[Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] a proposito di tsunami (tr…

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Szerző: Rosario Gallipoli
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Tárgy: [Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] a proposito di tsunami (tris)
Sono stato a sentire il Nichi a Gallipoli, m'aspettavo che dicesse qualcosa
sù tutto ciò che segue su questa mail di "antiamericanisti" e anche su quel
messaggio di posta elettronica fra D'alema e Fassino, almeno per sapere se
si tratta di una bufala oppure nò. Silenzio assoluto sia sul primo che sul
secondo problema. Vorrei andare a voterlo ma in queste condizioni di
ambiguità non sarebbe una scelta saggia e razionale.
Se quella cosa è una bufala che ne smentiscano il contenuto dal momento che
è circolata sù tante liste e migliaia di persone in Italia ne sono venute a
conoscenza.Rosario-----
From: "Joe" <flespa@???>
To: <antiamericanisti@???>; <Al-Awda-Italia@???>
Sent: Sunday, January 09, 2005 3:05 AM
Subject: [antiamericanisti] a proposito di tsunami (tris)



https://www.ecn.org/wws/arc/movimento/2005-01/msg00456.html
https://www.ecn.org/wws/arc/movimento/2005-01/msg00476.html

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Il disastro dello tsunami mette in luce l'ipocrisia dei media ufficiali


Peter Phillips, Nuovi Mondi Media






Perdere la vita in Iraq a causa della guerra è un evento tragico tanto
quanto lo tsunami. Eppure, dove sono le riprese aeree in diretta delle zone
disastrate e le foto delle vittime viste da vicino? Dove sono le storie dei
sopravvissuti? Dov'è la coalizione internazionale per il soccorso dei civili
in Iraq e le donazioni alla croce rossa?

7 gennaio 2005 - Il terribile disastro del sisma/tsunami avvenuto lungo la
linea costiera dell'oceano Indiano ha causato la morte di decine di migliaia
di persone e un numero ben maggiore di persone indebolite e senza casa. Le
storie da notizia in prima pagina sono dilagate sui media ufficiali degli
Stati Uniti: 12.000, 40.000, 60.000 e 100.000 morti si sono trasformate,
giorno dopo giorno, in titoli da prima pagina. I telegiornali in onda 24 ore
su 24 hanno fornito le ultimissime notizie minuto per minuto assieme a
fotografie aggiuntive e riprese aeree in diretta delle regioni colpite.

Come è stato rivelato il giorno dopo, racconti personali dei sopravvissuti e
dei dispersi sono state aggiunte all'insieme dell'esteso servizio di
informazione. Storie uniche come quella del neonato di 20 giorni trovato
miracolosamente su un materasso galleggiante e quella della bambina di otto
anni che ha perso entrambi i genitori e in seguito è stata ritrovata dallo
zio sono servizi di interesse umano. I racconti particolareggiati degli
americani colti dalla catastrofe hanno fatto notizia nel Paese e molti
europei e nordamericani coinvolti sono stati figure chiave per la
continuazione della storia.

Le ambasciate americane hanno approntato linee dirette per i parenti delle
possibili vittime perché potessero ricevere informazioni. Al mix dei media
ufficiali sono state prontamente aggiunte informazioni su come gli Stati
Uniti stessero rispondendo al disastro con soccorsi e denaro. A Crawford,
nel Texas, il presidente Bush ha annunciato che avrebbe formato una
coalizione internazionale per rispondere all'immenso disastro dello tsunami.

Il servizio di informazione degli Stati Uniti sullo tsunami che ha colpito
l'oceano Indiano ha sconvolto ed emozionato molti americani.Questi,
empaticamente consapevoli che era avvenuto un disastro naturale di enorme
rilievo per decine di migliaia di persone, hanno voluto portare aiuto in
tutti i modi possibili. Comunità religiose hanno tenuto incontri di
preghiera per le vittime e la croce rossa ha ricevuto un improvviso aumento
di donazioni.

Il servizio informativo dei media ufficiali sullo tsunami mostra la grande
ipocrisia della stampa statunitense. È risultato palese, lo scorso anno,
l'enorme disastro che ha colpito i civili iracheni: più di 100.000 civili
sono morti dall'inizio dell'invasione a opera degli Stati Uniti e centinaia
di migliaia ancora sono indeboliti e senza casa. Alla fine dell'ottobre 2004
il giornale medico Lancet ha pubblicato un'indagine scientifica sulle
famiglie in Iraq che calcolava che più di 100.000 civili, soprattutto donne
e bambini, sono morti a causa della guerra.

Lo studio, formulato e condotto da ricercatori della Bloomberg School of
Public Health, presso la Johns Hopkins University e il College of Medicine
alla Al Mustansiriya University di Baghdad, si basava sull'esame di campioni
di famiglie su tutto il territorio iracheno per confrontare il numero e le
cause di morte prima e dopo l'invasione del marzo 2003.

Il tasso di mortalità in queste famiglie è stato calcolato in una
percentuale del 5 per mille prima dell'invasione e del 12,3 per mille dopo
l'invasione. Facendo una proiezione di quanto detto sulla popolazione di 22
milioni di persone in Iraq, si arriva alla conclusione che sono morti
100.000 civili. La causa di morte più comune è stato il bombardamento,
seguito dalle percosse e dagli attacchi di cuore. Le ultime morti di civili
a Fallujah si aggiungerebbero senza dubbio in modo significativo al totale.
La parola irachena per il disastro è museeba.

Certamente, perdere la vita in Iraq a causa della guerra è un museeba
significativo quanto lo tsunami dell'Oceano Indiano, eppure, dov'è
l'informazione estesa sulle migliaia di morti e il numero dei senzatetto dei
media ufficiali statunitensi? Dove sono le riprese aeree in diretta delle
zone disastrate e le foto delle vittime viste da vicino? Dove sono le storie
dei sopravvissuti, come la storia del bambino miracolosamente sopravvissuto
al crollo di un edificio bombardato dagli Stati Uniti che è stato salvato
dai vicini? Dove sono le dichiarazione ufficiali del governo rilasciate alla
stampa in cui viene espresso rammarico e cordoglio? Dov'è la coalizione
internazionale per il soccorso dei civili in Iraq e l'aumento di donazioni
alla crocerossa?

Se l'avessero saputo, gli americani sarebbero stati stati altrettanto
solleciti per le morti degli iracheni, come lo sono per le vittime dello
tsunami? Negli Stati Uniti i media ufficiali degli hanno pubblicato le
dichiarazioni del Pentagono sul fatto che non si sa nulla delle morti dei
civili in Iraq e hanno scaricato lo studio del Lancet. Sembra che i media
degli Stati Uniti si preoccupino delle vittime di disastri naturali, mentre
i disastri fatti dall'uomo, come la deliberata invasione di altri paesi da
parte degli Stati Uniti, non vengano neanche segnalati.


Peter Phillips è professore di sociologia alla Sonoma State University e
curatore, insieme a Project Censored di Censura, l'annuario delle notizie
che non hanno fatto notizia.

Traduzione di Chiara Bianchi per Nuovi Mondi Media

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L'indirizzo originale di quest'articolo è :
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=948&mode=thread&order=0&thold=0

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