.....in diverse occasioni ho sostenuto - non senza suscitare polemiche -
che i cosidetti PVS (paesi in via di sviluppo) e/o del terzo mondo (sic!)
sono in realtà paesi in permanente via di sfruttamento e impoverimento con
logiche e strategie ben precise e avviate da decenni... tra l'altro non
fosse così non si capirebbe perchè tutti si affannano a donare l'emozione
di pochi spiccili per le vittime di tragedie come quello del sudest asiatico
ma sulla cancellazione del debito il no è fermo e deciso...guarda caso proprio
dai paesi come USA, GBR, Canada e altri (anche la bell'italia) che sono
i primi donatori (e ricattatori) delle agenzie umanitarie dell'ONU....se
ve lo sieti persi vi segnalo quest'articolo dove un banchiere ci spiega
in un libro come si fa a schiavizzare i poveri....con buona pace dei ns
propositi umanitari......carlo
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Confessioni di un sicario dell'economia
Il banchiere John Perkins rivela: sono stato arruolato dal governo degli
Stati Uniti allo scopo di risucchiare le ricchezze di paesi poveri. Che
un
banchiere intitoli le sue memorie "Confessioni di un sicario dell'economia"
è già clamoroso. Ma ciò che il banchiere John Perkins rivela nel suo libro,
"Confessions of an economic hit man" (1) è spaventoso: racconta di essere
stato arruolato dal governo Usa allo scopo di risucchiare a favore degli
Stati Uniti le ricchezze di paesi poveri, e ciò "attraverso manipolazioni
economiche, tradimenti, frodi, attentati e guerre".
Le rivelazioni di Perkins gettano una luce del tutto nuova anche sulle
motivazioni dell'invasione dell'Irak.
John Perkins dice di essere stato reclutato quando era ancora studente,
negli anni '60, dalla National Security Agency (NSA), l'entità più segreta
degli Stati Uniti, e poi inserito dalla stessa NSA in una ditta finanziaria
privata. Lo scopo: "Per non coinvolgere il governo nel caso venissimo colti
sul fatto". Quale fatto? Abbastanza semplice.
Come capo economista della ditta privata Chas.T.Main di Boston con 2 mila
impiegati, Perkins decideva la concessione di prestiti ad altri paesi.
Prestiti che dovevano essere "molto più grossi di quel che quei paesi
potessero mai ripianare: per esempio un miliardo di dollari a stati come
l'
Indonesia e l'Ecuador". La condizione connessa con il prestito era che in
massima parte venisse usato per contratti con grandi imprese americane di
costruzioni e infrastrutture, come la Halliburton e la Bechtel (strutture
petrolifere).
Queste ditte costruivano dunque reti elettriche, porti e strade nel paese
indebitato; il denaro prestato tornava dunque in Usa, e finiva nelle tasche
delle classi privilegiate locali, che partecipavano all'impresa. Al paese,
e
ai suoi poveri, restava lo schiacciante servizio del debito, il ripagamento
delle quote di capitale più gli interessi.
L'Ecuador, dice Perkins, è oggi costretto a destinare oltre metà del suo
prodotto lordo - cioè di tutta la ricchezza che produce - per il servizio
dei debiti contratti con gli Usa. Ma questo è solo il primo passo. Gli Usa,
indebitando quei paesi, vogliono in realtà "renderli loro schiavi", dice
Perkins. All'Ecuador, non più in grado di ripagare, Washington chiede di
cedere parti della foresta amazzonica ecuadoriana per farla sfruttare da
imprese americane. E' questa la logica imperiale.
Tra i massimi successi dei "sicari economici", Perkins rievoca l'accordo
riservato fra gli Usa e la monarchia saudita ai tempi della prima crisi
petrolifera negli anni '70. Per gli Stati Uniti, era necessario tramutare
il
rincaro del greggio da sciagura a opportunità. La famiglia dei Saud, del
resto, affogava nei petrodollari: le fu proposto di investirli in titoli
Usa
e in grandi opere. La Bechtel (chi scrive fu in Arabia all'epoca e può
testimoniarlo) ricoprì il reame desertico di nuove città e di impianti di
raffinazione per lo più inutili; la famiglia Saud accettò di mantenere il
greggio entro limiti di prezzo desiderabili per gli Usa, in cambio dell'
assicurazione americana che Washington avrebbe sostenuto il loro potere
per
sempre.
"E' questo il motivo primo della prima guerra all'Irak", dice Perkins, e
dell'intreccio privilegiato di affari e finanza tra i sauditi e i Bush.
Secondo Perkins, gli Usa cercarono di ripetere l'accordo con Saddam Hussein,
"ma lui non c'è stato". Da qui la sua rovina. Perché, dice Perkins, "quando
noi sicari economici falliamo il bersaglio, entrano in gioco gli sciacalli.
Sono gli uomini della Cia, che cercano di fomentare un golpe; se nemmeno
questo funziona, ricorrono all'assassinio. Ma nel caso dell'Irak, gli
sciacalli non sono riusciti ad arrivare a Saddam: lui aveva delle
controfigure, la sua guardia era troppo attenta. Perciò si è decisa la terza
soluzione: la guerra".
Perkins ha conosciuto personalmente Omar Torrijos, il generale e dittatore
di Panama degli anni '70, morto in un incidente aereo nel '78. Torrijos
fu
ucciso, spiega Perkins, perché aveva stilato un accordo coi giapponesi per
la costruzione di un secondo canale di Panama, ed aveva ottenuto dall'Onu
nel 1973 una risoluzione che obbligava gli Usa a restituire alla sovranità
panamense il vecchio Canale. Le multinazionali americane "erano estremamente
arrabbiate con Torrijos".
Per questo scopo, quando Reagan divenne presidente, gli furono fatti
scegliere come ministri due alti funzionari della Bechtel, Caspar Weinberger
alla Difesa e George Schultz - il che rivela molto sul ripugnante potere
degli affari nella politica Usa - per costringere Torrijos con le minacce
a rompere i negoziati coi giapponesi (che stavano soffiando alla Bechtel
l'
affare del secolo) e di rinnovare il trattato del Canale di Panama,
riconsegnandolo agli americani. Torrijos rimase sulle sue posizioni: furono
mandati in azione gli "sciacalli".
L'aereo di Torrijos, dice Perkins, cadde per un magnetofono che era stato
riempito di esplosivo. La stessa fine di Enrico Mattei. Conclude Perkins:
"il denaro che gli Usa adoperano per indebitare i paesi poveri non è neppure
denaro americano. Sono la Banca Mondiale e il Fondo Monetario a fornirlo".
A fornire ai poveri la corda per impiccarsi.
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Note
1. "Hit man" è il sicario prezzolato, il bastonatore assoldato dalla mafia
e
dalle ditte americane per picchiare gli scioperanti.
FONTE:
http://www.corsera.it/modules.php?name=News&file=article&sid=20040409156456
http://newsgroup.economia.virgilio.it/newsgroup/thread.jspa?