciare uno sguardo al programma parlamentare europeo dei
prossimi mesi per comprendere, non solo, l'importanza dei temi
affrontati, ma anche le conseguenze che le decisioni prese in ambito
sovranazionale potranno avere nella vita degli Stati membri: il
confronto sulla direttiva sull'orario di lavoro; quello sulla direttiva
Bolkestein, che prevede il rafforzamento del mercato interno dei servizi
e l’impoverimento dei servizi pubblici e dei diritti dei lavoratori; il
monitoraggio delle scelte della Commissione sulla lista dei servizi da
mettere sul tavolo GATS del WTO in occasione del summit di Hong Kong di
dicembre; la risposta del’Unione alla tragedia dello Tsunami che ha
colpito il sud-est asiatico e la questione della cancellazione del
debito; la riforma della PAC, politica agricola comune, e del sistema
dei sussidi alle esportazioni; le scelte sul Trattato costituzionale
europeo… solo per citarne alcuni.
Nel lavoro che sto faticosamente impostando, l’obiettivo metodologico
prioritario è quello di costruire attorno allo staff ristretto di
persone con cui collaboro una vera e propria rete di esperti di
movimento con i quali supportarsi reciprocamente e lavorare al servizio
del dialogo e del confronto tra istituzioni europee e società civile
europea.
La newsletter che vi propongo, per ora con una periodicità
quadrimestrale, è solo uno degli strumenti che abbiamo pensato per
facilitare questa interazione. Nell’informarvi sull’attività
parlamentare svolta e sulle iniziative specifiche realizzate dal
sottoscritto, l’obiettivo è quello di stimolare sempre nuove
collaborazioni e dare un ritorno documentato a quelle già avviate.
Ringrazio fin da ora chi vorrà fornire suggerimenti per migliorare
questo servizio.

Vittorio Agnoletto





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Attività parlamentari - 1


20 LUGLIO 2001 – 20 LUGLIO 2004
A tre anni dalle tragiche giornate del G8 di Genova
Stralci della "lettera aperta" di Vittorio Agnoletto al
neo-eletto Presidente del Parlamento Europeo Josep Borrell

Strasburgo, 20 Luglio 2004 - In occasione del terzo anniversario di quei
tragici avvenimenti, che purtroppo non hanno costituito, nella recente
storia italiana, un’eccezione - come dimostra anche il recente rinvio a
giudizio di 31 poliziotti per le violenze commesse sui manifestanti
"No-global" a Napoli nel marzo 2001 - chiedo a lei, Signor Presidente,
un fermo impegno affinché questo Parlamento avvii un monitoraggio
costante del comportamento delle forze dell'ordine durante le
manifestazioni pubbliche, anche - ma non solo - in relazione alla
corretta applicazione della "Convenzione di Schengen" (il cui articolo 2
par.2 è stato applicato più volte abusivamente).

Infatti ritengo di primaria importanza che il nuovo Parlamento si renda
protagonista di una salto di qualità nella tutela di diritti
fondamentali - come il diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero e di partecipare alla vita democratica dell'Europa - anche
attraverso atti destinati a stimolare, da parte dei singoli Paesi
Membri, l’assunzione di specifiche iniziative legislative finalizzate a:

*          adeguare il proprio ordinamento alle convenzioni
internazionali in materia di diritti umani introducendo il reato di
tortura; 


*          consentire l’identificazione del personale delle forze
dell’ordine stabilendo l’obbligo di utilizzare codici identificativi
sulle uniformi;


*          programmare un costante aggiornamento professionale delle
forze di polizia finalizzato a promuovere i principi della nonviolenza,
una coscienza civica e una deontologia professionale conformi alle loro
funzioni di tutela dei diritti dei cittadini;


*          escludere l’utilizzo da parte delle forze dell’ordine  di
sostanze chimiche delle quali sia accertata, o sospettata, la nocività e
la capacità di produrre effetti irreversibili sulla salute umana. Per
tale ragione è necessario disporre una moratoria nell’utilizzo dei gas
CS fino a quando non sarà scientificamente escluso qualsiasi rischio per
la salute sia dei lavoratori delle forze dell’ordine, sia della
cittadinanza;


La "Commissione Libertà Pubbliche" del Parlamento Europeo potrebbe
essere il luogo opportuno per dibattere e formalizzare simili proposte,
avvalendosi eventualmente del prezioso aiuto della Rete di esperti
europei sui diritti fondamentali. Chiedo che il Parlamento incontri al
più presto una delegazione dei legali del "Social Forum" italiano" ed
europeo affinché questi possano illustrare la situazione determinatasi
in Italia e possano esplicitare le loro preoccupazioni su una violazione
dei diritti umani tutelati dalla "Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea (ora integrata nel progetto di Costituzione per
l'Europa) e dalla "Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti
dell'uomo e delle libertà fondamentali".
Chiedo inoltre che il nostro Parlamento organizzi un'audizione pubblica
in presenza degli stessi legali per permettere a tutti i deputati di
informarsi con precisione al fine di poter assumere, in modo
consapevole, una forte iniziativa sull'argomento.

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Attività parlamentari - 2


16 SETTEMBRE 2004
Voto del Parlamento Europeo sull’Iraq
“Salvare gli ostaggi e ritirare le truppe”


Intervento in plenaria di Vittorio:

“Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sia chiaro che l’obiettivo
primo di tutti noi sia quello di fare il possibile per la salvezza di
tutti gli ostaggi – francesi, italiani e iracheni – poiché tutte le vite
hanno lo stesso valore. Ma per ottenere questo non bastano parole
generiche e dichiarazioni. Chi in Europa non vuole la libertà degli
ostaggi?

Tuttavia, mi domando con quale faccia si possa chiedere giustamente di
rispettare i diritti umani e di salvare le vite degli ostaggi, quando
poi gli eserciti di paesi che siedono in questo emiciclo continuano a
bombardare e a provocare morti civili. Raccogliendo l’appello dell’ONG,
noi chiediamo la sospensione dei bombardamenti. Terrorismo e guerra sono
speculari e si alimentano a vicenda. Essi sono il vero nemico del
pacifismo e dell’associazionismo che lavora in Iraq per costruire una
società nuova. Non sappiamo chi abbia prodotto questi rapimenti, ma
sappiamo che c’è un interesse convergente affinché le ONG abbandonino
l’Iraq e non testimonino la violazione di diritti che avviene da tutte
le parti.

Da parte del Consiglio non ho sentito una condanna della guerra, di una
guerra preventiva che ha calpestato secoli di diritti umani. Noi
chiediamo l’immediato ritiro delle truppe e annunciamo che, se non
saranno accettati i nostri emendamenti contro la guerra e per il ritiro
delle truppe, noi voteremo contro la proposta di risoluzione che verrà
presentata domani e continuiamo ad essere in sintonia con i grandi
movimenti e con l’opinione pubblica che si schiera contro la guerra e
contro il terrorismo senza se e senza ma”.

Articolo di riferimento: “La pace ha perso un’occasione”, Il Manifesto
17 sett 2004 su www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/> sezione “articoli”

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Attività parlamentari - 3


16 NOVEMBRE 2004
Sulla V relazione annuale del Consiglio riguardante l’applicazione del
codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi

“I codici di condotta non bastano, servono norme cogenti


e una riconversione verso un mondo di pace”





Intervento in plenaria a nome del gruppo GUE:

“Signor Presidente, onorevoli colleghi, si profila il rischio che questo
dibattito diventi una scadenza annuale, dove ci diciamo più o meno tutti
d'accordo, ma poi resta solo una lista di buone intenzioni e di
esortazioni alla Commissione e al Consiglio.

Per evitare ciò è assolutamente necessario che il codice diventi uno
strumento di condotta giuridicamente vincolante, e che siano individuate
precise sanzioni contro le aziende che non lo rispettano con sede
nell'Unione europea. È altresì necessario che l'Unione si impegni per
chiedere ad altri paesi, quali Stati Uniti, Russia e Cina, l'adesione al
codice di condotta - anche in considerazione del fatto che oltre il 50%
della produzione di armi nel mondo avviene nei Paesi membri del
Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Mentre noi parliamo, il mio paese, cioè l'Italia, ha aumentato da un
anno all'altro del 25% l'esportazione di armi, e prevede per il futuro
un aumento del 40%. Tra i maggiori beneficiari della vendita di armi da
parte dell'Italia, vi è l'Arabia Saudita, che non è certo un esempio di
paese rispettoso dei diritti.

Credo che dobbiamo assolutamente mantenere l'embargo nella vendita delle
armi alla Cina, e inoltre che la difesa dei diritti umani debba sempre
precedere gli interessi economici del profitto.
Un'ultima osservazione: le spese militari nell'ultimo anno nel mondo
sono pari a 900 miliardi di dollari, di questi, 700 miliardi solo nei
paesi “civili” del primo mondo. Non è questa la civiltà che noi
vogliamo!”

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Attività parlamentari - 4


1-2 DICEMBRE 2004
In occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS
“Il PE chiede una moratoria sui TRIPS, condanna gli USA per le
ritorsioni commerciali e l’Italia per il mancato contributo al Fondo
Globale per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria”


Intervento in plenaria di Vittorio a nome del gruppo GUE:

“Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scenario che è stato qui
illustrato non è qualcosa che dipende unicamente da una catastrofe
naturale ma rappresenta la sintesi drammatica fra l'aggressività di un
virus e la ricerca sfrenata del profitto economico da parte di ristretti
potentati come sono le multinazionali farmaceutiche.

Se già in questo momento il 95% delle persone sieropositive al mondo non
può accedere alla terapia, la situazione è destinata a precipitare
ulteriormente dal 1° gennaio del 2005, quando cesserà la deroga
all'articolo 31 degli accordi TRIPS. Da quel momento l'India, con un
miliardo di abitanti e altri paesi in via di sviluppo, non potranno più
produrre i farmaci generici. Già adesso costoro che li producono non
possono venderli agli altri PVS e ai paesi africani.

E' necessario dunque, che, al di là delle parole e delle dichiarazioni
di principio, l'Unione europea si impegni per ottenere innanzitutto una
deroga ulteriore all'accordo TRIPS, in attesa di una sua totale
modificazione. Non solo: è necessario che l'Unione europea si opponga
alla prassi degli USA di ricattare negli accordi bilaterali i paesi in
via di sviluppo, con l'obiettivo di impedire loro di esercitare il
diritto, stabilito nelle dichiarazioni di Doha, di utilizzare o
importare farmaci generici.

E' necessario sostenere il Fondo globale per la lotta all'AIDS,
aumentando i fondi che vengono destinati, e propongo che si arrivi
almeno da parte dell'Unione europea a un miliardo di euro e che tutti,
compresa l'Italia, rispettino gli impegni che sono stati assunti.
Secondo la rivista Fortune lo stipendio medio dei nove top manager
mondiali delle case farmaceutiche è di 42 milioni di dollari all'anno. A
fronte di ciò, decine di milioni di persone muoiono senza potersi
curare.

Di fronte a queste ingiustizie va superata ogni forma di moralismo.
Dobbiamo ricordare che il profilattico è qualcosa di utile: uno
strumento sanitario che dovrebbe essere distribuito in modo
assolutamente gratuito. E' uno degli strumenti necessari per poter
battere il virus”.

Articolo di riferimento: “Epidemiologia di una ingiustizia sociale” , La
Rinascita del 17 dic 2004 su www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/> sezione “articoli”


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Attività parlamentari - 5


13 DICEMBRE 2004
Dibattito sui progressi compiuti dalla Turchia in vista dell’adesione
“La convivenza delle religioni e delle culture rappresenta l'unico
futuro per un'Europa democratica e multietnica”

Intervento di Vittorio in plenaria:
“Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro che il Consiglio
stabilisca una data precisa per l'apertura delle trattative, nella
consapevolezza che da tale data si aprirà un lungo percorso il cui esito
dipenderà molto dalle ulteriori trasformazioni che saranno realizzate in
Turchia durante quel periodo.

Va rifiutata ogni forma di razzismo da parte di chi cerca di trasformare
la religione in uno strumento di discriminazione. La convivenza delle
religioni e delle culture rappresenta l'unico futuro per un'Europa
democratica e multietnica.
Al centro delle trattative con la Turchia vanno poste la soluzione della
vicenda di Cipro, il pieno rispetto dei diritti umani, il riconoscimento
politico del conflitto in atto in Kurdistan, nonché l'impegno per una
soluzione pacifica e l'immediata, ovviamente bilaterale, cessazione
delle ostilità.

Sono proprio le organizzazioni democratiche curde e le associazioni dei
diritti umani della Turchia, che ancora oggi soffrono quotidianamente o
sono testimoni di profonde ingiustizie, a chiederci di avviare le
trattative, in modo tale da poter coinvolgere tutta l'Europa nella loro
battaglia per la democrazia e il rispetto dei diritti umani.

Infatti, pur prendendo atto delle modifiche costituzionali e del codice
penale realizzate fino ad ora, non vi è dubbio che esse siano
insufficienti. Resta ancora molto da fare, come ad esempio
ridimensionare il potere dell'esercito, che deve essere sottoposto al
ruolo del potere esecutivo e legislativo, modificare la legge elettorale
e concedere la possibilità di parlare la lingua curda negli atti
ufficiali”.

Articolo di riferimento: “Turchia, una sfida per l’Europa”, Liberazione
del 6 ott 2004 su www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/> sezione “articoli”

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Attività parlamentari – 6


15 DICEMBRE 2004
Voto sulla nuova strategia europea in materia di lotta alla droga
“Sconfitto il proibizionismo. Ha vinto la scienza.
Ora il governo italiano ritiri il disegno di legge Fini”

Intervento di Vittorio in plenaria, a nome del gruppo GUE:
“Signor Presidente, onorevoli colleghi, il proibizionismo nel mondo ha
sempre prodotto due risultati: da un lato l'aumento del numero dei morti
e delle incarcerazioni tra coloro che fanno uso di sostanze
stupefacenti, che tra altro costituiscono la popolazione carceraria con
il più elevato tasso di recidività, e dall'altro lato grandi affari
illimitati per ogni sorta di narcotrafficanti.
Al contrario, questo progetto mira principalmente alla tutela della
salute di ogni persona. Ecco perché le strategie di riduzione del danno
sono assolutamente fondamentali. Solo tenendo in vita le persone che in
quel momento non possono o non vogliono smettere di usare sostanze
stupefacenti, possiamo sperare che in futuro esse riescano ad uscire da
ogni forma di dipendenza. Non possiamo dimenticare che la maggior parte
dei decessi sono dovuti all'AIDS e alle cardiopatie, vale a dire a
situazioni patologiche collegate alle modalità di assunzione.
Per tale motivo la riduzione del danno implica interventi in strada e
centri a bassa soglia. Inoltre, dobbiamo separare con ogni forza gli
spacciatori dai consumatori di sostanze stupefacenti, che le politiche
repressive tendono invece a inserire in una stessa categoria. Infine, è
fondamentale l’ integrazione tra gli interventi sociali e l’uso di
sostituti farmacologici. Dobbiamo evitare ogni moralismo che li
contrapponga”.
Articolo di riferimento: “Sconfitto il proibizionismo, ha vinto la
scienza” comunicato stampa del 15 dic 2004 su www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/> sezione “articoli”


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Attività parlamentari – 7


12 GENNAIO 2005
Dibattito del Parlamento europeo sulla tragedia dello Tsunami
“Spenti i riflettori, la solidarietà cede il passo alla realpolitik”

Non disponendo del testo dell’intervento di Vittorio in plenaria,
pubblichiamo gli stralci del suo articolo su Il Manifesto sul tema:
I riflettori non si sono ancora spenti sulla tragedia dell'estremo
oriente che già le grandi dichiarazioni di solidarietà lasciano il posto
ai più cinici interessi economici e geopolitici. Questo é quanto abbiamo
potuto constatare lunedì (ndr. 10 gennaio) a Strasburgo nella riunione
congiunta tra le commissioni esteri, cooperazione e budget del
Parlamento Europeo e i commissari della presidenza Barroso.
I fondi ad oggi garantiti dall'Unione Europea sono 23 milioni già
stanziati per il pronto intervento, ai quali si aggiungeranno 100
milioni, sempre per l'emergenza, che saranno disponibili da martedì
prossimo.
Secondo quanto annunciato avrebbero dovuto essere stanziati, in tempi
brevi, altri 350 milioni di Euro per la prima fase della ricostruzione
ma (ed ecco la prima novità emersa dalla riunione), di questi, 150 sono
una semplice riallocazione di fondi precedentemente destinati dal
bilancio comunitario per interventi in Asia: questo significa che
verranno sottratti a progetti umanitari già previsti in altre zone del
continente.
Inoltre il tanto decantato miliardo di euro promesso dalla potente BEI,
la Banca Europea degli Investimenti (sempre che nelle prossime settimane
venga confermata questa decisione) verrà elargito sotto forma di
prestito. E´ previsto un "periodo di grazia" di 7 anni, dopo di che il
prestito dovrà essere restituito entro 30 anni con i tassi d'interesse
di mercato. "Cercheremo di tenerli i più bassi possibile,
compatibilmente con l'andamento del mercato" ha dichiarato Dalia
Grybauskaite commissaria per la programmazione finanziaria e di bilancio
della commissione Barroso.
Concretamente questo significherà un ulteriore aumento del debito estero
dei Paesi beneficiari.
Oltretutto l'esperienza insegna che le promesse annunciate con grande
enfasi nei giorni delle tragedie non sempre vengono rispettate.
Infatti, la percentuale degli aiuti effettivamente elargiti in rapporto
a quanto annunciato é stata nel recente passato: del 67% in Afghanistan,
del 50% in Costa d'Avorio, del 43% in Liberia e di meno del 20% in
occasione del terremoto in Iran.
L'abolizione, anche solo per un anno, dei dazi internazionali
sull'esportazione dei manufatti e dei prodotti agricoli produrrebbe un
risparmio complessivo per Sri Lanka, India e Indonesia di circa 900
milioni di dollari, ma l'Unione Europea non ha alcuna intenzione di
sostenere, in sede WTO, un simile obiettivo.
Anzi, Louis Michel, commissario europeo per lo sviluppo e l'aiuto
umanitario, ha ricordato come sia stata del tutto ignorata, dal
Consiglio Europeo, la sua proposta di concordare un impegno tra le 25
nazioni dell'Unione Europea per arrivare, entro il 2006, a destinare
almeno lo 0,6% del PIL nazionale alla cooperazione con il sud del mondo.
Un obiettivo limitato, considerato che da tempo i Paesi appartenenti
all'OCSE avevano deciso di destinare a tale causa lo 0,7% del PIL.
Non una parola sulla possibilità di cancellare il debito, ma
semplicemente un'affermazione personale di Jean - Louis Schiltz,
ministro della cooperazione del Granducato di Lussemburgo, presidente in
carica del Cosiglio Europeo, nella quale si dichiarava disponibile ad
una tale scelta, resa per altro irrealizzabile dalla totale sordità dei
suoi interlocutori.
Silenzio altrettanto assordante quando é stato chiesto alla Commissione
Europea una sua eventuale disponibilità a sostenere, in sede ONU,
l'istituzione di una tassa planetaria sui mercati di cambio, sulla
vendita di armi e sul consumo di energia non rinnovabile, con
l'obiettivo di costruire un fondo di solidarietà internazionale da
destinare alla lotta contro la povertà e la fame, così come proposto,
nel settembre 2004, all'ONU da Lula, Lagos e Chirac.
Un esito non migliore ha avuto la richiesta alla Commissione Europea di
invitare i singoli governi a modificare, almeno temporaneamente, le
legislazioni sull'immigrazione per coloro che provengono dai Paesi
devastati.
Di fronte ad un simile atteggiamento molti parlamentari hanno
manifestato il loro sdegno, ma non è detto che questo si trasformi, nel
dibattito che inizia oggi (ndr. 12 gennaio) nell'aula di Strasburgo,
nella disponibilità ad approvare un documento capace di anteporre le
ragioni della vita e della solidarietà agli interessi economici difesi
dalla Commissione e sostenuti dai governi nazionali.

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Approfondimenti e riflessioni – 1


Il Manifesto, 15 dicembre 2004
“Le radici di Genova”
La decisione presa lunedì dal tribunale di Genova è solo un primo passo
verso la ricostruzione della verità degli eventi della notte del 21
luglio 2001 alla scuola Armando Diaz. Una verità subito inseguita dal
movimento e documentata con coraggio da decine di giornalisti e media
attivisti che con la forza delle immagini distrussero in pochi minuti le
veline di regime diffuse dal governo e dalla forze dell'ordine. Una
verità alla quale si è giunti grazie a una incessante mobilitazione del
movimento e di tanta parte della pubblica opinione democratica che non
era e non è disposta ad archiviare una delle pagine peggiori della
storia del nostro dopoguerra. Ma anche grazie a una magistratura che,
per ora, può ancora preservare la propria autonomia dal potere esecutivo
e che non si è fermata di fronte alle immense difficoltà, politiche e
investigative, che pure le sono state opposte in questi tre anni.
D'altra parte non ci si poteva certo aspettare nulla di diverso da un
capo della polizia, il dottor De Gennaro, che in unambigua lettera
aperta al Secolo XIX del dicembre 2002 rivendicava il corretto
comportamento delle forze dell'ordine e poneva la sua persona a scudo
difensivo degli indagati, dichiarandosi pronto ad assumersi direttamente
ogni responsabilità. Un gesto che denotava l'intoccabilità dell'uomo -
nominato dal precedente esecutivo di centrosinistra - che nel tempo ha
resistito al suo posto mentre cambiavano governi e ministri.
Il processo per i fatti della Diaz, così come quello per le violenze di
Bolzaneto, non condurranno, purtroppo, alla riapertura del processo per
la morte di Carlo Giuliani, la cui vergognosa archiviazione ha impedito
di far emergere tutta la verita; ma potranno comunque rappresentare
un'opportunità per ricostruire non solo i fatti perseguibili penalmente,
ma la stessa catena di comando di quei giorni, ovvero per chiamare a
rispondere davanti ai giudici coloro che ricoprivano i ruoli apicali sul
piano politico e nella gestione dell'ordine pubblico: De Gennaro, l'ex
ministro degli interni Scajola e l'allora vice premier Gianfranco Fini,
dal quale attendiamo ancora di sapere per quale motivo in quei giorni si
trovasse nella centrale operativa dei Cc di Genova.
D'altra parte il governo non si è fatto certo scrupolo di nascondere le
proprie responsabilità, anzi ha dispensato ampi riconoscimenti a coloro
che meglio lo avevano servito in quelle giornate, promuovendoli ai
vertici dei servizi segreti e della polizia.
I funzionari rinviati a giudizio devono essere sospesi dal servizio in
attesa del verdetto. In uno stato di diritto è inammissibile che a
garantire il rispetto della legge sia chiamato chi è accusato di aver
costruito prove false e di aver massacrato decine di giovani inermi
colti nel sonno.
Genova continua a rappresentare un punto di riferimento politico
ineludibile: lì hanno guardato milioni di persone di tutto il mondo, da
ogni continente, scorgendo una speranza concreta di poter fermare quella
che sembrava una marcia inarrestabile del neoliberismo. «Noi 6 miliardi,
voi G8» : a Genova le ingiustizie del mondo sono emerse in tutta la loro
gravità, lì abbiamo riconosciuto gli interessi comuni tra il giovane
precario dell'emisfero nord-occidentale, il campesino brasiliano, la
donna sieropositiva sudafricana e la famiglia indiana che si oppone alla
scomparsa del proprio villaggio sotto la acque di una diga appaltata a
una multinazionale.
Genova non è passata, irrompe oggi sulla scena della politica domestica
e internazionale per ricordarci che quelle ragioni non possono essere
dimenticate perché sono le radici stesse della nostra storia recente,
della nostra esistenza.
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Approfondimenti e riflessioni – 2


Il Manifesto, 5 gennaio 2005
“Sulla strada dell’antiliberismo”
Il Manifesto ha, ancora una volta, raccolto un’esigenza ampiamente
diffusa. Un’esigenza che nasce da lontano: da quando fu chiaro, per
esempio nel luglio 2001 a Genova, che anche in Italia l’esplosione del
movimento contro la globalizzazione liberista stava modificando in
profondità le modalità del fare politica.
Si è modificato il rapporto tra partiti e movimenti, i primi non possono
più vantare l’esclusività della proposta politica, i secondi non si
limitano più a rappresentare le domande sociali delegando ad altri le
soluzioni.
Le mille appartenenze associative hanno smesso di vedere nel vicino il
nemico ed hanno imparato a costruire reti stabili e resistenti.
L’omogeneità ideologica, come condizione necessaria per stare insieme, è
stata sostituita dalla condivisione di obiettivi concreti, che nella
loro successione e concatenazione delineano le linee guida di un
programma saldamente ancorato ad una forte condivisione di ideali
comuni.
La dimensione globale, internazionale, non costituisce un prolungamento
della politica nazionale, ma anzi ne determina le scelte e le priorità.
I diritti di cittadinanza lasciano il posto ai diritti universali non
legati alla terra d’origine. I conflitti sociali, le lotte di
liberazione, la difesa dell’ ambiente diventano parti di un progetto più
complessivo finalizzato ad assicurare un futuro, l’unico possibile, al
nostro pianeta. L’interdipendenza tra i popoli, tra le culture, così
come tra le religioni, obbliga all’elaborazione di altri paradigmi
innovativi rispetto a quelli utilizzati nel ventesimo secolo.
La democrazia fondata sull’assunto “una testa un voto” mostra la sua
definitiva inadeguatezza, stretta tra un’economia globalizzata, sempre
più fagocitata dai processi finanziari, e una politica dominata dal
linguaggio del pensiero unico incarnato dalla guerra permanente.
Questo movimento ha investito le forme della politica istituzionale,
l’impatto è stato estremamente forte, con risultati e caratteristiche
ovviamente differenti da Paese a Paese.
Quasi ovunque vi è stata la capacità di modificare, su specifiche
questioni come in occasione delle mobilitazioni contro la guerra, le
convinzioni della maggioranza della popolazione. Ma non si è prodotto
fino ad ora un salto politico complessivo della medesima entità. Infatti
resta patrimonio di una minoranza politica la coscienza del legame tra
liberismo e guerra; ed è proprio la consapevolezza delle mille
implicazioni di questo legame che costituisce l’humus unitario della
parte più politicizzata del movimento.
In Italia nell’elezioni del 13 giugno circa un cittadino su otto ha
fatto discendere il proprio orientamento elettorale da questa
consapevolezza.
Nonostante il frastagliamento partitico presente a sinistra della lista
“Uniti nell’Ulivo”, gli avvenimenti degli ultimi tre anni hanno mostrato
come su tutti, o quasi, i principali temi di politica nazionale e
internazionale esista un comune sentire della sinistra diffusa, con
forti capacità programmatiche e propositive.
Sono quindi maturi, a mio giudizio, i tempi per avviare un percorso che
sul piano politico abbia come prospettiva la costruzione in Italia, ma
anche in Europa, di una sinistra antiliberista (è questo l’unico termine
che mi sembra appropriato), capace di rispettare le diverse tradizioni
culturali esistenti senza identificarsi con una di esse.
L’avvio di questa strategia sul terreno politico-istituzionale richiede
contemporaneamente, come condizione essenziale ed irrinunciabile, la
capacità del movimento di mantenere una propria autonomia nei confronti
di qualunque quadro politico e di qualunque formazione partitica.
Condivido le preoccupazioni di chi vuole evitare strette organizzative
ed ancor più cortocircuiti fondati sulla sommatoria dei partiti
esistenti, ma tali timori non possono condannarci all’immobilismo. Il 15
gennaio non abbiamo bisogno né di un amarcord, né di vederci per dirci
reciprocamente quanto siamo bravi.
E’ importante che ognuno dichiari in modo esplicito se è interessato ad
un simile percorso.
Dal mondo associativo e sindacale, senza ledere in alcun modo la loro
autonomia, sarebbe utile ascoltare la disponibilità a fornire un
contributo continuativo nell’elaborazione dei programmi, ma anche ad
investire alcuni quadri dirigenti nell’impresa comune; dalle forze
politiche, nel rispetto della propria specifica identità, sarebbe
indispensabile attendersi il riconoscimento della propria parzialità e
la scelta di anteporre un progetto politico complessivo alla propria
autoconservazione.
Condivido quindi la proposta di Asor Rosa affinché l’assemblea del 15
individui un luogo permanente di confronto verso l’attualità politica,
ma sottolineerei la necessità di mantenere lo sguardo verso un progetto
più strategico da definire passo dopo passo; anche per questo riterrei
opportuno moltiplicare iniziative simili, a livello locale,
immediatamente dopo il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre del
gennaio 2005. Nessuna accelerazione quindi, ma la consapevolezza che la
responsabilità di non perdere questa tanto attesa opportunità è nelle
mani di ognuno di noi.
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Approfondimenti e riflessioni – 3


Liberazione, 7 gennaio 2005
“L’occidente non cancella i loro debiti”
Le conclusioni dell’incontro svoltosi ieri a Giakarta rappresentano una
tremenda sintesi di quali sono i valori e gli interessi che dominano
oggi nel mondo.
Di fronte a centinaia di migliaia di morti assistiamo al trionfo del
cinismo, della menzogna e, ancora una volta, all’onnipotenza del dio
denaro.
Infatti l’unica ipotesi fino ad ora concretamente avanzata è stata la
possibilità di una moratoria del debito, ossia di prolungarne i tempi di
restituzione. Ma anche questa decisone è stata rimandata al 12 gennaio
all’incontro del club di Parigi.
Vi è inoltre un impegno, ancora da formalizzare, della Banca Centrale
Europea di stanziare un prestito, non una donazione, di un miliardo di
euro, prevedendo “interessi contenuti”; che significa concretamente
aumentare ulteriormente il debito stesso.
E’ inoltre lecito purtroppo dubitare che tutti gli aiuti promessi
arriveranno a destinazione: in occasione del terremoto in Iran solo il
17% dei fondi annunciati furono realmente stanziati!
Tra i Paesi colpiti dalla violenza dello Tsunami, vi sono alcune delle
nazioni maggiormente indebitate con gli organismi finanziari
internazionali. La presenza del debito ha fino ad ora strangolato
l’economie locali, obbligandole a tagliare i servizi sociali,
l’istruzione e la sanità.
Lo Tsunami ha trasformato questa drammatica situazione di miseria e di
povertà in una tragedia senza fine.
La cancellazione del debito senza alcuna condizione è l’unica scelta
necessaria, anche se da sola non sufficiente. Per poter pensare ad una
ricostruzione che non sia il prolungarsi di una miseria totale a tale
decisione va aggiunta la necessità di circa 4 miliardi di dollari di cui
977 milioni disponibili immediatamente per gli interventi urgenti dei
primi sei mesi, come chiesto da Kofi Annan.
Ma ognuno di noi è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità; è
soprattutto in situazioni simili che è necessario dimostrare
concretamente se e come un altro mondo è possibile.
La GAD alla riapertura del Parlamento italiano presenti immediatamente
una proposta unitaria attraverso la quale:
1.si vincoli il governo a realizzare uno stanziamento pari a quanto
speso nel 2004 per partecipare all' occupazione militare dell' Iraq;
2.si adeguino i fondi destinati annualmente alla cooperazione
internazionale a quanto previsto dall’ accordo OCSE ovvero ad un
ammontare pari allo 0,7% del PIL. L' Italia allo stato attuale con una
percentuale dello 0,11% si colloca infatti all' ultimo posto dei Paesi
OCSE;
3.si chieda al governo la cancellazione, e non la moratoria, del debito
estero dei Paesi coinvolti nella tragedia;
4.si esiga la massima trasparenza, sulla destinazione dei fondi ed in
particolare di quelli raccolti attraverso gli SMS solidali. Infatti quei
soldi dovrebbero transitare solo momentaneamente nelle casse
governative, essendo stati direttamente destinati dagli italiani alle
popolazioni colpite dal maremoto
5.si proponga il diritto alla libera circolazione per i migranti
provenienti dalle zone colpite dallo Tsunami.
Sulla gestione finanziaria degli aiuti il trucco del governo c'è, si
vede e deve essere denunciato. La dichiarata sospensione, e non
cancellazione, dello stock di debito per Indonesia e Sri Lanka non è che
un gioco di prestigio maldestro: se da una parte infatti tale somma non
sarebbe comunque stata esigibile visto l’impatto dello Tsunami sulle
economie dei Paesi coinvolti, dall’altra tale giro di partite non
costituisce nessun aiuto concreto agli interventi di emergenza da porre
in essere nell’immediato.
Un'opposizione che si candida a governare ha il dovere di mostrare che
la propria visione del mondo é differente e che viene documentata
attraverso proposte precise rivolte al governo in carica e con l'impegno
formale ad inserirle nel proprio programma di governo. La strada è
quella indicata in questi giorni da milioni d'italiani che con le loro
donazioni hanno reso ancora piu´ stridente il confronto con il cinismo
di Berlusconi e dei suoi alleati.
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ALTRE INFORMAZIONI



Gli incarichi di Vittorio al Parlamento Europeo:

Commissione per gli affari esteri, Membro
Commissione per il commercio internazionale, Membro sostituto
Sottocommissione per i diritti dell'uomo, Membro
Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti, Membro sostituto
Delegazione all'Assemblea parlamentare paritetica ACP (Africa, Carabi e
Pacifico)-UE, Membro


Si avvale della collaborazione dei seguenti assistenti personali:
Giosuè De Salvo, in Italia, tel. 02 510023
Riccardo Falduto, a Bruxelles e Strasburgo, tel. 00.32.2.284.7444
ma anche del supporto di:
Stefano Squarcina, Gianfranco Battistini, Roberto Lopriore, Chiara
Tamburini e Gabriella Pozzobon del Gruppo della "Sinistra Unitaria
Europea - Sinistra Verde Nordica" (GUE/NGL) del Parlamento Europeo
Giorgio Riolo e tutto lo staff di Punto Rosso;


Elenco degli ultimi articoli pubblicati:

La dimensione etica e spirituale del movimento, intervista per Agape
Centro Ecumenico in uscita
Soltanto promesse, Il Manifesto del 13 gennaio 2005
Verso la costruzione di un’area antiliberista, La Rinascita del 7
gennaio 2005
L’occidente non cancella i loro debiti, Liberazione del 7 gennaio 2005
Sulla strada dell’antiliberismo, Il Manifesto del 5 gennaio 2005
Epidemiologia di una ingiustizia sociale, La Rinascita del 17 dicembre
2004
Le radici di Genova, Il Manifesto del 15 dicembre 2004
Turchia-UE, diritti e democrazia cuore del negoziato, il Manifesto del 4
dic 2004
AIDS, il ricatto di BigPharma, Liberazione del 1 dicembre 2004
Turchia, una sfida per l’Europa, Liberazione del 6 ottobre 2004
AIDS, l’Italia è morosa. Per la guerra, intervista per l’Unità del 1
ottobre 2004
Cessate il fuoco e andatevene, Liberazione del 15 settembre 2004
La rescata del sonriso, l’Unità del 24 agosto 2004
Sul Venezuela, Carta del 19 agosto 2004

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FaiLaCosaGiusta News

numero 1 - gennaio 2005

Foglio di informazione elettronico di Vittorio Agnoletto  -
Europarlamentare del gruppo GUE/NGL
Su Internet:  www.vittorioagnoletto.it
<http://www.vittorioagnoletto.it/>      E-Mail:
failacosagiusta@???


Se desiderate ricevere i prossimi numeri, scrivete all’indirizzo:
ufficio.stampa@???
Se siete stati incidentalmente inclusi in questa mailing list e volete
essere rimossi, scrivete all’indirizzo: segreteria@???
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