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著者: Andrea Agostini
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題目: [NuovoLaboratorio] legambiente: grandi opere - semaforo rosso


Giovedì 13 Gennaio 2005


TRASPORTI
|La ricetta di Legambiente dopo Crevalcore

Grandi opere, semaforo rosso

Autostrade e Alta velocità sono le priorità del governo. Da oggi al 2015,
almeno sulla carta, cresceranno rispettivamente del 30 e 450%. Per
l'associazione bisogna rovesciare la prospettiva. E puntare su utilità,
sicurezza e trasparenza

«La magistratura e i tecnici lavorano per dare risposte, per fare chiarezza
sul disastro ferroviario a Crevalcore, per capire il perché di quello
scontro, di quelle 17 morti. L'ipotesi più verosimile resta quella del
semaforo rosso ignorato. Non spetta a noi sostituirci alla magistratura,
avanzare ipotesi. Certo se quella linea fosse stata interamente
a doppio binario già oggi, come peraltro annunciato ogni volta con certezza
almeno da 15 anni (era ministro Carlo Bernini, era il 1989, si comunicava
ufficialmente il raddoppio, imminente, dei binari), ora difficilmente ci
troveremmo a ragionare di un incidente come quello che si è verificato
venerdì 7 gennaio». Ha aperto così Roberto Della Seta, presidente di
Legambiente, la conferenza stampa che si è tenuta oggi a Bologna per
presentare un mini dossier dell'associazione ambientalista sugli scenari
futuri del sistema dei trasporti italiani.
«Quel semaforo rosso - ha proseguito Della Seta - impone una serie di
interrogativi che riguardano l'insieme delle strategie infrastrutturali di
questo paese. Può essere una lampadina a decidere la sicurezza di una tratta
ferroviaria? Della vita e della morte della persone? E l'Italia nel suo
insieme - dalle ferrovie alle statali - sarà più sicura se anche verranno
raddoppiati i 72 km ancora a binario unico dei 114 che separano Bologna da
Verona? Se su quella tratta verrà finalmente inserito il blocco
automatizzato dei convogli attualmente attivo solo su un quarto della rete
ferroviaria nazionale?». È su questo interrogativo che Legambiente centra la
sua attenzione, sostenendo che la strategia infrastrutturale delle grandi
opere messa in campo a partire dalla legge obiettivo porterà a un'
accentuazione degli squilibri nel sistema dei trasporti, determinando un
ritardo negli investimenti in sicurezza e un aggravamento della situazione.
Da oggi al 2015 l'Alta velocità crescerà, almeno nelle intenzioni del
governo, del 450%, passando dai 280 km in servizio nel 2003 a 1.530
chilometri. Su queste tratte verranno realizzati nuovi e costosi tunnel
ferroviari. Le autostrade cresceranno invece del 30%, passando dai 6.435
chilometri del 2003 agli 8.538
chilometri nel 2015. C'è poi la grande opera per eccellenza, il Ponte sullo
Stretto. È evidente che le risorse economiche disponibili, già oggi scarse
come testimonia l'ultima Finanziaria, saranno completamente fagocitate da
quelle che sono le vere priorità della legge obiettivo: alta velocità e
autostrade appunto. Un esempio? Nel 2004 sono stati investiti
complessivamente 6,4 miliardi di euro nelle infrastrutture ferroviarie. Ben
4 sono andati all'Alta velocità, che rappresenta in prospettiva un decimo
della rete, solo 2,4 miliardi ai restanti 9 decimi. Un altro esempio? In
futuro l'Italia potrà contare su 16 corsie autostradali e 4 binari tra
Brescia e Milano, ma niente assicura che i 473 km tra Taranto e Reggio
Calabria o i 164 a binario unico sulla Roma-Bari verranno davvero
raddoppiati.
Le cifre annunciate per le grandi opere per Legambiente parlano chiaro. C'è
oggi uno squilibrio nel sistema dei trasporti che determina una situazione
di estrema criticità. Criticità per quello che riguarda la sicurezza: la
stragrande maggioranza degli incidenti si verifica su linee definite
secondarie o comunque trattate come tali. Criticità per quello che riguarda
l'impatto economico delle opere: tanti doppioni, già realizzati o in
cantiere, e un sistema poco armonico e poco integrato. Criticità per quello
che riguarda l'impatto ambientale: si privilegia il trasporto su gomma a
scapito della mobilità su ferro e della manutenzione sia di rete ferrata che
stradale e autostradale. Criticità per quello che riguarda il Mezzogiorno:
ancora a corto di infrastrutture decenti. Squilibrio che anziché essere
risolto verrà accentuato se si canalizzeranno, così come previsto, i soldi
disponibili per l'Alta velocità ferroviaria e autostrade. Per non parlare
del Ponte sullo Stretto.