[Cerchio] repressione ultras

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Autore: Bebe
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Oggetto: [Cerchio] repressione ultras
ieri si sono disputate alcune partite di coppa italia. io ho seguito,
naturalmente, sampdoria-toro. ho saputo che i pullman degli ultras diretti a
genova sono stati fermati, identificati, fotografati e rimandati gentilmente
indietro (cioè a torino) dagli sbirri. inoltro il comunicato degli ultras
granata seguito alla vicenda per evidenziare come il fenomeno repressivo
colpisca in ogni ambito. per la cronaca abbiamo vinto, ma purtroppo hanno
passato il turno i ciclisti bastardi (la doria). so che ci tenevate...
bebe
piss&love
"la vostra violenza ha il colore dei soldi, la nostra quella della passione"

DOVE SONO GLI ULTRÀ?

Dopo 35 anni, per la prima volta abbiamo deciso di invertire la marcia dei
nostri pullman e tornare a casa senza aver visto una partita del Toro.
Questo perché vogliamo continuare ad essere noi quelli che impongono delle
scelte, sia pure con un clima di forte repressione intorno e nel bel mezzo
di una guerra tra questure. Il rientro anticipato dell'altra sera, infatti,
va chiarito anche alla luce di alcuni recenti fatti di cronaca. All'inizio
dell'inverno 2001, dopo gli scontri del pomeriggio con la tifoseria doriana,
la questura di Genova identifica e sequestra all'interno dello stadio
Marassi fino a notte fonda più di mille persone, diffidandone 400 circa. Due
mesi fa, in occasione del turno d'andata di Coppa Italia da disputarsi
contro la Samp, la questura di Torino replica identificando e trattenendo
per alcune ore due autobus di tifosi doriani, colpevoli di aver tentato di
seminare la scorta e di recare con sé vari oggetti atti ad offendere. L'altra
sera, qualcuno avrebbe voluto scrivere un nuovo capitolo di questa battaglia
tra uffici. Ne eravamo ben consapevoli e, anche per questo, abbiamo fatto in
modo di giungere a Genova per le 18, tutti muniti di regolare biglietto e
senza oggetti "sospetti", addirittura senza le aste delle bandiere. Del
resto, non abbiamo mai sentito la necessità di andare in trasferta con mazze
e caschi calati sulla testa. Malgrado il tentativo di instaurare un rapporto
di serena collaborazione con le forze dell'ordine, insomma, dal momento del
nostro arrivo nella città ligure si sono susseguite provocazioni di vario
genere. Ci è stato detto che avremmo potuto raggiungere lo stadio solo alla
fine del primo tempo, dopo essere stati tutti identificati e filmati con
documenti alla mano. Ora: passino le scorte infinite, i divieti di fermarsi
a mangiare un panino o di sgranchire le gambe, passino persino le diffide
distribuite con criteri sconosciuti; ma che ci venga impedito di assistere
ad una partita (intera) per cui abbiamo regolarmente pagato, che i nostri
nomi e le nostre foto finiscano in questura ancora prima che si allunghi l'ombra
di un incidente, beh, non ci sta bene. Non ci sta bene che i termini di
legge, applicati ai nostri casi, assumano sempre nuove forme, tali che nella
quotidianità si definirebbero soprusi; non ci sta bene rilasciare i nostri
dati "per ogni evenienza" a chi, il concetto di evenienza, ha dimostrato di
manipolarlo come gli fa più comodo. Per questo, seppure a malincuore,
abbiamo deciso di rientrare senza assistere alla partita: per dare un
segnale. E nonostante questa scelta, prima di ripartire per Torino siamo
stati comunque identificati, fotografati, riconosciuti e immortalati dalle
telecamere.
Se qualcuno si illude che questa sia una resa, può pure cambiare canale. Noi
difendiamo questi colori e le nostre idee da più di tre decenni, al cospetto
delle altre tifoserie e di uno stato che sta diventando sempre più di
polizia. Non smetteremo certo ora. Alla sfacciataggine di chi vuole
cancellarci dagli spalti il più in fretta possibile, di chi cerca di
blindare con la forza un sistema che sta facendo acqua da tutte le parti,
replicheremo con una grassa risata. La repressione ha fatto un passo in là,
ha preso nuove strade; gli Ultras stanno per prendere la loro. In bocca al
lupo a tutti.