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From: A.C.
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Sent: Saturday, January 15, 2005 12:57 AM
Subject: Documento da inviare e diffondere se condiviso
Movimento per la società di giustizia e per la speranza
Cari amici,
il Movimento ha preparato questo documento sulle responsabilità del sindacato nei confronti della Fiat e dell'impresa in genere; che ha inviato ai segretari dei tre maggiori sindacati confederali, e dei corrispettivi metalmeccanici; e che v'invita a inviare e diffondere, anche modificandolo. Gli indirizzi email sono i seguenti:
CGIL info@???
FIOM organizzazione@???
CISL segreteria generale@???
FIM Fim@???
UIL info@???
UILM uilm@???
Gli indirizzi postali:
CGIL Corso d'Italia 25, 00198 Roma
FIOM Corso Trieste 36, 00198 Roma
CISL Via Po 21, 00198 Roma
FIM Corso Trieste 36, 00198 Roma
UIL Via Lucullo 6, 00187 Roma
Uilm Corso Trieste 36, 00198 Roma
Basta anche inviarlo a un solo sindacato, alla CGIL o alla FIOM ad esempio. L'importante è raggiungere una consistente forza di pressione.
Un saluto fraterno
da Arrigo Colombo
Centro Interdipartimentale di Ricerca sull'Utopia
Università di Lecce
Movimento per la società di Giustizia e per la Speranza
Ai Segretari dei Sindacati Confederali CGIL, CISL, UIL
Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, Luigi Angeletti
Ai Segretari dei Sindacati Metalmeccanici FIOM, FIM, UILM
Gianni Rinaldini, Giorgio Caprioli, Antonino Ragazzi
La vicenda della Fiat e la responsabilità del sindacato
Le trattative di queste settimane tra la Fiat e la General Motors sulla famosa "put option", hanno messo in risalto un fatto, che ci era noto, ma sul quale forse non avevamo ben riflettuto, e cioè che nel patto con l'impresa americana la Fiat aveva sì ceduto solo il 10% del suo capitale, ma con un impegno di quell'impresa a prendersi anche il restante 90%; che cioè la Fiat, la maggiore impresa italiana, l'unica grande impresa in un settore chiave come quello automobilistico, si era venduta agli americani. E questo per una semplice decisione del Consiglio di amministrazione o degli Agnelli, che sono i maggiori azionisti, senza che né i lavoratori né i sindacati sapessero nulla; senza che, una volta saputolo, facessero nulla.
A quanto pare, né i lavoratori, né i sindacati sono consapevoli dei loro diritti; e non ne sono consapevoli i comuni, né le banche (che coi loro prestiti maneggiano il denaro di noi tutti), né il governo e l'intera nazione. La Fiat non appartiene anzitutto agli azionisti, ai padroni, alla famiglia Agnelli. Appartiene anzitutto ai lavoratori, ai produttori, a coloro che l'hanno costruita, mantenuta, sviluppata col loro lavoro; appartiene ai comuni che hanno ospitato le fabbriche, realizzandovi le necessarie infrastrutture in fatto di terreni, strade, condutture, luci; appartiene alle banche che vi hanno messo il denaro di noi tutti; appartiene alla nazione che vi ha messo enormi somme attraverso gl'incentivi, le facilitazioni fiscali, le rottamazioni.
L'impresa, e tanto più la grande impresa, è un patrimonio sociale. Questo principio si era già affermato nell'800, col socialismo e con Marx; il capitalismo ovviamente non lo ha mai accettato; ma anche il sindacato non vi si è mai impegnato; forse non lo ha neppure capito.
Nessuna decisione concernente il destino dell'impresa può essere correttamente assunta senza il consenso dei lavoratori dell'impresa stessa; sia che concerna la crescita; sia che concerna sospensione o riduzione della produzione, trasferimento o delocalizzazione, cessione parziale o totale a terzi, cessazione. La rappresentanza eletta dei lavoratori dev'essere edotta di ognuna di queste decisioni; deve anzi sedere nel Consiglio di amministrazione dove queste decisioni si discutono e si prendono; ma non si possono prendere senza il consenso dei lavoratori. Su questo punto la legge è carente, ma ciò non tocca il diritto dei lavoratori e del corpo sociale.
Il sindacato deve farsi cosciente del suo compito e della sua responsabilità.
Per quanto concerne la Fiat, deve intervenire con forza presso l'impresa come presso le comunità locali e presso la nazione e il suo governo.
Lecce, il 13 gennaio 2005
per il Movimento, il responsabile
Prof. Arrigo Colombo
Coordinamento: Arrigo Colombo, Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel/fax 0832-314160
E-mail arribo@???/ Pag web
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