[Lecce-sf] Fw: Auguri "plebei" e lenticchie

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Autore: Gaetano Bucci
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Oggetto: [Lecce-sf] Fw: Auguri "plebei" e lenticchie

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From: Angelo Ruggeri
To: Gaetano Bucci
Sent: Tuesday, January 04, 2005 2:55 PM
Subject: Fw: Auguri "plebei" e lenticchie


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From: Angelo Ruggeri
To: Angelo ; Gaetano Bucci ; andreacatone@??? ; Area Oltre ; Paolo Barrucci ; Pier Paolo Frassinelli ; G. P. Patta ; Cini ; Angelo Ciampi ; Giovanni Chiellini ; gi24chia@??? ; Italia Losa
Sent: Wednesday, December 29, 2004 4:00 PM
Subject: Auguri "plebei" e lenticchie


Auguri "plebei". Col Ritratto immaginario di Man Ray. E un piatto di lenticchie (con un grazie a Massimo Pretto che ci tiene aggiornati sugli operai e le loro lotte in ogni Paese del mondo e i complimenti alla cara Anna Caser per il libro e la mostra di pittura sulle 12 favole di Esopo da Lei interpretate)
Il Ritratto immaginario è quello in cui la testa di De Sade erompe a forza dalla cima di una grigia costruzione in pietra, col volto in primo piano che appare serenamente indistruttibile e sullo sfondo la Bastiglia che brucia: la penna è più potente della spada, la coscienza è più forte delle pietre, la Bastiglia è distrutta dal fuoco."Ritratto immaginario" di Man Ray. Monumento magnifico al ribelle per eccellenza: l'artista.

Plebeo è, per la borghesia, un termine di disprezzo, significa una persona incolta e grossolana. Ma nella terminologia marxista l'essere plebeo è inteso come una grande virtù. Brecht ad esempio scriveva da un punto di vista plebeo, osservando cioè la società dal basso, dando luogo ad un nuovo realismo plebeo che non c'era mai stato prima nella letteratura tedesca. Dove ad esempio il plebeo compare solo in tre righe ,ma in modo ironico, dei Buddenbrooks di Thomas Mann che pur dicendosi comunista ha un punto di vista borghese, che guarda dall'alto. Nella Montagna incantata e nel Doctor Faust, la plebe non si trova per niente, l'operaio non esiste. E' più indietro di Sthendall che introduce in letteratura la lotta di classe. E abissalmente lontano e arretrato da Balzac a cui è invece familiare non solo i concetti della lotta di classe ma persino il metodo rivelatore del materialismo storico.  In T. Mann tutto diventa letteratura, virtuosismo, esercizio di bella scrittura, come tanti di sinistra che scrivono "bene", ma vuoti. In Brecht niente diventa letteratura: qui non si imbroglia. Qui non viene gettato fumo negli occhi. Persino i banchieri che in quanto a formazione culturale  sono veramente in basso, possono capirlo (l'espressione è di Proust).                                                                                                                   Comportarsi in modo plebeo significa comportarsi in modo non ideologico, se usiamo ideologia in senso marxiano, e cioè come una confusa sovrastruttura che maschera le condizioni reali. Significa demistificare la falsa realtà e ciò che sembra ma non è, come fa  il detective story di Hammett, come che dovrebbe fare l'intellettuale e l'intellettuale collettivo, il partito e il sindacato:smascherare la falsa realtà e far prendere coscienza e superare la falsa coscienza, e che invece non fanno più. Quello che non fanno più nemmeno molti che pure si dicono comunista o marxista. Perchè cioè che è importante non è dirsi comunisti o marxisti, ma come lo si è. Non importata tanto dirsi dalla parte della plebe e scrivere in suo favore: bisogna che sia plebea non soltanto l'intenzione, ma lo sguardo, il punto di vista (guardare dal basso e non dall'alto).   


DUNQUE: CI VUOLE TEORIA, TANTA TEORIA MA DI QUELLA CAPACE DI DARE FORZA, TANTA FORZA AL PUNTO DI VISTA "PLEBEO", CIOE' VERAMENTE MARXISTA; E CI VUOLE UN PIZZICO DI SADISMO, PER RIUSCIRE AD ABBATTERE LE "BASTIGLIE" DEL MONDO. Come quelle nuove innalzate in Europa. Dopo l'abbattimento del Muro. Nei Paesi dell'Est. Trasformati in un nuovo "Terzo Mondo", in colonie di mano d'opera a basso costo, di materie prime, di tratta di bambini e di donne, commercio di organi e droga, di miseria e ricchezze senza pari, in mercato di merci e bordello "thaillandese" a disposizione dei proprietari d'impresa e dei capitalisti delle democrazie occidentali e della UE. Proprio come l'Est d'Eurpoa era nell'epoca precedente la Rivoluzione francese. Mutatis mutandis.

E UN PIATTO DI LENTICCHIE.

Forse l'avrete visto in TV, in passato, a Uno Mattina, o a Telemontecarlo in "Complimenti allo Chef" o a "Utile e futile, tutti a tavola" in onda a Mezzogiorno su Rai 1. Nei primi anni '70 era anche a Varese, cuoco del Volo a vela. Ma non lo conobbi allora. Forse perché stavo a Roma, e quando tornai fummo impegnati a costruire la politica culturale nelle scuole e le 150 ore nelle fabbriche, e a costruire il sindacato e le organizzazioni di fabbrica per l'intervento nel campo della "economia e lavoro" (allora temi uniti, come deve essere, non separato come si usa oggi: l'economia è delle imprese e il lavoro del sindacato, subordinato a gestire le conseguenze residue delle scelte economiche anziché controllarle e avere una propria politica economica), anche se però negli anni 70, con stipendi infinitamente inferiori ma un potere d'acquisto infinitamente superiore tutti i giorni si mangiava in trattoria e ristorante, si andava la cinema, al Piccolo e altri teatri di Milano molte volte al mese: l'opposto di oggi, con l'Euro che ha parificato i prezzi a quelli europei anche in Romania e tutti gli altri supersfruttati dell'Est e lasciato i salari a quelli italiani, o romani, ecc. Data da allora l'amicizia con alcuni grandi cuochi che tenevano alta la bandiera della cucina nazionale, come Colombani, dell'Albergo del Sole di Maleo e Cantarelli e Guareschi nel Paese di Verdi.

Fatto sta che l'amico Lorenzo Totò di professione cuoco e scrittore, lo conobbi a Luciniano, nel suo albergo trattoria. Insegnante ora alla scuola internazionale di cucina italiana e scrittore di cucina "povera" - quella che diversamente dalla cucina ricca non ha i suoi storici - sempre che esista il vocabolo "povera" in cucina, visto che proprio questa rende la nostra la più ricca del mondo. Totò soprattutto fa rivivere il rapporto con la vita e il lavoro dei carbonai, dei mietitori, dei muratori, dei boscaioli, dei contadini analfabeti ma non "ignoranti" che coi loro cibi poveri ma naturali crescevano secchi, forti e ritti, avvezzi alle fatiche, a fronte spesso di padroni malaticci e grassi come i cibi di cui si nutrivano. Plebei che, loro, andavano scoprendo gli aromi e le loro combinazioni da usare per dare gusto e sapore col poco che avevano, nelle grandi e fumose cucine di campagna ricche di calore umano, di colori, di profumi, di cui rende il clima e l'atmosfera che vi regnava.

Esau - dice Totò - per un piatto di lenticchie si vendette la primogenitura, ma forse era la fame a guidarlo. Certo oggi accompagnate da cotechini e zamponi, salsicce e altri carni sono deliziose ma per noi era diverso: qualche cotica per condirle e grosse fette di pane da inzuppare, ed era già una leccornia.

Vediamo come dare sapere alle lenticchie(è solo una delle ricette): trito fine di lardone e passarlo in un tegame con gli aromi (cipolla, battuto di prezzemolo, qualche foglia di basilico lardone o olio ½ bicchiere, una punta di origano, sale a piacere e peperoncino battuto con il prezzemolo). Fare rosolare senza dorare, unire i pomodori e fare alzare il bollore. Aggiungere acqua sufficiente per la cottura delle lenticchie (ammollate dalla sera prima o da qualche ora) e appena bolle unire le lenticchie, insaporire e lasciare cuocere lentamente(fuoco basso). A cotture dovrebbero risultare poco brodose o, per fare una minestra di riso, tenerle brodose.

MA PER UNA COSA ancor più GUSTOSA consigliamo ZUPPA DI FUNGHI (misti e freschi che è anche meglio o anche secchi che abbiamo provato e risulta eccellente lo stesso) E FAGIOLI prima lessati. Piatto dei montanari-boscaioli che portavano i fagioli nel loro porta pranzo, i funghi li raccoglievano cammin facendo, l'acqua era a portata di mano nel ruscello, pomodorini e cotenne di prosciutto che si portavano nel tascapane e la padella bella nera che faceva parte del bagaglio; le zuppe servivano per bagnare il pane raffermo da giorni.

Passate al tegame i funghi con un battutino di prezzemolo e aglio, unite i funghi e cuocete scoperto lasciando che l'acqua evapori.

Scolateli e passateli in altro tegame, aggiungete cotenne e pomodorini passati, diluite con acqua fino a ricoprirli, unite i fagioli già lessati, amalgamate bene e aggiustate di sale e lasciate cuocere per una decina di minuti (noi anche di più e li abbiamo anche riscaldati più volte e diventavano sempre più buoni, e al posto del pane abbiamo provato anche con la pasta). Tagliato il pane e messo nella zuppiera a cultura ultimata versare e coprire, facendo riposare per qualche minuto.

Ma i racconti di cucina di Totò sono tanti.



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