NE MORIRANNO ALTRI....
Leonardo, morto sul marciapiede a 49 anni, non aveva accettato una sistemazione abitativa dal Comune perchè era troppo lontana dal quartiere che lui amava.
Ha così deciso un atto di libertà estremo: restare sulle strade di Trastevere fino a morirci.
Come non leggere nella storia toccante di Leonardo e nel suo triste epilogo un insegnamento a chi si occupa di Politiche sociali a Roma.
Come non capire da questa morte quanto sia miope la decisione di incrementare i grandi centri di accoglienza nelle periferie di Lunghezza e Rebibbia, il loro ampliamento, e, contestualmente, disporre la progressiva chiusura di piccoli centri collocati nel cuore della città: via Altobelli, via Sannio, via Fogazzaro, via Assisi...
La scelta di vita dei senza fissa dimora è in molti casi una libera scelta.
Evadere, disincastrarsi da gabbie, riconquistare una primordiale anarchia di movimento nel territorio dove assaporare relazioni e contatti casuali e spontanei, dove spogliarsi di ogni costruzione mentale che costringe a proteggersi dall'altro, dove ricercare il cibo, un cibo non solo alimentare.
E' senza dubbio una filosofia di vita sposata da tante persone colte, scomparse dal loro entourage familiare e trasmigrate in vari angoli del mondo e delle metropoli verso quel tipo di "libertà".
Leonardo, che era un mancato architetto, adesso riposa in pace ma io penso che riderebbe di quegli amministratori che, pensando all'estetica metropolitana e alle prioritarie "necessità" di favorire i consumi, vorrebbero derubare lui e i suoi amici delle loro strade, dei loro vicoli e dei loro marciapiedi, costruendo grossi dormitori fuori dal raccordo anulare.
Sarebbe un paradosso per chi ha deciso di evadere da una gabbia scegliere di rientrare in un'altra attraverso la "generosità" dell'Assessorato.
Domenico Ciardulli
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