Blocco interrotto a Roma. Ma le polveri erano calate.
Lettera di Walter Veltroni al quotidiano "la Repubblica".
CARO direttore, quel che è accaduto a Roma, domenica scorsa, in fatto di
blocco delle auto è molto semplice. Venerdì, sulla base dei rilevamenti
relativi ai concentramenti di polveri sottili nell'aria, era stato decretato
per domenica il divieto di circolazione. Una decisione non scelta da noi
(come saranno invece le due domeniche di "blocco programmatico" che
effettueremo nelle prossime settimane) ma obbligata dalla situazione di
emergenza che sì era creata: parecchi giorni consecutivi di superamento
delle soglie consentite di accumulo delle polveri. Domenica mattina abbiamo
constatato che l'emergenza era cessata e abbiamo deciso, di conseguenza, una
fine anticipata del blocco.
Su questa scelta sono possibili due obiezioni, tra loro opposte. La prima è
che avremmo potuto annullare del tutto il blocco fin dalla mattina. In
realtà sarebbe stato molto complicato comunicare fin dalla mattina la revoca
del divieto a tutti; inoltre nelle prime ore di domenica abbiamo avuto la
netta percezione che i romani avessero approfittato della città senza auto
con lo spirito migliore: moltissimi, fin dalle prime ore, si erano riversati
per le strade e le piazze a godersi, a piedi o in bicicletta, una splendida
giornata di sole.
La seconda obiezione è che l'accorciamento del blocco sarebbe stato
sbagliato perché ha creato incertezze e non tutti i cittadini ne sono stati
informati in tempo utile. Questi argomenti hanno qualche fondamento, ma se
avessimo scelto l'altra strada, il mantenimento del blocco anche se ormai
l'aria era pulita, avremmo fatto pagare alla città un prezzo certamente più
alto. La mattina i romani hanno mostrato di apprezzare l'assenza di
circolazione e di goderne gli effetti. Ma il pomeriggio, con l'arrivo del
buio e del freddo, quanti avrebbero considerato inutile e anche un
po'vessatorio il mantenimento di un divieto che ormai, in termini di
inquinamento, non aveva più ragione di esistere? In casi come questi è
sempre difficile scegliere ma sono convinto che la soluzione adottata sia
stata la più ragionevole. Il che è confermato abbondantemente da quanto è
accaduto poi: secondo le rilevazioni, ieri (lunedì) mattina, le polveri
sottili erano calate del 33% rispetto a sabato. Segno che le misure adottate
domenica sono servite, eccome.
L'altra critica che ci viene rivolta riguarda le deroghe. Anche in questo
caso sarebbe bene ragionare sui dati. La deroga per quanti si recavano alla
stadio è stata motivata dal timore, che sfido chiunque a dichiarare
infondato, che 35 mila e più tifosi alla fine della partita si trovassero
tutti insieme ad usufruire dei mezzi pubblici per tornare a casa. La
possibilità che si creasse una situazione di pericolosa tensione era più che
concreta, tant'è che la deroga, in accordo con la Prefettura, ha avuto il
chiaro carattere di un provvedimento di ordine pubblico. Non un "favore" a
una categoria a dispetto di altre, insomma. Sulle altre deroghe, credo che a
Roma si sia fatto quello che normalmente si fa in questi casi dappertutto:
oltre alle esenzioni ovvie (mezzi pubblici, servizi di emergenza, polizia e
così via) ci sono casi in cui proibire l'uso delle auto private può creare
difficoltà tanto gravi che non se ne può non tener conto.
L'inquinamento nelle grandi città sta sempre più diventando, come è
riconosciuto da tutti gli esperti e come noi Sindaci andiamo ripetendo da
mesi e mesi, una drammatica emergenza nazionale. Noi a Roma abbiamo adottato
una quantità di misure che hanno avuto effetti importanti visto che sono
diminuiti i livelli di inquinamento da monossido di carbonio, da benzene
(riscesi ambedue sottogli standard fissati dalla Ue) e da biossido di azoto.
Non è così per le polveri sottili, il cui livello cresce e le cui
concentrazioni tendono a superare sempre più spesso il limite dei 50
microgrammi per metro cubo fissato dall'Unione europea. Sono queste polveri
che hanno imposto le misure degli ultimi giorni, anche se il loro accumulo
non dipende solo dalle emissioni delle auto (si pensi che uno dei picchi fu
toccato il 14 agosto!), tant'è che da mesi chiediamo che le autorità
regionali avviino un esame serio sulle cause della loro presenza.
Ma se lo smog è un'emergenza nazionale, come è testimoniato dal fatto che in
questi giorni quasi tutte le città del centro-nord si trovano nelle stesse
difficili condizioni, nazionale dev'essere la risposta. Occorre, come ha
riconosciuto il ministro dell'Ambiente confessando che non gli danno le
risorse per farlo, che venga privilegiato il trasporto pubblico,
innanzitutto quello su rotaie, che si incentivino i mezzi meno inquinanti, a
cominciare dalla rottamazione dei motorini più "sporchi", che si favoriscano
le fonti "pulite" per il trasporto e il riscaldamento, che si studi
seriamente il fenomeno delle polveri, che si crei un'autorità di
coordinamento nazionale delle misure anti-smog. Che, soprattutto, si
diffonda la consapevolezza che la situazione è grave e che la salute dei
cittadini è un bene di cui lo è lo Stato che deve assumersi le sue
responsabilità.
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