[Badgirlz-list] Torture spagnole

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cate

>Comunicati: Giovane basca violentata e torturata

dalla Guardia Civile
spagnola
>
>
>
>
>Il Gruppo Basco contro la Tortura - TAT - insieme

alla famiglia di
Amaia
>Urizar, hanno denunciato che la giovane � stata

violentata dalla
Guardia
>Civile durante la sua detenzione in stato di

isolamento.
>Di seguito la terribile testimonianza di Amaia.
>
>?Io Amaia Urizar, prigioniera basca, torturata e

seviziata dalla
Guardia
>Civil?
>
>"Mi hanno arrestata il 29 ottobre, venerd�, alle

tre del mattino,
mentre
>ero a casa dei miei genitori. Al momento

dell?arresto, i miei genitori
erano
>in casa. Hanno colpito la porta, mentre gridavano che

era la Guardia
Civil
>e che aprissimo. Mi sono innervosita molto e mi ha

preso il panico,
cos�
>sono corsa nella camera dei miei in cerca di

protezione. � stata mia
madre
>ad aprire ed immediatamente numerosi agenti della

Guardia Civil si
sono
>precipitati all?interno, armi alla mano, puntandole

ovunque e
chiedendo
>di me. In quel momento mi sono resa conto che non

c?era scampo ed il
mondo
>mi � crollato addosso... mi sono presentata davanti

a loro e ho detto
che
>Amaia sono io".
>
>"Mi hanno costretto a sedermi su una sedia,

nell?ingresso, una donna
della
>Guardia Civil mi ha letto l?ordine di arresto, alla

presenza dei miei
genitori,
>mentre mi diceva che mi si arrestava per la mia

collaborazione con
ETA".
>
>
>"All?inizio hanno cominciato a gridare, ma poco alla

volta si sono
tranquillizzati;
>io avevo paura per i miei genitori, perch� loro

immaginavano cosa mi
avrebbero
>fatto durante quei cinque giorni... e in quel momento

mi � venuta la
nausea,
>credo per la tensione di quella situazione. Mi hanno

detto che mi
portavano
>nella mia stanza per cominciare la perquisizione; una

volta l�, hanno
smontato
>tutti gli armati, tirato fuori tutti i vestiti,

spostato tutti i
libri...
>nel frattempo, raccoglievano le cose che credevano

importanti: lettere
di
>prigioniere e prigionieri politici, quaderni di

scuola, fotografie di
amici
>e parenti, cartine stradali, agende telefoniche... A

perquisire erano
sei
>Guardia Civil, gli altri erano sulla porta, con i

miei genitori e ce
n?erano
>anche sulle scale del condominio".
>
>"Hanno lasciato la mia stanza a soqquadro, tutto

sparso in giro;
quando
>hanno finito, sono entrati nella stanza di mio

fratello maggiore, che
si
>trova in prigione, e l?hanno guardata

superficialmente. Ho detto loro
che
>non avevano il diritto di perquisire la sua stanza,

perch� era di mio
fratello
>e l� c?erano solo cose sue, che non era un ambiente

comune
dell?appartamento;
>da l�, non hanno portato via niente. Poi, mi hanno

portata in sala;
mentre
>la perquisivano tutta, mi era impossibile controllare

cosa prendevano,
dato
>che i sei agenti perquisivano ovunque e spostavano

tutto insieme".
>
>"Ero nervosa, ma allo stesso tempo tranquilla, ero

completamente
terrorizzata,
>perch� mi impressionava molto vedere tutti quegli

agenti della Guardia
Civil
>incappucciati ed armati, in casa dei miei genitori;

di tanto in tanto
guardavo
>i miei, anche solo perch� mi vedessero tranquilla

e,
contemporaneamente,
>per accertarmi che li trattassero correttamente. Una

volta finito in
sala,
>mi hanno portato nella camera dei miei genitori, ho

detto loro lo
stesso
>che quando mi avevano portata in quella di mio

fratello ma mi sono
resa
>conto che, quando erano entrati, mi avevano visto

uscire da l�; hanno
perquisito
>tutta la stanza, ogni angolo, ogni armadio e si sono

portati via
alcune
>carte".
>
>"Mentre perquisivano l?abitazione, ho avuto una

leggera nausea e la
donna
>della Guardia Civil della quale ho accennato mi ha

portata in cucina
affinch�
>prendessi un po? di zucchero; quando sono stata

meglio, mi hanno
portata
>nella mia stanza; mi hanno obbligata a vestirmi ed a

prendere una
borsa
>con del vestiario (mutande, magliette, calzoni e

qualche tampax). Ero
molto
>nervosa e non sapevo bene cosa prendere, non volevo

uscire di casa,
non
>volevo restare sola con loro... Mi hanno portata alla

porta e mi hanno
messo
>delle manette di metallo dietro la schiena; mentre mi

dicevano di
stare
>tranquilla, mi hanno fatto scendere le scale, prima

di arrivare al
portone
>mi hanno ordinato di abbassare la testa e mentre mi

dicevano di non
provare
>nemmeno a guardare, mi hanno lasciata nelle mani di

altri due uomini".

>
>"Mi hanno afferrata per le braccia, mi hanno detto

?adesso zitta?, mi
hanno
>portato fuori e mi hanno infilata in una macchina

scura. Ho sentito le
grida
>di mia madre che mi faceva coraggio, ero

terrorizzata, mi trovavo
nelle
>loro mani e non potevo fare niente per uscire da

quella situazione;
non
>potevo credere che fosse vero, doveva essere un

incubo..."
>
>"Nell?automobile stavo in mezzo a due uomini, avevo

la testa china;
appena
>salita in macchina, quello alla mia destra mi ha

levato le manette e
me
>le ha rimesse sul davanti Ha cominciato a parlarmi:

?sei stata presa,
Amallita,
>e di questo devi renderti conto; per noi � lo

stesso, perch� sappiamo
tutto,
>ma sappi che devi raccontarcelo tu e hai due modi per

farlo: con le
buone
>o con le cattive e credo che non ci sia bisogno di

spiegartelo, no?
Sicch�,
>adesso, pensaci, perch� ti dar� l?opportunit�

di cominciare a parlare
adesso,
>altrimenti dormo per tutto il viaggio e, quando

arriveremo, sar�
riposato
>e allora, se non avrai detto niente, saranno cazzi

tuoi...?
>
>"Stavo tremando e mi � venuta la nausea, gli ho

chiesto dello
zucchero,
>perch� sapevo che la donna che era stata in casa

glie ne aveva dato un
paio
>di bustine; i quattro agenti nella macchina hanno

cominciato a ridere
e
>uno di loro mi ha mostrato il pacchettino dello

zucchero, mi ha detto
che
>aveva aperto il finestrino e che l?aveva buttato. Mi

ripetevano
continuamente
>le stesse cose, che cominciassi a parlare, altrimenti

lui stesso
avrebbe
>deciso di iniziare a picchiarmi, che sarei rimasta

nelle loro mani per
cinque
>giorni e che ormai non si tornava indietro..."
>
>"Ero perduta, non sapevo cosa volessero sentire e ho

deciso di restare
in
>silenzio, perch� pensavo che mi avrebbero picchiata

comunque,
qualsiasi
>decisione avessi preso. Dicevo loro che io non sapevo

niente e loro mi
dicevano
>che, cos�, cominciavo male, quando mi si rivolgeva

mi chiamava
Amallita,
>come fanno le persone a me vicine; questo mi faceva

male, perch� mi
parlava
>con confidenza ed il fatto che facesse finta di

essere una persona a
me
>vicina ed in confidenza, mi disorientava. Siccome il

viaggio � stato
lungo
>e poich� la persona che era stata arrestata prima

di me era stata
trasferita
>a Madrid, ho pensato che ci avrebbero portato anche

me e cos� �
stato".
>
>
>"Quando la macchina si � fermata per la seconda

volta, ero convinta
che
>fossimo a Madrid; in precedenza, si erano fermati ad

una stazione di
servizio,
>lo so per l?odore che c?era. Appena arrivati alla

caserma della
Guardia
>Civil a Madrid e prima di farmi scendere dalla

macchina, mi hanno
coperto
>gli occhi con una benda; quello che durante il

tragitto mi parlava, mi
ha
>detto ?adesso siamo arrivati, puttana, e non ci hai

detto niente?,
mentre
>mi lasciava nelle mani di altri Guardia Civil.

Questi, fra loro c?era
una
>donna, mi hanno portata in un bagno che si trovava in

fondo a delle
scale,
>mi hanno detto di levarmi i vestiti e mi hanno detto

di mettermi sotto
una
>doccia; mi hanno bagnata completamente, con acqua

fredda, poi mi hanno
restituito
>il tanga ed il reggiseno, ordinandomi di mettermeli.

Mi hanno tolto
gli
>orecchini, i braccialetti, gli anelli ecc".
>
>"Mi hanno di nuovo coperto gli occhi e mi hanno messo

in una cella, a
quel
>punto, la donna mi ha spiegato come dovevo

comportarmi ogni volta che
avessero
>bussato alla porta (sentendo la sua voce mi sono resa

conto che era la
stessa
>donna presente alla perquisizione ed al mio arresto):

dovevo mettermi
contro
>la parete opposta alla porta, con le gambe

leggermente piegate e le
braccia
>dietro la schiena; mi ha detto questo e ha chiuso la

porta. La cella
aveva
>pi� o meno le dimensioni di questa, qui a Soto, era

dipinta di bianco,
c?era
>una branda con due coperte sudice ed una lampada

fissata alla parete,
all?interno
>di una reticella metallica. La porta aveva una

piccola finestra che
loro
>aprivano e chiudevano costantemente".
>
>"Ero tranquilla, terrorizzata per ci� che sarebbe

accaduto nei giorni
seguenti,
>ma tranquilla; in testa continuavo ad avere il

momento dell?arresto,
la
>preoccupazione per come stavano i miei genitori...

Nel giro di una
decina
>di minuti, da quando mi avevano messo nella cella,

hanno bussato due
volte
>ed io ho fatto ci� che mi avevano ordinato, mi sono

messa con le
spalle
>alla porta, contro il muro, per la paura mi tremava

tutto il corpo.
Appena
>aperta la porta, ho sentito la voce del Guardia Civil

che era stato in
macchina
>fino a Madrid che diceva ad un altro, che chiamava

Garmendia, di fare
quel
>che doveva fare; mi � saltato addosso, mi ha

buttato sulla branda e mi
ha
>afferrato molto forte per le braccia".
>
>"Ho cominciato a gridare di lasciarmi e loro mi

urlavano ?taci,
puttana!?;
>allora li ho visti, erano incappucciati e quello che

era stato nella
macchina
>aveva i pantaloni e le mutande abbassati e veniva

verso di me,
dicendomi,
>sghignazzando, ?ci scopiamo la fidanzata del capo?.
>
>"Mi � saltato addosso, sfregando il suo corpo sul

mio, percepivo il
suo
>pene fra le mie gambe, piangevo e lottavo per

levarmelo di dosso,
mentre
>mi gridavano che mi avrebbero violentata. La porta

della cella era
aperta
>e c?erano non so quanti altri Guardia Civil che

gridavano,
sghignazzando,
>che loro sarebbero stati i prossimi; io gridavo,

stavo piangendo, ma a
loro
>non importava. Quello che mi stava sopra mi palpava

dappertutto e mi
premeva
>sempre pi� forte fra le gambe, mentre mi gridava

?Cosa ti dice il tuo
ragazzo
>mentre ti scopa? Gora ETA (Viva ETA, in euskara,

N.d.T.)? Certo che ti
stai
>arrapando, puttana, ti scoperemo tutti e gli farai

schifo, perch� ce
la
>godremo un mondo, con te?!?.
>
>"Quelli che stavano sulla porta reclamavano il loro

turno e fra le
risate
>mi dicevano ?ti scoper� persino la tipa che sta

qui, con noi?. Hanno
continuato
>cos� per parecchio, mi sentivo perduta, perch�

quello era solo
l?inizio
>ed avevano cinque giorni per comportarsi cos� con

me; ero
completamente
>terrorizzata, ero sola nelle loro mani? Quando se ne

sono andati avevo
tutto
>il corpo indolenzito, mi sentivo spossata e piangevo

continuamente,
ero
>completamente bagnata e buttata in un angolo, con una

coperta addosso.
Non
>so quanto tempo � trascorso prima che bussassero di

nuovo alla porta
della
>cella; stavo tremando, completamente terrorizzata,

non avevo nemmeno
la
>forza di alzarmi e hanno cominciato a gridarmi

?Alzati, troia, che
adesso
>� la volta buona, mettiti in posizione!"
>
>"Quando ho fatto quello che mi ordinavano, la porta

si � aperta e,
ridendo,
>mi hanno coperto gli occhi; mi hanno tirata fuori

dalla cella,
ammanettata
>e a testa china, abbiamo sceso delle scale, ne

abbiamo salite altre,
abbiamo
>svoltato qua e l� e mi hanno messa in una stanza,

sistemandomi in un
angolo,
>contro la parete. Un uomo, la cui voce non avevo

ancora sentito, ha
iniziato
>a parlarmi, mi ha detto che sapeva che, fino a quel

momento, non avevo
detto
>nulla di interessante e che da l� in avanti, per

me, sarebbe iniziato
l?inferno,
>che avevo due opzioni e che, a quanto pareva, avevo

scelto la pi�
dura,
>che tutto ci� che mi avrebbero fatto a partire da

quel momento sarebbe
stata
>colpa mia? intanto, mi chiedeva se volevo cambiare

idea".
>
>"Io non riuscivo a smettere di piangere, tremavo e

gli ho detto che
non
>sapevo niente, che non sapevo per quale motivo mi

avessero arrestata;
allora,
>quell?uomo, mi ha tetto ?tu hai scelto? e che se ne

andava,
lasciandomi
>nelle mani dei suoi uomini, che avrebbe voluto vedere

se, quando
sarebbe
>tornato, avrei avuto il coraggio di continuare a dire

lo stesso.
Subito,
>un altro mi ha afferrato per il braccio e mi ha

portata in un?altra
stanza,
>tutta rivestita di piastrelle; appena entrata l�,

mi hanno tolto la
benda
>e ho potuto vedere che c?erano cinque uomini, tutti

incappucciati. La
luce
>era bianca e mi provocava dolore, mi hanno fatta

sedere su una sedia e
mi
>hanno indicato un pacco di sacchi per la spazzatura,

mentre mi
chiedevano
>se sapessi a cosa servivano; ho detto di s� e mi

hanno obbligata a
spiegare
>per cosa li utilizzavano, ridevano molto, fino a

quando uno ha colpito
la
>sedia con la mano".
>
>"Mi hanno detto che avevo perso tutte le

possibilit� e che, da quel
momento
>in poi, avrei conosciuto ci� che loro chiamavano

tortura; mi gridavano
i
>nomi di amici e conoscenti e volevano che dicessi

loro come mai li
conoscevo
>e che lavoro facevano. Dicevo loro che molti li

conoscevo, ma che non
avevano
>alcuna relazione con l?organizzazione, almeno non che

io sapessi; in
quei
>momenti gridavano e mi insultavano, puttana, troia,

bugiarda e mi
mettevano
>un sacchetto di plastica sulla testa, stringendolo da

dietro".
>
>"Al principio, sentivo caldo, avevo il viso fradicio

di sudore cercavo
di
>muovermi quando il sacchetto mi tappava la bocca, non

potevo respirare
e
>cominciavo ad avere la nausea; riuscivo a rompere il

sacchetto con i
denti
>e, allora, quando cominciavo di nuovo a respirare, mi

colpivano con
degli
>schiaffi sulle orecchie. La testa mi girava, quasi

non li sentivo, ero
completamente
>persa, ma mi gridavano di nuovo dei nomi e, siccome

le mie risposte
erano
>le stesse, mi mettevano un nuovo sacchetto sulla

testa. Non so quante
volte
>me l?hanno messo, in questa prima sessione di

tortura; una volta sono
caduta,
>con la sedia e tutto, mezza svenuta e, fra le risate,

mi dicevano
?alzati,
>puttana, � tutto qui quello che reggi?? e, intanto,

tiravano calci
allo
>schienale della sedia?"
>
>"Mi obbligavano a bere acqua continuamente, dicendomi

che erano
bottiglie
>che avevano aperto apposta per me. Quando vedevano

che stavo un po?
meglio,
>cominciavano di nuovo con l?interrogatorio,

gridandomi ancora ed
ancora
>nomi su nomi, colpendomi con la mano aperta sulle

orecchie ed
infilandomi
>sulla testa un sacchetto dopo l?altro.

Improvvisamente hanno smesso,
mi
>hanno tolto le manette e fatta alzare, mentre mi

bendavano gli occhi;
ho
>sentito la porta aprirsi ed afferrandomi per le

braccia mi hanno
riportata
>in cella".
>
>"Mentre ero in cella, siccome avevo molto freddo, mi

coprivo con una
delle
>coperte; ero in tanga e reggiseno, sentivo dei colpi

contro la parete
e
>contro la porta e, tremando, mi mettevo nella

posizione che mi avevano
ordinato,
>pensando che sarebbero entrati, ma non entravano e,

quando tornavo a
sedermi,
>cominciavano a bussare di nuovo?"
>
>"Ero stanca, spaventata, temevo ci� mi avrebbero

fatto, mi veniva da
vomitare,
>cos�, una delle volte che hanno aperto lo

spioncino, ne ho
approfittato
>per chiedere di andare al bagno; allora, uno mi ha

risposto: ?se
vomiti,
>ti fotti, e appena lo fai, ti rimangi tutto?. Poco

dopo, hanno bussato
di
>nuovo, mi sono messa in posizione ed � entrata la

donna, che mi ha
dato
>una bottiglietta d?acqua, affinch� bevessi e ha

richiuso la porta. Non
so
>quanto tempo sia passato prima che tornassero a

prendermi, ma
bussavano
>continuamente alla porta, lo spioncino era aperto, in

modo che non
potessi
>tranquillizzarmi. Mi hanno tirata fuori dalla cella e

portata alla
sala
>degli interrogatori; l� c?era il Guardia Civil che

era stato in
macchina
>durante il viaggio a Madrid e ha cominciato a

parlarmi".
>
>"Ero molto nervosa, perch� non potevo dimenticare

ci� che mi aveva
fatto
>appena arrivati, la sua voce, il suo odore? tutto mi

ricordava ci� che
era
>successo. Mi hanno messa in un angolo, faccia al

muro, mi obbligavano
a
>tenere le gambe leggermente piegate; sentivo una

grande stanchezza,
appena
>mi veniva un capogiro, cadevo all?indietro e, in quel

momento, quello
che
>stava dietro di me mi spingeva contro il muro".
>
>"Le domande, me le facevo quello che stava in

macchina, mi diceva che
fino
>a quel momento non avevo detto niente e che dovevo

sapere che, oltre
al
>sacchetto, avevano altri metodi per farmi parlare,

che se dicevo ci�
che
>loro volevano, non mi avrebbero toccata, che

dipendeva da me, ma che
non
>mi avrebbe dato nessun?altra possibilit�. Mi

dicevano che quello che
avevano
>arrestato prima di me non si era comportato cos�,

che aveva parlato e
che
>per quello io ero l�, perch� mi aveva venduta e

che io dovevo
comportarmi
>allo stesso modo, per sopportare bene quei giorni,

che tutti lo
facevano
>ma che, affinch� la gente, fuori, non lo sapesse,

denunciavano
torture,
>che dovevo solo testimoniare tutto ci� che mi

avrebbero detto, mi
dicevano
>di essere furba, oppure da l�, non sarei uscita in

piedi; che non
dormivo
>da molto tempo e che non avevo ottenuto niente, che

dovevo cominciare
ad
>accettare la situazione".
>
>"Parlavano spesso del mio compagno, chiedendo se

sapevo che andava con
altre
>mentre io stavo ad aspettarlo come una scema... mi

facevano i nomi di
amiche,
>dicendomi che avevano avuto relazioni sessuali con il

mio compagno,
erano
>molto insistenti su questo tema, volevano farmi male.

In
quell?interrogatorio
>mi dicevano solo cose del genere, dando la colpa del

fatto che mi
trovassi
>l� al mio compagno; sono andati avanti cos� per

molto tempo, io non
riuscivo
>pi� a stare in quella posizione, tremavo, piangevo

e sudavo".
>
>"Mi dicevano che il mio corpo piaceva loro, non so in

quanti fossero,
forse
>in tre, dicevano che il tanga mi stava molto bene,

che sarei stata
anche
>meglio senza reggiseno; ho cominciato di nuovo a

piangere, perch�
temevo
>che mi facessero ancora lo stesso che mi avevano

gi� fatto o che
sarebbero
>andati oltre. Cercavo di stare dritta, ma non mi

lasciavano e mi
obbligavano
>a restare nella stessa posizione che mi avevano

ordinato; mi hanno
portata
>di nuovo in cella. Le pareti della cella erano

dipinte con pittura
?granulare?
>e non so perch�, ma ci vedevo delle figure e queste

si muovevano;
avevo
>paura di uscirne pazza, la cella si ingrandiva e si

rimpiccioliva, la
porta
>si avvicinava e si allontanava, anche il pavimento si

muoveva..."
>
>"Non sapevo (non so) se era la mia testa o se era

perch� mi avevano
obbligata
>a bere e, forse, mi avevano dato qualcosa

nell?acqua... stavo molto
male...
>sentivo che la testa se ne andava e, se chiudevo gli

occhi, mi veniva
la
>nausea. Hanno aperto di nuovo lo spioncino e uno che

portava un
cappuccio
>bianco ha cominciato a gridarmi che non potevo

guardare da quella
parte
>e che se l?avessi fatto ancora mi avrebbe pestata; mi

ha detto che
sarebbe
>entrato ed io sono andata al mio posto, pensavo che

mi avrebbe
picchiata
>e non riuscivo a smettere di piangere".
>
>"Mi ha coperto gli occhi e mi hanno portata di nuovo

nella stanza con
le
>piastrelle bianche; entrando ho sentito rumore di

acqua, come se
stessero
>riempiendo qualcosa e ridevano, sussurrandomi

all?orecchio "Amallita,
Amallita?.
>Non so se � stato per la paura o per quale altra

ragione, ma in quel
momento
>mi sono orinata addosso; alcuni hanno cominciato a

ridere di me,
mentre
>altri si sono arrabbiati e mi hanno detto che avrei

dovuto pulire
tutta
>la stanza con la lingua. Lo scroscio d?acqua �

cessato e mi hanno
costretta
>a fare un paio di passi in avanti ed a mettermi in

ginocchio, mi hanno
tolto
>la benda, mi hanno stretto le manette, ero

ammanettata dietro la
schiena".
>
>
>"Davanti a me c?era la vasca da bagno... mi sono

innervosita e tentavo
di
>arretrare, ma non c?era via di scampo, ero

circondata; sapevo gi� cosa
mi
>avrebbero fatto, uno di loro mi gridava nomi che

collegava a diversi
?gruppi?,
>volevano solo che ammettessi ci� che dicevano, che

ammettessi che
quella
>gente faceva ci� che loro mi dicevano. Io ripetevo

che non sapevo
niente,
>che davvero non lo sapevo, che erano solo amici o

gente che conoscevo
e
>che quello che mi stavano dicendo non era vero o che,

almeno, io non
lo
>sapevo".
>
>"Allora, in due, uno afferrandomi per il corpo,

l?altro tirandomi per
i
>capelli, mi mettevano la testa nella vasca da bagno,

molto
violentemente,
>in modo che con il petto urtavo il bordo: sentivo che

affogavo,
tentavo
>di tirarmi indietro con le gambe, ma non ci riuscivo,

muovevo la testa
con
>tutte le mie forze, per tirarla fuori dall?acqua, ma

era impossibile
finch�
>loro non me lo permettevano. Ho bevuto troppa acqua,

sia attraverso la
bocca,
>sia attraverso il naso, mi girava la testa, ero senza

forze, ma a loro
non
>importava e continuavano a gridarmi nomi e ancora

nomi, che dovevo
ammetterlo,
>che dovevo ammetterlo; il pianto non mi lasciava dire

niente e
continuavano
>a mettermi la testa nell?acqua".
>
>"Ormai non si aspettavano nessuna risposta, dato che

non lasciavano
tempo
>sufficiente fra un?immersione e l?altra, ne

lasciavano solo per
respirare
>un momento; non ne potevo pi�, in quei momenti

pensavo che non sarei
uscita
>viva da l�, che non potevo fare niente e ho

lasciato che il mio corpo
diventasse
>come quello di una marionetta. Non opponevo alcuna

resistenza a quello
che
>mi stavano facendo, volevo solo che finisse, se il

loro obiettivo era
ammazzarmi,
>che lo facessero al pi� presto..."
>
>"Ma controllavano molto bene quello che facevano,

perch� mi davano
giusto
>il tempo indispensabile per respirare, non volevano

nessun problema,
il
>che, in quei momenti, mi tranquillizzava; per uscire

da l�, ho ammesso
quello
>che volevano, ho detto di s�, che avrei ammesso

tutto e mi hanno
riportata
>in cella. Non avevo nemmeno la forza di camminare,

ero distrutta e mi
ci
>hanno trascinata; mi hanno lasciata l� parecchio

tempo, avvolta in una
coperta,
>perch� avevo freddo ed ero bagnata, mi sono messa

sulla branda, in un
angolo,
>piangendo".
>
>"All?improvviso, hanno di nuovo bussato alla porta e

mi sono messa in
posizione,
>nervosa: ma erano calmi, mi hanno bendato gli occhi e

mi hanno detto
che
>mi avrebbero portata nella sala degli interrogatori,

per
tranquillizzarmi;
>quando siamo arrivati in quella sala, mi hanno messa

contro una
parete,
>in un angolo, con le mani libere (ero quasi sempre

ammanettata).
Allora,
>ho sentito la voce del Guardia Civil della macchina,

era calmo e mi ha
chiesto
>se volevo sedere, ma ho detto di no, perch� non

volevo che pensasse
che
>gli davo confidenza, perch� non volevo che

pensassero che facevo
?differenze?
>fra loro".
>
>"Mi diceva che ero molto furba, un po? testarda, ma

che alla fine,
anche
>se a legnate, avrei imparato a comportarmi bene, che

i suoi uomini gli
avevano
>detto che c?erano buone notizie per lui e che questo

significava che
avrei
>ammesso tutto, dunque, che cominciassi a parlare.

Sono rimasta in
silenzio,
>tremando; allora mi ha avvertito che mi avrebbe detto

ci� che dovevo
ripetere
>di sopra e che se sul verbale non ci fossero state le

cose esattamente
come
>lui diceva, sapevo gi� cosa mi aspettava al ritorno

e mi diceva che
dovevo
>impararle bene".
>
>"Poi, hanno cominciato a leggermi le domande che mi

avrebbero fatto
durante
>la deposizione e ci� che dovevo rispondere; sono

andati avanti a
lungo,
>fino a che non ho imparato a memoria le risposte. Mi

hanno dato i
pantaloni
>ed il maglione, affinch� me li mettessi ed un

asciugamano per
asciugarmi
>la testa; mi hanno detto che durante la deposizione

loro sarebbero
stati
>ad ascoltare e che se le mie risposte non li avessero

soddisfatti,
sapevo
>gi� cosa mi aspettava".
>
>"Mi hanno anche detto che avrei incontrato il medico

legale, ma che
non
>potevo dire niente delle torture, perch� altrimenti

s� che ne avrei
subite
>e di molto pi� dure. Mi hanno di nuovo bendato gli

occhi e mi hanno
portata
>?di sopra?, in una sala piccola; c?erano tre persone,

una scriveva ad
un
>computer, un altro mi faceva le domande e, dietro,

c?era la persona
che
>svolgeva il ruolo di avvocato d?ufficio. Appena

entrata, uno mi ha
letto
>i miei diritti, mi ha detto che la persona seduta

alle mie spalle era
l?avvocato
>d?ufficio e che non potevo n� guardarlo, n�

parlare con lui; mi sono
voltata
>e ho visto che era una donna, seduta in un angolo; ho

visto che c?era
uno
>specchio e, appena ho guardato, ho sentito due colpi

da dietro lo
specchio".
>
>
>"Sapevo che dietro lo specchio c?erano i miei

torturatori, che
ascoltavano
>la mia deposizione; quello che mi ha letto i diritti,

aveva in mano
alcuni
>fogli, sui quali c?erano le domande e le risposte.

Ero completamente
terrorizzata,
>avevo molta paura che se non avessi detto quello che

mi avevano
ordinato,
>mi avrebbero torturata di nuovo; sapevo gi� che,

anche se avessi detto
quello
>che volevano, non mi avrebbero lasciata in pace, ma

la paura ha avuto
il
>sopravvento e ho tentato di rispondere alle domande.

Ero molto nervosa
e
>non volevo denunciare i miei amici e conoscenti,

tanto pi� che erano
tutte
>menzogne. Esitavo nel rispondere a quasi tutte le

domande, non potevo
sopportare
>il pensiero che quella gente sarebbe stata torturata

come me, e
cominciavo
>a piangere; in quei momenti, sentivo di nuovo

picchiare dall?altra
parte
>dello specchio: i due uomini nella sala fingevano di

non sentire i
colpi
>e mi offrivano acqua e sigarette, ma io non

accettavo".
>
>"Quando hanno finito con le domande, hanno stampato

la deposizione e
me
>l?hanno data, affinch� la leggessi e la firmassi;

c?era tutto, anche
cose
>che mi ero dimenticata di dire, allora mi sono resa

conto che avevano
la
>deposizione preparata in anticipo, perch� c?era

ci� che loro volevano
che
>io dicessi, perch� c?erano cose che non avevo detto

in quei momenti.
Ho
>firmato il verbale".
>
>"Mi hanno detto di alzarmi e mi hanno di nuovo

coperto gli occhi,
mentre
>mi dicevano che mi avrebbero portata dal medico

legale; mi hanno
portata
>in un?altra stanza, dove, appena entrata, mi hanno

tolto la benda.
Quella
>stanza era molto piccola, appeso al muro c?era un

armadietto con una
croce
>rossa e c?era anche un tavolo; un uomo, mi ha

mostrato un attimo il
tesserino
>e mi sembrava diffidente".
>
>"La prima cosa che mi ha chiesto, � stata se avessi

subito
maltrattamenti
>ed io, fra i singhiozzi, gli ho risposto di no, mi ha

chiesto se
avessi
>le mestruazioni, se sentissi qualche dolore e gli ho

detto di
guardarmi
>gli occhi, perch� avevo quello sinistro gonfio e

rosso; mi ha dato
un?occhiata
>e mi ha detto che non era niente, che di sicuro mi si

era infettato
mentre
>mi facevano la vasca da bagno e mi ha chiesto se

volessi un collirio.
Non
>potevo crederci, mi aveva chiesto se avessi subito

maltrattamenti e
poi,
>lui stesso, mi ha detto della vasca da bagno... non

ho accettato il
collirio,
>volevo continuare ad avere l?occhio arrossato quando

mi avrebbero
messo
>a disposizione del magistrato. Mi ha misurato la

pressione perch� i
Guardia
>Civil gli avevano detto che avevo dei cali degli

zuccheri, mi ha
chiesto
>che giorno fosse, dove eravamo e gli ho risposto che

non lo sapevo; a
parte
>l?acqua, quando mi ha chiesto se mi avessero dato da

mangiare e da
bere,
>gli ho risposto di no".
>
>"Appena finito, un Guardia Civil mi ha nuovamente

bendata e, mentre mi
riportava
>in cella, mi ha detto che avevo fatto molto bene, sia

la deposizione,
sia
>la visita del medico legale. Mi hanno rimessa in

cella, mi hanno detto
di
>approfittarne per dormire un po?, ma pochi minuti

dopo sono tornati a
bussare.
>Mi sono messa al mio posto e sono entrati due agenti

incappucciati, mi
hanno
>detto di mettermi sotto la luce, che mi avrebbero

messo del collirio,
mostrandomi
>un grosso flacone; ho detto che non volevo che mi

mettessero niente
nell?occhio,
>ma uno di loro mi ha risposto che non gli importava

quello che volevo,
che
>me lo avrebbero messo comunque, che decidessi se

l?avrebbero fatto con
le
>buone o con le cattive".
>
>"Non so cosa fosse quel liquido, ma me ne hanno messo

un po? in ogni
occhio
>e se ne sono andati. Sono rimasta parecchio tempo in

cella, mentre
loro
>accendevano e spegnevano la luce e bussavano; non

riuscivo a
tranquillizzarmi
>e mi venivano dei leggeri capogiri; ma non volevo che

entrassero di
nuovo
>e sono rimasta seduta per terra, con la testa fra le

gambe, fino a
quando
>sono tornati a prendermi. E mi hanno portata un?altra

volta, bendata,
alla
>sala degli interrogatori; mi hanno messa al solito

posto e uno di loro
ha
>cominciato a parlarmi, mi ha detto che durante la

deposizione mi ero
comportata
>bene, ma se mi fossi azzardata un?altra volta a

guardare l?avvocato
d?ufficio,
>sapevo cosa mi sarebbe capitato".
>
>"Anche se all?inizio mi parlava con un tono

tranquillo, diventava
sempre
>pi� nervoso, mi ha detto che mi avrebbero mostrato

alcune fotografie e
che
>avrei dovuto dire nome e cognome delle persone

ritratte, gli indirizzi
dei
>loro posti di lavoro e di dove abitavano e, siccome

ci sarebbe voluto
del
>tempo, mi hanno obbligata a sedermi su una sedia.

Avevo le braccia
legate
>allo schienale e mi hanno legato le caviglie alle

gambe della sedia,
con
>una specie di manette di corda; in quella posizione,

mi sentivo ancora
pi�
>debole, perch� non avevo nessuna possibilit� di

muovermi e questo mi
spaventava;
>uno di loro mi ha tolto la benda, ero contro la

parete e, in quel
momento,
>uno che era incappucciato mi ha messo davanti un

foglio con una
fotografia,
>non so quante fotografie mi hanno mostrato... ma

quando rispondevo
qualcosa
>che non era di loro gradimento, mi minacciavano con

il sacchetto e con
la
>vasca da bagno e, a volte, mi colpivano sulle

orecchie con la mano
aperta,
>lasciandomi mezza svenuta".
>
>"Ho detto loro che quasi tutta la gente delle

fotografie era gente che
conoscevo
>dal bar, ma che non sapevo n� che luoghi

frequentasse, n� dove
vivesse;
>hanno continuato a mostrarmi fotografie su

fotografie, fino a quando
si
>sono stancati e, allora, quello che faceva la parte

del capo, ha
cominciato
>a gridarmi ?Puttana, troia, se in questi giorni non

hai imparato
niente,
>imparerai!? e cose del genere".
>
>"Mi ha detto che non gli costava niente tirarmi due

colpi e mi ha
rimesso
>la benda; mi ha chiesto se quello che avevo detto

della gente nelle
fotografie
>fosse vero e se avessi detto tutto ci� che sapevo;

ho risposto di s�,
che
>non sapevo nient?altro su quelle persone. Ero

completamente
terrorizzata,
>piangevo... mi ha gridato di non piangere, che lui

sapeva tutto e che
non
>gli avevo ancora detto nemmeno la met� e che per me

sarebbe stato
molto
>peggio se lo avesse detto lui, al mio posto, che il

gioco era finito;
mi
>ha alzato un poco la benda, mi ha mostrato una

pistola, era di
metallo".
>
>
>"Ho cercato di voltarmi, ero terrorizzata, pensavo

che mi mia
avrebbero
>sparato... ridendo, mi hanno chiesto se volevo

prenderla in mano,
volevano
>vedere se ?avevo le palle? per sparare loro, come mio

fratello e il
mio
>compagno; io dicevo di no, fra i singhiozzi, tremando

e loro, ridendo,
mi
>dicevano cose come ?puttana traditrice?. Allora, ho

sentito il metallo
fra
>le gambe e un Guardia Civil mi ha sussurrato di non

muovermi, io
piangevo
>e ho cominciato ad urlare come una pazza, mentre

facevo forza per
chiudere
>le gambe, ma non potevo, perch� avevo le caviglie

legate alle gambe
della
>sedia..."
>
>"Mi ha messo la pistola fra le gambe e, con la mano,

ha scostato il
tanga,
>io gli gridavo di lasciarmi in pace, ma si � messo

a colpirmi sulle
orecchie,
>con la mano aperta, mentre mi gridava di stare ferma

o gli sarebbe
partito
>un colpo, che la pistola era carica. Sentivo le

risate degli altri,
che
>dicevano cose come ?troia, vacca, puttana, ti

piacer�...?.
>
>"Mi ha introdotto la canna della pistola nella

vagina, gridandomi
continuamente
>nell?orecchio ?Cosa ti dice (riferendosi al mio

compagno) quando ti
scopa?
>Gora ETA??, non riuscivo a smettere di piangere e non

avevo pi� la
forza
>di gridare. Si � messo ad introdurmi e togliere la

pistola con
maggiore
>violenza e mi faceva male, mentre quello che mi stava

violentando mi
sussurrava
>?ti piace, puttana?, ?non avrai un figlio di puttana,

perch� ti tirer�
due
>colpi?; il suo odore mi invadeva, mi faceva schifo,

non so se
quell?odore
>mi uscir� mai dalla mente..."
>
>"Tutti ridevano, uno mi teneva per il collo, mentre

l?altro continuava
a
>mettermi e togliere dalla vagina la canna della

pistola e mi palpava
il
>petto in maniera molto brusca, strizzandomi il seno.

Percepivo dentro
di
>me il freddo del metallo, mi ripetevano che la

pistola era carica e
che
>se avesse sparato sarebbe stata colpa mia... Non so

quanto tempo �
durata
>la violenza, ma sono ammutolita, ero persa; in quella

stanza, stavano
violando
>il mio corpo, ma per un istante sono riuscita a

fuggire da l�, fra i
singhiozzi,
>ma sono riuscita a fuggire da l�; mi ricordavo

della mia gente, ero
con
>loro, ero protetta..."
>
>"All?improvviso, ha estratto molto bruscamente la

canna della pistola
dal
>mio interno, dicendo agli altri ?guardate come ha

goduto, questa
puttana?,
>?bisogner� rifarlo, che alla troia � piaciuto...?

. Sono tornata alla
realt�,
>mi faceva male dappertutto... Mi hanno di nuovo

mostrato le
fotografie,
>una ad una e, di ogni persona, mi ripetevano quello

che io avevo detto
(il
>paese del quale erano...), oltre a ci� di cui

volevano accusarla, mi
dicevano
>che dovevo imparare tutto a memoria, per ripeterlo

quando mi avrebbero
portato
>di sopra, a deporre..."
>
>"L?hanno ripetuto molte volte e io dovevo a mia volta

ripetere ancora
ed
>ancora e, se mi confondevo, ricominciavano a

picchiarmi sulle orecchie
con
>le mani aperte ed a minacciare di violentarmi di

nuovo. Mi hanno
riportata
>in cella, messo dell?altro ?siero? negli occhi e mi

hanno lasciata l�
per
>un po? finch� hanno nuovamente bussato; mi sono

messa al mio posto e
mi
>hanno dato pantaloni e maglione per portarmi a

deporre. Ero nella
stessa
>stanza di prima, con gli stessi agenti, ma questa

volta l??avvocato?
era
>un uomo (non l?ho visto, ma ho sentito la sua voce);

questa volta mi
hanno
>mostrato le fotografie, su ogni foglio ce n?erano sei

o sette, dovevo
firmare
>sulle fotografie di chi conoscevo e dire come mai lo

conoscevo".
>
>"Ero molto nervosa e non ricordavo la maggior parte

dei dati, ogni
volta
>che esitavo, sentivo bussare dall?altra parte dello

specchio, come
durante
>l?interrogatorio precedente, per tenermi sotto

pressione; � andata
avanti
>cos� fino a che non abbiamo fatto passare tutte le

fotografie e,
quando
>abbiamo finito, mi hanno detto che mi avrebbero fatto

l?esame del DNA,
che
>volevano sapere se acconsentivo. Siccome ero

terrorizzata e non avevo
la
>forza di rifiutare, ho detto di s�; mi hanno fatto

un tampone,
mettendomi
>in bocca un paio di bastoncini, di quelli per pulirsi

le orecchie".
>
>"Per portarmi fuori dalla stanza, mi hanno di nuovo

coperto gli occhi
e
>mi hanno riportato dal medico legale, che mi ha fatto

le stesse
domande,
>chiedendomi se avevo le mestruazioni, se avevo subito

maltrattamenti
eccetera;
>ma, come la volta precedente, non ha scritto nulla

sul suo quaderno.
Mi
>hanno riportata in cella, dove sono rimasta qualche

ora, direi
?tranquilla?,
>anche se bussavano ed aprivano lo spioncino, ma senza

entrare; non
riuscivo
>a dormire, perch� ero terrorizzata e nervosa, non

riuscivo a togliermi
dalla
>testa quello che mi avevano fatto... erano arrivati

persino a
violentarmi,
>non poteva succedere niente di peggio, mi sentivo

sporca, mi faceva
schifo
>solo pensarci, non sapevo perch� mi avessero

violentata e non riuscivo
a
>smettere di piangere".
>
>"Quando sono tornati a prendermi, ho avuto un leggero

capogiro, di
certo
>per la paura e prima che mi riportassero alla sala

degli interrogatori
ho
>chiesto che mi lasciassero andare in bagno; la voce

di una donna mi
disse
>di fare in fretta, appena entrata in bagno, mi sono

tolta il tanga per
vedere
>se mi avessero causato qualche lacerazione o qualcosa

del genere,
perch�
>mi faceva molto male, ma era tutto ?a posto..."
>
>"Nella piastra di metallo che c?era sul boiler, mi

sono guardata
l?occhio
>ma non era pi� arrossato, c?erano solo le lacrime

che cadevano, ma
stava
>meglio... Mi hanno detto che mi avrebbero portato

nella sala degli
interrogatori,
>mi hanno messo al solito posto; lo stesso agente mi

ha detto che ero
l�
>da due giorni e che, come avrei dovuto sapere, i miei

compagni avevano
avuto
>il tempo di scappare, che ormai sapevo di cosa erano

capaci, che
cominciassi
>a parlare... Gli ripetevo, fra i singhiozzi, che non

sapevo niente e
lui
>cominciava a gridare; mi parlavano di qualsiasi cosa,

del mio
compagno,
>della mia famiglia, del lavoro, degli studi... fino a

quando si
stancavano
>e minacciavano di violentarmi ancora, di spaccarmi la

testa a
pedate..."
>
>
>"Da quel momento in poi, tutto � stato in qualche

modo pi� tranquillo;
mi
>hanno messo il sacchetto sulla testa altre due volte,

come se fosse
stato
>un gioco, quando non me l?aspettavo e questo mi

spaventava ancora di
pi�...
>Mi hanno portata ancora una volta nella stanza dove

tenevano la vasca
da
>bagno e mi ci hanno rimesso la testa una volta; pi�

che altro, ho
subito
>minacce di violentarmi, di mettermi il sacchetto, di

affogarmi nella
vasca
>e cos� via, dicevano che quello che avevano fatto a

me l?avrebbero
fatto
>anche ai miei familiari".
>
>"Erano molto insistenti riguardo il mio compagno e,

intanto, mi
facevano
>molte domande; mi hanno detto che avrei dovuto fare

una nuova
deposizione
>e che, in quella, mi avrebbero fatto domande solo su

di lui, come
hanno
>poi fatto in un breve interrogatorio. Mi hanno

portata di nuovo in
cella,
>bendata; nell?entrare, mi sono messa a piangere..."
>
>"All?improvviso, ho sentito la voce del solito

Guardia Civil, che
diceva
>di mettermi contro il muro; tremavo, terrorizzata,

non riuscivo a
togliermi
>dalla testo quello che mi aveva fatto quel tipo

quando sono entrata in
cella...
>Pensavo che lo avrebbe rifatto; quando ho fatto come

mi aveva
ordinato,
>� entrato e, nell?aprire la porta, ha cominciato a

parlarmi... dovevo
approfittarne
>per dormire, dovevo pensare bene a ci� che avrei

detto davanti al
giudice
>e che dovevo essere furba, perch� dovevo sapere che

se non avessi
detto
>tutto ci� che avevo dichiarato l�, sarei tornata

da lui e che, allora,
non
>ne sarei uscita viva. Diceva che non avrei potuto

raccontare a nessuno
ci�
>che era successo l�, sia perch� loro lo sarebbero

venuti a sapere, sia
perch�
>alla gente avrei fatto schifo, soprattutto al mio

compagno, perch�,
secondo
>lui, non avrebbe pi� avuto voglia di stare con me;

dopo avermi detto
queste
>cose, ha chiuso la porta e se n?� andato".
>
>"Poco dopo, la donna Guardia Civil mi ha ordinato di

mettermi contro
il
>muro, perch� mi avrebbe lasciato un panino ed una

bottiglietta d?acqua
sulla
>branda; ho fatto come mi aveva ordinato e, quando ha

richiuso la
porta,
>ho visto il panino sulla branda: non ho assaggiato

n� il cibo, n�
l?acqua,
>perch� temevo che ci avessero messo qualcosa,

qualche droga e lei �
rientrata
>a prenderli".
>
>"In quei momenti, cercavo di tranquillizzarmi,

pensando ai miei,
ripetevo
>a me stessa che loro erano al mio fianco, perch�

sentivo una profonda
solitudine...
>non sapevo da quanti giorni fossi l�, nelle mani

dei miei torturatori
e
>temevo che fosse una bugia la storia che mi avrebbero

portata presto
dal
>giudice... All?improvviso, hanno bussato molto

violentemente e mi sono
messa
>contro la parete terrorizzata, perch� i colpi erano

stati molto
violenti;
>quando ho sentito aprirsi la porta, due uomini mi

sono saltati addosso
mentre,
>ridendo, mi dicevano che questa volta mi avrebbero

violentata
davvero..."
>
>
>"All?inizio ho usato tutte le mie forze per cercare

di liberarmi di
loro,
>ma era impossibile ed uno mi dava degli schiaffi per

farmi smettere;
la
>porta era aperta e ce n?era un altro che guardava

all?esterno, uno di
quelli
>che erano entrati mi ha costretta a restare sulla

branda, mentre mi
afferrava
>per le braccia e si abbassava i pantaloni. Piangevo,

disperata, ma poi
sono
>rimasta assolutamente ferma, perch� non avevo pi�

forze per resistere,
?cosa
>credevi, che te la saresti cavata cos�?? mi diceva

quello con i
pantaloni
>abbassati; quando mi si � buttato sopra, non mi

sono mossa, lo
guardavo
>negli occhi, con odio e non riuscivo a smettere di

piangere".
>
>"Sfregava il suo corpo contro il mio e mi diceva

delle porcherie ma,
ad
>un tratto, tutti si sono messi a ridere e se ne sono

andati,
lasciandomi
>in un angolo della branda, rannicchiata, dicendomi

che facevo loro
schifo;
>a quel punto ero disorientata, non ne potevo pi�,

volevo essere con la
mia
>famiglia, uscire da l�, che l?incubo finisse...

Quando sono tornati a
prendermi,
>era passato molto tempo, � venuta la donna e mi

hanno portata al
bagno,
>con gli occhi bendati, mi hanno obbligata a fare la

doccia e mi hanno
fatto
>indossare abiti puliti; quando ho finito mi hanno

rimesso la benda, mi
hanno
>portata fuori dal bagno e siamo rimasti l� qualche

minuto, fermi,
finch�
>� arrivata la macchina della Guardia Civil. Mi

hanno detto che davanti
al
>giudice dovevo confermare le deposizioni, che

altrimenti sapevo cosa
mi
>aspettava e di non dire nulla delle torture se non

volevo tornare
l�..."
>
>
>"Dopo avermi detto cos�, se n?� andato; mi hanno

messa in un furgone,
tolta
>la benda, mi portavano alla Audiencia Nacional

(Tribunale speciale
spagnolo,
>N.d.T.), ho cominciato a piangere, alla fine, ero

fuori da
quell?inferno..."
>
>
>"I Guardia Civil che hanno partecipato agli

interrogatori sono stati:
quello
>che faceva le domande, era uno giovane, sui 30 anni,

biondo, con
lunghe
>basette, sotto il labbro aveva un poco di barba, alto

circa 1,80, naso
grosso,
>capelli rapati, occhi chiari, pelle bianca e parlava

un euskera
(lingua
>basca, N.d.T.) con accento di Bizkaia molto stretto.

Quello che
scriveva
>era anziano, sulla sessantina, capelli brizzolati,

grassoccio, basso
di
>statura e con il viso rotondo".
>
>Amaia Urizar
>Fonte: gara.net
>
>Fonte italiana:

http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=5280
>
>



        
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