Auteur: norma Date: Sujet: [NuovoLaboratorio] un'ora in silenzio per la pace
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per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 19 gennaio 2005, dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale
di Genova, un'ora in silenzio per la pace
Incollato qui di seguito il testo del volantino che verrà distribuito
Scusate: ci eravamo sbagliati
Una notizia come questa avrebbe meritato ben altro risalto: ma persino la
democratica Repubblica la relega in basso, a sinistra della prima pagina,
con caratteri che più piccoli non si può. Si tratta "semplicemente" di
questo:
" Anche il governo degli Stati Uniti ammette che in Iraq non c'erano armi di
distruzione di massa." (Repubblica, 13 gennaio 2005)
Cioè: una guerra costata più di centomila morti, e miliardi di dollari, ed
il coinvolgimento di decine di paesi, non aveva alcuna giustificazione.
Riportiamo alcuni brani dell'articolo di Paolo Flores D'Arcais su Repubblica
SAN FRANCISCO - Anche la Casa Bianca adesso lo ammette: in Iraq non c'erano
armi di distruzione di massa. La caccia alle armi proibite di Saddam è
finita poco prima di Natale, quando il responsabile dell'Iraq Survey Group -
la task-force di mille duecento uomini (militari, specialisti
dell'intelligence e staff di supporto logistico-amministrativo) impegnati da
due anni nella loro ricerca - ha fatto ritorno negli Stati Uniti senza avere
trovato alcuna prova concreta della loro esistenza.
Per una parola definitiva e ufficiale occorrerà attendere la pubblicazione
del rapporto finale di Charles Duelfer, il capo dei cacciatori di armi,
prevista per il prossimo mese (......)
Duelfer aveva precisato nel suo primo rapporto (settembre 2004) che non solo
Saddam Hussein non aveva armi di sterminio e non ne aveva costruite dal 1991
(anno della prima guerra del Golfo) ma che negli ultimi anni il regime
iracheno non aveva neanche la capacità tecnologica e finanziaria per
costruirne di nuove. McClellan (il portavoce della Casa Bianca, nota ) ha
precisato che gli uomini dell'Iraq Survey Group non sono più impegnati
"nell'attiva ricerca" delle armi: "Ne saranno rimasti un paio, forse pochi
di più a occuparsene. La ricerca è praticamente conclusa. Se ci saranno
nuove segnalazioni sulle armi di distruzione di massa ovviamente ne terranno
conto, ma adesso la loro missione riguarda altri problemi".
Tra pochi giorni il parlamento dovrà rinnovare l'incarico alle forze armate
italiane operanti in Iraq. E solo una grossa mobilitazione di piazza
potrebbe ottenere che questo voto non sia "di routine". Che cosa faranno le
opposizioni? Le "scuse" e le "richieste di perdono" sono diventate ormai un
abituale corollario di tutti i fatti di sangue.
Con quali argomentazioni si potrà chiedere scusa ai familiari di centomila
iracheni morti?